domenica 21 giugno 2020

Uò cucchiti, va' !

Il Naufragio di Noam Chomsky
- di Floreal Melgar-

Da quando Chateaubriand ha suggerito che «la vecchiaia è un naufragio», abbiamo visto molti, tra intellettuali ed altri «grandi testimoni del nostro tempo», che arrivati in età avanzata hanno in effetti cercato di volergli dare ragione. L'ultimo arrivato al traguardo, Noam Chomsky, 91 anni, ha cercato anche lui di dimostrare in maniera chiara la validità dell'affermazione del Visconte di Saint-Malo. Se da un lato si può comprendere e condividere l'avversione che il celebre linguista nutre nei confronti dell'onnipotente capitalismo americano, bisognava ammettere che la sua lucidità si era già un po' spenta dal momento che aveva già cantato le lodi di autentici furfanti - come lo sono stati Fidel Castro e Hugo Chavez. In materia di antimperialismo, ci si sarebbe aspettato che l'uomo che in passato aveva mostrato una certa simpatia per il pensiero libertario non si rivelasse così stupido. Quando l'odio per il neoliberismo porta a preferire la peste al colera, è arrivato il momento che gli intellettuali stanchi si riposino. Questo signore, dal quale abbiamo appreso dotte teorie sulla manipolazione mediatica, cui indulgono i salariati della menzogna ultraliberale, non sembra però aver spinto la propria riflessione fino a chiedersi quale potrebbe essere la situazione dell'informazione  prodotta dal lavaggio del cervello in quei paesi dove regna incontrastato un partito unico. Visto che ora quest'uomo che viene invariabilmente presentato come se fosse una delle menti più brillanti si sta facendo portatore della grossolana propaganda  del sistema dittatoriale cubano, e lo fa a partire da una manifesta ignoranza dei fatti. In un'intervista rilasciata all'agenzia spagnola Efe, l'intellettuale americano ha da poco affermato che la politica dell'Avana sarebbe l'unico esempio di «autentico internazionalismo», riferendosi all'invio, avvenuto in questi tempi di pandemia [*], di équipe mediche cubane in vari paesi. «Cuba è stata sempre strangolata economicamente dagli Stati Uniti, ma è miracolosamente sopravvissuta per continuare a mostrare al mondo cos'questo é l'internazionalismo», dichiara Chomsky.  Ma, secondo lui, «questo non si può dire negli Stati Uniti (Ah sì? Davvero? Di cosa ha paura?) dove invece è "corretto" accusare [Cuba] di violazione dei diritti umani, quando invece le cose peggiori avvengono in un posto che si trova a sud-est di Cuba, in un luogo chiamato Guantanamo». Evidentemente, appare difficile per questo eminente pensatore considerare il fatto che i diritti umani possono essere violati in più luoghi contemporaneamente; a Guantanamo, in effetti, dai governi americani che si sono succeduti, e su tutto il territorio cubano, da parte del regime castrista negli ultimi 61 anni. Gli si potrebbe persino sussurrare in un orecchio che un intellettuale rispettabile dovrebbe denunciare simili violazioni in tutto il mondo, anziché lasciar intendere che possono essere accettabili da una parte ed esecrabili dall'altra, o stabilire tra di esse una sinistra gerarchia. Per quel che riguarda il nocciolo della questione, l'invio di équipe mediche cubane all'estero, ecco che da parte sua, Chomsky, ci serve il vecchio piatto mieloso che trasforma i membri del corpo medico cubano in caritatevoli dame benefattrici del marxismo-leninismo. Questo ritornello, che viene cantato da decenni dagli ammucca-mosche di sinistra e da ciò che rimane degli stalinisti - ieri in nome della solidarietà o della fraternità e oggi, nel cervello annebbiato di Noam Chomsky, sotto il segno di un internazionalismo che viene presupposto come «proletario». Vediamo un po' di cosa si tratta, e apportiamo alcuni chiarimenti che non vengono mai forniti dai tirapiedi del regime castrista.

Per farla finita con le immagini sacre
Lo scorso 23 marzo, France Culture ha dedicato una trasmissione proprio a questa faccenda dell'invio di medici cubani in missione all'estero. Si veniva così a sapere che fino a poco tempo fa era stato il Venezuela uno dei principali paesi a ricevere questo «aiuto», che di recente è stato interrotto: «L'Avana e Caracas avevano un accordo di partenariato ("petrolio in cambio di brigate mediche") che a causa del crollo della situazione venezuelana ha smesso di essere redditizio». E questo perché l'«autentico internazionalismo» evocato da Chomsky deve continuare ad essere redditizio come nessun altro, qui come in qualsiasi altro paese «rivoluzionario», altrimenti cesserà immediatamente. Quello che si deve sapere, è che qui l'esportazione di équipe mediche cubane all'estero rappresenta una vera e propria industria, la quale, per lo Stato cubano, arriva perfino ad essere, ancor prima del turismo (per quanto redditizio sia), la principale fonte di entrate in  valuta estera (da 8 a 10 miliardi di dollari l'anno). Ciò che sistematicamente ignorano o tacciono Chomsky e compagni, è che questo «internazionalismo» redditizio si basa su dei contratti tra Stati, e che il regime cubano trattiene, secondo quella che è la qualifica dei membri del personale medico in missione (medici, infermieri, assistenti e commissari politici in camice bianco), dal 75 al 90% del loro salario teorico. Ci sono quindi degli immensi benefici. Si pone anche il problema di sapere se il personale medico abbia scelta, cosa che viene contestata da coloro che hanno familiarità con la questione, in particolare i medici che hanno rifiutato. Tuttavia, a fianco di quelli che appaiono come dei «volontari designati d'ufficio» ci sono dei veri volontari. Va però comunque segnalato come, malgrado le notevoli detrazioni salariali, un cubano in missione all'estero guadagnerà in ogni caso più di quanto percepirebbe se esercitasse la sua professione nel proprio paese, e viste quelle che sono le condizioni di vita sull'isola è comprensibile che ci sia chi è tentato a farlo. Al di là di questi aspetti economici, non viene detto niente, né da Chomsky né da altri utili idioti, sulle condizioni in cui viene esercitata quella che ci viene presentata come una nobile missione umanitaria. «Il personale sanitario cubano che va a lavorare all'estero si impegna a svolgere una missione di tre anni, lontano dalla famiglia. Rischia fino a tre anni di carcere, in caso di infrazione delle regole imposte. Inoltre, le condizioni in cui lavorano questi medici sono state oggetto di una denuncia da parte di un'associazione di difesa della democrazia con sede a Madrid, "Prisoners Defenders", che parla di "migliaia di cubani costretti a partecipare a missioni a beneficio del governo cubano». L'ONG aggiunge che «molti medici hanno disertato». E tra quelli di loro che rientrano a Cuba, ad un buon numero viene sequestrato il passaporto per «possesso di informazioni segrete», viene precisato nel corso della trasmissione di France Culture. Nel 2017, in un articolo su Le Monde Diplomatique, dove operano stalinisti riciclati che non posso certo essere accusati di essere ostili al regime cubano, si precisava che «il dispositivo scientifico cubano non è esente da contraddizioni. Gli uomini in camice bianco vengono spesso inviati all'estero, nell'ambito di quello che è un servizio civile di 3 anni, durante i quali vengono ospitati in campi appositamente sorvegliati e sono obbligati a non lasciare la loro regione di assegnazione, sotto minaccia di sanzioni». A ciò va aggiunto che per tutto il tempo in cui un medico cubano si trova in missione all'estero, i suoi familiari più stretti hanno il divieto di lasciare il territorio cubano. Questa politica di esportazione dei medici, insieme alle loro condizioni di lavoro e di retribuzione, già in passato è stata considerata come lavoro forzato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. E ben presto lo stesso Consiglio tornerà ad occuparsi di questo problema, stavolta sulla base di un rapporto che è stato presentato alla Corte penale internazionale dell'Aia, sulle forme contemporanee di schiavitù e di maltrattamento delle persone, sulla base di 450 testimonianze rilasciate da professionisti della sanità cubana che hanno partecipato a delle missioni all'estero. Tale rapporto, preparato dall'ONG Prisoners Defenders, chiede al Consiglio dell'ONU di pronunciarsi sui «meccanismi di reclamo esistenti per quei professionisti cubani che intendono denunciare gli abusi e lo sfruttamento sul lavoro, e in quale modo questi meccanismi possono essere accessibili a questi professionisti dall'estero». Il documento segnala inoltre che «numerosi professionisti  sanitari sono esposti a delle condizioni occupazionali di sfruttamento sia lavorative che di vita» Tale sfruttamento viene illustrato nel rapporto da testimonianze che parlano di settimane lavorative fino a 60 ore, compresi i sabati e le domeniche. La dittatura del proletariato, talvolta è dura  per i proletari... Nonostante il fatto che la partecipazione alle missioni all'estero venga presentata dal regime cubano come se fosse una partecipazione volontaria, il rapporto spiega che «molti medici si sentono sottoposti a forti pressioni, e temono che in caso di rifiuto ci possono essere delle rappresaglie». Infine, il rapporto fa anche riferimento alla «mancanza di libertà di movimento e alle severe sanzioni comminate a quei medici che abbandonano le missioni». Sono queste tutte le facce del cosiddetto «autentico internazionalismo», che vengono ignorate, o sottaciute da Chomsky e dagli suoi compagni di strada che la pensano allo stesso modo. Come diceva Georges Brassens, «la maggior parte degli intellettuali che ho visto erano veramente stanchi». Essì, è proprio tempo che Chomsky si riposi.

- Floreal Melgar - Pubblicato il 25 aprile 2020 su Le blog de Floréal -

NOTA: [*] - Di passaggio, e senza ridere, si dà credito alle autorità cinesi per il loro merito di aver salvato l'Italia; il fatto che la Cina abbia inviato del materiale sanitario in Italia, questo era il minimo che potesse fare. Però quest'immagine della Cina, vista come paese salvatore riuscirà senza dubbio a divertire il personale sanitario degli ospedali di tutto il mondo.

6 commenti:

Piero Manconi ha detto...

Sono arrivato a leggere fino a "furfanti....." . In effetti i veri furfanti sono quelli che travisano la realtà per preconcetto ideologico insultando chi cerca di opporsi al pensiero unico.

BlackBlog francosenia ha detto...

Non importa se non sai leggere,
ho apprezzato la tua autocritica, anche se ti ho trovato eccessivamente severo nei tuoi confronti, dal momento che sono certo che meriteresti di entrare pienamente nella seconda categoria, quella utile, se non l'hai capito.

Ora riposati pure! Te lo sei meritato.

Piero Manconi ha detto...

Ogni giorno accedo a questo sito perché vi trovo spesso articoli interessanti. Continuerò a farlo. Questo articolo è infarcito di opinioni velenose, tendenziose e strumentali politicamente orientate a difesa di un sistema corrotto dal tempo e amorale. Mi riposo regolarmente perché ossigeno ogni giorno il cervello con lavori nell'orto.

BlackBlog francosenia ha detto...

Credo sia inutile - al contrario di te - starti a spiegare che la "critica" non difende un beato cazzo, e tanto meno un «sistema corrotto da tempo ed amorale», diversamente da te che ne difendi il reciproco ritardatario di quel sistema, e che per sovrammercato ritieni che possa essere la soluzione, anziché parte integrante del medesimo problema.
Detto questo, io continuerò a scegliere e a tradurre gli «interessanti articoli» che tu potrai continuare a leggere. Ogni tanto te ne capiterà qualcuno come quello di cui hai dovuto interrompere la lettura. Credo sia un piccolissimo prezzo per qualcosa che ... tanto è gratis.




Piero Manconi ha detto...

Dal tono sgradevole delle tue risposte capisco perché non ci sono che sparuti commenti in questo pur interessante sito. Me ne farò una ragione, tanto è gratis.....

BlackBlog francosenia ha detto...

Insomma, sarebbe "colpa mia" se non ci sono comnenti! E meno male,sennò diversamente avrei dovuto chiederti aiuto per rimediare ad un simile handicap!! Non ti è nemmeno passato per la mente, naturalmente, che hai commentato solo perché ti sei sentito minacciato nella tua ideologia appicicatticcia, e diversamente non avresti altro da aggiungere. Credo però che ti sfugga - e non potrebbe diversamente - che sono proprio le cose gratuite che hanno un prezzo da pagare. Solo che non lo paghi con la merce universale di cui disponi su qualche pezzettino di plastica; e tu lo paghi e lo stai pagando. E non chiedermi come, ché tanto non te lo dirò mai.