« Capita anche che talvolta uno scrittore del XX secolo si senta intrappolato nel proprio tempo, e che la lettura dei grandi romanzieri dell'Ottocento - Balzac, Dickens, Tolstoj, Dostoevskij - gli infonda addirittura una certa nostalgia. In quell'epoca, il tempo scorreva più lentamente rispetto a oggi, e una tale lentezza era più in sintonia con il lavoro del romanziere, visto che così egli poteva concentrare meglio energia e attenzione. In seguito, il tempo ha accelerato e oggi avanza a scatti, come a singhiozzo, cosa che spiega la differenza tra i poderosi e massicci romanzi del passato, con la loro architettura cattedrale, e le opere discontinue e frammentate al giorno d'oggi. Guardandolo la cosa da questo punto di vista, posso dire che appartengo a una generazione intermedia, e sono curioso di sapere come le generazioni successive - quelle nate con Internet, cellulare, e-mail e tweet - esprimeranno attraverso la letteratura il mondo a cui tutti ora sono permanentemente "connessi" e nel quale i "social media" insidiano quella piccola quota di intimità e segreto che rimaneva ancora, fino a poco tempo fa, un bene che ci apparteneva; quel segreto che dava profondità e spessore alle persone, e che poteva essere un grande tema romanzesco. Ma per quanto riguarda l'avvenire della letteratura, non voglio smettere di essere ottimista, e sono pertanto convinto che gli scrittori del futuro garantiranno un avvenire, allo stesso modo in cui hanno fatto tutte le generazioni dopo Omero ».
- Patrick Modiano - dal suo Discorso all'Accademia di Svezia - Stoccolma, 7 dicembre 2014 -
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