Succede. E non è che propriamente avvenga per un motivo preciso. È come qualcosa che scatta e ti chiede il perché. Così ieri sera, mentre seguivo una richiesta - che c'era stata - a proposito dell'edizione inglese di in libro di Zygmunt Baumann, cui avevo risposto dando la mia "dritta", e poi mi sono accorto che alla stessa richiesta aveva risposto in maniera ancora più precisa @Aldo Pardi. Ora, io Aldo Pardi lo conosco. E non perché lo abbia mai incontrato di persona, o sappia chi sia - se non per le sue interessanti referenze bibliografiche - quanto perché piuttosto mi sono ricordato che con lui, nel febbraio 2020, avevo avuto una "chat" su Messenger su argomenti che ricordavo "interessanti'. Mi sono anche rammentato del fatto che Aldo, qualche tempo dopo, mi "aveva tolto l'amicizia" - senza che io ne sapessi il motivo -, cosa su cui, al tempo, mi ero interrogato circa quali fossero stati i motivi. Poi, causa COVID - come si fa spesso in casi simili - avevo rimosso e non ci avevo più pensato. E questo fino a ieri, quando, dopo aver riletto l'antica conversazione ed essermi fatto venire la brillante idea di renderla pubblica (cosa che per correttezza avrebbe richiesto il parere dell'interlocutore) ho deciso di comunicargli la decisione di pubblicare lo scambio, approfittandone per chiedergli come mai fossi stato "de-amicato"; cosa di cui ovviamente non ricordava il motivo, e lo attribuiva al nostro comune "brutto carattere", come senz’altro sarà stato. Comunque abbiamo convenuto che, oltre a tornare a "frequentarci" , anche quella del pubblicazione della corrispondenza avrebbe potuto essere una buona idea (come ebbe a dire quello nel famoso aneddoto in cui era salito su un cactus, dopo essersi spogliato nudo), che magari qualcosa smuove. Eccola qui di seguito. Hai visto mai?!??
La conversazione (chat) sulla "compagneria"
- Domenica 9 febbraio 2020 -
Aldo Pardi: «Ciao Franco, grazie dell’amicizia. Su tante cose non siamo d’accordo, e hai come amici dei personaggi da avanspettacolo dell’”antagonismo” che io disprezzo (Scalzone, per esempio), ma ho rispetto per te e ti seguo con attenzione. Un caro saluto.»
Franco Senia: «Ciao Aldo. Apprezzo ovviamente la sincerità, insieme alla critica, anche quella a 360 ° e che può perfino arrivare ad investire persone come @Oreste, la cui amicizia (personale e stretta, e non limitata a fb) mi onora e del quale probabilmente, forse, apprezzeresti la caratura umana. Ma qui si entra nei percorsi umani personali, e io non so nemmeno se tu lo conosca personalmente (e magari è proprio per codesto che lo disprezzi... e io ne conosco diversi di ex potop che sono arrivati a considerarlo un pazzo da tenere lontano). Del resto, siamo quel che siamo, e siamo anche il modo in cui siamo arrivati ad esserlo. Detto ciò, ti ringrazio per l'apprezzamento, e se si dovrà discutere, si discuterà. Un saluro a te. Ciao»
A.P.: «Certo! Anzi, discutere con rispetto reciproco e con distacco laico è quello che ci serve di più. Conosco Scalzone, e conosco la sua cricca - italiana ma anche parigina, perché ho vissuto a Parigi dieci anni - . fa parte di una cerchia di gente falsa e opportunista, del tutto degna de loro papa, Negri. Gente che gioca a fare l’”antagonista” ma che sono baroni universitari, gestori di una lobby de sistema accademico che funziona come lobby; ammanicati fricchettoni, reduci pasciuti, affaristi dell’editoria fricchettona ( come Derive Approdi o La Fabrique) e imprenditori della industria radical-chic “solidale” genere le “cooperative” casariniane a Padova (che beccavano soldi da Cacciari e Livia Turco, di cui Casarini in persona era « consulente ») e quelle fariniane a Milano. E potrei dirne centinaia di altre, compresa l’operazione « disobbedienti » prima con Rifondazione, poi con Sel.
F.S. «Un saluto ovviamente, e non un saluro!!»
A.P.: «Certo! (Continuo) il tutto compiuto secondo il più sfrontato dei narcisismi sussiegosi. Su tutto questo, il nostro « rivoluzionario » ha sempre taciuto, salvo poi andare a fare le sceneggiate in piazza. Cioè, finché si tratta di fare lo spettacolo della rivolta contro dei « grandi » caricaturali, va bene. Ma quando il padrone sono i nostri amichetti, « autonomi », si tace. E non ho toccato il versante « Bifo ».»
F.S.: «Certe cose di cui parli, fanno sicuramente parte delle "contraddizioni" di Oreste. Compresa la quota di narcisismo di cui parli. Certo, Oreste va "dappertutto", e -come dire - non rinnega nessuno. Per cui si tiene Tronti e Casarini e tutti quelli che hai nominato, e non si taglia nessun ponte. Ma non credo lo faccia per interesse personale. Forse per mettere in scena quello che hai appena chiamato spettacolo della rivolta. Ma solo per continuare a credere in quella che lui chiama compagneria e che gli serve per continuare a credere che "i bei tempi" ci siano stati davvero. Solo che se ci sono stati non erano certo belli, tutt'al più divertenti. Erano tempi, questo sì. Oreste vorrebbe continuare a viverci e fa di tutto per non essere lui quello che se ne chiama fuori. Banalmente, per quel che vale, gli voglio bene! Tutto qui. (Con Bifo è tutt'altro discorso. Non ho con lui un'amicizia personale. Ma ritengo che ogni tanto abbia dei buoni ... spunti, come li hanno i Sergio Bologna e i Renato Curcio)»
A.P: «Sono d’accordo con te, pienamente. Solo che per me questo è quello che Deleuze chiamerebbe: “vita all’insegna delle passioni tristi”, cioè il sistema di vita del regime nemico. Che poi venga tenuto con la maschera luxemburghiana dell’”insorgenza generale”, è solo un’aggravante.»
F.S.: «Se io fossi Oreste credo ti risponderei touche!»
A.P.: «Poi capisco che tu abbia affetto, ci mancherebbe. Ahahahahaha credo mi manderebbe affanculo in ternano...io sono pure di Perugia.
F.S.: «Diciamo che va in giro a fare ... Buffalo Bill...»
A.P.: «Già...e fa danni immensi. Come con i Gilets jaunes che sono il corrispettivo dei “forconi” nostrani. Su Bifo e Curcio, sarebbe un discorso lungo...comunque, tra i due circoliamo tra millenarismo idealista ad uno spiritualismo cattolico episcopale...due figure emblematiche del gorgo ideologico in cui ci giriamo dalla fine degli anni ‘70. Per la grande disperazione di Panzieri, che ce l’aveva detto che sarebbe successo... Scusa, ti rompo le scatole la domenica pomeriggio...Abbi pazienza...»
F.S.: «Credo che i danni, per fortuna o purtroppo, siano relativi assai. Tutto quello che si muove - o é solo quello che vediamo noi - sembra essere già marcio e irrimediabilmente corrotto. Gli unici luoghi in cui le idee sembrano girare ed essere considerate alla fine appaiono essere i luoghi del "nemico", impestati di sovranismo razzista e antisemita. Ovunque si veda uscita dal capitalismo, si tratta di anticapitalismo tronco. Altrove si fa solo accademia, o sindacalismo, vale a dire ... capitalismo... Comunque , grazie per la piccola discussione. Tanto oggi è domenica e fuori il cielo è grigio :-) »
A.P.: «La vedo proprio come te...ma poi mi chiedo: ma perché non provare a fare “altro”...e dare un senso si alle nostre generazioni inutili (che è la tragedia nostra...ci vorrebbe un bravo romanziere per narrarla...)...dobbiamo ritrovare dei luoghi, delle situazioni in cui affrontare i problemi - che ci portiamo appresso dagli anni ‘70 - , senza rimuoverli nell’ideologia. Un po’ come hanno fatto Kurz e quelli del gruppo “Krisis”. Non sempre condivisibili, ma dall’approccio ineccepibile: essere comunisti senza essere ideologici (come avevano tentato Deleuze e Foucault...e Panzieri...e gli anarco-comunisti italiani. Che, per inciso, erano del sud, alla faccia di ogni sviluppismo nazional-corporativo industrialista “operaio”...e conta un sacco...»
F.S.: «Credo che il bravo romanziere di cui siamo in cerca, debba ancora nascere! Vabbe' ... abbiamo tempo, vorrà dire che ci disporremo ad aspettarlo :-) Però, scusa, mi hai fatto tutta quella pappardella, e poi, colpevole la curiosità, ho visto che anche tu hai Oreste fra gli amici di fb!! Ahahahaha»
A.P.: «E certo! Devo vedere che combina!!! Ahahahahaha Un altro caro saluto Franco, e grazie della chiacchierata. Magari, quando ti va - ed è grigio- , ce ne facciamo un’altra più sulle “cose” e meno sulle persone...»
F.S.: «Ok. Sarà un piacere. Ciao».
- Mercoledì 27 settembre 2023 -
«Stavo rileggendo la nostra ormai antica conversazione di quasi 4 anni fa (...) e mi son detto fra me e me, mezzo scherzando mezzo no, che quasi quasi la pubblico la nostra conversazione.» (F.S.)
«Ciao Franco. Sarebbe una buona cosa, renderla pubblica. Se c'è una cosa di cui abbiamo bisogno, con urgenza e necessità, è di sassi nello stagno che, come bombe, rompano la cappa - le cappe - d'ipocrisia e conformismo gregario dove anneghiamo da troppo tempo, in una miserabile agonia. Un po' di sconvenienza ribalda, che muova le acque e rimetta in moto la critica, cioè la voglia di respirare aria nuova, drenando la palude - del falso e degli ideologismi falso-rivoluzionari.» (A.P.)
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