In uno dei saggi che appaiono sul suo libro "Figurações", Sylvia Molloy parla di Sarmiento e della sua propensione a trasformare la «vita» in «testo» (affinché, in questo modo, possa servire da modello, possa entrare nella tradizione, possa perdurare). «I "Recuerdos", scrivere di sé nei "Recuerdos"», scrive Molloy a proposito dei "Recuerdos de provincia" (del 1850), «diventa anche traduzione, trasposizione di testi o relazionare testi scritti da altri a quello che è il racconto di sé. Leggere l'altro, non vuole essere soltanto appropriarsi delle parole dell'altro, ma diventa esistere attraverso l'altro, essere l'altro» (p. 56). Le memorie di Sarmiento sono, in larga misura, le memorie di un lettore, di un feroce autodidatta che sfida il sapere tradizionale con la sua «macchina per imparare» (l'espressione è di Beatriz Sarlo e Carlos Altamirano, nel saggio "Una vida ejemplar").
Nello studiare la storia della Grecia «fino a memorizzarla», passando poi alla storia di Roma, e così via, Sarmiento afferma di «sentirsi», di volta in volta, «Leonida e Bruto, Aristide e Camillo, Harmodio ed Epaminonda», e tutto questo avviene «mentre vendeva yerba mate e zucchero». A partire da queste celebri vite del passato, Sarmiento raggiunge (e traduce) le vite quotidiane del presente, del suo presente, del suo tempo, del suo contesto: il presbitero José, il frate Justo Santa María, Domingo l'oratore, in una sorta di «pantheon provinciale», come scrive Molloy, la quale aggiunge: «Ma come nel caso di Kafka e dei suoi precursori, questi parenti avrebbero ben poco a che fare l'uno con l'altro (e desterebbero meno interesse nel lettore di "Recuerdos") se Sarmiento non fosse esistito» (p. 57).
Nel registrare e nell'assorbire le vite degli altri nella propria traiettoria soggettiva (come qualcosa che viene incorporato anche nel testo), Sarmiento promuove una sorta di attualizzazione di quella che sarebbe stata l'idea di Warburg (che verrà enunciata solo qualche decennio più tardi), secondo cui «Atene e Oraibi» possono essere «cugini» (modificando il verso del Faust di Goethe: «da Harz alla Grecia, tutti sono cugini/Atene e Oraibi, tutti sono cugini»). Così come Borges va da Kafka per rileggere i testi del passato, Molloy a sua volta va da Borges (e dalla sua strategia di lettura) per rivisitare Sarmiento e il suo peculiare rapporto con le vite di quegli altri che gli stanno intorno, trasfigurate dalla relazione che il giovane Sarmiento intrattiene con i testi antichi (tradotti e trasformati, visto che egli non legge nell'originale), mettendo in atto un viaggio che le permette, infine, di leggere Sarmiento per mezzo di Warburg.
fonte: Um túnel no fim da luz
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