Perché Bolsonaro? A proposito dell'estrema destra in Brasile
- di Joelton Nascimento -
«Riusciremo a fare qualcosa oltre a confermare l'inettitudine dell'America cattolica, che avrà sempre bisogno di tiranni?»
- Caetano Veloso, Podres Poderes (1984) -
- 1 - L'attuale crisi è una crisi di quelle che sono le basi fondanti le economie capitaliste [*1]. La crisi non è cominciata nel 2007-2008, bensì è emersa allora, proprio come ci viene mostrato dal discorso, e si è poi offuscata, per poi tornare a rimanere nascosta facendo sfoggio delle sue conseguenze immediata. La crisi insiste ad apparire come se fosse solo uno scompiglio provvisorio della relazione che intercorre fra la finanza ed il settore produttivo del capitalismo, il quale possa poi essere riorganizzato per dare continuità ad un modello di crescita economica sostenibile. Intesa in questo modo, la crisi attuale del capitalismo non è né diretta né di sinistra. È solo lo sfondo dove si rendono possibili discorsi e pratiche, cui possiamo attribuire l'etichetta di sinistra o di destra, rispetto alle quali possiamo agire o reagire, facendo parte di governi in cui possiamo essere, o meno, a capo degli Stati.
- 2 - È per questo motivo che, nelle economie capitaliste, una grave crisi economica tende ad innescare una contestazione popolare del governo dello Stato, nel momento in cui scoppia la crisi, sia che il governo possa essere di destra o di sinistra. In Irlanda, il partito di centro destra Fianna Fáil è stato sconfitto dopo essere stato al potere per decenni, in Lettonia, la coalizione conservatrice che sosteneva il primo ministro Ivars Godmanis, con la crisi, è naufragata in maniera fragorosa. Ma in America Latina, d'altra parte, ad essere stati colpiti nel momento della crisi, sono stati i governi di sinistra, e proprio per questo, da allora, sono stati contestati duramente. Il peronismo Kirchenerista argentino è stato sconfitto alle elezioni dopo essere stato per dodici anni al governo, e anche il suo successore, più liberale, non è stato in grado di fare molto al di là della continuità della crisi, essendo stato anch'esso fortemente contestato. Negli ultimi giorni, saccheggi e scioperi generali, fanno parte del notiziario politico dell'America Latina, in special modo di quello argentino e venezuelano, mostrando chiaramente come l'attuale crisi capitalista ha colpito il continente in maniera tale che le tradizionali ricette di sinistra o di destra non sono in grado di fronteggiarla.
- 3 - Come giustamente dice il filosofo italiano Giorgio Agamben, «... solo quando la casa è in fiamme, diventa visibile per la prima volta quello che è il problema architettonico fondamentale» ["2]. Lo Stato capitalista, da molto tempo sottoposto a lunghe e gravi crisi non riesce più ad offrire nient'altro se non quella che è la sua funzione elementare: garantire l'ordine attraverso la violenza.
- 4 - La garanzia della legge e dell'ordine, è il grido dello Stato capitalista in crisi, anche se tale garanzia viene attuata contro la legge e in mezzo al disordine. Un simile paradosso si presenta chiaramente nella formula agambeniana della forza di legge (ovvero, nella forza di legge senza legge) [*3]. Lo Stato moderno, di fronte ad una crisi capitalista grave e profonda, tende a ritornare a quello che è il suo fondamento auto-costitutivo: la garanzia della stabilità attraverso la violenza. Che si sappia, nessun altro ha espresso meglio e più sinteticamente di Anselm Jappe questa tendenza dello Stato: «lo Stato può prendersi cura, o meno, del benessere dei suoi cittadini; può regolare la vita economica, oppure può non farlo; può stare apertamente al servizio di un piccolo gruppo, o al servizio di un solo individuo, oppure, al contrario, pretendere di servire l'interesse comune: niente di tutto ciò è essenziale. Ma uno Stato senza degli uomini armati che difendono dall'esterno, e che salvaguardano, "l'ordine" interno non è uno Stato. Su questo punto, possiamo dare ragione sia a Hobbes che a Carl Schmitt: la possibilità di amministrare la morte rimane il perno di tutta la costruzione statale» [*4].
- 5 - Ma se tutto questo è vero da tempo, in che cosa consiste la novità dell'ascesa dell'estrema destra brasiliana, ricostituitasi intorno al militare in pensione Jair Bolsonaro, attuale leader di quelle che sono le intenzioni di voto alla presidenza della repubblica? Una delle novità è costituita dalla genialata che attua al fine di garantire la legge e l'ordine: se da un lato, lo Stato brasiliano è già di suo il terzo paese più incarcerato del mondo [*5], ecco che in Brasile si rende necessario condividere la violenza sovrana con alcuni "privati". Non a caso, una delle principali caratteristiche dell'estrema destra consiste nell'abrogazione dello statuto del disarmo, e nel diminuire i criteri per l'acquisto e la circolazione delle armi da fuoco.
- 6 - A prima vista, dire che la violenza statale e la sua condivisione facciano parte dello stesso movimento, può sembrare un'incongruenza. Tuttavia, come dice Jappe, «il rafforzamento del monopolio della violenza da parte dello Stato, ed il suo trasferimento a dei privati non si trovano in contraddizione: la violenza è il nucleo dello Stato, e lo è sempre stata. In questi tempi di crisi, lo Stato si trasforma nuovamente in ciò che era storicamente, ai suoi primordi: una banda armata. In numerose regioni del mondo, le milizie si convertono in polizie "regolari", e le polizie si convertono in milizie ed in bande armate» [*6].
- 7 - Nei trent'anni in cui il deputato Jair Bolsonaro ha esercitato il suo mandato in parlamento, egli si è mantenuto sostanzialmente al servizio dello spirito di corpo di quella che in termini di brutalità è una delle polizie più eccessive del mondo. Non l'ha difesa come se si trattasse di un insieme di funzionari pubblici e di lavoratori, ma in qualità di esecutori di uno «sporco lavoro», che consiste nel ripulire costantemente il paese dalla sua ampia emarginazione. Per decenni, il discorso di Bolsonaro è stato pronunciato e tollerato da molti, e combattuto solo moralmente e giuridicamente da alcuni: si tratta del discorso della polizia che ha la necessità di poter fare il proprio lavoro, e mantenere la stabilità attraverso la violenza eccezionale, e che, fra gli altri, ha trovato un ostacolo negli attivisti dei diritti umani, nei religiosi caritatevoli e in dei militanti di sinistra "idealisti". Traccia di questi discorsi possiamo chiaramente trovarle, per esempio, nel cosiddetto Massacro di Carandiru, nel 1992, quando 111 detenuti vennero assassinati durante una rivolta carceraria. Il colonnello che comandò il massacro era Ubiratã Guimarães, e nonostante sia stato condannato in prima istanza, nel 2001, è stato eletto deputato per lo Stato di São Paulo, e poi assolto nel 2002. Se non fosse stato assassinato nel 2006, forse oggi ad essere il leader sarebbe Guimarães, e non Bolsonaro. Nel 2016, sono stati annullati tutti i processi in cui erano coinvolti gli appartenenti alle forze di polizia, e nessuno di loro è stato punito [*7]. Lo spazio di sterminio, che si era aperto a Carandiru, si è successivamente chiuso, in quanto ciò che si rafforza costantemente è la concretezza di un'economia capitalista in crisi permanente, e il fatto che la società brasiliana abbia tollerato, ed abbia offerto una critica solamente morale e/o giuridica, rispetto i discorsi e le pratiche di sterminio di vite umane ritenute indegne di vivere.
- 8 - Come ha già dimostrato negli ultimi decenni Maurilio Botelho, Rio de Janeiro è stato il laboratorio di un'economia militarizzata, dove la sicurezza patrimoniale e lo sterminio vengono stabiliti come se fossero gli zenit di una nuova era. Come concludono Botelho e Sardinha: «un recente reportage del quotidiano O Globo ha messo in evidenza l'ottimismo dell'associazione dei grossisti dello Stato di Rio, che celebrava l'importante riduzione del furto di merci. Se fosse stato intervistato qualche responsabile delle compagnie di assicurazione, anch'egli avrebbe dimostrato la sua soddisfazione per l'intervento militare, dal momento che negli ultimi anni in diversi distretti vicini a quello del Chapadão le domande di assicurare le automobili venivano sommariamente respinte. Il responsabile generale dell'intervento sosteneva che questo successo era dovuto ad un "incremento dell'attività poliziesca". Secondo tutte le indicazioni, l'indice dell'attività di polizia è proporzionale all'improduttività economica di crescenti porzioni della società» [*8].
- 9 - Quali sono queste «porzioni crescenti della società»? Rispondono gli autori stessi: « nel 2017, il 68% di tutte le vittime di omicidio nello Stato di Rio de Janeiro erano di colore scuro. Tuttavia, per dimostra quale sia il colore preferito nel mirino statale, tale percentuale, in caso di omicidi derivanti da un intervento militare, sale al 77%. Questo in uno Stato nel quale, secondo IBGE [N.d.T.: Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística], solo il 41% della popolazione è di colore scuro. La qualifica di "livello africano" dell'indice di sviluppo nelle favelas di Rio, porta alla luce non solo la mera metafora statistica, ma anche il nesso storico-strutturale della nostra socialità razzista. Nelle aree marginali della città, le persone di pelle scura delle baraccopoli sono "risorse umane superflue" (Rusche e Kirchheimer) che devono essere "bruciate"». La conclusione degli autori non potrebbe essere diversa: «il successo dell'intervento militare a Rio de Janeiro dev'essere valutato a seconda del modo in cui gli indesiderabili vengono eliminati a partire dalla loro presunta minaccia alla società di mercato. Solo così è possibile misurare il grado di violenza statale necessario a mantenere un mercato sempre più ristretto. Qualsiasi altro metro basto su dei principi elevati, è pura idealizzazione di fronte ad una società in rovina» [*9].
- 10 - L'estrema destra è l'unica ad affrontare senza idealizzazioni l'immenso lavoro sporco che l'economia capitalista in crisi terminale si trova davanti a sé: sottomettere, con le armi in pugno, la superfluità di massa delle popolazioni umane, che sono state espulse dalla società di imposizione del lavoro. La sua ascesa elettorale si deve soprattutto a questo. Allo slogan secondo il quale «chi non lavora, non deve mangiare» si somma quello per cui «con un po' di carbone, il mio primo falò» che tutt’e due insieme costituiscono le ragioni dell'adesione da parte dell'elettorato alle proposte dell'estrema destra: donne, neri, LGBT [N.d.T.: lesbiche, gay, bisessuali e transessuali], immigranti e indigeni diventano obiettivi privilegiati in una narrazione contraddittoria, in cui sono i meno in grado di lavorare e, allo stesso tempo, costituiscono una minaccia per quel che rimane delle possibilità occupazionali.
- 11 - Da parte sua, la sinistra elettorale, continua a nutrire puerili idealizzazioni, dove la principale di esse dice che l'unica cosa in grado di diminuire la quantità dei profitti dei banchieri sarebbe aumentare il guadagno ed il benessere del capitale produttivo, quello che inoltre apporterebbe «benessere per chi lavora». Nei dibattiti elettorali, si tratta, innanzitutto, di chi urla di più a proposito di «creare posti di lavoro e reddito». Non ci si rende conto che tutto questo alimenta l'idea secondo la quale che non lavora non deve nemmeno mangiare, se non grazie alla carità di qualche singolo o di qualche collettivo. È arrivato il momento in cui il discorso dello sterminio della superfluità del lavoro non può più essere contrapposto ai discorsi contro i ricchi che guadagnano senza lavorare. O distruggiamo la società basata sulla socializzazione attraverso il lavoro, tenendo conto di quali sono le difficoltà di un'uscita da quelli che sono dei modi secolari di vita, mediati dal lavoro e dal denaro; oppure in futuro assai prossimo verranno riaperti i campi di sterminio.
- Joelton Nascimento - Pubblicato il 5 ottobre 2018 su Blog da Consequência -
NOTE:
[*1] - Anselm Jappe - Le avventure della merce, Aracne, Roma, 2018
[*2] - Giorgio Agamben - L'uomo senza contenuto - Quodlibet
[*3] - Giorgio Agamben - Stato di eccezione - Bollati Boringhieri
[*4] - Anselm Jappe - Credito a morte: la decomposizione del capitalismo e le voci critiche.
[*5] - https://www.cartacapital.com.br/sociedade/brasil-terceira-maior-populacao-carceraria-aprisiona-cada-vez-mais
[*6] - Anselm Jappe - Credito a morte: la decomposizione del capitalismo e le voci critiche.
[*7] - https://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Carandiru
[*8] - Maurilio Botelho. Guerra aos vagabundos. Disponibile su: https://blogdaboitempo.com.br/2018/03/12/guerra-aos-vagabundos-sobre-os-fundamentos-sociais-da-militarizacao-em-curso/ e Maurilio Botelho; Thiago Sardinha. O sucesso da intervenção militar. Segurança patrimonial e extermínio no Rio de Janeiro. Disponibile in: https://blogdaconsequencia.com/2018/08/24/o-sucesso-da-intervencao-militar-seguranca-patrimonial-e-exterminio-no-rio-de-janeiro/
[*9] - Maurilio Botelho; Thiago Sardinha. O sucesso da intervenção militar. Op. Cit
fonte: Blog da Consequência
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