lunedì 21 novembre 2022

Itinerari…

Il 2 luglio 1849 Giuseppe Garibaldi deve prendere una decisione difficile. L’effimera esperienza della Repubblica romana volge al termine; impossibile resistere ancora all’assedio dell’esercito francese guidato dal generale Oudinot, inviato a restaurare l’autorità papale sulla città eterna. I repubblicani hanno combattuto con coraggio, ma è giunto il momento di accettare la realtà: devono lasciare Roma in mano al nemico. Garibaldi, però, non intende arrendersi. È pronto a partire alla testa di un corpo di volontari per proseguire altrove la lotta per l’unità d’Italia; quella mattina ha pronunciato parole infuocate, chiedendo ai suoi uomini di seguirlo ancora una volta. Ne attende diecimila, ma a rispondere alla chiamata sono solo quattromila fanti e ottocento soldati a cavallo. E hanno con sé un unico cannone. Così, in piena notte, affiancato dalla moglie Anita incinta di sei mesi, l’eroe dei due mondi che ha sposato gli ideali risorgimentali si mette alla guida di una colonna mesta e silenziosa e intraprende un cammino che li porterà a risalire l’Appennino. Una marcia a tappe forzate lunga seicentoquaranta chilometri, attraverso l’Umbria, la Toscana e l’Emilia-Romagna, costantemente incalzati dai francesi e dagli austriaci. Solo poche centinaia di loro vedranno il termine del viaggio, due mesi più tardi, e l’impresa costerà la vita anche ad Anita. Nel torrido luglio del 2019, Tim Parks e la moglie Eleonora hanno minuziosamente ricostruito – e ripercorso, giorno dopo giorno, passo dopo passo – il cammino di Garibaldi e di Anita. Muniti di Gps, hanno dormito nei bed&breakfast; attraversato desolate periferie industriali; scoperto incantevoli strade secondarie e borghi quasi immutati dopo un secolo e mezzo; incontrato gli italiani dell’ultima estate prima della pandemia. "Il cammino dell’eroe" è il racconto della loro immersione in un momento storico eccezionale e, insieme, in una Italia minore, sconosciuta e di struggente bellezza.

(dal risvolto di copertina di: Il cammino dell’eroe. A piedi con Garibaldi da Roma a Ravenna, di Tim Parks. Rizzoli, pagg. 490, € 22)

Con le camicie rosse In ritirata da Roma
- Lo scrittore Tim Parks e la moglie Eleonora hanno ripercorso a piedi il tragitto che fece il Generale alla caduta della Repubblica Romana -
di Roberto Balzani

Se c’è un itinerario famoso, nella vicenda risorgimentale, quello è sicuramente la rocambolesca ritirata di Garibaldi da Roma, agli inizi di luglio del 1849, caduta la Repubblica Romana. I fatti sono noti: Garibaldi, Anita, Ciceruacchio, Ugo Bassi e altri 4.800, braccati da spagnoli e napoletani a sud, dai francesi intorno alla Città Eterna e dagli austriaci a nord, riuscirono a fuggire fino a S. Marino, dove meno della metà giunse esausta. Lì ebbe luogo il rompete le righe. Dopodiché, un paio di centinaia accompagnò Garibaldi e Anita fino a Cesenatico: con alcune barche di pescatori si sperava di approdare a Venezia che ancora resisteva, benché assediata dagli imperiali e squassata dal colera. Intercettati da vascelli austriaci all’altezza di Comacchio, presero terra in ordine sparso. La maggior parte finì imprigionata o fucilata.  Garibaldi perse Anita incinta e ammalata, e, da Ravenna, grazie a una “trafila” di patrioti, raggiunse il litorale toscano e poi la libertà. Il tutto in due mesi. Il mito di Garibaldi si consolidò proprio dopo quella vicenda, che – appena raccontata – assunse toni leggendari e romantici.
Nell’estate del 2019, uno scrittore e accademico inglese, Tim Parks, e sua moglie Eleonora, decidono di rifare a piedi lo stesso percorso, nel frattempo inserito anche in una guida del Touring. Ma alla guida patinata non badano: vogliono provare l’ebrezza di raggiungere l’Adriatico, faticando al pari delle migliaia uscite da Porta S. Giovanni, a Roma, il 2 luglio 1849. L’Italia che attraversano, fuori dalle rotte tradizionali, è quella centrale, fra Lazio, Umbria, Toscana e Romagna: luoghi in parte ancora piuttosto remoti e non facilmente raggiungibili, in parte compromessi dalla modernità. Il diario di questa avventura, pubblicato da Rizzoli (Il cammino dell’eroe. A piedi con Garibaldi da Roma a Ravenna) è un unicum nella pur vasta letteratura risorgimentale e di viaggio. Non è una guida, non è un memoir, non è un resoconto storico, ma tutti questi generi insieme, alternati con maestria, grazie a una prosa ironica, lucida, a tratti perfino lirica, in qualche passo commovente. Già uscire da Roma a piedi, attraversando tangenziali e periferie desolate, è un’impresa; l’umanità che s’incontra è marginale. Un gruppo di zingari li guarda con curiosità: «un ragazzino, si ferma. “State attenti” dice. “Qui è pericoloso”» (p.39). Parks cerca di battere esattamente gli stessi tratturi, le stesse mulattiere. E ci restituisce la fatica e la disperazione di una colonna che perde pezzi in continuazione, salvaguardata da alcune centinaia di cavalieri i quali, inviati sapientemente da Garibaldi lungo logici itinerari alternativi, riescono a distrarre gli inseguitori. Ma c’è il problema del cibo e dei ricoveri notturni (quasi sempre conventi). Le comunità non sono affatto ospitali per patriottismo: per lo più lo sono per timore. I notabili di solito spariscono dalla circolazione alla comparsa dell’“orda”, per riapparire dopo, quando la schiera si è allontanata. Il Generale non ha esitazione a tenere la disciplina: chi viene trovato a rubare viene fucilato sul posto. Lo stesso fanno gli austriaci, quando isolano gruppi di garibaldini rimasti indietro. Insomma, una tragedia sanguinosa. Che porta anche qualcuno al suicidio, quando la disperazione prevale (p. 366): accade anche questo, appena fuori Macerata Feltria.
Gli italiani di provincia mostrano, nel luglio 1849, il loro doppio volto: in alcuni casi accogliente, per lo più diffidente. Tim ed Eleonora, 170 anni più tardi, ne ritrovano le tracce nelle case trascurate dei villaggi, nelle frazioni disabitate da autoctoni e occupate da forestieri per le vacanze; nei prezzi altalenanti dei bar; nella patinata e un po’ stereotipata campagna toscana, avara allora nei confronti dei fuggiaschi così come lo è oggi nei confronti di visitatori “poveri”, fuori del circuito più sofisticato. A Parks piace immedesimarsi nei panni di uno degli ufficiali più vicini al Generale, il tedesco Hoffstetter, autore di una ricostruzione del viaggio forzoso a poca distanza dagli eventi. Come lui, ama i dettagli: quando arrivano a Carsulae, resti romani in un contesto intatto, Tim ed Eleonora riflettono sul fatto che non hanno ancora visto un cavallo (p. 160): Garibaldi ne aveva centinaia, e decine di muli. La fatica del viaggio a piedi, la “conquista” dei siti dopo salite ripide e strade incerte e polverose, altera la qualità della percezione. A Montepulciano, i due garibaldini “moderni” osservano turisti francesi e coreani che «non sanno bene cosa guardare né perché» (p. 256). A Torrita di Siena un vecchio li ferma: «Il paese sta morendo. Metà delle case sono vuote, in vendita» (p. 259). A Castiglion Fiorentino assistono al matrimonio di due sposi, una coppia di filippini, nell’indifferenza quasi ostile degli astanti (p. 275). Passando in Romagna, le colline si fanno «aspre, lontane dalla bellezza pittoresca delle Toscana o dalla magnificenza degli alti valichi» (p. 412); poi, scendendo, la «griglia oppressiva» del reticolo viario, dei canali, delle infrastrutture, delle grandi arterie rende complicato per semplici pedoni dirigersi verso il mare. E però, Garibaldi e i suoi più stretti collaboratori erano stati protetti da una rete amichevole come mai prima. Diverso è il caso di Tim ed Eleonora, che si scontrano con il loisir rivierasco al suo culmine, con quel che ne segue in termini di stordimento, di percezione del «nonluogo» di massa, dopo tanti luoghi minimi eppure veri, tante vesciche ai piedi, tanti insetti, tante sorprese.
Garibaldi aveva, come tutti nel Risorgimento, l’ossessione dei nomi: l’esistenza di ciascuno stava nella storia collettiva, che era una storia di sacrifici e di libertà. Il ricordo era questione insieme personale e sociale. La saldatura di questi livelli nel 2019 è ancora possibile? Il cammino dei coniugi Parks indica una risposta moderatamente ottimista: forse sì.

- Roberto Balzani - Pubblicato su Domenica del 25/9/2022 -

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