Schizofrenia monetaria [***]
- In che modo - per il momento e dopo il "terremoto bancario" del marzo 2023 - le banche centrali sono riuscite a stabilizzare il sistema finanziario? E quali sono le prospettive per questa gestione della crisi? -
di Tomasz Konicz
L'ultima crisi bancaria [*1] che ha scosso il sistema finanziario, nel marzo 2023, è scomparsa da tempo dai titoli dei giornali, tuttavia ciò non significa che il sistema finanziario si sia stabilizzato in maniera permanente. Il panico sul mercato ha continuato per mesi. E sono stati proprio i capitalisti finanziari [*2] che in aprile hanno sconsigliato di tornare al "business as usual". Sui media, il miliardario statunitense Leon Cooperman ha parlato di una «crisi finanziaria da manuale» a lungo termine [*3] che nell'ultimo decennio è stata causata da «una politica fiscale e monetaria irresponsabile»; e questo pochi giorni prima che, all'inizio di maggio, un'altra banca regionale statunitense in difficoltà - la "First Repubblic" - dovesse essere "salvata" e rilevata [*4]. Il significato di una simile accusa così criptica, è stato chiarito dall'investitore finanziario Jeremy Grantham in un'intervista rilasciata alla fine di aprile [*5]: «È dai tempi di Paul Volcker, che la Federal Reserve degli Stati Uniti non ha fatto quasi nulla di buono», si è lamentato Grantham. Con la sua politica monetaria espansiva degli ultimi anni e decenni, ha ripetutamente contribuito all'inflazione delle bolle speculative. Ciò ha provocato «una catena di super-bolle» che scoppieranno inevitabilmente e, quando lo faranno, avranno «effetti gravi e dolorosi» sull'intera economia globale. Pertanto, quest'anno, il potenziale di crisi è assai maggiore di quanto non fosse nel 2000, allorché è scoppiata la bolla delle dot-com - ha avvertito Grantham - visto che a essere stati gonfiati speculativamente, non erano stati solo i mercati azionari, ma anche «obbligazioni, immobili, opere d'arte e altri beni». Di conseguenza, la sfera finanziaria è diventata una «bolla di ogni cosa», una bolla che comprende molti settori e classi di attività dei mercati finanziari, aprendo così la strada all'inevitabile «crollo e conseguente dolorosa recessione». Le élite funzionali del capitale, sono quindi perfettamente in grado di riflettere sulle caratteristiche fondamentali del processo di crisi; sebbene questo venga fatto in modo ideologicamente distorto. La catena delle bolle finanziarie [*6], l'economia neoliberista della bolla finanziaria, lo scoppio della bolla di liquidità, il terribile potenziale di crisi che si è accumulato: tutti questi processi storici di crisi, vengono di certo percepiti dai capitalisti finanziari, mentre invece i resti di quella che una volta era la sinistra tedesca [*7] rimangono in gran parte nell'ignoranza della crisi [*8]. Ciò che invece entrambi i capitalisti finanziari summenzionati – Cooperman e Grantham – omettono di raccontare, è che essi stessi hanno fatto generosamente soldi a partire dall'economia della bolla finanziaria, sempre più dipendente dalla stampa di denaro da parte delle banche centrali. Ed è stato proprio il boom dei mercati finanziari - speculativamente riscaldato nell'era neoliberista - che, finanziato dal credito, ha agito come motore economico centrale. Il sistema funziona a credito, grazie alle crescenti dimensioni delle bolle speculative, le quali generano domanda finanziata dal credito per l'economia reale in difficoltà che langue, e che sta soffocando la propria produttività. È per questo motivo che, negli ultimi decenni di globalizzazione neoliberista, sono emerse gigantesche montagne di debito; e che in fondo si trattava solo della globalizzazione di questa dinamica del debito, resa sistemicamente necessaria per mezzo dei cicli di deficit [*9] , facendo sì che in tal modo anche gli speculatori incalliti non potessero evitare di percepire con disagio quel che era il potenziale di crisi repressa.
Che ci sia denaro!
Eppure bisogna rilevare come, nella primavera 2023, la brusca esplosione della crisi che ha spaventato anche i capitalisti finanziari, sia stata contenuta con successo solo grazie a rapide contromisure messe in atto dalle élite funzionali. Il pessimismo dei succitati speculatori sembra essere fuori luogo. Ragion per cui, vale quindi la pena esaminare più da vicino questa gestione della politica di crisi, quasi di routine. Le prime misure adottate dal governo degli Stati Uniti, dopo il crollo della Silicon Valley Bank (SVB), che a metà marzo ha innescato le turbolenze nella sfera finanziaria, erano mirate a combattere il panico e a stabilizzare le istituzioni finanziarie. Il presidente Biden ebbe a dichiarare che, con effetto immediato, lo Stato avrebbe protetto indefinitamente tutti i depositi bancari, e questo al fine di stroncare sul nascere qualsiasi «tempesta bancaria» incombente su altri istituti finanziari, dove i clienti in preda al panico avrebbero ritirato i loro soldi (in realtà, negli Stati Uniti, i depositi sono legalmente protetti solo fino a $250.000). A tale scopo, la Federal Reserve statunitense ha stanziato 143 miliardi di dollari, confluiti nelle società di salvataggio e che sono serviti a garantire i depositi dei clienti presso la SVB e presso la Signature Bank, anch'essa fallita. Non c'è stato un singolo cliente delle banche colpite che abbia perso i propri soldi. Simultaneamente, Washington ha proceduto a inondare il sistema finanziario di denaro, al fine di impedire un "congelamento" della sfera finanziaria, come era invece accaduto dopo il fallimento della banca d'investimento Lehman Brothers, nel corso della crisi finanziaria globale del 2007-08. All'epoca, le banche avevano paura a proseguire nel solito trading interbancario, dal momento che non era chiaro se i loro partner commerciali fossero o meno a rischio di fallimento. Al fine di prevenire un blocco altrettanto catastrofico delle transazioni essenziali nel settore finanziario, la Federal Reserve statunitense ha pertanto spalancato le proprie porte monetarie: nella settimana dal 9 al 15 marzo, nell'ambito di un programma di fornitura di liquidità noto come "finestra di sconto" [*10], oltre 152 miliardi di dollari USA sono confluiti nelle banche a corto di liquidità. Per dare un'idea della dimensione di questo intervento anti-crisi di marzo, basta guardare alla settimana precedente, quando le banche, attraverso la finestra di sconto della Fed, avevano richiesto solo circa 4,5 miliardi di dollari. Ciò significa che a metà marzo 2023, il picco settimanale dell'anno di crisi 2008 - quando allora la Fed aveva speso circa 111 miliardi di dollari per stabilizzare le banche in difficoltà entro una settimana dal fallimento di Lehman Brothers [*11] - è stato ampiamente superato. Inoltre, nel solo mese di marzo, nell'ambito del nuovo programma di crisi "Bank Term Funding Program" [*12], sono stati prestati alle banche 53 miliardi di dollari. All'inizio di maggio questa cifra era già salita a 75 miliardi [*13]. In un tale processo, le istituzioni finanziarie possono depositare alla pari i loro titoli di Stato - che nell'attuale fase di alti tassi di interesse stanno diminuendo di valore, e che hanno innescato la crisi negli Stati Uniti [*14] - come garanzia del valore nominale nell'attuale fase di alto interesse, e dove pertanto il meccanismo di mercato ha dovuto essere sospeso dalla FED, al fine di stabilizzare il mercato finanziario (quando i tassi di interesse aumentano, il valore di mercato delle obbligazioni diminuisce). Nel solo mese di marzo del 2023, le misure dirette contro la crisi adottate dai politici, hanno in tal modo raggiunto un volume di oltre 300 miliardi di dollari; il che corrisponde a circa la metà di tutte le spese sostenute durante la grande crisi del 2008. Inoltre, la lotta contro la crisi è stata coordinata anche a livello globale [*15]. Nella seconda metà del mese di marzo, le banche centrali di Stati Uniti, Eurozona, Gran Bretagna, Giappone, Svizzera e Canada si sono accordate per garantire l'offerta di dollari USA al sistema finanziario globale in difficoltà. In questo processo, il trattamento delle transazioni in valuta estera è stato intensificato. Queste operazioni cosiddette di "swap", nelle quali le banche vengono rifornite con la valuta di riserva degli Stati Uniti, di solito sono regolate su base settimanale. Ma a partire dal 20 marzo, le autorità monetarie interessate hanno cominciato a organizzare quotidianamente le operazioni di swap, al fine di evitare eventuali strozzature di liquidità nella sfera finanziaria. Ancora una volta, possiamo parlare di una strategia che si basa sull'esperienza della crisi del 2007 e del 2008. A quel tempo, le banche europee avevano grandi problemi a ottenere dollari USA sufficienti a mantenere le loro operazioni. Nel recente terremoto dei mercati finanziari, questo non dovrebbe più ripetersi : le transazioni swap giornaliere servono a «coprire la liquidità, in modo da alleviare così le tensioni nei mercati finanziari globali, e quindi contribuire a mitigare gli effetti che tali tensioni hanno per quel che riguarda l'offerta di credito a famiglie e imprese», ha detto la BCE citando Tagesschau.de. Questa tattica, per cui abbiamo una massa monetaria estrema e coordinata a livello globale, in realtà rappresenta una lezione appresa dalla crisi finanziaria del 2008 [*16], quando allora, inizialmente, Washington non agì per "dare l'esempio", e così il fallimento di Lehman portò al congelamento della sfera finanziaria. In effetti, le misure adottate nel 2023 sembrano aver avuto successo. Da un lato, la politica monetaria è entrata in modalità del "whatever it takes"; come ha detto un analista, alludendo all'ex presidente della BCE Mario Draghi, il quale, al culmine della crisi dell'euro aveva dichiarato che per salvare l'euro avrebbe fatto tutto il possibile, spalancando poi le porte del denaro della BCE. Le banche centrali ora possono inondare il mercato finanziario con denaro appena stampato, possono iniettare liquidità mirata, o semplicemente accettare titoli di stato svalutati al loro valore nominale, dando in tal modo l'impressione di poter contenere qualsiasi crisi finanziaria. Pertanto, la politica monetaria ha reagito all'ondata di crisi del marzo 2023, e lo ha fatto aprendo sempre più "il rubinetto del denaro", come è stato detto in poche parole dai media economici [*17].
La vite dei tassi di interesse e la bolla di liquidità
Allo stesso tempo, però, le banche centrali sembrano perseguire una politica opposta. Per restare all'immagine di cui sopra, i banchieri centrali, per combattere l'inflazione, vogliono chiudere il "rubinetto del denaro", ma allo stesso tempo devono anche riaprirlo per stabilizzare il settore finanziario. Finora, tanto la Federal Reserve statunitense [*18] quanto la Banca centrale europea (BCE) [*19], hanno mantenuto la loro politica monetaria restrittiva, la quale consiste principalmente nell'aumentare i tassi di interesse di riferimento, e nella riduzione dei bilanci delle banche centrali. Nel bel mezzo dell'ultimo "terremoto bancario", il 16 marzo 2023, la BCE ha deciso di aumentare il tasso di interesse di riferimento al 3,5%. Pochi giorni dopo, il 22 marzo [*20], la Fed ha alzato il tasso di interesse di riferimento degli Stati Uniti di 25 punti base, portandolo al 5% [*21]. Dopo tutta un'altra serie di rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, a maggio [*22], il tasso di interesse di riferimento nell'UE si è attestato al 3,75%, e quello degli Stati Uniti al 5,25%. Dopo gli ulteriori aumenti che ci sono stati a giugno e ad agosto, il tasso di interesse di riferimento nella zona euro si trova ora al 4,25% [*23], mentre la Fed ha aumentato il suo tasso di interesse di riferimento portandolo a luglio addirittura al 5,5% [*24]. Pertanto, nella primavera del 2023, i miliardi di aiuti a breve termine per il settore finanziario in difficoltà contrastano con l'ininterrotta politica di tassi di interesse elevati utilizzata per combattere l'inflazione. Se considerata isolatamente, questa politica di lotta contro l'inflazione sembra abbia avuto un successo parziale. Nell'Eurozona, il tasso di inflazione, che alla fine del 2022 era a due cifre, nel luglio del 2023 si è ridotto al 5,3% [*25]. Negli Stati Uniti, il tasso di inflazione ufficiale nel luglio 2023 era del 3,2%, in calo rispetto all'8,5% di un anno prima [*26]. Sebbene questi dati ufficiali sull'inflazione vengono abbelliti, dato che, in particolare, i salariati provenienti dalle fasce povere della popolazione devono poter spendere una percentuale maggiore del loro reddito per alimenti che stanno diventando particolarmente costosi, bisogna che venga almeno dichiarata una politica monetaria di successo, vista come un contenimento della dinamica dell'inflazione. Inoltre, i responsabili delle politiche monetarie di entrambe le sponde dell'Atlantico affermano di voler continuare a ridurre i loro bilanci gonfiati delle banche centrali. Il quadro generale: la politica monetaria espansiva delle banche centrali, della quale si lamenta l'investitore finanziario Jeremy Grantham - la quale ha portato prima a una "catena di bolle finanziarie", e infine a una "bolla di ogni cosa" - è stata accompagnata, almeno dalla crisi del 2008, dall'acquisto di massa di titoli del mercato finanziario da parte delle banche centrali. Dopo lo scoppio della grande bolla immobiliare negli Stati Uniti e in Europa, la BCE, la Fed e le banche centrali di Gran Bretagna e Giappone, per la prima volta hanno acquistato delle cartolarizzazioni ipotecarie non negoziabili, in modo da poter stabilizzare così i mercati finanziari paralizzati. Successivamente, il debito pubblico è stato sempre più acquistato dalle banche centrali, per finanziare i giganteschi deficit pubblici e le misure di stimolo economico. Gli stati hanno sostenuto l'economia con massicci pacchetti di stimolo economico, mentre le banche centrali hanno acquistato sempre più debito pubblico per mantenere bassi i tassi di interesse. Con questi programmi di acquisto, le banche centrali sono diventate di fatto delle discariche dove mettere i rifiuti pericolosi provenienti dalla spazzatura del mercato finanziario, la quale pesava sulla sfera finanziaria. Allo stesso tempo, con l'acquisto di massa di titoli finanziari e di debito pubblico, nel sistema finanziario è stata iniettata una massiccia liquidità. Tutto questo, assomiglia a un'operazione di stampa di denaro fatta attraverso i mercati finanziari. Il principio di base è semplice: le banche centrali pompano nuova liquidità nei mercati finanziari attraverso programmi di acquisto; cosa che ha portato alla "inflazione", all'aumento dei prezzi dei beni del mercato finanziario, e ha creato la bolla della liquidità, quella lamentata "bolla di ogni cosa" degli ultimi anni. Le cifre concrete [*27] riflettono in modo impressionante questa tendenza a lungo termine verso un vero e proprio capitalismo delle Banche Centrali. Prima dello scoppio della grande bolla immobiliare transatlantica, all'inizio del 2007, i bilanci delle banche centrali di Stati Uniti, UE e Giappone ammontavano a poco più di 3mila miliardi di dollari; e alla fine del 2008 avevano già raggiunto quasi i 7mila miliardi. Nel 2017, ci sono stati i vari programmi di acquisto da parte delle banche centrali in questione che hanno portato i loro bilanci a gonfiarsi gradualmente fino a un totale di circa 15mila miliardi di dollari. Poi, la pandemia ha innescato la successiva grande ondata di acquisti – e, di fatto, di stampa di moneta – la quale ha catapultato i bilanci delle banche centrali dei suddetti tre Stati centrali fino a farli arrivare a uno sbalorditivo 25mila miliardi di $ [*28].
Dr. Jekyll e Mr. Hyde: La Schizofrenia della Politica monetaria nella trappola della crisi
Il sistema mondiale, soffocato dall'Iper-produttività della sua produzione di merci, grazie alla domanda generata dal credito nella sfera finanziaria sta funzionando sempre più a credito. In un tale processo, la stampa di denaro da parte delle banche centrali sta giocando un ruolo sempre più importante nella formarsi di quelle che sono le corrispondenti basi speculative e creditizie. Ciò è venuto meno con l'inizio della dinamica dell'inflazione globale [*29]. Non solo i tassi di interesse devono essere aumentati, ma le banche centrali devono anche ridurre gli acquisti dei titoli di Stato e finanziari, in modo da contenere così almeno l'inflazione, la quale priva la sfera finanziaria di quello che è il suo più importante "carburante" per formare sempre nuove bolle. Gli sconvolgimenti sui mercati finanziari della primavera 2023, menzionati all'inizio, e la crisi bancaria negli Stati Uniti, sono stati la conseguenza del prelievo di liquidità effettuato da parte delle banche centrali. La politica monetaria ed economica borghese si trova quindi in una trappola di crisi: dovrebbe abbassare i tassi di interesse e continuare a stampare denaro per sostenere l'economia e l'instabilità dei mercati finanziari. Ma allo stesso tempo, tuttavia, le banche centrali dovrebbero anche aumentare i tassi di interesse e adottare una politica monetaria restrittiva al fine di contenere l'inflazione; nella misura in cui ciò è possibile anche attraverso una semplice politica monetaria [*30]. Per far quadrare il cerchio, almeno in una certa misura, le banche centrali sembrano ricorrere come a una sorta di schizofrenia della politica monetaria, nella quale la tendenza generale a ridurre i bilanci delle banche, durante i periodi di crisi si trasforma in dei brevi episodi di politica monetaria espansiva. I ridotti acquisti di titoli di Stato, e finanziari, da parte delle banche centrali [*31], cambiano nella politica espansiva di crisi del "whatever it takes" sopra descritta, durante la quale si spendono trilioni pur di stabilizzare il sistema finanziario. La speranza della politica monetaria sembra essere quella che, a lungo termine, i bilanci delle banche centrali possano essere ridotti, e ciò nonostante gli interventi a breve termine sui mercati finanziari siano stati praticamente impostati sulla privazione. Questo spostamento nella politica monetaria, dalla modalità del "sensato" Dr. Jekyll che combattere l'inflazione alla modalità selvaggia del "pazzo" Mr. Hyde che se ne va in giro a lanciare soldi, può essere compreso assai bene sulla base della spinta alla crisi della primavera 2023 che è stata menzionata all'inizio [*32]. La Fed ha ridotto il suo bilancio da circa 8,9 trilioni di dollari dell'aprile 2022 a circa gli 8,38 trilioni di dollari nel febbraio 2023. Quando questa sottrazione di liquidità ha innescato il terremoto bancario nel marzo 2023, gli attivi della Fed sono schizzati a 8,73 trilioni (la politica monetaria di Mr. Hyde si è adeguata allo slogan del "whatever it takes"). La stabilizzazione ha avuto successo, almeno temporaneamente, e il bilancio della Fed è ora gradualmente sceso a 8,12 trilioni di dollari. Così, passate alcune settimane di gigantesca espansione monetaria, la FED ora è tornata nuovamente a una politica monetaria restrittiva, in una certa misura alla maniera del Dr. Jekyll. E questa non è un'anomalia puramente americana. La riduzione del bilancio, interrotta da episodi di politica monetaria espansiva, dal 2022 è in atto anche presso la BCE e, in misura un po' minore, anche dalle parti della Banca del Giappone [*33], di modo che così il bilancio complessivo di tutte e tre le banche centrali si è ridotto da quelli che erano circa 25 trilioni di dollari, alla fine del 2021, a quelli che ora, nell'agosto 2023, sono circa 21 trilioni. Pertanto, questo meccanismo sembra funzionare; finché la sfera finanziaria non viene scossa da un'altra ondata di crisi, la quale a sua volta richiederebbe un nuovo eccesso di moneta.
Prospettive: la Fine della bolla di liquidità e una persistente Stagflazione
Il terremoto bancario del marzo 2023 segna pertanto una drastica svolta nello sviluppo storico della crisi, poiché ora la sfera finanziaria non si trova più nella bolla di liquidità, come era emersa dopo il crollo di Lehman Brothers, nel corso della gestione della crisi dal 2009 in poi. La sfera finanziaria, dal 2009 in poi ha dipeso dai programmi di acquisto delle banche centrali, come può essere verificato anche empiricamente. Dal 2009, c'è stata una chiara correlazione tra l'aumento dell'indice azionario S&P 500 e i saldi dei bilanci delle banche centrali [*34]. Il boom azionario, in quanto parte della bolla di liquidità, è stato alimentato dalla stampa di denaro da parte delle banche centrali, in una lunga fase di ascesa, fino a quando nella primavera del 2023 si è verificato un disaccoppiamento: i bilanci delle banche centrali hanno cominciato a ridursi, mentre i mercati azionari hanno vissuto una fase di ripresa dopo i crolli del 2022, quando la fine di questa politica monetaria espansiva ha scosso la sfera finanziaria. Che cos'è che guida i mercati azionari? Uno sguardo ai cicli speculativi del passato può fornire degli indizi. Da un lato, l'attuale mercato al rialzo ricorda la bolla delle Dot-com all'inizio del XXI secolo, quando la penetrazione di Internet era stata accompagnata da tutta una serie di speranze relative a un nuovo regime di accumulazione, insieme a una mania speculativa riguardo i titoli high-tech che poi crollarono nella seconda metà degli anni 2000. Stavolta, ad alimentare un boom azionario assai simile, troviamo le speculazioni su quelle che sono le nuove scoperte nello sviluppo dell'intelligenza artificiale [*35]. Inoltre, gli alti tassi di interesse sembrano avere un effetto piuttosto ambivalente, soprattutto negli Stati Uniti, dove, nonostante il processo di erosione, vengono considerati per i capitali come se fossero ancora un rifugio sicuro in tempi di crisi. Gli alti tassi di interesse destabilizzano il sistema finanziario sovra-indebitato, ma determinano anche afflussi di capitali che possono parzialmente contrastare questo fenomeno. Ciò sembra essere particolarmente vero per gli Stati Uniti, attualmente impegnati in una lotta egemonica con la Cina per la posizione del dollaro in quanto valuta mondiale. Monsieur Le Capital, che era stato parcheggiato al sicuro durante l'ultima ondata di crisi, ora se ne va in giro a cercare di guadagnare qualche dollaro veloce in quello che è il grande boom dell'IA; e lo fa prima che scoppi anche questa, di bolle. Di conseguenza, il boom del mercato azionario guidato dalla speculazione non è in grado di durare fino a che non verrà sostenuto da una nuova politica monetaria espansiva, come era avvenuto nei 12 anni che hanno preceduto l'avvento dell'inflazione. L'attuale rinascita dei mercati azionari - i quali hanno già assai spesso raggiunto i livelli precrisi della fine del 2021 - non può essere sostenuta senza che vengano messe in atto dalla politica monetaria delle misure permanenti di sostegno. Anche in questo caso, può essere utile guardare alla storia della grande bolla della liquidità, nel corso della quale ci sono state anche delle fasi in cui i mercati azionari in forte espansione si sono sganciati dallo stagnante sviluppo dei bilanci delle banche centrali. Ciò, di solito accadeva alla vigilia di una fiammata di crisi; come è avvenuto ad esempio intorno al 2019, poco prima che la pandemia mettesse ancora una volta in modalità crisi il surriscaldato castello di carte del sistema finanziario globale. Anche l'attuale e fugace boom dei mercati azionari appare essere isolato; almeno in Europa; esso non è più parte di una bolla di liquidità generale, la già citata più volte cosiddetta "bolla di ogni cosa". I mercati immobiliari, in Germania o in Gran Bretagna sono in crisi, e persino negli Stati Uniti il mercato stagnante di case e condomìni non funge più da motore dell'economia [*36]. La fine di questo boom borsistico a breve termine, provocherà la solita reazione di crisi da parte della politica monetaria, la quale, da parte sua, spalancherà le porte monetarie delle banche centrali in modo da prevenire un crollo del sistema finanziario mondiale. Da ciò, da un tale vincolo contraddittorio della politica di crisi del tardo capitalismo [*37], deriva quella che è la continua tendenza alla stagflazione: la tendenza a una forte svalutazione monetaria nel quadro di un'economia stagnante [*38]. La stagflazione diverrà pertanto la "nuova normalità" nell'ulteriore sviluppo della crisi. E a seconda di quale sarà la crisi in atto, a seconda che si stampi moneta o che i tassi di interesse si inaspriscano, è probabile che a prevalere saranno i diversi momenti della stagflazione: stagnazione, nelle fasi di politica monetaria restrittiva; accelerazione dell'inflazione a causa di misure espansive di politica monetaria di crisi.
Protezionismo e crescenti divergenze economiche
In aggiunta, a causa del crescente protezionismo, la nuova fase di crisi porterà ad un'accelerazione delle divergenze socio-economiche, anche all'interno dei centri occidentali del sistema globale. Gli Stati Uniti stanno ristrutturando la loro base industriale, e lo stanno facendo a scapito della concorrenza a partire da misure protezionistiche, in particolare nell'ambito dei loro pacchetti di stimolo economico [*39]. Non si tratta più solo di tariffe punitive. In risposta alla pandemia, Biden ha approvato l'American Rescue Plan, un fuoco di paglia economico da 1.900miliardi di dollari. A questo, sono seguiti i sussidi per l'industria dei microchip (CHIPS-bill) per 52,7 miliardi di dollari, per finire con i 500 miliardi dell'Inflation Reduction Act, che prevede investimenti in infrastrutture e in "eco-industrie" – e che è infarcito di clausole "Buy American",come ha lamentato il Frankfurter Allgemeine Zeitung [*40]. Ed è anche assai probabile che, nei pacchetti di stimolo, che dal 2021 hanno portato al raddoppio degli investimenti industriali negli Stati Uniti, saranno proprio dei requisiti simili a favorire i produttori statunitensi [*41]. La spinta al capitalismo di Stato e al protezionismo, in risposta agli attacchi di crisi, non è nuova. La fase di crisi che sta iniziando, ricorda gli anni '30 del XX secolo, allorchè il grande crollo del 1929 innescò una svolta in direzione del dirigismo statale, verso il protezionismo e il nazionalismo in quasi tutti i Paesi metropolitani; con le ben note conseguenze economiche e politiche che conosciamo. Queste lezioni storiche - che nella risposta alla crisi del 1929/2007 erano ancora ben presenti - ora, a causa delle crescenti contraddizioni sociali, sono state dimenticate. La torre del debito globale - organizzata per mezzo di cicli di deficit - sta crollando, e la cosa intensificherà la competizione tra le diverse "Sedi". Le misure di stimolo e le politiche di investimento dell'amministrazione Biden stanno avendo in parte successo, proprio perché includono quella componente protezionistica lamentata dall'UE, e grazie al fatto che questo protezionismo non è ancora statogeneralizzato. La crescente divergenza economica tra i risorti Stati Uniti e l'Eurozona che langue, è dovuta proprio al protezionismo statunitense e agli sforzi di reindustrializzazione dell'amministrazione Biden, che stanno colpendo in maniera particolarmente dura l'economia tedesca, la quale dipende dalle esportazioni. E queste misure, porteranno necessariamente a una reazione corrispondente da parte dell'UE. Il protezionismo statunitense potrebbe avere temporaneamente successo nel trasferire le conseguenze della crisi sui suoi concorrenti; ma questo solo fino a quando questi ultimi non seguiranno l'esempio in termini di protezionismo. [N.d.T:* probabilmente ciò avverrà come conseguenza delle imminenti elezioni europee]
- Tomasz Konicz - Pubblicato nel settembre 2023 su "Ökumenische Netz" -
[***] - Questo testo di Tomasz Konicz, apparirà nel prossimo Netz-Telegram (ottobre 2023) insieme a un testo di Herbert Böttcher circa gli attuali fondamenti socio-critico-teologici relativi a un ecumenismo critico del capitalismo, e una riflessione teologica di Paul Freialdenhoven. Per ragioni di attualità, il testo sugli sconvolgimenti nella politica monetaria degli ultimi mesi e anni, viene subito pubblicato online.
NOTE:
[1] https://francosenia.blogspot.com/2023/03/le-lacrime-di-sharon-stone.html
[3] https://finance.yahoo.com/news/billionaire-investor-leon-cooperman-says-174658759.html
[4] https://www.tagesschau.de/wirtschaft/unternehmen/first-republic-100.html
[5] https://finance.yahoo.com/news/jeremy-grantham-warns-everything-bubble-114500878.html
[6] https://www.konicz.info/2019/01/28/die-urspruenge-der-krise/
[7] https://www.untergrund-blättle.ch/politik/europa/telepolis-kritik-ukraine-politik-7014.html
[8] Vedi anche: https://francosenia.blogspot.com/2020/12/gli-idioti-in-marcia.html
[9] https://francosenia.blogspot.com/2022/06/il-tempo-dei-mostri.html
[12] https://www.cnbc.com/2023/03/23/banks-ramp-up-use-of-new-fed-facility-created-in-crisis.html
[14] https://francosenia.blogspot.com/2023/03/le-lacrime-di-sharon-stone.html
[16] https://www.konicz.info/2007/03/05/vor-dem-tsunami/
[18] https://tradingeconomics.com/united-states/interest-rate
[20] https://www.dw.com/en/ecb-raises-interest-rates-by-05-as-banks-stocks-wobble/a-65003987
[21] https://www.cnbc.com/2023/03/22/fed-announces-interest-rate-hike-of-25-basis-points.html
[22] https://www.tagesschau.de/wirtschaft/finanzen/ezb-leitzinserhoehung-102.html https://eu.usatoday.com/story/money/2023/05/03/fed-interest-rate-hike-live-updates/70170191007/
[24] https://de.statista.com/statistik/daten/studie/419455/umfrage/leitzins-der-zentralbank-der-usa/
[26] https://de.statista.com/statistik/daten/studie/191086/umfrage/monatliche-inflationsrate-in-den-usa/
[27] https://www.yardeni.com/pub/balsheetwk.pdf
[28] Yardeni Research, Inc.: Central Banks:Fed, ECB & BOJ Weekly Balance Sheets, (Figura 1), vedi: https://www.yardeni.com/pub/balsheetwk.pdf
[29] https://www.konicz.info/2021/08/08/dreierlei-inflation/
[30] https://www.konicz.info/2021/08/08/dreierlei-inflation/
[31] La riduzione del bilancio è per così dire "passiva": le banche centrali, dopo la scadenza delle obbligazioni nei loro bilanci, acquistano semplicemente meno nuovi titoli. Nessun debito sovrano o titolo ipotecario viene attivamente spostato dalle banche ai mercati.
[32] https://www.federalreserve.gov/monetarypolicy/bst_recenttrends.htm
[33] Yardeni Research, Inc.: Central Banks:Fed, ECB & BOJ Weekly Balance Sheets, (Grafici 2 e 3), https://www.yardeni.com/pub/balsheetwk.pdf
[34] Yardeni Research, Inc.: Central Banks:Fed, ECB & BOJ Weekly Balance Sheets, (grafici 13, 14), https://www.yardeni.com/pub/balsheetwk.pdf
[36] https://think.ing.com/articles/us-housing-market-in-gridlock-with-risks-emerging
[37] https://www.konicz.info/2011/08/15/politik-in-der-krisenfalle/
[38] https://www.konicz.info/2021/11/16/zurueck-zur-stagflation/
[39] https://francosenia.blogspot.com/2023/08/bidenomics.html
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