martedì 22 novembre 2022

Musei immaginari...

Continuando a leggere "Lessons", vediamo che Ian McEwan pone il protagonista di fronte al suo passato, e lo fa in maniera visiva, materialmente. Il ventunesimo secolo è già più che iniziato, e il protagonista è un uomo anziano; la sua seconda moglie è morta da poco e lui sta rimettendo a posto, organizzandole, le sue fotografie: «Si alzò e rimase a contemplare le fotografie che avevano già coperto per tre quarti il grande tappeto verde iraniano di Daphne. Metterle in ordine cronologico, cosa che un tempo avrebbe potuto essere un progetto appropriato durante un Lockdown, ora sembrava inutile. Lo sapevano tutti che la memoria non funziona così, non è ordinata.» (p. 508).

E questa scena in cui vediamo il protagonista di McEwan davanti alle foto, spinge in qualche modo a pensare ad André Malraux mentre sceglie le immagini per il suo libro "Le Musée Imaginaire"; pubblicato per la prima volta nel 1947, ma che poi viene rieditato nel 1951 come primo volume di un progetto più ampio di Malraux, "Les Voix du silence". Ciò che in Malraux riguarda la comunità e la collettività, in McEwan invece attiene al nucleo familiare: una storia "privata" di immagini (le immagini che interessano a Malraux sono quelle che, grosso modo, appartengono a tutti; le immagini che interessano a Roland, il protagonista di "Lessons" di McEwan, appartengono solo a lui, che ne è, simultaneamente, curatore, proiezionista e spettatore. Come interpretare questo parallelo, mentre si oscilla tra un giudizio che vede, da un lato, nella scena privata una sorta di diluizione della potenza epistemologica del gesto di Malraux, e, dall'altro lato, un giudizio che vede generosamente nella scena di Roland davanti ai suoi quadri uno sforzo, compiuto da McEwan, per articolare il generale e il particolare, il soggettivo e lo storico, all'interno di qualcosa che è come se fosse una sacca di critica-fiction all'interno del romanzo (come fa Barthes in "Frammenti di un discorso amoroso", o come fa Freud ne "L'interpretazione dei sogni"?). La rapidità della scena e la mancanza di un utilizzo narrativo sono elementi che rafforzano il primo giudizio; mentre il secondo, a sua volta, è contemplato dalla frase sulla memoria che non funziona così... che non è ordinata.

- Ian McEwan, Lessons. Alfred A. Kopf. New York 2022 - Non ancora tradotto e pubblicato in Italia -

fonte: Um túnel no fim da luz

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