Nessuno sa con certezza chi fosse B. Traven. Sebbene il suo nome sia apparso come quello dell'autore di una dozzina di libri scritti in tedesco tra il 1927 e il 1968 - tra i quali alcuni sono diventati sceneggiature di film hollywoodiani negli anni Cinquanta - B. Traven è tuttavia riuscito a rimanere anonimo per tutta la vita.
Parlando di Traven, circa la sua identità, possono essere prese in considerazione varie ipotesi, ma a qualsiasi verdetto si arrivi, a questo si frappone una caratteristica generale: la sua posizione critica contro l'interesse biografico. Ed è pertanto per questo che l'anonimato stesso di questo scrittore, potrebbe essersi basato su un assai più ampio rifiuto sociale di quella che poi finisce per essere la figura spettacolare dello scrittore: egli scrive: «da parte mia, desidero contribuire alla scomparsa di ogni autorità e di qualsiasi venerazione per l'autorità». Ma la contraddizione deriva dalla relazione che lo scrittore ha stabilito con la professione della scrittura: i suoi libri hanno narratori concreti, in quanto essi sono delle figure che occupano dei posti specifici sia nelle narrazioni che nella società di cui fanno parte; propongono modi particolari di vedere il mondo, i quali potrebbero esistere solo in relazione e in corrispondenza con quelle che sono le proprie esperienze di vita. Ma lo sceneggiatore hollywoodiano, è diffidente nei confronti del fatto che la società dello spettacolo tenda a dare troppa autonomia alle traiettorie individuali; e le tratta invece alla stessa stregua delle mediazioni che le hanno determinate. Per quanto lo faccia a partire da un gesto autocritico, anche Traven, come tutti, non può fare a meno di partecipare del mondo. Così talvolta gioca anche con la propria identità; e forse viene perfino indotto a farlo. Chissà.
I biografi di Traven si sono confrontati in quella che ha finito per essere una disputa circa le diverse versioni della sua vita. Una di queste versioni, era quella che sosteneva si trattasse di Adolfo López Mateos, presidente del Messico alla fine degli anni '50. In effetti, la sorella, Esperanza López Mateos, ha tradotto dal tedesco allo spagnolo diversi libri di Traven, rafforzando così i sospetti. Mentre, invece, c'era un lettore di Kropotkin, cui sarebbe piaciuto che Traven fosse stato il figlio bastardo dell'ultimo imperatore tedesco, Guglielmo II, il quale avrebbe abbandonato ricchezza e opulenza per vivere da scrittore anarchico. Ma l'interesse, quasi agiografico, che viene riservato dagli anarchici ai propri eroi, ecco che con Traven va a finire in un vicolo cieco: i "rumors" sulla sua vita sono contraddittori e non consentono che la sua immagine possa venire mitizzata. Oltre tutto, sembra che Traven sia anche stato un uomo sadico e violento: si racconta che una volta abbia fatto aggredire dai suoi cani una sua domestica, la quale poi in seguito a questo morì dissanguata. Ma, ovviamente, sono solo … “rumors”
Negli anni Settanta, ci sono stati due giornalisti inglesi che avevano deciso di realizzare un'indagine documentaria sulla traiettoria di questo personaggio. Ma se la leggiamo come componente contraddittoria della sua opera scritta, ecco che la sua vita ci appare come se fosse una sorta di collage di frammenti immaginari inventati. E ecco che così - per il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti - il vero nome di Traven sarebbe stato quello di Hermann Otto Albert Maximilian Feige: un cittadino tedesco nato nel 1882 nella città di Schwiebus (oggi Swiebodzin, nella Polonia occidentale) e che negli anni Venti era emigrato negli Stati Uniti. Ma prima, in Sassonia, Otto avrebbe prestato servizio nell'esercito, e successivamente avrebbe poi lavorato come apprendista metalmeccanico, per diventare infine leader sindacale in una città della Renania, nella Vestfalia del nord. Ma le tracce di Otto qui si interrompono. Ci sono perfino alcuni che sostengono che Traven non sia stato altro che lo pseudonimo di Jack London, il quale, nel 1916, dopo aver finto la propria morte, si era trasferito in Messico. Ma - tra le molte altre cose – si dice anche che Traven avrebbe potuto essere stato lo pseudonimo di Edgar Allan Poe, o di Joseph Conrad, oppure di Henry Thoreau; i quali, tra l’altro sono tutti personaggi che appaiono, rielaborati, nei suoi libri.
Sappiamo anche che in Germania egli è stato attore teatrale, oltre a essere un agitatore politico e un giornalista che usò il nome di Ret Marut. A teatro sembra che si sia esibito, prima della Prima guerra mondiale, nella zona di Düsseldorf. Ma l'apice della sua "carriera" sembra che lo abbia raggiunto in Baviera, con la "messa in scena" di un soviet anarchico, che, nella realtà, sarebbe poi stato preso per un vero e proprio colpo di Stato che per tre mesi si sarebbe indebitamente sostituito al governo di Monaco. Sembra che abbia svolto il ruolo di capo della Divisione Stampa,insieme a quello di membro del Comitato di Propaganda; ruolo nel quale avrebbe fondato un periodico - "Der Ziegelbrenner" (Il bruciatore di mattoni) - sul quale firmava articoli di stampo anarchico.
Ma l'aspetto più singolare, relativo alla presenza di Marut nella "Bayerische Räterepublik" [Repubblica Bavarese dei Consigli], è stata la sua frequentazione del teorico anarchico Gustav Landauer, il quale nel 1919 venne ucciso dai controrivoluzionari. L'autore de "Il tesoro della Sierra Madre" sembra abbia stabilito una sua connessione con il più famoso testo di Landauer, "Aufruf zum Sozialismus" (Appello al socialismo, 1919). Va detto, a tal proposito, che nel suo frammento sul "Capitalismo come religione" (1922), Walter Benjamin ha estratto da quel testo una preziosa citazione, la quale sembra riuscire a colmare il divario esistente tra Marut, Landauer e il nostro tempo:
«Fritz Mauthner (Wörterbuch der Philosophie) spiega come la parola “Dio” [Gott] in origine fosse identica alla parola “idolo” [Götze], e che entrambe significano “liquido” (o “fluido”) [Gegossene]. Dio è un artefatto degli esseri umani, che prende vita, attrae a sé la vita degli umani per poi infine diventare più potente dell’umanità intera. L’unico fluido [Gegossene], l’unico idolo [Götze] o l’unico Dio [Gott] a cui l’uomo ha dato vita è il denaro [Geld]. Il denaro è artificiale e vivo, il denaro produce denaro e più denaro, il denaro ha potere su tutto il mondo. Chi non vede, chi ancora oggi non vede che il denaro, che Dio altro non è se non uno spirito generato dall’uomo, uno spirito diventato cosa [Ding] viva, un mostro [Unding], e che il senno [Sinn] della nostra vita è diventato pazzia [Unsinn]? Il denaro non crea ricchezza; è esso stesso ricchezza; è ricchezza in sé; non esiste altro magnate all’infuori del denaro» (Landauer, p.144).
Certo, le miniere messicane avrebbero potuto benissimo essere il soggetto perfetto per affrontare l'idolatria del Dio dell'oro. Ma né Landauer né Marut hanno svolto l'argomento, in modo da svelare quale sia la relazione esistente tra denaro e «dimensione sacrificale della vita sociale moderna». E tuttavia, a tal proposito, già nell'epigrafe de "Il tesoro della Sierra Madre" possiamo incontrare una frase illuminante: «Il tesoro che non sembra possa valere nemmeno la pena di un viaggio, e che tuttavia alla fine si rivela come il solo "vero tesoro", per arrivare al quale la vita ti sembra essere troppo breve. Il tesoro sfolgorante, quello che si sogna, è esattamente l'esatto contrario di quello.»
E visto che assai spesso il più eroico è anche il più provinciale, c'è perfino chi dice che B.Traven fosse Traven Torsvan: un immigrato che possedeva un piccolo ristorante a Tampico, in Messico. Ma esistono anche altre versioni messicane, le quali sostengono che in realtà si trattasse di un membro della spedizione archeologica nel Chiapas, del 1924, guidata da Henrique Palacios. Versione questa, che suona stranamente inquietante agli occhi di coloro che, non appena sentono nominare il Chiapas, pensano immediatamente a un altro sub-comandante anti-autoritario . Poi, infine, c'è "Das Totenschiff" ["La nave morta", che è stato anche un film del 1959 con Horst Bucholz (il "ragazzo" dei magnifici 7)] di Traven, un romanzo sulla vita da marinaio in una società completamente industrializzata, dove non c'è più spazio per il sogno di una qualche vita epica in mare. Il protagonista, operaio su un piroscafo, viene presentato come il prodotto di una società nella quale il capitale è stato completamente territorializzato. Finita la marcia verso ovest, gli operai si rivolgono al mare, illudendosi di una loro liberazione. Ma l'irriverente Traven presenta la traiettoria in maniera controcorrente, con la falsa ingenuità di chi non è mai caduto nell'inganno di una liberazione. Finora, a tutt'oggi, nessuno è riuscito a dimostrare niente sulla presunta identità dello scrittore. E forse è proprio questo il punto, perché fino ad oggi nessuno ha davvero avuto bisogno di sapere. I suoi libri, invece, sono lì, luminosi, oscuri, nascosti, allo scoperto.
- J.B. - 23/2/2017
Fonte: O Topógrafo de Kafka - Ensaios e outras pílulas por Jakob Busch
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