giovedì 4 ottobre 2018

Tracce e Percorsi

seminario

Invito al Seminario di exit! 2018 - dal 5 al 7 ottobre, a Mainz -
Classe e questione sociale

A partire da circa la metà di quest'ultimo decennio, abbiamo assistito ad una rinascita di Marx, che a partire dal collasso finanziario del 2007-2008 ha guadagnato sempre più forza. Negli ultimi anni, sono apparse numerosi pubblicazioni che hanno affrontato il tema della fine del capitalismo, facendo frequentemente riferimento a Marx. Sulla scia di questo nuovo entusiasmo per Marx, anche il Marx della vecchia lotta di classe ha raggiunto nuove vette, nonostante tutte le distorsioni avvenute nella struttura sociale degli ultimi decenni. In particolare, dopo la svolta a destra avvenuta nella prima metà del decennio del 2010 (ad esempio, Pegida, AfD, l'elezione di Trump...)si ritorna a parlare di nuovo sempre più della «società di classe», e si colloca in tale contesto la «questione sociale». Sebbene la questione delle classi non sia mai stata del tutto abbandonata, anche nell'epoca alta della postmodernità, oggi torna alla ribalta, e si pretende che una tematizzazione (esagerata) del razzismo e del sessismo, sarebbe responsabile del motivo per cui tale questione di classe sarebbe stata trascurata.
Oliver Nachtwey scrive: «In maniera molto contraddittoria, quanto meno viene smentita la confutazione di Marx. In senso lato, la società di classe nel senso di Marx è emersa solo oggi... L'esclusione dalla proprietà dei mezzi di produzione implica una fondamentale asimmetria del potere e distingue i lavoratori dai capitalisti... Il concetto di classe in Marx è in questo senso abbastanza rilevante, perchè prima di ora non ci sono mai state così tante persone che dipendono da un salario, soprattutto perché non hanno mezzi di produzione... Ma non si può parlare di una società di classe dicotomica, come avevano profetizzato Marx ed Engels...». Invece, la critica della dissociazione-valore asserisce che nella crisi fondamentale il lavoro astratto e le relazioni di classe diventano obsoleti, dal momento che nel «collasso della modernizzazione» aumentano più che mai le disuguaglianze sociali, le marginalizzazioni e le esclusioni, le quali tuttavia non possono più essere comprese per mezzo delle categorie della classe. Perciò, il seminario di exit! di quest'anno si focalizzerà sul tema «classe e questione sociale».

Venerdì 5 ottobre, 19:00 - 21:30
Leni Wissen: Storia dell'assistenza ai poveri.

Il «lavoro», in quanto forma di attività centrale nel capitalismo, implica una relazione speciale con il non-lavoro. La relazione fra «lavoro» e «non-lavoro» è decisiva per la ristrutturazione delle relazioni sociali. Ciò si riflette nel rapporto con la povertà, come ci dimostra uno sguardo alla storia dell'assistenza ai poveri. Con l'emergere della società della dissociazione-valore, ha cominciato ad imporsi la distinzione fra i poveri degni, vale a dire, i lavoratori, e quelli indegni, ossia, i non-lavoratori; distinzione che ha decisamente modellato la formazione del sistema sociale emergente. La storia dell'assistenza alla povertà è intimamente legata alla storia dell'anti-ziganismo. Perché, nell'anti-ziganismo, la discriminazione sociale e razziale sono inestricabilmente legate. Di fronte alle tendenze all'inselvaggimento generale, nella sequenza della dinamica della crisi postmoderna del capitalismo, un anti-ziganismo strutturale (Roswitha Scholz) sembra decisamente presentarsi come processo di crisi per la classe media in caduta, e dev'essere pensato come il rumore di fondo relativo anche alla ristrutturazione dello stato sociale nel capitalismo in decadenza, come verrà esemplificato nello «Stato sociale attivatore» in Germania.

Sabato 6 ottobre, 10:00 - 12:30
Roswitha Scholz: E' la classe, stupido! ? - Degrado, squalifica e rinascita del concetto di classe.

Almeno dall'elezione di Trump e dall'emergere dell'Afd e di Pegida, la questione della classe si trova di nuovo sulla bocca di tutti. Perciò, la classe operaia industriale ha contribuito alla vittoria di Trump, che a quanto pare sarebbe stato il più votato negli ambiti industriali. Sembra che in gran parte della sinistra questo sia stato visto con sincero piacere. Alla fine, ecco qui nuovamente la buona vecchia lotta di classe, rimasta per molto tempo a vegetare, quasi come una contraddizione secondaria, a causa delle dimensioni della disuguaglianza di «razza» e di genere. Sembra esserci una necessità, principalmente della sinistra, di pretendere di forzare le stratificazioni sociali in uno schema di classe.
Se le teorie della disuguaglianza sociale, a partire dal decennio del 1980, sono state indirizzate verso una via secondaria dalla tesi dell'individualizzazione di Ulrich Beck e dalle teorie sull'ambiente, sulla sottocultura e sullo stile di vita, nel decennio del 2000, e non da ultimo a causa dell'«Hartz IV», sono nate discussioni sulla crisi o sulla paura della crisi del centro. Nel frattempo, ora, si è tornati ampiamente alla diagnosi di una società di classe, anche se sotto nuove vesti. Le pubblicazioni su questo argomento sono tuttavia talmente numerose che il problema è la scelta. Nella mia presentazione ho optato, da una parte, per l'approccio di Oliver Nachtwey, che, nella revisione dell'ipotesi di Beck, «Beyond Class and Layer» – la quale nel decennio del 1980 è stata determinante nelle scienze sociali e non solo, arriva alla conclusione che la società odierna è un «società in declino», nel contesto delle relazioni di classe modificate; dall'altra parte, ho rivolto la mia attenzione, fra le altre casi, alle considerazioni di Ulf Kadritzke sul presunto «mito del centro», come lamenta il sottotitolo del suo libro, «L'eliminazione della questione delle classi», del fatto che, come si dice, la classe media sia stata il campo di studio preferito di quella metà degli anni 2000. Qui, la mia tesi centrale continua ad essere che il concetto di classe, per quanto si sia modificato, non è adeguato per percepire le disparità e le esclusioni sociali nella fase avanzata del «collasso della modernizzazione».

15:00 - 17:30
Andreas Urban: Vigilare e punire - Il ritorno al diritto penale repressivo nella crisi della società del lavoro.

Con la maturazione della «contraddizione in processo» (Marx), è sotto gli occhi di tutti il fatto che la crescente crisi della società capitalista del lavoro produce, anche in questo paese, tendenze alla precarizzazione e all'impoverimento, oggi ancora difficilmente visibili. Ne deriva, in maniera inerente al sistema, la necessità - ma anche, ovviamente, la difficoltà - di amministrare politicamente la miseria che imperversa fra la popolazione. Uno strumento essenziale per questo, è sempre stato e continua ad essere il diritto penale. Non è un caso che ultimamente, nella criminologia accademica e nella sociologia criminale, la «punizione dei poveri» (Loïc Wacquant) ha ricevuto sempre più attenzione, e dappertutto viene diagnosticata una «svolta punitiva» (David Garland) del diritto penale - ciò, tuttavia, senza interpretare queste tendenze in termini di teoria sociale della crisi fondamentale della società del lavoro, per poi poterla spiegare sufficientemente.
Perciò, in questa presentazione verranno fatte alcune riflessioni sulla connessione esistente fra la crisi del lavoro e l'attuale ritorno del diritto penale repressivo. Dopo uno schizzo teorico della nascita e dello sviluppo del moderno sistema penale - dalla sua introduzione all'«età dell'oro» (Hobsbawm) del capitalismo nel dopoguerra - seguirà un chiarimento più dettagliato dell'attuale ritorno del diritto penale repressivo. Questo include, fra le altre cose, un aumento della popolazione carceraria in quasi tutti i paesi industrializzati occidentali, un abbandono tendenziale del principio di risocializzazione a favore di un mero sistema carcerario (si veda la tendenza attuale alla detenzione preventiva), la svolta della politica criminale verso la «sicurezza interna», e la legislazione in materia di sicurezza ad essa relazionata, così come sempre più misure di sorveglianza pubblica, ivi inclusa la creazione del cosiddetto «diritto penale del nemico», che di fatto si traduce nel privare del diritto alcuni strati della popolazione.

19:00: Assemblea Generale dell'Associazione Exit!

Domenica, 7 ottobre. 10:00 - 12:30
Circolo di Lettura exit! di Amburgo: Reddito di base incondizionato e critica della dissociazione-valore.

Da parte di tutte le diverse aree della società globale - anche dagli ambiti di sinistra e femministi - è emersa da più di un decennio la rivendicazione di un reddito di base incondizionato (RBI). Dopo una breve panoramica dei programmi e delle rivendicazioni dei diversi settori sociali, e delle loro intenzioni teoriche, verrà posta innanzitutto la questione di sapere se il RBI può costituire una risposta  al crescente apertheid sociale, all'Harz IV, al decadimento della crisi, o alle ultime innovazioni procedurali digitali, con le loro imminenti perdite di posti di lavoro. A partire da questo, dobbiamo chiederci: sarebbe possibile un RBI, e quali sono le valutazioni sull'impatto che potrebbe avere una simile esperienza? Dopo tale analisi critica delle idee e dei modelli, nonché della questione delle possibilità di realizzazione e delle loro conseguenze, verrà affrontata la questione di quali sono i possibili punti di partenza della concezione, anch'essa contenuta nella tematica RBI, di una sicurezza di vita senza condizioni preventive. Si potrebbero stabilire - a partire da una critica categoriale della socializzazione della dissociazione-valore - delle connessioni con quest'idea di «incondizionalità» in una vita in condizioni di finanziamento?
Detto in altre parole: L'«incondizionalità» avrebbe anche il potenziale di trascendere criticamente la forma del denaro, e potrebbe essere considerata materialmente, oppure, nel RBI, si legherebbe ad un'incondizonalità di un «reddito» completamente individualizzato, ad un'incondizionalità di esistenza e di remunerazione sociale che sarebbe solo un tentativo di perpetuare la forma del valore e della dissociazione nel processo del suo declino storico di crisi? Se ci sarà ancora tempo, dopo verrà allora discussa la questione della comprensione della critica della dissociazione-valore riguardo le lotte per la distribuzione e i conflitti sociali, inevitabili nel futuro dell'economia globale in disintegrazione.

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 Luogo del seminario:

  Jugendherberge Mainz
Otto-Brunfels-Schneise 4 55130 Mainz - Telefono 06131/85332
mainz@diejugendherbergen.de
http://www.diejugendherbergen.de/jugendherbergen/mainz/mainz/portrait/

In treno: Mainz è stazione ferroviaria Intercity ed Eurocity. Dalla stazione, le linee di autobus 62 e 63 in direzione di Weisenau-Laubenheim, fermata "Am Viktorstift / Jugendherberge".

In auto: Alla circonvallazione A60 Mainz-Darmstadt, uscire a Weisenau/Grossberg verso Innenstadt/Volkspark.

Costi a persona con vitto e alloggio, dal venerdì alla domenica:
Camera con quattro letti con doccia / WC: 80 euro (40 posti)
Camera singola con doccia / WC: 110 euro (10 posti)
Si prega di non trasferire in anticipo, ma portare contanti.

Partecipazione solo al seminario: 15 euro.
Partecipazione solo al seminario con pensione completa: 30 euro.
Ci sono 50 posti disponibili.

Se non si vuole alloggio, ma solo alcuni pasti, si prega di indicare quali al momento della registrazione (colazione, pranzo, caffè pomeridiano, cena). Per i partecipanti che non vogliono pernottare nell'ostello possono cercare una sistemazione esterna. Il gestore dell'ostello della gioventù ci ha indicato l'Hotel Stiftswingert (in Stiftswingert 4, Tel 06131-982640) e l'Hotel Ibis (Vicino al Südbahnhof; Holzhofstr 2, Tel 06131-2470); il centro congressi è facilmente raggiungibile a piedi da entrambi;il loro costo è di circa € 50 a notte.

Iscrizione: Indicare al momento della registrazione la possibile opzione per il cibo vegetariano.
Per e-mail: seminario + @ exit-online.org (rimuovere manualmente il segno + e gli spazi prima e dopo).
Per posta: Verein für kritische Gesellschaftswissenschaften, Heiko Gebauer, Buddestraße 16, 33602 Bielefeld.

fonte: exit!

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