Jim Loney è un sangue misto. Respinto dal padre bianco e incapace di riscoprire le origini della madre nativa americana, Loney è estraneo a entrambe le comunità e conduce un’esistenza solitaria in una cittadina del Montana. Preda di sogni inquietanti, Loney è perseguitato dalle visioni di un nero uccello di malaugurio. Nonostante i suoi tormenti, Jim è un giovane gradevole e non fatica a conquistarsi l’affetto di coloro che lo circondano, non riuscendo tuttavia a ricambiare le offerte di amicizia e di amore. Rhea, la sua ragazza, non può consolarlo e Kate, sua sorella, non riesce a farsi strada nel suo mondo. Si ritrova così costretto ad affrontare un viaggio interiore che potrebbe condurlo o alla scoperta di sé o all’autodistruzione.
«Doveva esserci un altro posto dove le persone si offrivano da bere e parlavano tranquillamente del proprio passato, dei propri errori e dei propri piccoli trionfi; un luogo dove quelle vite si fondevano in una e tutto andava bene ed era come se ogni cosa ricominciasse da capo.» J. W.
(dal risvolto di copertina di: James Welch, "L'ultimo giorno di Jim Loney". Mattioli 1885, pp.208, €18)
Piccolo grande uomo
- di Piero Melati -
Al termine del funerale di James Welch, nell'agosto del 2003, un Piedi Neri si alzò dalla platea del teatro di Missuola, in Montana, dove si erano svolte le esequie. L'indiano emise una serie di versi «come quelli di un gufo che si allontana». Lo scrittore e amico di Welch, Jim Harrison, commentò: «Significava che lo spirito di Jim stava volando via». Harrison ricorda l'episodio nella prefazione a "L'ultimo giorno di Jim Loney" (Mattioli 1885), in un tentativo di riparare anche da noi a quello che lo stesso Harrison, autore di "Vento di passioni" (libro e film del '94, diretto da Edward Zwick, con Brad Pitt e Anthony Hopkins), definisce un vero e proprio "crimine letterario": la sottovalutazione del maggior scrittore nativo americano.
James Welch era un Blackfeet, cresciuto nelle riserve dei Piedi Neri del Montana e di Fort Belknap. Il padre, James Philip Welch senior, Piedi Neri anch'esso, era stato allevatore, saldatore, amministratore sanitario, infine agricoltore. La madre, Rosella Marle, una Gros Ventre o A'aninin, era stenografa per il Bureau of Indian Affairs. James (Jim per gli amici) aveva frequentato l'Università del Montana, presso la quale aveva intrecciato due incontri fatali: quello con la futura moglie Lois Monk, insegnante di inglese, sposata nel 1968 e finché morte non li ha separati, e l'altro con Richard Hugo, poeta, scrittore, docente presso lo stesso ateneo e vate di un cenacolo di autori del "Big Sky Country", lo Stato del Grande Cielo. C'è un altro narratore che, come Welch, è vissuto ed è morto a Missuola, il texano James Crumley, considerato il padre della neo-hard boiled school. La sua «scrittura a fiamma ossidrica» ha influenzato ampiamente colleghi come Connelly, Ellroy, Pelecanos. Anche Crumley, oltre che amico di Welch, era allievo di Richard Hugo. Anzi, fu proprio quest'ultimo a consigliargli la lettura di Raymond Chandler e a spingerlo verso il genere, così come aveva detto a Welch di concentrarsi sulla sua esperienza di nativo americano. Crumley, Welch e lo stesso Harrison si incontravano spesso al Charlie's Bar di Missuola, da dove Crumley ha tratto gran parte dei personaggi dei suoi noir. Qui, ha confessato Harrison, tre settimane prima di morire, Welch gli aveva rivelato la malattia che lo tediava da quasi un anno, e che adesso volgeva alla fine: «Sono cose che capitano alle persone» si era limitato a dire all'amico, con quello stile asciutto e diretto che ha caratterizzato un intero canone americano. «Si vive in modo diverso all'Ovest, con uno stile differente. Perché qui siamo dove siamo, la grandiosità del paesaggio è intrisa di una malignità gelida e di perfidi fantasmi» sostiene Jim Harrison.
Ma James "Jim" Welch ha fatto di questa "geografia umana" tipicamente statunitense qualcosa di più. Intanto, ne ha individuato - in Albert Camus e in Arthur Rimbaud - le radici europee. "Lo Straniero" di Camus è il motivo ispiratore de "L'ultimo giorno di Jim Loney": è sempre Harrison a spiegarlo, ricordando anche le tante discussioni con Welch su Rimbaud: «Tutto ciò che ci è stato insegnato è falso: fu Jim a ricordarmi una volta questa frase del poeta francese. Ne ridemmo. Ma la mia risata suonava nervosa e un po' calvinista. La risata di Welch invece era piena, come se quella frase fosse ovvia come il sole che sorge. Convenimmo che fosse un buon punto di partenza per un romanziere o poeta». La caratteristica del protagonista de "L'ultimo giorno di Jim Loney" è quella di essere una subordinata del "poeta maledetto": un sangue misto condannato dalla nascita. In più, del tutto privo di gratificazioni e rassicurazioni per sopravvivere. Un mutante sociale, respinto dal padre bianco, sospettato dagli indiani, estraneo a entrambe le comunità cui apparterrebbe, destinato a a una esistenza solitaria, perseguitato da sogni inquietanti e da un nero uccello del malaugurio. Né la sua ragazza, Rhea, né la sorella Kate, riusciranno mai a entrare davvero nel suo intimo. In bilico tra due mondi, il personaggio resta incagliato in un'area di confine, in una terra di nessuno.
Proprio l'indagine approfondita dentro questa dead zone ha fatto dire ai critici che Welch è più di un semplice scrittore "nativo", al pari degli omologhi Sherman Alexie, M.L. Smoker, Louise Erdrich, Stephen Graham Jones. Perché avrebbe dato vita, nella sua produzione, a un'intera galleria di caratteri intrappolati tra le due metà degli universi, cercando disperatamente un ponte tra differenti culture. Anche il resto dei lavori (dall'esordio "Winter in the Blood" - anche film nel 2013 - al pluripremiato "Fools Crow") insisteranno sugli stessi temi. Fino all'unico saggio del 1994 (poi anche documentario) sulla celebre disfatta del generale Custer a Little Big Horn: un viaggio dentro il punto di vista tribale.
- Pietro Melati - Pubblicato su Robinson del 15/7/2023 -
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