sabato 24 ottobre 2020

Tacete! Il virus vi ascolta...

Coprifuoco: il messaggio criptato
- Postscript a "De virus illustribus" -

di Sandrine Aumercier, Clément Homs, Anselm Jappe e Gabriel Zacarias

Il 14 ottobre 2020, Emmanuel Macron è stato intervistato in televisione per spiegare ai francesi il coprifuoco che verrà decretato in otto metropoli (oltre alla regione dell'Île-de-France) nel tentativo di frenare il diffondersi del virus. «L'obiettivo», ha spiegato il Presidente della Repubblica, «è di poter continuare ad avere una vita economica, a funzionare, a lavorare, a far sì che le scuole, i licei, le università siano aperte e funzionanti, in modo che i nostri cittadini possano lavorare in modo del tutto normale» (Per inciso: «del tutto normalmente», ma non senza il tele-lavoro, non senza il distanziamento sociale, non senza il gel igienizzante, non senza la mascherina, non senza la paura di rimanere senza un reddito, non senza la preoccupazione o il timore di contrarre il virus o di trasmetterlo a qualcuno, ecc.). Ad aver prevalso è stata la tesi secondo cui «sono gli incontri privati, gli anniversari, i momenti di convivialità» a diffondere il contagio: e in effetti, si tratta dei momenti di relax. A tal fine, nelle grandi città  interessate dal coprifuoco dovranno rimanere chiusi tutti i luoghi di svago notturno, anche se questo «potrà dipendere», ha precisato Macron, in quanto «abbiamo messo in atto degli elementi di concertazione locale».
Immaginiamo che in molti si siano chiesti se sarebbero stati tra i fortunati beneficiari di una deroga, visto che il clima sociale si trova sul punto di diventare quello della concorrenza più sfrenata di alcuni settori economici contro altri. Interrogato a proposito della situazione economica degli esercizi obbligati a chiudere, il Presidente ha risposto che ci sarebbe stato un tentativo di riorganizzare tutto prima delle riprogrammazioni; cosa che faceva subito supporre che il virus fosse meno contagioso alle 18:00, di quanto lo sarebbe poi stato alle 21:00. (È vero che l'alcol che scorre, e quindi il rilassamento  la sera sono minori, ma questo il Presidente non lo ha detto.) Di fronte a questa obiezione, Macron si è giustificato dicendo che «in molti locali, ristoranti, teatri, cinema, abbiamo elaborato collettivamente delle regole che fanno sì che si sia ben protetti.» Arrivato a questo punto del discorso presidenziale, il telespettatore non sapeva più, di fatto, se si trovava ad essere troppo esposto oppure troppo protetto. Evidentemente, Macron stava camminando su delle uova, e ogni suo concittadino era autorizzato a domandarsi se stesse raccontando solo frottole.
Macron era perfettamente consapevole del fatto che alcuni settori verranno duramente colpiti, o addirittura «dovranno chiudere, poiché i loro costi fissi sono troppo elevati»: a questo ha poi fatto seguito tutto l'elenco delle misure di sostegno garantite dal governo ai settori in crisi. Poi, alla domanda sulla contraddizione tra le restrizioni alle uscite e l'esortazione a partire per le vacanze, pronunciata dal segretario di Stato per il Turismo (il quale ha avuto il coraggio di pubblicizzare le vacanze nella Guyana francese), il Presidente ha spiegato, paternalisticamente, che sarebbe stato esagerato rifiutare ai francesi le vacanze di Ognissanti, ma che naturalmente avrebbero dovuto rispettare quelle regole che diventano sempre più invadenti: «vanno mantenute anche all'interno del nucleo familiare, e dappertutto in Francia».
Alle domande sui giovani e sul "divertimento", Macron ha risposto fraintendendo del tutto la questione, vale a dire che con i loro esami annullati e la ricerca di un posto di lavoro rimandata, i giovani stanno vivendo tempi terribili! (A quanto pare, non ha previsto che questo avrebbe potuto giustificare alcuni di loro.) Ma il culmine dell'ambiguità è stato raggiunto quando Macron ha annunciato l'arrivo di una nuova App che si chiamerà «Tous AntiCovid»: sebbene quest'App chiami i francesi a mobilitarsi contro il Covid-19 attraverso il tracciamento delle persone contattate, il suo nome richiama spiacevolmente lo slogan sentito nel corso delle manifestazioni che si sono svolte in Germania, sotto la direzione di diversi movimenti di estrema destra, per denunciare le misure anti-Covid! Dal momento che anti-Covid, può voler dire tanto mobilitarsi contro la sua diffusione quanto negare la sua esistenza e la sua importanza. L'intervista del Presidente si è conclusa con un vibrante appello al sentimento nazionale che non è sembrato troppo diverso rispetto alla retorica che era stata profusa durante la prima ondata. Va ricordato che Macron non ha mai smesso di insistere sulla necessità di continuare a lavorare (soprattutto di giorno) a discapito della convivialità (soprattutto di notte). Dal discorso presidenziale sono emerse delle nuove coppie oppositive: il giorno contro la notte, il lavoro contro la festa, le vacanze contro la vita notturna... Una rete di contraddizioni il cui filo rosso rimane quello di non toccare né il lavoro né l'economia. La «lettura» popolare di un simile monumento di ambiguità e ambivalenza rischia purtroppo di spingere ancora una volta i recalcitranti e gli scettici a non vedere in tutto questo nient'altro che mera malvagità. Come? Il virus è abbastanza grave da poterci privare delle nostre serate, ma quando si tratta di lavorare ecco che esso diventa «sotto controllo»?
Smettiamola di vedere la cosa come se si trattasse solamente di una particolare forma di crudeltà, e consideriamola invece come il mandato essenziale di questo governo e di tutti gli altri governi. Angela Markel non dice niente di diverso; è vero, senza fare però tutte queste contorsioni. Diversamente, come possiamo capire perché attualmente il Senato di Berlino, a fronte dell'aumento dei casi di infezione, consenta eventi chiusi fino a 1.000 persone, mentre le riunioni private non possono superare le 10 persone? I primi fanno funzionare l'economia, i secondi no. Per la prima volta, la pandemia ha intimato agli amministratori della crisi di dover decidere, in tempo reale, tra salvare vite umane e salvare l'economia. Ora, come sanno tutti, «la borsa o la vita» è un scelta impossibile in un mondo in cui proprio la vita dipende dall'economia, che minaccia di mettere fuori gioco milioni di persone; cosa che significa togliere loro indirettamente la vita. Cosa succederebbe se Macron dicesse alla gente di fare baldoria, ma che però devono smettere di lavorare qualunque cosa accada! Molti lo considererebbero un assassino a causa delle conseguenze dirette che dovrebbero affrontare, dal momento che l'economia collasserebbe ancora più rapidamente. I governanti si trovano in una posizione in cui,  indipendentemente da qualsiasi cosa facciano, sbagliano. Ciò dimostra che sua santità il popolo condivide quelle che sono le scelte fondamentali  fatte dai loro rappresentanti intrappolati tra l'incudine sanitaria ed il martello economico.
La critica personificante che cospira contro le élite funzionali, senza mai mettere in discussione la questione dei rapporti sociali, di cui essi sono specifiche «maschere di carattere» (Marx), è sempre insufficiente, nel senso che manca quello che è il suo vero obiettivo. Anziché accusare "ad hominem" i governanti delle conseguenze di questa situazione, sarebbe l'ora di analizzare la struttura e di cominciare a rifiutare una scelta talmente barbara da intrappolare sia «le persone in alto» che «le persone in basso» (ovviamente, con retribuzioni ed oneri molto disuguali, ma dove una migliore ripartizione non cambierebbe in niente quella che è l'impasse sistemica). La mediazione messa in atto da Macron tra un'economia moribonda, da un lato, ed una vita minacciata dappertutto, dall'altra, rappresenta solo un assaggio della crisi che ci aspetta. Non ci possiamo aspettare nient'altro che una risposta politica sempre più repressiva: finché non verranno superati il capitalismo ed il suo dilemma costitutivo, in quanto tali, le crisi  non offriranno alcun scenario di uscita, se non quello di un giro di vite sempre più stretto. Si tratta di fare in modo che la riproduzione della vita cessi radicalmente - e questo non solo al tempo del Coronavirus - di dipendere dall'economia, in modo che una simile mediazione non abbia più ragion d'essere. Tutto questo non avverrà «rafforzando le strutture pubbliche», le quali sono esse stesse intrinsecamente dipendenti dalla crescita economica, e sono perciò coinvolte in quel ciclo di dipendenza infernale del quale stiamo ora realizzando i suoi più intimi effetti su scala planetaria. Anche la salute delle persone è solo una funzione della salute dell'economia (in quanto solo i lavoratori sani possono far girare l'economia). Ma potrà essere ottenuto solo riappropriandosi dell'organizzazione della nostra riproduzione fisica e sociale.
Puntare il dito contro il cinismo dei leader, significa dimenticare che essi sono stati eletti proprio per compiere una tale missione. Pertanto, coloro che denunciano il coprifuoco in nome del loro rifiutarsi «di vedere un porco presidenziale che si diverte in maniera oscena a stringere la vite» (così ha detto il collettivo dei "Cerveaux non disponibles"), ostinandosi a personalizzare in maniera infantile la situazione. Sono quegli stessi che sostengono che «la preoccupazione principale di ogni governo, è solamente il controllo della popolazione» e non vogliono avere niente a che fare con la natura fondamentale del mandato politico - indipendentemente da quale sia il colore del governo - che è quello di preservare a qualsiasi costo l'economia, senza la quale nessuna promessa dello Stato moderno durerebbe più di cinque minuti. È evidente che se crolla l'economia non ci sarà sicurezza pubblica, né sanità pubblica, né istruzione pubblica, né strade pubbliche, e di certo non ci saranno né mascherine né tamponi gratuiti. Emmanuel Macron è ben consapevole della gravità della situazione (economica). Ma né lui né i suoi critici di sinistra sono disposti a menzionare e a superare il dilemma nel quale il sistema capitalista ci stringe sempre più in una morsa. Forse non sono pronti a rinunciare alle sue false promesse: piena occupazione, villa, automobile, vacanze per tutti... Preferiscono rifugiarsi tutti quanti nel discorso regressivo che consiste nel cercare di chi sia la colpa di una simile situazione generale; alcuni indicano i giovani festaioli o le riunioni di famiglia, gli altri accusano i cosiddetti porci che ci guidano. Tali cristallizzazioni vanno a costituire un terreno favorevole ai grandi movimenti anti-élite e cospirazionisti di ogni tipo che fioriscono in questo momento, e che gettano il mondo in un imbarbarimento intellettuale altrettanto drammatico dell'imbarbarimento economico: si tratta di un fuoco incrociato di accuse mirate che evitano di mettere in discussione le categorie fondamentali di un sistema al quale ciascuno partecipa in maniera differente.

Scritto dagli autori di "De virus illustribus. Crise du coronavirus et épuisement structurel du capitalisme", Editions Crise & Critique, septembre 2020.
Sandrine Aumercier, Clément Homs, Anselm Jappe e Gabriel Zacarias - 18 ottobre 2020

fonte:  Critique de la valeur-dissociation. Repenser une théorie critique du capitalisme

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