Nel suo libro "Caratteri filosofici. Da Platone a Foucault" (2010, Raffaello Cortina) - identificato nel sottotitolo dell'edizione portoghese come un «breviário», sebbene la parola non appaia nell'originale -, Sloterdijk fa uso della formula del breviario per comprendere un insieme di vite: cosa che gli permette di includere il suo progetto in quella linea associativa che include le Vite degli Artisti di Vasari, Le vite immaginarie di Marcel Schwob, la Storia Universale dell'Infamia di Borges, la Sinagoga degli Iconoclasti di Wilcock, la Letteratura Nazista in America di Bolaño, Vite minuscole di Pierre Michon, e così via… L'attenzione alla forma, vista come veicolo specifico del pensiero, non è estranea a Sloterdijk: parlando di Hegel, in quel libro sui «temperamenti» (nell'originale tedesco: "Philosophische Temperamente. Von Platon bis Foucault". Diederichs, Munich, 2009) scrive che la sua figura preferita del pensiero è la conclusione (la quale corrisponde a un ritmo e a una catena di idee, il tutto visto come se fosse la forma breve della «vita»). Ciò che Sloterdijk cerca di fare, è stabilire una sorta di modulazione instabile tra soggetto ed epoca, tra il posizionamento specifico di un pensiero individuale nel flusso del tempo e l'iscrizione generalizzata di quello stesso tempo/epoca nella capacità di scrittura del soggetto. Se qualcosa funziona da filo conduttore per i commenti che Sloterdijk fa a proposito di figure così diverse, allora questo è il tentativo di descrivere criticamente il modo in cui i soggetti sono o non sono in sintonia con il loro tempo (il modo in cui Wittgenstein, per esempio, sollecita un ricorso alla figura medievale dell'eremita, allo stesso tempo in cui simultaneamente rifiuta la forma testuale completa a favore dell'aforisma; o di come Schelling sorprenda i suoi contemporanei in almeno due momenti: in gioventù, con la sua brillantezza inaspettata; in maturità, con il suo stile tardivo che lo rende incline all'incompleto e al malinconico). Le posizioni occupate dai filosofi commentati da Sloterdijk non si risolvono mai in una pura appartenenza al passato, o in un puro rimando al futuro (quando l'opera verrà finalmente compresa in tutte le sue possibilità). La riscoperta di Pascal, per esempio, viene esaltata come se fosse una conseguenza dell'educazione ricevuta a partire dalle Affinità elettive, con Goethe e Nietzsche; Schopenhauer, a sua volta, sarà invece sempre necessario per tutti coloro che decidono di avvicinarsi alla «rinuncia» («la parola più difficile del mondo» per i moderni); Leibniz, infine, può essere una delle principali fonti di ispirazione per le generazioni future che cercano di «rigenerare» un principio di «ottimismo» o, quantomeno, di «non pessimismo».
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