1915: la rapina della Federazione anarchica della Rosa Nera alla Home Saving Bank
- Breve storia della rapina a una filiale della Home Saving Bank di Los Angeles, e delle sue conseguenze -
Era la mattina del 20 agosto del 1915, quando tre uomini entrarono nella filiale di Boyle Heights della Home Saving Bank, situata al 2002 di E. First Street. Pistole spianate, i tre si impossessarono di oltre 2.400 dollari. Nel corso della rapina ebbe anche luogo uno scontro a fuoco, durante il quale sembra che uno dei rapinatori venisse colpito. Gli altri due uscirono a fermare un veicolo, riuscendo così a fuggire.
Presumibilmente, i tre erano anarchici russi - Gregory Chesalkin (alias George Nelson), Charles Boutoff e William Juber - membri dell'Unione dei Lavoratori Russi degli Stati Uniti e del Canada (UORW); una federazione anarchica che era stata fondata a New York nel 1908. Il gruppo propugnava la guerriglia armata contro lo Stato e contro il capitalismo, e si definiva anarco-comunista. I tre uomini avevano rapinato la banca con l'intento di inviare denaro per contribuire a finanziare il movimento rivoluzionario in Russia.
Sospettando che quegli uomini avrebbero nuovamente colpito nella zona di Boyle Heights, la polizia intensificò i pattugliamenti in quella zona. I giornali locali diffusero così la notizia che la polizia si trovava già sulle tracce dei colpevoli, i quali ben presto sarebbero stati catturati. Ma la polizia non era a conoscenza del fatto che i tre uomini avevano già lasciato la città, diretti a San Francisco. Però, quando l'11 settembre 1915, dopo essersi recato da un medico per farsi esaminare la ferita, Juber venne arrestato a San Francisco, apparve evidente che, tuttavia, la latitanza dei tre uomini sarebbe stata di breve durata. La polizia mise in giro la voce che, una volta catturato, egli aveva confessati, informando gli agenti su dove si nascondeva Chesalkin (alias Nelson). In seguito, la polizia sarebbe poi stata accusata di tortura, insinuando il dubbio che le informazioni non erano state rilasciate liberamente, bensì estorte con la forza. In seguito, Juber avrebbe inoltre anche negato di aver reso la confessione; sostenendo addirittura che fosse stato invece assunto dai tre rapinatori, per accompagnarli a San Francisco, e di non essere a conoscenza del crimine di cui venivano accusati. La polizia andò nella stanza presso la pensione dove Chesalkin alloggiava con Juber, e tentò di arrestarlo. Ciò provocò una sparatoria tra l'anarchico e oltre cinquanta poliziotti, della durata di oltre 7 ore. Secondo i notiziari, piuttosto che lasciarsi arrestare, Chesalkin si tolse la vita. Invece, Juber avrebbe affermato che non ci fu alcun sensazionale scontro a fuoco tra Nelson e la polizia, ma che il rapinatore sarebbe stato ucciso a sangue freddo. Nella speranza di trovare il terzo uomo - Charles Boutoff - la polizia aveva iniziato a ricostruire quale rapporto ci fosse tra Chesalkin e Juber. Così, in relazione alla rapina, vennero arrestati anche William Calish e Mary Sigol. Calish aveva abitato con i tre uomini al 1184 di N. Virgil Street, ed era amico d'infanzia di Juber. Sia Calish che Juber, erano nati a Odessa, in Russia, e negli Stati Uniti c'erano arrivati insieme, sette anni prima. Calish era arrivato a Los Angeles, proveniente da Seattle, poche settimane prima della rapina. Inoltre, la polizia aveva arrestato anche Fannie Gomberg. Si presume che quegli uomini, insieme ad altri fermati, vivessero tutti in una pensione al numero 360 e ½ di Clarence Street, nella zona di Boyle Heights. Non veniva confermato quale fosse il luogo esatto, né se tutti loro avessero vissuto in quei luoghi in tempi diversi. Gomberg, Calish e Sigol vennero rilasciati dopo l'interrogatorio. Juber venne dichiarato colpevole, e condannato a 35 anni di carcere. Boutoff non è mai stato catturato.
Tuttavia, la polizia ritiene che, in realtà, Boutoff fosse Vladimir Osokin: Osokin era un anarchico che viveva negli Stati Uniti dal 1908 con lo pseudonimo di Phillip Ward. Aveva trascorso oltre otto anni nelle prigioni zariste, e prima di arrivare negli Stati Uniti, era stato in esilio in Siberia. Arrivato a Los Angeles, era entrato a far parte del "Los Angeles Russian Relief Committee" (ma potrebbe trattarsi anche della "Russian Aid Society", una piccola organizzazione anarchica di assistenza, attiva a Los Angeles in quel periodo). Boutoff era anche membro dell'Unione dei Lavoratori Russi degli Stati Uniti e del Canada (UORW).
All'inizio del 1916 si recherà a San Francisco, per aiutare a organizzare gli scioperanti russi della Union Iron Works. E a San Francisco collaborerà anche con il gruppo anarchico Volanta. Il 26 maggio 1916, un agente di polizia di San Francisco fermerà Osokin, perché sospettato di aver cercato di spacciare denaro falso. Si verificherà un alterco, e l'agente verrà colpito da un proiettile, e in seguito morirà per le ferite riportate. La polizia, sulle tracce di Osokin, lo troverà barricato in una baracca sul lungomare. Ne seguirà uno uno scontro a fuoco durato 30 minuti, nel quale la polizia crivella la baracca di proiettili, ferendo mortalmente l'anarchico. Prima di morire, Osokin scrive delle lettere in cui si scusa con la madre per la sua scomparsa, e nelle quali rilascia anche un'altra dichiarazione che terminava con «Non sono un bandito, ma un comunista anarchico». Il suo corpo viene ritrovato in una pozza di sangue. A identificare il corpo di Osokin, sarà John Mass, un meccanico di Los Angeles. Anche Frank Matsuyama, un impiegato del garage dove la banda Nelson-Boutoff-Juber aveva lasciato in custodia il proprio veicolo, lo identificò come Charles Boutoff. Inoltre la polizia ritenne che tale identificazione fosse ulteriormente supportata dal ritrovamento, nella casa di Osokin, di diversi articoli di giornale riguardanti la sparatoria di Chesalkin.
Il funerale di Osokin venne pagato da quattro organizzazioni anarchiche. La moglie, Anna Stone, che era ricercata dalla polizia, tenne un elogio funebre per il marito. Dichiarò che era morto «come dovrebbe morire un vero anarchico, opponendosi al sistema di oppressione».
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