Walter Benjamin entra anche in polemica con quelle filosofie della storia che riferiscono il presente a un senso del futuro: queste concezioni della storia preannunciano che tutti gli abusi, le ingiustizie e le atrocità della storia finiranno, riciclati o metabolizzati, dentro un senso storico. Perciò, a salvarsi sarebbe il futuro, e non il passato! Il pensatore tedesco denuncia perciò queste teorie della storia come ideologie del progresso, e le respinge sulla base di due motivi.
Il primo è dato dalla confusione tra progresso tecnico e progresso morale: con il primo abbiamo ottenuto il dominio sulla natura e, tra le altre cose, anche sull'uomo. Benjamin - con la pazienza di un collezionista - mise in fila tutti i sogni di emancipazione che l'uomo aveva associato all'avvento della moderna tecnologia. Il diciannovesimo secolo, ad esempio, credeva al sogno di Leonardo da Vinci; cioè immaginava che gli aerei avrebbero trasportato la neve, dalle Alpi per alleviare il Ferragosto ai romani. Ma ciò che è realmente accaduto, è che gli aerei hanno riempito le trincee di sangue.
La seconda critica è rivolta alla natura inesauribile, perfettibile e invincibile del progresso: inesauribile perché il tempo e le risorse della natura e dell'uomo sono infinite; perfettibile, perché l'evoluzione del mondo e dell'uomo porta sempre a migliorare, come ben dimostra il darwinismo sociale; e invincibile, perché l'uomo e la funzione della società funzionano come la natura, contro le cui leggi è meglio non combattere. Una delle conseguenze più nefaste di questa convinzione sulla perfettibilità dell'uomo e del mondo, è la pigrizia.
Racconta Kafka, ne "La costruzione della Muraglia Cinese", che i costruttori della Torre di Babele in realtà non poserò neanche la prima pietra: dal momento che avevano tutto il tempo del mondo a venire, non si disturbarono nemmeno a iniziare il lavoro.
Fonte: - Reyes Mate - De La herencia del olvido - Errata Naturae. Madrid: 2008.
già pubblicato sul blog l’8/12/2011
Nessun commento:
Posta un commento