lunedì 26 ottobre 2020

Patografia!

Patografia

Nella sua raccolta di saggi, "La descrizione dell'infelicità" [ Die Beschreibung des Unglücks ], W. G. Sebald scrive, proprio nella prefazione, di essere «certo che autori come Grillparzer, Stifter, Hofmannsthal, Kafka e Bernhard considerino il progresso come una scommessa persa [ den Fortschritt für ein Verlustgeschäft ]». «Tuttavia», egli continua, «la malinconia che deriva da questa situazione, la "riflessione sull'infelicità consumata", non ha niente a che vedere con il "volgare desiderio di morte"; in quanto si tratta di una forma di resistenza  [ eine Form des Widerstands ]».
Altrove, nel suo saggio su Elias Canetti, Sebald si avvicina a questo autore, che egli così tanto ammirava, a partire dalla categoria della «Patografia», la Scrittura del Pathos, della sofferenza, dell'eccesso e della follia (una patografia, per altro, che oscilla tra l'apprensione per la follia altrui e lo sviluppo di un metodo di rappresentazione che riesca a spiegare l'eccesso e possa, per quello che è possibile, assorbirlo). E alla patografia non appartengono solamente le "Memorie di un malato di nervi", del giudice Daniel Paul Schreber, analizzate da Canetti ( e da  Freud, Lacan, Deleuze e tanti altri), ma anche il metodo di lavoro sviluppato da Canetti stesso per scrivere i propri libri, in particolar modo "Massa e Potere". Malinconia, infelicità, narrazione, resistenza: sebbene non sia centrale rispetto a tutti i casi analizzati da Sebald, l'oppressione politica ricorre in quanto filo conduttore che lega i diversi termini.

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