martedì 11 ottobre 2022

Canonizzazioni !!

Una questione importante, sollevata da Giorgio Agamben nel suo libro "Il regno e il giardino" - al di là della fantasiosa relazione che Dante stabilisce con la filosofia del suo tempo - è quello che riguarda le insidie della canonizzazione: «Il paradiso terrestre di Dante costituisce la negazione del paradiso dei teologi», scrive Agamben, e continua: «ed è quantomeno singolare che, nonostante questa evidente e perentoria contrarietà, si continui a interpretare Dante attraverso Tommaso e la teologia scolastica; un'ulteriore prova, se mai ce ne fosse bisogno, del fatto che non c'è nulla che riesca a rendere un'opera così oscura e illeggibile, di quanto lo faccia la sua canonizzazione»(5. 8).

Come scrive Borges nel suo saggio "Sui classici", incluso in Altre inquisizioni (1952): «Non importa il metodo essenziale delle opere canonizzate; ciò che conta è la nobiltà e il numero di problemi che sollevano». E continua: «Facciamo finta che i detrattori di Goethe abbiano ragione, facciamo finta che il valore delle sue opere sia quantificabile a zero. Un fatto rimane intatto: un goethiano è una persona interessata all'universo, interessata a Shakespeare e a Spinoza, a Macpherson-Ossian e a Lavater, alla poesia dei persiani e alla forma delle nuvole, agli esametri, all'architettura, ai metalli, al clavicembalo cromatico di Castel e a Denis Diderot, all'anatomia, agli alchimisti, ai colori, ai leggiadri labirinti dell'arte e all'evoluzione degli esseri in tutto, è giusto dirlo, tranne che nella matematica. Il mondo limitabile o consentibile secondo la parola di Goethe non è meno versatile del mondo».

Alla fine, anche Borges arriva a Dante: «Quasi lo stesso si potrebbe dire del mondo di Dante Alighieri, che comprende i miti ellenici, la poesia virgiliana, l'orbita aristotelica e platonica, le speculazioni di Alberto Magno e Tommaso d'Aquino, le profezie ebraiche e (a partire da Asín Palacios) le tradizioni escatologiche dell'Islam. Quello di Shakespeare confina con quello di Omero, di Montaigne, di Plutarco, e anticipa nella sua ampiezza le involuzioni di Dostoevskij o di Conrad, l'ansia verbale di un James Joyce o quella di un Mallarmé».

fonte: Um túnel no fim da luz

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