In un futuro flagellato dalle guerre intercontinentali per l’acqua, l’Europa è suddivisa in contee, staterelli, territori chiusi al fine di preservare la propria omogeneità e superiorità etnica. Il potere è di chi possiede e governa l’acqua. E un ingegnere idraulico è la voce narrante del romanzo, membro dell’unica casta a cui sia concesso spostarsi per il pianeta. Mentre si trova sulle rive del Rio Xingu, in Brasile, lo raggiunge la notizia della scomparsa del padre, il “maestro della cascata”, guardiano di una chiusa in un’ombrosa contea del vecchio continente, che un anno prima era stato responsabile involontario di una tragedia in cui avevano perso la vita cinque persone, precipitate nella grande cascata del Fiume Bianco. Ma era stata davvero una tragedia o un omicidio? E ora: quello del padre, tormentato dal rimorso, è un suicidio vero o simulato? Il viaggio all’indietro nella storia della propria famiglia – che ricorda quasi il movimento con cui un fiume interrompe talvolta il suo fluire e risale per un tratto il suo stesso corso –, nella colpa e nell’attesa del perdono, è fosco e doloroso. Un romanzo visionario, scritto con mano forte e potentemente evocativa.
(dal risvolto di copertina di: "Il Maestro della cascata", di Christoph Ransmayr. Feltrinelli, €16)
Nella guerra per l'acqua il potere è in mano ai costruttori di dighe
- di Laura Pezzino -
«Mio padre ha ucciso cinque persone». Inizia così con uno schiaffo, Il maestro della cascata dell'austriaco Christoph Ransmayr, un romanzo apocalittico e perturbante che, nella versione originale, ha come sottotitolo «una breve storia di uccisioni» e dove il futuro si nasconde nel profondo del passato.
In un mondo dove la crisi climatica ha reso ancora più vitali le riserve idriche semi prosciugate, dove molte terre sono state sommerse dall'innalzamento dei mari e dove l'Europa si è polverizzata in decine di micro-stati governati da autocrati che si fanno la guerra, accomunati dall'unico valore «everyone for himself», ciascuno per sé stesso,un anonimo e irritante narratore, parte di un élite che ha il privilegio di viaggiare liberamente per via del fatto che si occupa della costruzione di dighe, si interroga su un evento di cui il proprio padre era stato protagonista tempo addietro. In quanto «maestro della cascata», ossia guardiano delle chiuse del Fiume Bianco, si era infatti reso responsabile del capovolgimento di una barca e della conseguente morte di cinque persone, scomparse giù per la Grande Cascata.
Ma quello che all'inizio era sembrato un fatale incidente, con il tempo aveva assunto l'aspetto dell'enigma: e se suo padre avesse agito consapevolmente? E se suo padre, che in seguito era scomparso in circostanze misteriose, fosse in realtà un freddo assassino? E se anche lui, che fin da bambino provava soddisfazione nell'uccidere certi animali, non fosse in fondo tanto dissimile dal genitore? A rendere l'atmosfera ancora più vischiosa contribuisce un elemento che emerge violentemente dal passato del narratore. che sotto l'apparenza controllata e l'eloquio pieni di tecnicismi nasconde un rapporto di incesto con Mira, la fragile sorella maggiore per la quale nutre una vera ossessione.
La storia de "Il maestro della cascata" si snoda lungo una molteplicità di corsi d'acqua tra Sudamerica, Europa e Cambogia, e quella che sembra a prima vista una semplice «indagine» sul padre, si rivela una riflessione su alcuni dei temi più sentiti da Ransmayr: il sottile confine che, dentro ciascun individuo, separa la parte pacifica da quella assassina. gli autoritarismi, lo stravolgimento degli ambienti naturali, lo scorrere del tempo, il ritorno della Storia, il peso delle eredità dei padri e l'impossibilità di separarsene una volta per tutte. A dominare su tutto, con i suoi schiocchi, schizzi, vortici e rombi, è l'acqua, unica tremenda super entità nei confronti della quale l'essere umano è definitivamente e tragicamente disarmato.
- Laura Pezzino - Pubblicato su TuttoLibri del 3/9/2022 -
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