sabato 3 luglio 2021

Sonnanbulismo

Sloterdijk (sempre in "Luftbeben: An den Quellen des Terrors", 2002 ["Terrore nell'aria". 2007, Meltemi Editore]) commenta il cambiamento di paradigma che la guerra ha stabilito nel XX secolo: l'ambiente esterno (la natura, l'aria, l'atmosfera) non è più garanzia di respiro e di tranquillità (come lo era per Nietzsche, Heidegger o Robert Walser, ad esempio), ma, al contrario - con l'avvelenamento generalizzato assicurato dalle tecnologie di guerra, ora "dissacrate" da un uso civile -, l'ambiente ora è sempre ostile e l'individuo si trova impegnato in uno sforzo permanente per costruire ambienti artificiali che lo possano proteggere, temporaneamente, dall'ambiente esterno.
In simili condizioni, il sistema immunitario diventa un argomento di discussione: quando, in maniera latente, tutto può essere contaminato e avvelenato, scrive Sloterdijk, quando tutto è potenzialmente ingannevole e sospetto, ecco che dalle circostanze esterne non possono essere dedotte né la totalità né la possibilità di «essere un Tutto». L'integrità non può più essere pensata come se fosse un qualcosa ottenuto grazie alla devozione nei confronti di un'ambiente benevolo, ma piuttosto solo come lo sforzo individuale di un organismo che si distingue dal suo ambiente. Ciò apre la strada a un nuovo campo di pensiero, tipico della contemporaneità: l'idea secondo cui la vita insiste non tanto sul suo «esserci» - espresso attraverso la sua partecipazione al tutto - quanto piuttosto su una sua stabilizzazione attuata per mezzo della «chiusura di sé» e il rifiuto selettivo di partecipare.
Poco prima di queste conclusioni finali, Sloterdijk fa riferimento a un saggio di Elias Canetti del 1936; che in origine era una conferenza in onore del 50° compleanno di Hermann Broch. Tra le due guerre, Broch emerge come il poeta del nostro tempo, scrive Canetti, come il poeta attento all'atmosfera, attento a quel cambio di paradigma di cui parla Sloterdijk (cosa che sottolinea, non solo per il contenuto della sua esposizione, ma anche a partire della scelta formale della collocazione di Canetti/Broch in un unico stesso saggio: come Canetti legga in Broch una sensibilità profetica, un'attenzione all'ostilità dell'ambiente che in lui sarebbe scattata solo anni dopo). Broch denaturalizza l'immediatezza dell'ambiente, il suo carattere ancora non pensato, parlando di quel «sonnambulismo» che contraddistingue e segna chi non riconosce ancora l'ostilità dell'ambiente.

fonte: Um túnel no fim da luz

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