Un saggio storico tinto di giallo, ambientato in uno dei momenti più bui della storia d'Europa, sullo sfondo della catastrofe economica e dell'ascesa di Hitler. Protagonista è il Circolo di Vienna, influente gruppo di brillanti pensatori guidato da Schlick, impegnato in una lotta contro la metafisica e le pseudoscienze in una città che veniva inghiottita da fascismo, antisemitismo e irrazionalità. Il 22 giugno 1936 Moritz Schlick, professore di filosofia, era diretto verso la sua aula per tenere lezione quando fu ucciso da un colpo di pistola sulla scalinata dell'Università di Vienna da Johann Nelböck, un ex alunno con problemi mentali. Quando Nelböck durante il processo affermò che il suo ex professore stava diffondendo una pericolosa filosofia ebrea, alcuni giornali austriaci presero le difese di quel folle gesto. Tra i membri del Circolo di Vienna ci furono Otto Neurath, Rudolf Carnap e l'eccentrico logico Kurt Gödel, mentre ai suoi margini si mossero altri due titani della filosofia del Novecento, Ludwig Wittgenstein e Karl Popper. Edmonds ricostruisce la storia del positivismo logico nel milieau viennese con uno stile da raffinato narratore, rievocando il sapore artistico e politico dei dibattiti nei caffè degli anni venti.
(dal risvolto di copertina di: L’assassinio del professor Schlick. Ascesa e declino del Circolo di Vienna, di David Edmonds. Hoepli, pagg. 302, € 22,90)
Il circolo di Vienna e i suoi protagonisti
- La storia dell’influente gruppo di pensatori guidato da Moritz Schlick, impegnato nella lotta contro la metafisica e le pseudoscienze. E che, per questo, l’estrema destra distrusse -
di David Edmonds
Da adolescente avevo un’opinione piuttosto bassa di Dio (che lui probabilmente ricambiava) e consideravo con una certa sufficienza i giudizi morali degli adulti. Forse fu questo a farmi divorare il primo libro di filosofia che mi venne messo tra le mani e a rendermi un appassionato di filosofia per il resto della mia vita. Linguaggio, verità e logica di A. J. Ayer liquidava come privi di senso i giudizi su Dio. Rifiutava l’idea di «oggettività» in ambito morale. Il suo stile era uno sfoggio di virtuosismo, libero da ogni ombra di dubbio. Non aveva alcuna pazienza verso i suoi predecessori: interrogativi su Dio, etica ed estetica che avevano impegnato la filosofia per due millenni venivano accantonati senza cerimonie.
All’epoca non potevo sapere che le idee di quel libro erano in gran parte un lavoro di riciclo. Non erano nate a Oxford, in Inghilterra, ma a Vienna, in Austria. Erano state riprese quasi (ma non del tutto) in blocco dal lavoro di un gruppo di matematici, logici e filosofi (tra cui spicca Moritz Schlick) noto come Circolo di Vienna.
Una breve nota terminologica. I membri del Circolo erano empiristi logici, detti a volte positivisti logici. Il Positivismo crede che la nostra conoscenza derivi dal mondo naturale e che sia possibile ricavare una conoscenza positiva di esso. Il Circolo combinò questa posizione con l’uso della logica moderna; il suo scopo era quello di costruire una nuova filosofia. Ma l’espressione positivismo logico comparve su una rivista scientifica americana soltanto nel 1931, perciò seguirò l’uso di gran parte degli studiosi del Circolo di Vienna e parlerò di «empirismo logico». Al di là delle etichette, per un certo periodo, cominciato nei primi anni Trenta, l’empirismo logico fu il più ambizioso e promettente dei movimenti filosofici. Gran parte dei suoi presupposti fondamentali oggi sono stati screditati, ma il suo impatto rimane ancora.
La filosofia analitica - il modello filosofico dominante nei dipartimenti filosofici anglo-americani, caratterizzato da un’enfasi sull’analisi del linguaggio - non esisterebbe nelle sue forme odierne senza il Circolo. Il Circolo probabilmente non aveva tutte le risposte, ma la maggior parte delle domande che si poneva erano giuste e sono domande con cui i filosofi continuano a confrontarsi.
Esistono già molti ottimi lavori sul Circolo di Vienna. Il mio libro vuole andare incontro all’interesse generale - spiegando chi fossero i membri del Circolo, che ne fu di loro, perché furono così importanti e, in particolare, cercando di osservarli nel contesto in cui il loro lavoro poté svilupparsi.
Il Circolo di Vienna era un gruppo filosofico. Ma non può essere compreso al di fuori del contesto. Nacque infatti in una città in cui musica, letteratura e architettura erano in un momento di grande fioritura. La capitale austriaca è un protagonista centrale di queste pagine. Vienna è stata la culla del modernismo, la città dello psicanalista Sigmund Freud e del compositore Arnold Schönberg, del giornalista Karl Kraus e dell’architetto Adolf Loos, del romanziere Robert Musil e del drammaturgo Arthur Schnitzler. Le idee del Circolo completavano o competevano con le altre che circolavano per Vienna.
C’erano poi la politica e l’economia. A fare da sfondo all’attività del Circolo furono una catastrofe economica e l’ascesa dell’estremismo politico, di cui il Circolo stesso alla fine rimase vittima. Vorrei che questo libro desse sia un’idea del carattere rivoluzionario e missionario del Circolo, sia dei tempi molto difficili in cui si trovò ad agire. Sono arrivato a pensare che, al di là dei suoi meriti scientifici, il progetto del Circolo, e in particolare il suo attacco alla metafisica, lo resero una realtà inevitabilmente politica, creandogli quei potenti nemici nell’estrema destra che alla fine sarebbero riusciti a distruggerlo. Vienna ha sempre esercitato un fascino particolare su di me. Gran parte di un libro che ho scritto assieme a John Eidinow, La lite di Cambridge, è ambientato a Vienna.
Su di un piano più personale, mia madre è per metà viennese. Mia nonna, che da nubile si chiamava Liesl Hollitscher, studiò Legge all’Università di Vienna più o meno nello stesso periodo in cui i membri più giovani del Circolo si stavano formando in quello stesso ateneo. La mia famiglia, così come molte altre nel Circolo, era di classe medioborghese, di ebrei integrati, e come molte altre nel Circolo rimase cieca di fronte alla svolta estremista che la politica stava per prendere.
Scrivere questo libro ha comportato alcune difficoltà. Una riguarda la filosofia. Il motivo per cui esistono pochissimi testi accessibili sulla filosofia del Circolo di Vienna è la sua estrema complessità. Ho fornito descrizioni molto schematiche delle posizioni del Circolo sulle varie dispute filosofiche in cui i suoi membri furono impegnati, sia al suo interno sia con i suoi avversari. Ma ho deciso di includere, senza scuse, alcune pagine di filosofia vera e propria (a volte anche complesse). Una storia del Circolo che non si occupasse di filosofia sarebbe come quella di un’orchestra che non parli mai di musica. Poi ci sono i personaggi. Il Circolo di Vienna ospitò alcune figure affascinanti, alcune delle quali meriterebbero (o hanno già ricevuto) interi libri dedicati alla loro vita. È inevitabile che alcune di queste figure abbiano finito per oscurarne altre - come per esempio lo straordinario Otto Neurath, quasi del tutto sconosciuto al di fuori dell’ambito filosofico.
Per rendere giustizia a ciascuna di esse, servirebbe un libro cinque volte più lungo. Viviamo in un’epoca in cui vediamo sbandierate espressioni come fake news e post-verità. In un simile contesto, l’empirismo è più rilevante che mai. E la mia speranza è che questo lavoro possa contribuire a riaccendere l’interesse per un gruppo di brillanti pensatori cresciuto in un mondo ormai scomparso e con uno spirito intellettuale che rimane tutt’oggi di grande attualità.
- di David Edmdonds - Pubblicato su Domenica del 25/9/2022 -
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