Come accade nella maggior parte dei libri di Anne Carson, anche i frammenti, i piccoli discorsi di Short Talks utilizzano fatti storici e personaggi documentati. Tra fatto e finzione, la poesia lavora nel regime di ciò che «avrebbe potuto essere», «sarebbe potuto accadere», immaginando come in situazioni di angoscia o di gioia possano emergere sensazioni assai specifiche.
Ad esempio, scrivendo un breve commento a proposito di Ovidio, ecco che Carson riporta: «I see him there on a night like this but cool, the moon blowing through black streets [Lo vedo lì, in una notte uguale a questa, però fresca, con la luna che soffia nelle strade buie]». Ed ecco che così, in questo modo, la notte dell'esilio di Ovidio diventa vicina, «come quella di oggi», eppure è lontana secoli.
«Mangia e poi ritorna nella sua stanza. The radio is on the floor. Il segnale verde luminoso suona sommessamente. Ovidio è seduto al tavolo; la gente in esilio scrive tante lettere». E di nuovo, ancora una volta, l'interferenza tra le epoche, per mezzo di un oggetto impossibile che viene scambiato per diventare così qualcosa di quotidiano nell'Impero Romano all'inizio dell'Era Comune. E così, «Ora Ovidio sta piangendo. Now Ovid is weeping. Ogni notte, verso quest'ora, indossa la tristezza come una veste e continua a scrivere».
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