sabato 13 ottobre 2018

Borderline

benoit isteria

Le categorie psichiatriche come categorie patriarcali
- di Benoit Bohy-Bunel -

Jennifer L. Reimer, morta nell'aprile 2014, con « Le trouble de la personnalité borderline et le contrôle de la femme subversive » (Reimer : 2009) ha proposto una tesi assai significativa per quel che concerne la relazione tra le violenze sessiste e/o sessuofobiche e le violenze patriarcali.
Reimer sostiene che la categoria del «disturbo borderline di personalità» (DBP) sia uno dei disturbi più interpretabili e nebulosi.
Come sostiene Reimer, il DSM III [Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali] (1980) interviene nello stesso momento in cui emerge la società cosiddetta "neoliberista", nella quale si sviluppa un'iper-responsabilizzazione degli individui, non solo degli individui che lavorano, ma anche degli individui strutturalmente oppressi o esclusi. I «disturbi della personalità» vengono fermamente stabiliti in questo periodo. La categoria psicoanalitica dell'isteria (che è stata collegata ideologicamente all'«invidia del pene», all'«angoscia della castrazione») viene abbandonata, a favore della categoria dell'«istrionico», la quale denota anche una teatralità drammatica. L'isteria patologizzava la femminilità in sé, dal momento che era stabilito che derivasse dal fatto di non essere un uomo. La categoria «istrionica» prolunga questa patologizzazione del femminile. Soprattutto, queste due categorie definiscono dei «disturbi femminili» che solo l'ordine gestionale clinico maschile potrebbe interpretare, descrivere, svelare nella sua piena verità. Il femminile sarebbe stato perciò un enigma (un'«ironia», direbbe Hegel, un «simulacro», direbbe Baudrillard), oppure anche un gioco d'inganni) che il maschile doveva affrettarsi a ricondurre a delle interpretazioni stabili ed univoche.
Il DBP si riferisce ad un «comportamento drammatico, emotivo e bizzarro», e Reimer mostra che si tratta di un disturbo che categorizza in maniera prioritaria il femminile: le donne, assegnate all'emotivo, al compassionevole, verrebbero qui patologizzate in quanto avrebbero espresso troppa emotività. Reimer sostiene che le sofferenze femminili che sono associate al DBP si possono legare ad un «duplice vincolo»: da un lato, il comportamento femminile socialmente appropriato o rispettabile presupporrebbe una vita eterosessuale stabile, con un compagno assegnato; dall'altro lato, le donne dovrebbero anche sviluppare un'indipendenza rispetto al compagno, e sapere che non possono contare troppo su di lui. L'evoluzione e l'aggravarsi di questo «duplice vincolo» verrà ovviamente legato alla «duplice socializzazione» delle donne, già menzionata, che si sviluppa da 40 anni (integrazione delle donne nello sfruttamento salariale, insieme agli incarichi mantenuti nella sfera privata). La sofferenza socialmente costruita, nel DBP, viene confusa con una mancanza oggettiva, che rimanda a delle disfunzioni psichiche oggettive, che la persona svilupperebbe. La categoria del DBP può definire una rabbia delle donne potenzialmente «irrazionale», «primaria», «distruttiva», ed essa dev'essere soffocata. In quanto categoria politica (che viene ignorata), probabilmente patologizzerà le donne sovversive, che rifiutano l'ordine patriarcale.
Reimer sostiene che prima dell'età dell'Illuminismo, le donne che vivevano da sole («frigide») o anche le donne che avevano delle avventure amorose illegittime («troppo sessuali») potevano essere considerate come delle streghe. Il Malleus Malificarum mostrava quali erano i segni sessuali che determinavano che una donna era una strega. Nel caso che le streghe non venissero giustiziate, potevano subire dei trattamenti «appropriati» (esorcismo, guarigione spirituale). Ma il «guaritore» poteva fallire a causa dello «spirito demoniaco recalcitrante» (cfr. Usher: 1991). Foucault mostra che la categoria di isteria, nel 1800, si è trasferita dal campo della fede («stregoneria») verso quello della scienza (Foucault: 1965). Le donne potenzialmente devianti, o sovversive, venivano inquadrate e categorizzate dalla clinica. Le sintesi sociali teocratiche vennero sostituite da delle sintesi sociali economiche e cliniche. La dimensione funzionale ed amorale di quest'ultime non abolirono la preoccupazione per il controllo sociale, ma tendevano al contrario ad aggravarla, secondo un certo punto di vista: favoriva delle auto-assegnazioni più strette, e delle massimizzazioni specifiche delle forze vitali, orientate alla produttività sociale.
L'isteria definita dai primi psicoanalisti poteva essere legata alla «frigidità»: l'eccitazione femminile associata a delle emozioni spiacevoli, l'evitare gli uomini sessualmente eccitati, potevano diventare dei sintomi dell'isteria femminile (Freud: 1905).
La preoccupazione gestionale (legata ad una preoccupazione economica e demografica) di garantire una sessualità femminile eterosessuale produttiva e «praticabile» si riflette in queste teorizzazioni specifiche dell'isteria (anche se il «medico» può esprimere questa logica senza saperlo).
In un altro contesto, durante i primi momenti della clinica, le donne vittime di violenza o di aggressione sessuale venivano inviate in manicomio (veniva qui patologizzata la loro «incapacità»di essere eccitate dalla «sollecitazione sessuale», senza tener conto delle violenze insopportabili che avevano subito). L'assegnazione all'isteria, così come l'assegnazione alla stregoneria, determina la dimensione tendenzialmente «deviante» (o «demoniaca») della sessualità femminile, in seno alle società patriarcali che tentano di inquadrare questa sessualità femminile definita ideologicamente come «fonte della vita». Malgrado le loro differenze, le sintesi sociali teocratiche e e le sintesi scientifiche-economiche sono analogicamente collegate (allo stesso modo in cui la critica del feticismo delle merci assume in Marx un'analogia religiosa).
La clinica tardiva definisce una categoria diagnostica del DBP che sviluppa le ingiunzioni iscritte in queste categorie dell'isteria e della stregoneria, e senza mettere in discussione la loro radice autoritaria e patriarcale: il DBP sarebbe per esempio legato alla promiscuità sessuale, in grado di provocare una impulsività «autodistruttiva» (DSM III). Ma non è solo la sessualità femminile che viene sottilmente controllata dalla diagnostica DBP. Come sottolinea Reimer, la rabbia femminile sovversiva, la rabbia femminista, può essere assegnata alla patologia attraverso questa categorizzazione clinica. Così come avviene per l'assegnazione alla stregoneria, anche l'assegnazione al DBP è suscettibile di individuare non solo la donna «troppo sessuale», ma anche la donna «frigida» (quella destinata oggi ad essere sottomessa alla «duplice socializzazione», al relativo «duplice vincolo», già evocato).
Reimer afferma che le persone classificate come DBP avrebbero assai spesso subito delle violenze o delle aggressioni sessuali. Nel 1989, uno studio ha mostrato che su un campione di persone cui era stato diagnosticato il DPB, l'81% di loro era stato vittima di abusi sessuali (Bradley: 2007). Così, in maniera assolutamente aberrante, vediamo come la categoria psichiatrica del DPB assegni alla rabbia patologica - «irrazionale», «deviante» - delle sofferenze semplicemente sane e ragionevoli, che sono conseguenza di shock e di aggressioni orribili. In un simile contesto, un'assistenza che sia realmente attenta ed accurata nei confronti delle persone sofferenti è semplicemente impossibile, nella misura in cui la loro singolare esperienza  qualitativa viene puramente negata, e nella misura in cui questa medicina cerca soprattutto di reprimere quelle che vorrebbero esprimersi come esplosioni legittime. In maniera del tutto esplicita, il DPB descrive dei sintomi che sarebbero propri di un «disturbo» essenzialmente interiore (indipendente dalla interazioni sociali) e che implicitamente presuppone che, per trattare il «disturbo», non sia necessariamente importante interessarsi al passato delle persone. Tendenzialmente, questa categoria clinica responsabilizza delle persone che hanno potuto subire delle aggressioni, e che non sono affatto responsabili di questo fatto.
Così facendo, l'ordine clinico parteciperà alla negazione di quella che è un'intera società patriarcale. Abbiamo potuto farci un'idea di questa negazione strutturale, di questo negazionismo patriarcale strutturale, che si trova inscritta nelle strutture competenti, della giustizia, della scuola e della famiglia, nel 2017, quando si è prodotta un'ondata di testimonianze da parte delle donne, relativamente alle aggressioni che avevano subito, nel contesto della campagna internazionale «Me Too». E anche se queste dinamiche sono ancora insufficienti, rimangono nondimeno necessarie, e mostrano già quale sia la piena portata della catastrofe maschilista moderna.

- Benoit Bohy-Bunel - Pubblicato nel settembre 2018 su benoitbohybunel -

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