Il sonno rappresenta una pausa nella vita, in cui l'agire e il pensare restano sospesi, un mondo di cui non ci è dato essere testimoni. Come può quindi essere possibile tracciarne una storia? Sebbene sfugga alla nostra esperienza cosciente, possiamo sperimentare i suoi momenti di transizione (quando ci si addormenta o ci si risveglia), i suoi ritmi, la sua assenza, e a volte i frammenti di sogni e incubi, come una finestra su un altro mondo, o meglio sul nostro mondo interiore. La nostra concezione del sonno è certamente forgiata dalla nostra cultura e dalla società in cui viviamo. Ciò appare evidente già se si guarda al valore che ha nelle diverse religioni: in alcuni miti di creazione la divinità cade addormentata e da quel sonno creativo nascono gli uomini, come nel caso del gigante Ymir nella mitologia norrena, mentre al contrario il Dio biblico è sveglio e attivo, non dorme mai. Nel Medioevo dormire troppo era considerato un peccato, durante l'Illuminismo un vizio e nell'era industriale un ostacolo alla produttività. D'altro canto, però, in ogni epoca è stato ritenuto anche un momento foriero di possibilità: dormendo si poteva raggiungere il sopor pacis, un'esperienza mistica di avvicinamento a Dio, mentre dal Romanticismo in poi il sonno (e il sogno) diventa fonte di ispirazione artistica. Tra pratiche nuove e alla moda come il power nap (un breve pisolino di 10-20 minuti), dibattiti sulla validità del co-spleeping, la mania dei sogni lucidi e l'atrocità delle tecniche di privazione del sonno usate a Guantánamo, giungiamo infine ai giorni nostri e a un'analisi più sociale del sonno (e della veglia).
(dal risvolto di copertina di: "Storia del sonno. Tra letteratura e scienza", di Karoline Walter Traduzione di Isabella Ventura. Odoya, pagg. 238, € 16,50)
Sogno o son desto? forse è lo stesso
- Storia del sonno. Un viaggio tra letteratura e scienza attorno al bisogno di dormire: dai miti onirici (classici e orientali) alla Bibbia (che ne diffida). Fino all’invenzione della luce artificiale che ne ha sconvolto i ritmi -
di Luigi Sampietro
«Sogno o son desto?» si chiedeva circa quattro secoli fa il vecchio Cartesio mentre meditava sul fatto stesso di pensare quel che stava pensando. A differenza di altri - romantici e no - che proprio al dormiveglia, al sonno profondo o allo stato di ipnosi si sarebbero affidati per capire come stanno davvero le cose, Cartesio era un filosofo che voleva sempre vederci chiaro. E dubitava di tutto, al di là - anzi: al di qua - degli sterminati territori della metafisica e dell’immaginazione. Abbiamo tutti imparato, fin da quando leggevamo l’Iliade a scuola, che dei sogni non ci si può sempre fidare. E che il cattivo esempio lo danno talora le divinità stesse. Come Giove Tonante che per contraddire la moglie e compiacere una collega venuta dal mare non si perita di inviare un sogno fasullo (leggi: fake news) nientemeno che al capo dell’esercito greco impegnato nella guerra contro i troiani.
I sogni, si sa, vengono quando si dorme. E sull’argomento è di recente uscito da Odoya Edizioni un curioso volume, tradotto dal tedesco da Isabella Ventura, che si intitola Storia del sonno. Tra letteratura e scienza. Lo ha messo insieme Karoline Walter ed è un rapido excursus - sghembo nella trattazione ma accattivante nella scrittura - intorno e all’interno di quell’inafferrabile parodia dell’Aldilà che è appunto il cosiddetto mondo dei sogni.
Una sorta di resoconto su come ci si è comportati nel tempo e in diverse parti del globo nei confronti di un bisogno primario qual è il dormire, partendo da alcuni miti e leggende in cui il sonno precede la creazione stessa. Nell’Edda islandese si racconta infatti che «in principio non esisteva altro che un baratro cosmico, il Ginnungagap, in cui viveva addormentato il gigante Ymir, dal cui sudore nacquero due esseri: un uomo e una donna». Mentre il Bhagavata Purana, testo sacro della tradizione indù, ricorda che «prima della nascita del mondo, un enorme cobra galleggiava sulla superficie di uno sconfinato oceano primordiale e che tra le sue innumerevoli spire giaceva addormentato Vishnu». Colpito da un frangente, il dio si stava svegliando quando ebbe origine il mondo. Che fuoruscì dal suo ombelico in forma di loto. Fa eccezione la Bibbia, in cui è lo stesso Padreterno a creare quel che noi avremmo poi chiamato universus: un mondo dotato di senso. Il Dio delle Sacre Scritture, infatti, pare quasi «attenersi all’ordine dell’evoluzione. Per prima cosa crea i cieli, in seguito gli esseri viventi e, tra questi ultimi, spuntano prima le piante, poi le creature marine, gli uccelli e solo da ultimo l’uomo».
Per il Dio biblico, che è onnipotente e onnipresente, «il sonno non è concepibile». Nei racconti della Bibbia è «tutt’altro che uno stato divino», ed è «una prerogativa degli animali e degli uomini, creature fondamentalmente imperfette», seppur capaci di ridestarsi, ritornare in sé e risorgere alla vita. «Non amare il sonno, per non diventare povero, tieni gli occhi aperti e avrai pane a sazietà» è scritto nel libro dei Proverbi (20, 12-15). Un saggio consiglio, poi ribadito da chi ha sempre saputo che cos’è la fame e il freddo, che ha attraversato i secoli fino all’epoca dei Lumi. Nei suoi Pensieri sull’educazione(1693) John Locke raccomanda infatti ai genitori di non permettere ai bambini di dormire troppo né troppo comodamente. Mentre Benjamin Franklin, inventore del parafulmine e della lente bifocale, del catetere vescicale e di una famosa stufa - a quel tempo ci si scaldava con la legna -; nonché creatore del primo corpo dei pompieri e della prima biblioteca pubblica in America, non dichiarò guerra al dormire come fece qualcuno dei contemporanei, ma consegnò ai posteri un’aurea sentenza: «Presto a letto e presto alzato, fanno l’uomo ricco, sano ed assennato».
La Storia del sonno è un regesto cui, tra le righe, sembra spirare un’aria di fronda, tra il giovanilistico e il libertario, che potrebbe anche essere intesa come un elogio del sonno. Parente prossimo di un utopistico e rivoluzionario dolce far niente. È invece, nella sostanza, un ballo dei sapienti chiamati indirettamente a convegno da Karoline Walter attraverso opportune sintesi e citazioni di pareri e contro pareri, prove scientifiche e semplici opinioni, resoconti e dati statistici, con gli indispensabili annessi e connessi di aneddoti storici e curiosità varie. E partendo da padre Adamo, preda di un sonno anestetizzante il giorno in cui perdette la famosa costola, trovano ampio spazio episodi tratti dalle Scritture e dalla tradizione cristiana in cui profeti, mistici e santi - dormendo - ricevono in visione premonizioni e preziosi messaggi. Nei secoli dei secoli a venire si è continuato a dormire e sognare. E a ragionarci sopra. Fino alla scoperta della elettricità negli esseri viventi e al cosiddetto “magnetismo animale” del dottor Mesmer, il quale, alla fine del ’700, curava le malattie del corpo - ernia compresa - inducendo uno stato di trance nel fortunato paziente. Con l’invenzione della lampada a gas (1792), dieci volte più potente delle tradizionali candele, e poi della lampadina a filamento di carbonio, l’equilibrio tra il sonno e la veglia si fece ancor più precario. Vi fu chi preconizzò l’avvento della “età dell’insonnia”. Rimanere sveglio per più di 33 ore fu d’obbligo per Charles Lindbergh durante la trasvolata dell’Atlantico; ma vi fu anche chi, in America, si cimentò contro il sonno come fosse una disciplina sportiva, resistendo per 200 ore filate dentro una gabbia di vetro visibile a tutti. Infine, come a mantener viva la partita fra i due schieramenti, pro e contro le grandi dormite, un intero capitolo è dedicato al lontano Giappone. Dove, veniamo a sapere, non si fa distinzione tra la notte e il giorno, e si dorme poche ore per volta. A spizzichi e bocconi. In privato e in pubblico. Sulle panchine del parco e in metropolitana. Senza per questo essere scambiati per dei poveri senzatetto. Leggere per credere.
- Luigi Sampietro - Pubblicato su La Domenica del 28/8/2022 -
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