domenica 2 marzo 2025

Lavorare stanca…

Produci o muori! La debolezza maschile sotto il capitale: virilismo, lavoro e lotta di classe
- di Comunismo Gotico -

Il capitalismo, ha forgiato una specifica rappresentazione della mascolinità, vale a dire, quella del soggetto forte, produttivo e dominante. Questa figura è stata costruita sulla legge del valore, sulla necessità di trasformare l'uomo in un ulteriore ingranaggio nella macchina di produzione e riproduzione del capitale. Il patriarcato, lungi dall'essere una struttura separata, si intreccia con il modo di produzione capitalistico, generando pertanto una mascolinità funzionale allo sfruttamento e all'accumulazione. Il virilismo inter-macho è il modo in cui, nella competizione e nella guerra simbolica, si riproduce la mascolinità tra gli uomini stessi. Ci si aspetta che il maschio incarni forza, resistenza e produttività incrollabile. La precarietà del lavoro, la disoccupazione e la proletarizzazione non solo incidono sulle condizioni materiali di vita, ma generano anche delle crisi identitarie in coloro che sono stati socializzati a partire dall'idea che il loro valore dipenda dalla loro propria capacità di generare ricchezza e dominio. Ma sotto la legge del valore, non tutti gli uomini sono egemonici. Ci sono mascolinità che non si adattano allo stampo della virilità dominante, le quali, nei rapporti di produzione sono state escluse o degradate. Uomini depressi, malati, neuro-divergenti, disoccupati cronici, precari, razzializzati, dissidenti di genere, disabili, migranti impoveriti, carcerati, espulsi dall'organizzazione della produzione e della riproduzione. Tutti coloro che, non potendo o non volendo soddisfare al mandato della mascolinità funzionale al capitale, sono stati emarginati, segregati e condannati all' isolamento strutturale. Il capitale ci vuole forti per sfruttare i nostri corpi e le nostre menti, ma quando ci logoriamo ci scarta. Esige una produzione costante, ma quando le nostre patologie mentali, i nostri esaurimenti nervosi o la nostra incapacità di sostenere il ritmo produttivo ci rendono soggetti non redditizi, ci espelle. Non si tratta solo di un problema individuale, ma di una struttura di dominio che si regge sullo sfruttamento del lavoro e sulla necessità di produrre soggetti docili ai suoi ritmi. È per questo che, quanto meno, nella guerra di classe dobbiamo combattere contro il mondo delle merci. Nonostante la depressione, nonostante le deformazioni che ci vengono inflitte, nonostante la precarietà e il dolore. Perché se è stato il lavoro a costituire le fondamenta della nostra oppressione, sarà la sua distruzione a costituire la base della nostra liberazione. Rompere con la produzione, rompere con la produttività, smettere di misurarci con gli standard della performance. Distruggere il patriarcato, significa anche distruggere la mascolinità capitalista e il suo mandato di dominio, la sua indiscutibile volontà e la sua forza disumana. Si tratta di abolire non solo il capitale, ma anche tutte quelle forme di soggettivazione che esso ha imposto, in modo che non si possa costruire alcuna identità in base all'utilità all'interno del sistema di sfruttamento. Che la guerra di classe non sia solo una battaglia per la redistribuzione della ricchezza, ma che distrugga anche la mascolinità virilista, il lavoro come missione, la legge del valore come elemento organizzatore delle nostre vite e dei nostri corpi. Questo perché, dopo il capitale, l'unica mascolinità possibile sarà quella che non ha bisogno di esistere.

- Comunismo Gotico - Pubblicato il 27/2/2025 -

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