Nel penultimo capitolo de "Il tradimento di Rita Hayworth" - il numero 15 (intitolato "Quaderno dei pensieri di Herminia, 1948") -, la donna protagonista della narrazione, Herminia, a un certo punto rifiuta e nega la sua propria scrittura e i temi che ha affrontato: «Ma cosa mi viene in mente di scrivere oggi? Tutto questo è solo uno spettegolare [chismografia]! Basta, non ho nulla di edificante da dire e perciò sarà meglio tacere.» Si tratta di tre frasi assolutamente centrali nella poetica di Manuel Puig, la quale potrebbe essere definita come se fosse tutta una "chismografía". E l'ultima di queste tre frasi, ci potrebbe anche portare a chiederci: e se è davvero così, qual è stato il percorso che ha spinto Puig verso Wittgenstein?
Il "chisme", per Edgardo Cozarinsky (come ha scritto del suo libro "Museo del chisme"), è una pratica universale. Una «forma di letteratura plebea e incipiente», che nasce dalla conversazione, dalla mobilità sociale, da una convivenza che viene messa in discorso. Il chisme ha a che fare con l'immaginazione e con la trasmissione orale; vale a dire che per quanto rimanga legato alla letteratura, è tuttavia transitorio; è una sorta di rielaborazione permanente, una pura possibilità. Pertanto non sorprende affatto che Cozarinsky citi il saggio di Walter Benjamin su Leskov e il narratore, e che lo faccia parlando (con Roland Barthes) della narrazione. la quale viene qui vista come se si trattasse di un tessuto; come se fosse una trama infinita e infinitamente rigenerabile nella quale si articola lavoro e vita. E da tutto ciò, appena detto, deriva anche che il principale riferimento narrativo del saggio di Cozarinsky sia Marcel Proust.
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