Dal giorno della distruzione del Secondo Tempio, ad opera dei Romani nel 70 d.C., e del loro conseguente esilio dalla Palestina, gli ebrei sono rimasti senza una patria, fino alla fondazione di Israele nel 1948. Giusto? Sbagliato!
Comunque sia, a battere i sionisti sul tempo, per pochi decenni, furono i sovietici, i quali organizzarono una regione autonoma ebraica - improbabilmente situata sul confine russo-cinese - al di là della Mongolia.
Ancora più improbabilmente, quello «stato ebraico» è sopravvissuto a stalinismo, guerre, privazioni e perfino alla caduta del socialismo reale.
Però sono assai pochi gli ebrei che ancora risiedono in quella che una volta era conosciuta come la futura utopia giudaico-socialista.
La storia di Birobidzhan rimane una delle più bizzarre note a piè di pagina nella lotta per una patria ebraica.
« La soluzione sovietica alla questione nazionale è rigorosamente esemplificata dal modo in cui i problemi del popolo ebraico sono stati trattati nell'Unione Sovietica », scrive D. Bergelson in La Regione Autonoma Ebraica, un opuscolo in lingua inglese pubblicato a Mosca nel 1939, scritto interamente in modalità socialista-utopistica.
Esso descrive come gli ebrei, già oppressi dal regime zarista, stessero ormai prosperando nell'egualitaria Unione Sovietica:
« Aviatori ebrei hanno preso parte alla storica spedizione al Polo Nord. Migliaia di ebrei fanno funzionare le macchine nelle fabbriche e nelle fattorie. Nella città di Gorky (ex-Niznij Novgorod), in cui gli ebrei non erano autorizzati a vivere ai tempi dello zar) ci sono circa otto mila ebrei che lavorano nell'industria automobilistica. Tra i lavoratori stakanovisti troviamo molti ebrei come Blidman, Khenkin, Yussim e altri, i cui nomi sono noti in tutto il paese. Gli ebrei dell'Armata Rossa che hanno preso parte alle battaglie sul Lago di Hassan sono stati tra quelli decorati da parte del governo sovietico per il loro eroismo e abnegazione. Ci sono nomi ebraici tra quelli degli eroi dell'Unione Sovietica, così come tra quelle dei Deputati per il Soviet supremo dell'Unione sovietica e il Soviet Supremo dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ».
Una delle peculiarità del comunismo sovietico riguarda il fatto che esso abbia avuto a che fare con più di 100 nazionalità sul territorio dell’ex impero russo. Non molto tempo dopo la Rivoluzione del 1917, Mosca garantì a tutte le nazionalità un massimo di autonomia culturale e territoriale (almeno sulla carta). Per gli ebrei, che per 19 secoli erano stati un popolo senza un paese, questa fu un'opportunità senza precedenti: « Oltre ad assicurare la piena parità agli ebrei, il governo sovietico stanziò un grande distretto - Birobidjan - come territorio nazionale ebraico. Gli ebrei acquisirono così il loro Stato in Unione Sovietica - la Regione autonoma ebraica, che è stato l'unico e più importante sviluppo nella storia del popolo ebraico nel suo insieme ».
La Regione Autonoma Ebraica (in yiddish: Yidishe Avtonome Gegnt), venne creata nel 1934 nel quadro della politica nazionale di Stalin, incentrata sul comune di Birobidzhan, lungo la ferrovia transiberiana, vicino a Khabarovsk. L'insediamento nella zona (da parte dei russi), in corso a partire dalla metà del 19° secolo, fu notevolmente accelerato dalla ferrovia transiberiana (completata nel 1916). La creazione della R.A.E. era dapprima intesa come un modo per contrastare sia il sionismo che il giudaismo (religioso) per mezzo della creazione di una versione versione atea e sovietica di Sion, e in seguito per creare un insediamento nelle terre siberiane confinanti con la Cina, che erano allora ancora scarsamente popolate. Un punto di vista più cinico della genesi e della locazione della R.A.E. suggerisce che questo alla fine avrebbe permesso l'espulsione dall'Unione Sovietica dell'intera popolazione ebraica, che sarebbe così stata spedita in uno dei più remoti angoli del paese.
Inizialmente, ci furono dei pionieri ebrei che vennero attirati a Birobidzhan grazie a un concertato sforzo di propaganda, che partiva da manifesti ed opuscoli, e arrivava perfino a film e libri: c'è stato un film che ha raccontato una storia di ebrei americani, in fuga dalla Grande Depressione per andare verso un'utopia ebraica.
Via via che il numero dei coloni cresceva, fioriva anche la cultura ebraica nella regione. Valdgeym, Amurzet e di altri insediamenti ebraici venivano stabiliti, veniva fondato il giornale in lingua yiddish "Birobidzhaner Stern" ( Stella di Birobidzhan ). Ma la crescita della R.A.E. venne rallentata a causa delle purghe di Stalin - sia prima che dopo la Seconda Guerra Mondiale - e dalla guerra stessa. Le purghe causarono addirittura anche la distruzione di tutta la "collezione Giudaica" della biblioteca locale di Birobidzhan. Nei decenni susseguenti alla guerra, ci furono molti ebrei di Birobidzhan che scelsero di emigrare; nel 2002, gli ebrei costituivano meno del 2% dei 200.000 abitanti della regione (il 90% era russo, ed ucraino il 4%).
Stranamente, tutto questo non ha impedito una rinascita ebraica: l'yiddish continua ad essere insegnato nelle scuole di Birobidzhan, vi sono ancora programmi radiofonici e televisivi in lingua Yiddish e il "Birobidzhaner Stern" continua a pubblicare una sezione di testi in yiddish. Una nuova sinagoga è stata aperta nel 2004, e continua a esistere una National University ebraica. Ci sono ampi collegamenti tra la regione e Israele, che è il paese d'origine del rabbino capo della R.A.E., Mordechai Scheiner. Il rabbino è ottimista circa il futuro della "ebraicità" a Birobidzhan: « Oggi si può godere dei benefici della cultura yiddish, e non aver paura di tornare alle tradizioni ebraiche (...) la vita ebraica sta rivivendo, sia in termini di quantità che di qualità ».
fonte: Strange Maps
L'opuscolo di D. Bergelson può essere letto per intero qui.
(già pubblicato sul blog il 5/12/2008)
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