Scrive su FaceBook @Marcos Barreira il 29/8/2024:
« Ho appena finito di tradurre, per un nuovo progetto di @Consequência Editora, un articolo inedito di Anselm Jappe su "Impero", di Negri e Hardt. Il testo era stato pubblicato, nel 2002 sul n°25 di Krisis, ed è stato tradotto anche in francese, però in una versione fortemente modificata. La tesi centrale:
"Fondamentalmente, il libro [Impero] ci offre solo una nuova versione, postmoderna e raffinata, di quello che è stato l'operaismo italiano degli anni Settanta, il quale, a sua volta, non era altro che una nuova declinazione del vecchio marxismo tradizionale, soprattutto nella sua versione secondo-internazionalista e leninista. Come vedremo, dietro la nuova verbosità, così tanto alla moda, non si nasconde altro che la vecchia idea del lavoro vivo che si affranca dal capitale parassitario”. O ancora: “Alla moltitudine, non rimane che impadronirsi ufficialmente dell'Impero, allo stesso identico modo secondo cui i marxisti della Seconda Internazionale volevano che il proletariato si impadronisse delle grandi imprese e delle società per azioni; che erano già allora intese come i precursori diretti della proprietà sociale. Tuttavia, questo non viene ora più concepito nel senso di una presa di potere, quanto piuttosto come un esodo, come una fuga dalle strutture dell'Impero”. E ancora: "... la 'mobilità, imposta a innumerevoli persone e a interi popoli, soprattutto negli ultimi decenni a causa del crollo della periferia capitalistica, si trasforma in una realizzazione - seppur embrionale - del 'desiderio deterritorializzante della moltitudine'. E questo 'nomadismo', annunciato da Deleuze, è evidentemente una sorta di istinto migratorio ontologico”.»
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