Il Centro non reggerà
- Il risultato delle elezioni europee ha fatto diventare l'antifascismo il campo di battaglia centrale della crisi sistemica -
di Tomasz Konicz
Il centro continuerà a dissolversi. Mentre il centro politico delle società metropolitane tardo-capitaliste andrà avanti nella sua trasformazione fascista. L'estrema destra continuerà a guadagnare slancio. Tutti questi processi rappresentano un'espressione politica di quella che è l'insolubile crisi sistemica in cui si trova il capitalismo. L'agonia economica ed ecologica del capitale, che provoca il fallimento delle attuali élite funzionali, sta spingendo verso il fascismo masse di elettori. Il segreto del successo della Nuova Destra e dell'ascesa del fascismo consiste nel fatto che non esiste alcun segreto. Tutto avviene alla luce del sole. Il fascismo non conosce alcuna profondità. Esso prolifera sulla superficie delle società tardo-capitaliste in crisi. Prospera nei bassifondi di Internet, sui social network e nell'industria culturale che forma le opinioni, così come nei talk show, nei commenti e negli editoriali. Gli imbarazzi argomentativi, il tono ciarliero e il linguaggio comune con cui i conduttori borghesi non riescono a "smascherare" gli esponenti dell'AfD nei loro patetici talk show [*1], dove ogni volta che viene invitato un misantropo fascista si raggiungono quei massimi ascolti che sottolineano come in realtà il centro della società stia parlando a sé stesso. In Germania, i neonazisti non vengono dallo spazio, ma sono un prodotto della crisi del centro della società tedesca.
Il nazista rappresenta la Classe Madre [Mittelschicht], rappresenta il cittadino, rappresenta l'operaio tedesco spaventato a morte dalla crisi sistemica del Capitale. Qui non c'è alcun segreto. L'ideologia tardo-capitalista è al cuore della società, e, per reagire alla crisi, l'identità nazionale erosa ora si sta estremizzando in maniera barbarica. È stato il neoliberismo, con il suo darwinismo sociale, e con il nazionalismo visto come luogo di business economico, il trampolino di lancio usato dalla Nuova Destra, la quale ora, spinta da quella stessa pressione neoliberista, ora gareggia con l'estremismo nazionale e razzista, costruendo, a ogni nuovo impulso della crisi, le corrispondenti immagini di nemici sempre nuovi. Tra il centro capitalista e il fascismo non esiste alcuna rottura ideologica, dal momento che la loro ideologia non fa altro che legittimare la medesima logica di crisi del capitale, che ora reagisce alla propria crisi socio-ecologica di valorizzazione per mezzo di una dissoluzione dei confini e con una spinta estrema della sua coazione alla valorizzazione. Ora, con la crisi, la vernice della civiltà comincia a staccarsi anche nei centri capitalisti, e vediamo così apparire il nucleo barbarico della socializzazione capitalistica. Ed è il fascismo, il portatore soggettivo di questa tendenza oggettiva alla crisi, che da così origine a un estremismo di centro, che, nella sua rivolta autoritaria riesce ad avere così tanto successo proprio perché non vuole nessuna rottura, dato che tutto continua a essere visto sotto la medesima luce ideologica. Nella sua agonia, il capitalismo torna al suo barbaro stato originario, torna alla sua imposizione «grondante sangue e sporcizia» (Marx), torna all'inizio dell'era moderna; solo che ora sono in gioco miliardi, e non più solo milioni, di vite umane. Auschwitz corre così il rischio di venire considerata come se si fosse trattato solo di un mero preludio al potenziale di annientamento che si sta oggi accumulando.
Tutto appare scontato. Il Mediterraneo, così come il deserto al confine tra gli Stati Uniti e il Messico, sono ormai da tempo diventate tutte solo delle fosse comuni. Oggi, miliardi di persone vivono in delle regioni che ben presto diverranno inabitabili. La crisi sta sospingendo i mostri degli Stati tardo-capitalisti in erosione verso una grande guerra, a uno scontro nucleare. La ricetta del successo del fascismo prevede che la crisi venga personificata ed esteriorizzata nelle vittime (nei disoccupati, negli europei del sud durante la crisi dell'euro, e ora nei rifugiati, ecc.) Ragion per cui, la crisi proviene sempre dall'esterno, sotto forma proprio di quelle che sono invece le vittime della crisi, le quali però - a partire dalla comunità etnica tedesca e grazie proprio alla performance della Germania, che immagina sé stessa priva di contraddizione – vengono invece etichettate ora come la causa della crisi. Isolandosi e chiudendo le frontiere, il fascismo vuole tenere fuori la crisi, mettendola all'esterno della comunità nazionale. La crisi mondiale del capitale, in una certa qual misura, va pertanto "esclusa", e a tal fine viene personificata in dei gruppi estranei (settori marginalizzati della popolazione, persone con con una storia di migrazione, ebrei, minoranze, ecc.). Inoltre, vediamo emergere la tendenza a eliminare, a casa propria, ogni personificazione ideologica della crisi: con la deportazione in massa e, eventualmente, attraverso lo sterminio. Il fascismo persegue una maligna logica interna della crisi capitalistica: a volte non è nemmeno più necessario credere davvero a tutte queste ridicole immagini fasciste del nemico, secondo cui le vittime della crisi sarebbero anche la causa della crisi. L'accordo che il fascismo fa con i vecchi salariati normali è semplice e chiaro: senza i gruppi esterni, senza i gruppi esterni riusciremmo a superare la crisi. A riassumere tutta questa logica di crisi, è la solita "priorità del lavoro tedesco" , che ora può anche essere facilmente allargata, in modo da includere così ogni genere di questione (alloggio, sussidi, assistenza sanitaria, ecc.). E proprio a causa della logica di crisi, vediamo che quello che sta collassando è proprio tutto "l'antifascismo" liberal-borghese, quello che ha sempre sostenuto la necessità economica dell'immigrazione.
Pertanto, nell'attuale pre-fascismo, la Nuova Destra ha di conseguenza ampiamente ottenuto l'egemonia del discorso, e in una certa qual misura il fascismo è già al governo [*2]. I partiti democratici tedeschi, di tutte le tendenze, si impegnano a far diventare legge la follia isolazionista. In alcuni casi, nell'est, in Sassonia e Turingia, il fascismo - unitamente alla sua fazione nazionalsocialista di Sahra Wagenknecht - può già sperare in maggioranze parlamentari. È un' equivoco liberale assai diffuso quello di credere che la democrazia capitalista costituisca una difesa efficace contro la crescente marea bruna causata dalla crisi. Nel capitalismo il discorso democratico gira intorno all'irrazionale e feticistico fine a sé stesso della valorizzazione illimitata del capitale, ruota intorno all'ottimizzazione della famosa "crescita economica", la quale dovrebbe produrre il maggior numero possibile di posti di lavoro. Ma non appena viene a mancare questo contesto discorsivo indotto dalla crisi, in cui i salariati discutono del proprio sfruttamento in modo orwelliano, ecco che tutto l'intero discorso tende ad estremizzarsi. La sua logica di autosottomissione ai vincoli della relazione capitalistica, anch'essa intensificata, diventa fascista. La maggioranza apertamente di destra, che in risposta ai focolai di crisi intende solo lavorare sempre più duramente - cercando capri espiatori e urlando di odio – ecco che si sta adattando per conto suo alla democrazia. Per questo è facile che per paura delle conseguenze economiche [*3], per esempio, il pre-fascismo faccia ignorare ai salariati le conseguenze ecologiche della crisi del capitale. Con l'aggravarsi della crisi sistemica, per combattere efficacemente il fascismo, non è più sufficiente la semplice militanza. È cruciale affrontare di petto la grande menzogna del fascismo: la crisi non può essere tenuta a bada, non può essere "fermata", dal momento che essa si trova al centro delle società del tardo capitalismo, nelle crescenti contraddizioni del capitale.
Appare anche immediatamente evidente come l'impulso alla crescita illimitata in un mondo finito debba, a un certo punto, portare alla catastrofe. Questo lo capiscono tutti. Ecco perché il fascismo è una specie di culto della morte [*4], che passando attraverso una trasformazione autoritaria intende mantenere l'impulso autodistruttivo del capitalismo. La tendenza oggettiva del capitale a distruggere il mondo si coagula in una pulsione soggettiva fascista di morte. È questo il programma reale e per nulla ironico del fascismo del XXI secolo, al quale si stanno sottomettendo anche settori sempre più ampi dell'élite funzionale capitalista [*5]che intendono rimanere aggrappati al capitalismo fino alla morte. Un antifascismo efficace, deve perciò affrontare in maniera offensiva la crisi sistemica capitalista che alimenta questo culto fascista di morte. Solo in questo modo si può parlare di un antifascismo radicale che esponga la radice di crisi del fascismo. È proprio perché la trasformazione del sistema è inevitabile che il centro non reggerà e che le contraddizioni interne ed esterne del sistema globale tardo-capitalista lo porteranno al collasso [*6]. Questo, il fascismo, nella sua brama di potere, l'ha capito da tempo, prevedendo di prendere il potere sulla scia delle crisi e sviluppando a tal fine un discorso di crisi strutturalmente antisemita [*7]. Così, i fascisti, mentre parlano pubblicamente di un ritorno ai «bei tempi andati», in segreto si preparano a vere e proprie campagne di deportazione e di terrore, in seguito al grande crollo. L'antifascismo, deve pertanto non solo affrontare il fascismo come conseguenza della crisi del capitale, ma anche sottolineare la necessaria fattibilità di una trasformazione emancipatoria del sistema che superi il regime capitalistico di restrizioni. Proprio perché è inevitabile; e proprio perché il fascismo rappresenta proprio l'opzione barbarica di quella che sarà questa inevitabile e indefinita trasformazione del sistema.
La crisi sistemica deve essere affrontata mediante la ricerca di alternative sistemiche. Questo consapevole risveglio trasformativo, portato avanti da un movimento antifascista militante, servirebbe innanzitutto a togliere il vento dalle vele del fascismo; visto il suo estremismo di centro e i suoi ripetuti mugugni sul "declino dell'Occidente". Delle due l’una, o un movimento ampio si assume il rischio consapevole di una via d'uscita dalla società post-capitalista - in particolare, confrontandosi con l'ideologia fascista della crisi - o i fascisti prima o poi prenderanno in mano la gestione sempre più brutale della crisi interna del capitalismo. Le proteste su larga scala che ci saranno dal 28 al 30 giugno contro la conferenza del partito AfD, a Essen, costituiscono certamente un motivo di speranza [*8]. A differenza dell'ondata di proteste contro i piani fascisti di deportazione di massa - che ha avuto luogo all'inizio dell'anno, sostenuta da un consenso liberale stanco della crisi - l'alleanza anti-AfD di Essen è aperta a diverse forme di protesta, analogamente al successo delle proteste Antifa degli anni '90, che spaziavano dai sindacati agli autonomi. L'obiettivo non è solo sviluppare una varietà di forme di protesta, ma è anche quello di portare nelle proteste la critica radicale del fascismo in quanto ideologia di crisi, che affronti apertamente anche l'ovvia necessità di una trasformazione emancipatrice del sistema. E proprio perché il Capitale sta collassando, minacciando di trascinare il processo di civilizzazione nell'abisso, il centro non reggerà.
- Tomasz Konicz - pubblicato il 23 giugno 2024 -
NOTE:
1 https://www.konicz.info/2024/05/21/wagenknechts-rechte-hegemonie/
2 https://www.kontextwochenzeitung.de/debatte/667/die-extreme-mitte-9310.html
3 https://francosenia.blogspot.com/2024/02/la-politica-energetica-piu-stupida-del.html
4 https://www.konicz.info/2019/08/30/der-alte-todesdrang-der-neuen-rechten/
5 https://www.konicz.info/2023/12/26/konjunktur-fuer-faschismus/
6 https://www.konicz.info/2022/01/14/die-klimakrise-und-die-aeusseren-grenzen-des-kapitals/
7 https://zuklampen.de/buecher/sachbuch/philosophie/bk/1176-exit.html
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