«Tutti quanti noi, siamo inclini al delirio, sia dal lato isterico che da quello ossessivo; ma arriva sempre il momento decisivo per poter uscire dal delirio. Per alcuni il problema è come arrivare a questo momento, e non ci riescono mai.
Se guardiamo e seguiamo alcune traiettorie - come quella di Walter Benjamin o quella di Freud - vediamo che la loro immaginazione teorica arriva e interviene a partire proprio da quei momenti in cui possono lasciarsi andare alla fantasia; proprio quando si distaccano dalla realtà, e volano. Costruiscono qualcosa che non corrisponde a dei "fatti" - l'aura, l'inconscio - e, a partire da quel qualcosa e grazie a esso, diventano pertanto in grado di riuscire a vedere meglio, e più da vicino, ciò che a volte si trova nella realtà. È arrivato il momento in cui bisogna atterrare, e così hanno messo per iscritto un testo, qualcosa che può essere letto e che ha una struttura che può essere comunicata; oppure, perfino anche più strutture, simultaneamente.
Molti scienziati e molti poeti, elaborano la consapevolezza della propria conoscenza a partire dall'umorismo - un qualcosa, tale umorismo, che per la realtà costituisce più che altro un fastidio e un inconveniente - e così proprio grazie a questo umorismo evitano di farsi prendere la mano dalla metafisica, o dal misticismo.
La poesia non è sfortuna, malasorte, scriveva Italo Calvino, ma "una tensione verso l'esattezza che più volte mi ha fatto viaggiare tra teorie e libri scientifici".»
(da: Néstor García Canclini, "O mundo inteiro como lugar estranho", Edusp, 2016, p. 141)
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