Confesso che mi ha fatto tenerezza; anche per questo mi sono dedicato a leggerlo, mentre lo traducevo, per poi pubblicarlo sul blog. Non sono d'accordo quasi su niente, a partire proprio da quel materialismo storico di cui fa professione, per non parlare dei "nuvolisti" e della colossale stronzata del suo Tecno-Feudalesimo, che tra l'altro confligge, e non poco, col suddetto Storicismo. Ma mentre lo leggevo, mi sono detto più volte, che sì, valeva la pena farlo conoscere questo Varoufakis lettore e critico di fantascienza. Anche perché è assai meglio - sì lo so che ci voleva poco - dell'economista e dello stratega che cospirava per fare uscire la Grecia dall'Euro! Confesso che mi è sempre stato simpatico Varoufakis, pur non condividendone niente, fino a quella sua "rivoluzione politica" che non riesco bene a capire che cosa mai possa essere, dal momento che quel suo «trasferire la proprietà delle reti tecnologiche all'oligarchia ai comuni» somiglia più a un Frankenstein politico-giuridico che a una “rivoluzione”. Ma non importa, penso che le sue intenzioni siano buone, per quanto non capisca una sega, men che meno di Keynes, e di che cosa egli volesse dire. Ma tant'è... E allora meglio leggersi e gustarsi la sua fascinazione mentre ci racconta i begli episodi di Star Trek, per i quali ha … “goduto”. Non so se qualcuno lo assumerà mai come critico di fantascienza - che ne ha tutta la stoffa! - (anche per impedirgli di scrivere un seguito a quel brutto "romanzo" distopico che ha appena scritto) ma eppure continuo a pensare che in lui ci sia del buono. Magari mi sbaglio. Ma che importa? Leggetelo!!
Star Trek, serie comunista?
di Yanis Varoufakis
Il 9 febbraio 1967, poche ore dopo che l'aeronautica americana aveva raso al suolo il porto di Haiphong e diverse basi aeree vietnamite, la NBC mandò in onda un episodio di Star Trek, portatore di un concetto che si scontrava brutalmente con tutto ciò che era appena accaduto in Vietnam: la Direttiva Primaria, un divieto generale, per i capitani delle loro navi stellari, di utilizzare una tecnologia superiore (militare o di altro tipo) per interferire con qualsiasi comunità, persone o specie senzienti, anche se la non interferenza avrebbe costato loro la vita. Trasformando un'ideologia così tanto radicalmente antimperialista nella regola cardinale dell'immaginaria Federazione Unita dei Pianeti – che il pubblico americano vedeva come una logica prosecuzione degli Stati Uniti – non sarebbe certo stata una sorpresa, se il presidente Lyndon B. Johnson o il Pentagono avessero chiesto l'immediata cancellazione di Star Trek. Per fortuna non l'hanno fatto. E così, nel corso dei 939 episodi (in 12 serie diverse) che da allora sarebbero seguite, "Guideline One" [La Direttiva Primaria] avrebbe permesso, e permise a sceneggiatori e registi, di esplorare quali sarebbero state le sue ripercussioni politiche e filosofiche, ivi compresi quei conflitti etici che poi avrebbero portato alle sue frequenti violazioni, ma mai, tuttavia, alla sua abrogazione. Questo permetteva anche un'altra deduzione: tale Federazione non sarebbe mai arrivata a maturare sufficientemente da adottare la Direttiva Primaria anti-imperialista, se prima non veniva stabilita sulla Terra una versione umanista di comunismo!
Il comunismo libertario di Star Trek contro il collettivismo autoritario
Appare chiaro che Star Trek ritragga una società comunista, pur senza mai nominarla in quanto tale. In un episodio del 1988, la USS Enterprise incontra una nave terrestre ormai arrugginita, con camere criogeniche dentro le quali trova dei plutocrati umani che hanno pagato del fortune per poter essere congelati, e lanciati nello spazio, nella speranza che gli alieni li avrebbero curati dalle loro malattie mortali del ventesimo secolo. Dopo che l'equipaggio dell'Enterprise li ha scongelati e guariti, uno di loro, Ralph Offenhouse, un uomo d'affari, chiede di contattare i suoi banchieri e il suo studio legale sulla Terra. Il capitano Jean-Luc Picard non ha altra scelta se non quella di rivelare come, nei trecento anni trascorsi, molte cose siano cambiate.
- Picard: «Le persone non sono più ossessionate dall'accaparramento di cose. Abbiamo eliminato la fame, la povertà e il bisogno di possesso. Siamo usciti dalla nostra infanzia.»
- Offenhouse: «Voi non capite.Non è mai stata una questione di possesso. Si tratta di potere.»
- Picard: «Potere, per cosa?»
- Offenhouse: «Per controllare la propria vita, il proprio destino».
- Picard: «Tale tipo di controllo è un'illusione.»
- Offenhouse: «Davvero? E allora perché io sarei qui?»
L'allusione, che fa Offenhouse, alla propensione all'accumulazione, che sostiene la volontà di potenza, indica il motivo per cui la Prima Direttiva è incompatibile con lo spirito del capitalismo: fina che l'accumulazione, la quale alimenta l'espansione dei mercati, sarà la forza trainante, e l'ideologia della nostra società, l'imperialismo sarà inevitabile. Per sfuggire a tutto questo, l'umanità dovrà prima eliminare la scarsità di beni materiali; un'eliminazione questa, che, nella Federazione Unita dei Pianeti, è stata raggiunta grazie all'invenzione e alla diffusione dei replicatori: macchine che convertono l'abbondante energia verde in qualsiasi forma di materia desiderata, dal cibo, ai gadget, alle astronavi. Questa non è esattamente proprio un'idea nuova. Già nel 350 a.C., Aristotele aveva predetto che ... «se ogni strumento potesse svolgere il suo lavoro per sé stesso, obbedendo o anticipando la volontà degli altri, come facevano le statue di Dedalo o i tripodi di Efesto che - dice il poeta - "per loro propria volontà erano entrati nell'assemblea degli Dei"; e se, allo stesso modo, la spola tessesse e il plettro suonasse la lira senza mani che li guidino, i padroni non avrebbero bisogno di servi, né i padroni di schiavi.» Karl Marx, che era egli stesso un appassionato aristotelico, basava la propria visione di una società comunista liberatrice – nella quale sia lo Stato che il mercato languiscono – su delle macchine simili ai replicatori di Star Trek, che in tal modo ci liberino dal lavoro non creativo e schiacciante dell'anima. In uno dei suoi primi scritti, immagina cosa sarebbe successo in seguito all'invenzione di tali macchine: «Nella società comunista, dove nessuno è confinato in una sola sfera di attività, ma può dedicarsi a qualsiasi campo desideri, la società regola la produzione totale, e così posso la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, così come mi viene voglia; senza per questo diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico.» [L'ideologia tedesca, 1845]. Così, quando incontriamo il padre del capitano Benjamin Sisko, che nel XXIV secolo gestisce un ristorante creolo a New Orleans solo perché ama l'espressione di gratitudine sui volti degli avventori che amano il suo cibo – gratis, ovviamente, perché il denaro è ormai diventato obsoleto - quelle che sentiamo riecheggiare sono le parole di Marx. Esse trovano eco anche nella risposta data da Picard a Offenhouse che, dopo aver appreso che sarebbe stato rimandato su una Terra essenzialmente comunista, chiede preoccupato: «Che ne sarà di me? Non c'è più traccia dei miei soldi. Il mio ufficio non c'è più. Cosa farò? Come vivrò? Quale sfida dovrò affrontare?» - «La sfida, signor Offenhouse», risponde Picard in tono incoraggiante, «è migliorare sé stesso, arricchirsi. Buon divertimento!»: senza dubbio, Marx avrebbe applaudito vigorosamente. “Gioia” non è certo una parola che faccia naturalmente rima con comunismo, almeno non con quello sovietico. Ma nella versione del comunismo di Star Trek il piacere è un elemento centrale, in quanto rifiuta l'idea che per sfuggire alla logica dell'accumulazione sia necessario che gli individui si sottomettano a una comunità. Questo, gli sceneggiatori di Star Trek lo illustrano in maniera brillante, contrapponendo alla Federazione – composta da individui creativi che scelgono liberamente i propri progetti e i loro partner – i "Borg", un collettivo distopico di cyborg interconnessi in un ordine sociale simile a un alveare, il quale si espande assimilando ogni specie che incontra. Evitando critiche semplicistiche al collettivismo, Star Trek si limita a rifiutarlo, pur senza ignorarne il fascino. Quando la capitana Kathryn Janeway salva un drone Borg ("Sette di Nove") dal Collettivo, assistiamo al suo traumatico ritorno all'umanità. Dopo essere stata svincolato dal Collettivo, soffre di sintomi di astinenza debilitanti, dal momento che gli manca disperatamente quella voce collettiva nella sua mente; un promemoria di quanto possa essere pericolosamente seducente, per chi è solo, l'autoritarismo. Ma anche di quanto sia necessario pagare il prezzo dell'individualità, anche a rischio della solitudine; la quale può essere combattuta solo grazie all'amicizia e al lavoro creativo.
La teoria materialista storica del cambiamento in Star Trek
Per avere un'utilità pratica, qualsiasi manifesto deve poter offrire una teoria del cambiamento, e non solo la visione di uno splendido futuro. Star Trek non si sottrae a questa responsabilità. Pur rispettando la Direttiva Primaria, la Federazione osserva da vicino quale sia l'evoluzione delle specie primitive in tutta la galassia, alla ricerca di indizi che richiamano la storia umana stessa. Inoltre, offre una teoria coerente dell'evoluzione sociale basata su dei solidi principi storici materialistici. Si consideri, ad esempio, l'episodio in cui la USS Voyager rimane bloccata nel campo gravitazionale di uno strano pianeta, in cui il tempo sulla superficie passa assai più velocemente di come avvenga sulla nave orbitante. Ben presto la capitana Janeway e i suoi ufficiali si rendono conto che per ogni loro minuto, gli umanoidi primitivi del pianeta sperimentano 58 albe. Ragion per cui, l'equipaggio assiste, in movimento accelerato, all'evoluzione di quella società. Ciò che vedono è una riproduzione di quella che è stata la storia umana, di come le innovazioni tecnologiche si scontrino con le superstizioni e con le obsolete relazioni sociali di sfruttamento, generando rivoluzioni, progresso, ma anche guerre e disastri ambientali. A volte, sembra quasi che le specie osservate - come l'umanità - possano autodistruggersi. Ma in quello che è un lieto fine, riescono anche a superare il proprio imperialismo e le proprie voglie di accumulazione, mettendo le nuove tecnologie al servizio del bene comune; tra le quali anche la liberazione della Voyager, e pertanto il suo viaggio di ritorno a casa. Un'altra strategia narrativa - per mostrare in che modo un comunismo lussuoso e liberatorio possa essere emerso nel XXI secolo - è stata quella di utilizzare il viaggio nel tempo in modo da tornare così al nostro prossimo futuro. E il XXI secolo si è dimostrato piuttosto brutale. Negli episodi andati in onda nel 1995, scopriamo le rivolte di Bell, quelle che, nel settembre 2024, hanno posto fine a un sistema di apartheid a San Francisco, dove i poveri, i malati e gli emarginati della città erano stati confinati in un ghetto. Questa ribellione, insieme a una devastante terza guerra mondiale, avrebbe però messo l'umanità sulla strada dell'eliminazione di ogni nazionalismo, del capitalismo e, infine, anche dell'espansionismo. Forse gli spunti più interessanti emergono allorché gli sceneggiatori ci portano ai confini della Federazione, laddove i loro esploratori incontrano – e spesso combattono – civiltà che si trovano in dei primitivi stadi di sviluppo, o dove sono state create tirannie tecnologicamente avanzate. Lì, al confine, le specie aliene ci offrono occasioni di introspezione, come i "Bajoriani", appena usciti dalla brutale occupazione dei "Cardassiani", una specie suprematista che governava Bajor avendola ridotta a una colonia penale, con campi di concentramento e impulsi genocidi. In un episodio che potrebbe essere facilmente adattato al palcoscenico sotto forma di un atto unico, vediamo un combattente per la libertà bajoriano identificare un ex mostro che svolgeva il suo lavoro di aguzzino nel campo di concentramento cardassiano, adoprarsi instancabilmente per portarlo davanti a un tribunale per i crimini di guerra della Federazione-Bajor. Con un colpo di scena emotivamente devastante, la sceneggiatura offre una catarsi inaspettata, ricordandoci che la buona fantascienza non riguarda tanto il futuro, ma quanto sia piuttosto uno strumento straordinario per poter rivisitare il nostro passato. Non riesco a pensare a un altro programma televisivo che, in quaranta minuti, possa educare così bene i giovani sugli orrori dell'Olocausto. In orbita attorno a Bajor, c'è una stazione spaziale gestita dalla Federazione (DS9), dove diverse specie si mescolano per commerciare; un punto d'incontro tra la federazione comunista, il post-denaro e il post-lavoro salariato, e altre civiltà per le quali l'accumulazione e il profitto sono ancora centrali. Su questa stazione spaziale c'è un bar malfamato gestito da Quark, un "ferengi", che tratta i suoi lavoratori come bestiame senza alcun valore di mercato. Finché suo fratello, che lavora anche lui nel bar, si stanca della situazione e invita i suoi colleghi a formare un sindacato e a scioperare per i diritti fondamentali. Quando il suo capo-fratello cerca di corromperlo, lui prende un tablet e legge lentamente dallo schermo qualcosa che ha scaricato: «Lavoratori di tutto il mondo, unitevi! Non avete nulla da perdere se non le vostre catene!» Per Quark, come per tutti i ferengi, il neoliberismo è più di un'ideologia, e meno di una religione secolare: è una cultura, un modo di essere. Svolgendo con il massimo umorismo la loro critica al neoliberismo, gli scrittori di Star Trek dipingono i Ferengi come umanoidi incapaci di differenziarsi dall'Homo Economicus. A giudicare dal lavoro degli scrittori nel compilare tutte le 285 Regole di Acquisizione Ferengi – il loro libro sacro – devono essersi divertiti parecchio. Ecco un esempio:
"Il profitto è la sua propria stessa ricompensa" (41)
"Nutri la tua avidità, ma non fino al punto di soffocarla" (43)
"Espandi o muori" (45)
"Lo sfruttamento diviso per il tempo è uguale al profitto" (54)
"Trattate i debitori come una famiglia... e sfruttarli" (111)
"Un ricco può comprare tutto tranne una coscienza" (261)
"La guerra fa bene agli affari" (34)
"La pace anche fa bene agli affari" (35)
Per bilanciare il brutalismo neoliberista dei Fereng ,con degli scorci di un'altra forma di tirannia (la versione burocratico-centralista), Star Trek ci trasporta su un pianeta non federato, e lo fa insieme al medico della USS Voyager, rapito e costretto a lavorare in un ospedale dove scopre con orrore che le cure mediche vengono distribuite rigorosamente in base a quello che è un "indice di valore sociale" del paziente: un numero che viene calcolato da un computer controllato centralmente, la cui programmazione rispecchia la valutazione burocratica del "merito" di ogni cittadino. Esternalità ambientali negative, compaiono anche ai confini, la dove termina la giurisdizione della Federazione. Due scienziati alieni, derisi come eccentrici, dimostrano che i veicoli spaziali federali e non federali a velocità di curvatura (cioè al di sopra della velocità della luce) danneggiano gravemente il tessuto del continuum spazio-temporale. Quando il capitano Picard conferma la validità delle loro scoperte, cerca di convincere la Flotta Stellare a ridurre i danni, rallentando o addirittura immobilizzando le navi. Facendo eco alle attuali argomentazioni contro la legislazione sulle emissioni zero («Se il Sud del mondo continua a bruciare carbone, perché l'Occidente dovrebbe sostenerne i costi?»), vediamo che il governo della Federazione appare riluttante ad agire unilateralmente, senza misure equivalenti da parte di altre civiltà.
L'intelligenza artificiale e il significato di essere umani
Alla maniera hegeliana, Star Trek mette in discussione la nostra umanità, e lo fa posizionando ufficiali alieni sulle navi federali, costringendo gli esseri umani a vedere sé stessi attraverso esseri che hanno delle filosofie radicalmente diverse (come i Vulcaniani - Spock, Tuvok e T'Pol - la cui capacità di reprimere le emozioni è raffinata). Tuttavia, lo scontro più rilevante per la nostra epoca si verifica allorché il tenente comandante Data viene introdotto sul ponte della USS Enterprise. Data è un androide super-intelligente incapace di provare sentimenti, ma animato da un intenso desiderio di comprendere gli esseri umani. Nella sua ricerca dell'umanità, Data studia non solo il nostro comportamento, ma anche l'arte, la musica, il teatro e la letteratura. Pertanto diventa, non solo un membro prezioso dell'equipaggio, ma anche, nell'era dei modelli linguistici e dei chatbot come GPT, una figura drammatica volta ad alimentare il nostro dibattito sull'intelligenza artificiale. Ben presto sorge la domanda: i "Data" hanno dei diritti? Quando un laboratorio federale gli chiede di sottoporsi a uno smontaggio in modo da replicarlo (e così dotare di un Data ogni nave), lui rifiuta. Dopo aver sentito che i suoi ricordi sarebbero stati conservati in upload, Data ribatte con un argomento che ricorda il rifiuto del materialismo volgare di Noam Chomsky : «C'è una qualità ineffabile nei ricordi, che non sopravviverà alla tua procedura», dice al capo del laboratorio. Quando lo scienziato sostiene che Data deve obbedire, Picard chiede che sia un tribunale a decidere se l'androide ha il diritto di rifiutare, offrendosi di essere lui il suo avvocato. Nella sentenza, il giudice definisce quello che è il nocciolo della questione: i dati sono proprietà o hanno una loro autonomia (o "anima", come afferma drammaticamente). L'avvocato del laboratorio sostiene invece che Data è solo una macchina con un software sofisticato, che simula la senzienza. Riguardo al rifiuto di "costui" a collaborare, egli chiede al giudice: «Permettereste al computer della sua nave di rifiutare un reset?» Picard si rende conto di trovarsi di fronte a un muro. Durante una pausa, dopo aver parlato con il barista della nave (interpretato da Whoopi Goldberg), Picard ha un'intuizione. Decide di concentrarsi sul piano della Flotta Stellare di replicare Data in modo da creare un "esercito” di Data. «Quando creeremo migliaia di Data», chiede alla corte, «ci sarà un punto a partire dal quale diventeranno una razza? E da quel momento in poi noi saremo giudicati per come trattiamo quella razza? Ora ditemi: cos'è un Data? O meglio, chi è Data?» «Una macchina», risponde il suo avversario. E Picard fa il suo appello finale:
«Vostro Onore, questo tribunale è un crogiolo in cui si bruciano le cose irrilevanti per poter estrarre la pura verità. Prima o poi, questo o un altro laboratorio replicherà il tenente comandante Data. La decisione di oggi determinerà il modo in cui vediamo quella che è la nostra stessa creatura. Rivelerà chi siamo. Ridefinirà i limiti della libertà, estendendola per alcuni e limitandola brutalmente per altri. Siete pronti a condannare lui, e tutti coloro che verranno dopo di lui, alla servitù?» Poi, infine, fissa uno sguardo penetrante sul giudice e conclude: «La Flotta Stellare è stata fondata per scoprire nuove forme di vita». E indicando Data: «Beh, lì ce n'è uno. Che sta aspettando». Il processo si conclude con il verdetto che sostiene non ci sia alcun ragionevole dubbio sulla non senzienza del Comandante Data, concedendogli il diritto di rifiutare lo smontaggio. Ma Star Trek non aderisce al pan-psichismo: riconosce che un'I.A. in grado di superare il test di Turing (come Chat-GPT) non equivale ad essere senziente. La Federazione Unita dei Pianeti non è un'utopia. Il nemico interno – la xenofobia – rimane latente, pronto a infangare l'umanesimo della Federazione, e persino a revocare la Direttiva Primaria. Quando l'equipaggio della USS Enterprise ritorna da una missione contro il letale Xindi, c'è una folla umana che vuole linciare il medico denobulano della nave, in un chiaro crimine d'odio contro un alieno. Poco dopo, sulla Luna, una cellula terroristica suprematista umana minaccia di tenere in ostaggio l'umanità fino a che tutti gli alieni non lasceranno la Terra. E non sono solo gli estremisti e gli specisti a minacciare la Federazione: gli stessi servizi segreti, come la Sezione 31, mettono in serio rischio comunismo libertario della Federazione. Eppure, come una sfida piena di speranza, i valori comunisti umanisti della Federazione persistono. La domanda è: a parte l'intrattenimento, i quasi 1.000 episodi di Star Trek offrono qualcosa alla sinistra morente di oggi, nella sua lotta per rimanere rilevante di fronte all'IA, alla xenofobia di massa, alla nuova guerra fredda e all'emergenza climatica? La risposta è sì. Per l'attuale sinistra, la lezione principale è quella di evitare tanto la tecnofobia conservatrice quanto l'errore dei tecno-ottimisti liberali, i quali si concentrano sulla tecnologia senza capire che tutto viene ridotto ai diritti di proprietà e alle lotte politiche che li circondano.
Nel 1930, nel bel mezzo della Grande Depressione, John Maynard Keynes osò sognare che, entro la fine del XX secolo, il progresso tecnologico avrebbe sradicato la scarsità, la povertà e lo sfruttamento. In "Prospettive economiche per i nostri nipoti", egli immaginò un mondo in cui il "problema economico" dell'umanità sarebbe stato risolto: «Per la prima volta dalla sua creazione, l’uomo si troverà di fronte al suo vero, costante problema: come impiegare la sua libertà dalle cure economiche più pressanti,come impiegare il tempo libero che la scienza e l’interesse composto gli avranno guadagnato, per vivere bene, piacevolmente e con saggezza». Keynes fallì, non a causa della mancanza di tecnologia, ma perché i diritti di proprietà sulle macchine erano concentrati nelle mani di una piccola minoranza. C'è da meravigliarsi che né la scienza né l'interesse composto siano riusciti a liberarci dalla scarsità, dalla povertà o dalla guerra? Oppure che, invece del keynesiano "benessere comune", l'umanità si sia avvicinata all'episodio d "Cloud Minders" ["I signori della nuvola"], dove le élite vivono in un paradiso sospeso tra le nuvole mentre gli altri lavorano come trogloditi nelle miniere sotterranee? (Nota di Varoufakis: "quell'episodio mi ha ispirato, in 'Tecno-feudalesimo', a chiamare l'élite della Silicon Valley col nome di "cloudalisti"). Star Trek non ripete gli errori di Keynes o dei tecno-feticisti. Il capitale, il cloud e l'intelligenza artificiale sono le condizioni necessarie ma insufficienti per la nostra liberazione. Per renderli sufficienti, si renderà necessaria una rivoluzione politica che trasferisca la proprietà delle reti tecnologiche dall'oligarchia ai Comuni. E, come Star Trek dimostra con forza, la nostra liberazione dipende anche dal non cadere nella trappola del collettivismo autoritario. La sinistra morente di oggi farebbe bene a trarre ispirazione dall'abbraccio coraggioso con cui Star Trek abbracciava un comunismo umanista e antiautoritario.
- di Yanis Varoufakis - Pubblicato su "Outras Palavras" il 29/3/2025 -
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