giovedì 6 maggio 2021

640mila miliardi di dollari in derivati !!

L'ironia del tragico
- di Atanásio Mykonios -

Può sembrare strano, ironico, perfino tragico, oppure è semplicemente un paradosso. Lo Stato non è altro che un'ironia storica. Nei manoscritti che Marx scriveva in maniera esauriente, tra gli anni 1857 e 1858, intitolati Grundrisse - un'opera assolutamente essenziale ai fini della comprensione di quale sia stato il movimento del pensiero di Marx -, egli ha delle intuizioni impressionanti. In una di queste, afferma che per distruggere il capitale, sarebbe necessario fra crollare lo Stato e le classi sociali. Questo non è un dato qualsiasi, ma rivela la profondità del compito storico che i lavoratori si trovano di fronte a loro. Per chiunque abbia un minimo di conoscenza del pensiero di Marx, a partire da "La sacra famiglia", non è difficile arrivare a comprendere che la costituzione storica del capitale ha introdotto la figura del Diritto, dal momento che è lo Stato il meccanismo istituzionale che presiede al processo del Diritto.
Così è avvenuto che nel processo storico delle determinazioni e delle forme sociali che il capitale è andato via via assumendo, lo Stato sia diventato l'obiettivo delle lotte sociali, e i movimenti sociali - essendo quello dei lavoratori contro il capitale,  il primo e il più fondamentale di tali movimenti, - si sono trovati ad essere assorbiti dalla forma Stato, e hanno perso così la loro autonomia reale.
L'ironia, la stranezza o la tragicità attuale rivelano come siano proprio la destra e i liberali a mettere in discussione la forma Stato, nei limiti delle condizioni in cui si trova il capitale nella sua fase attuale. E i movimenti dei lavoratori, nel loro insieme, fagocitati dalla struttura dello Stato, si aggrappano invece  alle formalità statali, poiché il Diritto  che viene concesso ai lavoratori dallo Stato non è nient'altro che la concessione del controllo di una parte dei meccanismi di sfruttamento del capitale.
Disperati, ci aggrappiamo allo Stato, visto come forma di garanzia di quei diritti che, alla fine, rappresentano la perdita della propria autonomia. In questo risiede un'aporia, quella per cui la società produttrice di merci è diventata - nel suo processo dialettico - la tautologia sociale che si è impregnata della forma sociale statale.
Ma la crisi strutturale - sebbene anche nel campo marxista ci sia chi sostiene che la crisi è ciclica e che il capitale tornerà a prendere vigore - spinge ancora più verso la politica, vista come forma di azione di liberazione dei movimenti sociali e dei lavoratori. La crisi attuale ha travolto e ha levato di mezzo partiti e sindacati e nessuna di queste istituzioni è in grado di rispondere criticamente a ciò che sta accadendo.
Giriamo in tondo, vertiginosamente, come se fossimo scarafaggi impazziti, senza via d'uscita in quello che è l'orizzonte assai limitato delle nostre azioni, dal momento che siamo stati effettivamente risucchiati nel processo di crisi del capitale: un vortice senza precedenti. Le forze di sinistra non sono in grado di far fronte a tale incubo. D'altra parte, il super-sfruttamento avanza a grandi passi, e ciò che stiamo vivendo è il processo di cui il capitale necessita per poter tentare, pietosamente, di ricomporsi.
La produzione di valore raggiunge quello che è il suo «limite assoluto», come ha affermato Robert Kurz nel suo libro "Denaro senza valore". Le dittature non hanno necessariamente bisogno di assomigliare alle dittature di un tempo. Ora, ad essere dittatoriale è la struttura sociale, così come lo sono le sfere sociali militarizzate, lo è il controllo integrato attraverso i meccanismi informatici. Il capitale fittizio è diventato una follia: il volume di valuta che viene scambiato per mezzo dei derivati è arrivato ad essere 640mila miliardi di dollari. Stiamo collassando senza nemmeno renderci conto di quello che sta succedendo. Qualsiasi soluzione all'interno del sistema, non può essere altro che un tentativo di respirare prima del crollo imminente. Quello che ci aspetta è un compito impegnativo.

- Atanásio Mykonios - Pubblicato il 28/2/2020 su Baierle & Co -

fonte: Critica social

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