La fabbrica è diventata la forma e la norma di organizzazione del mondo e del nostro dover vivere. Una società-fabbrica - organizzata, comandata e sorvegliata appunto come una fabbrica - in cui ognuno è operaio/ forza-lavoro, sia quando svolge un lavoro di produzione o di consumo o di generazione di dati per il Big Data. E a governare la società trasformata in fabbrica sono imprenditori e manager e algoritmi - i nuovi meneur des foules con le loro sofisticate tecniche di human engineering. Perché il tecno-capitalismo ci vuole produttivi e consumativi a produttività e a plus-lavoro crescenti, per la massimizzazione del profitto privato del tecno-capitale. Perché questo è nella logica della razionalità strumentale/ calcolante-industriale che predetermina e produce e riproduce l'accrescimento tendenzialmente illimitato sia del capitalismo, sia del sistema tecnico - del tecno-capitalismo, ormai diventato totalitario. Una razionalità tecno-capitalista compulsivamente irrazionale - come dimostra la crisi climatica e ambientale, oltre che sociale - ma che se si presenta a noi come assolutamente razionale perché basata sul calcolo, oggi algoritmico, quando in realtà è nichilista ed ecocida per sua essenza. Il vero cambio di paradigma che occorre generare è allora quello di uscire da questa irrazionalità e ritrovare una ragione diversa, umanistica ed ecologica, con un profondo senso del limite, applicando un principio di responsabilità e di precauzione verso la Terra e le future generazioni. Sostenibilità e resilienza non bastano. Occorre un gatto capace di rovesciare la scacchiera e le regole del gioco imposte da questa razionalità irrazionale.
(dal risvolto di copertina di: "La società-fabbrica. Digitalizzazione delle masse e human engineering" di Lelio Demichelis. Luiss University Press, pp. 360, €24)
Siamo tutti operai eremiti
- di Carlo Bordoni -
La società contemporanea è così articolata che ogni tentativo di riduzione di complessità rischia di rivelarsi parziale. Con rare eccezioni, come "La società-fabbrica. Digitalizzazione delle masse e human engineering" di Lelio Demichelis (Luiss University Press, pp. 360, e 24), libro denso e impegnato, che coglie gli aspetti nascosti dietro le strutture sociali, rivelandone i legami, ma anche le criticità e i conflitti. Demichelis insegna Sociologia economica all’Università dell’Insubria ed è da tempo impegnato a studiare i rapporti tra tecnologia e capitalismo. Secondo la sua tesi, il capitalismo — malgrado i mutamenti intervenuti — avrebbe strutturato la società come una gigantesca fabbrica aperta, regolata dalle rigide leggi del profitto, che non ha smesso di funzionare neanche dopo l’introduzione delle nuove tecnologie. Sono scomparse dallo skyline urbano le alte ciminiere, ma rimangono gli effetti collaterali: la mercificazione, l’alienazione, il consumismo. Le masse operaie, una volta inghiottite dai grandi complessi industriali, si sono dissolte in una comunità diffusa di cittadini-operatori, divenuti inconsapevoli «eremiti digitali». La pandemia aveva offerto l’illusione di un cambio di paradigma, ma gli eventi hanno dimostrato invece un rapido ritorno all’ordine, suffragato dalla falsa sicurezza dei grandi cancelli della società-fabbrica che si richiudono silenziosamente alle nostre spalle.
- Carlo Bordoni - Pubblicato su La Lettura del 21/5/2023 -
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