L'amore irrealizzabile per una nobildonna-vampiro, l'incantesimo di un serpente nei pressi di un monastero, eventi inspiegabili provocati da pratiche yoga o rituali tantrici, una guarigione miracolosa mediante una fotografia, le strane predizioni di un ex marinaio che legge nelle pietre: sono solo alcune delle storie di Mircea Eliade, narratore di mondi alternativi che trascina il lettore in regioni di confine, in cui l'ordine dell'irreale si affianca a quello del reale, incrinandolo. Quando le convenzioni spazio-temporali sono sospese, i suoi personaggi precipitano in uno stato vicino alla febbre, alla trance, al sogno o all'amnesia, in scenari in cui lo strano, l'enigmatico o il miracoloso s'intrecciano con la magia, le credenze popolari e il mito. Due brevi romanzi e dieci racconti, gran parte dei quali inediti in italiano, vengono ora presentati per la prima volta insieme, nell'edizione italiana integrale della narrativa fantastica eliadiana.
(dal risvolto di copertina di: Mircea Eliade, "I Racconti fantastici", Castelvecchi, pagg. 608, € 35)
Il senso del tempo immerso nel fantastico: Mircea Eliade
- di Armando Torno -
Una pagina di Mircea Eliade ne L’isola di Euthanasius (traduzione Bollati Boringhieri) rivela un autore adorato. Alcuni hanno sostenuto, e tra essi Gino Lupi nella Storia della letteratura romena (Sansoni/Accademia 1968), che Eliade avesse come modello Gide, ma c’è altro. Scrive: «Confesso d’aver letto ciascuno dei 30 volumi di Papini almeno tre volte (e lo confesso pur sapendo che certi idioti di spirito torneranno a gridare al mio “papinismo”). Continuo ad amare tutto quanto Papini, così com’è. Credo che non vi sia miglior elogio che si possa fare a uno scrittore che quello di confessare d’amarlo interamente, anche se da lui ci separano le idee, il temperamento e i princìpi religiosi o morali». Conclude: «Dietro quei 30 volumi c’è un uomo maledettamente vivo e integro. Le migliaia di libri che ha letto non l’hanno cambiato. Le idee che ha promosso e abbandonato una dopo l’altra non l’hanno inaridito».
L’isola di Euthanasius nasce nell’inverno 1938-39, quando Eliade raccoglie in volume articoli e saggi pubblicati su riviste romene negli otto anni precedenti. Lui stesso è già autore di romanzi e racconti. I temi scelti vanno dall’amore irrealizzabile per una nobildonna all’incantesimo di un serpente presso un monastero, da eventi inspiegabili nati da pratiche yoga o rituali tantrici a una guarigione miracolosa resa possibile da una fotografia. C’è questo e altro nel volume 1, dei due previsti, ove sono raccolti i Racconti fantastici, pubblicati insieme in Italia per la prima volta. Un’opera letteraria aperta dal romanzo La signorina Christina (1936) che sembra scaturire dal folklore romeno: è una storia di vampiri (“strigoi”) permeata da maledizioni, che un giovane saprà redimere uccidendo per la seconda volta l’infernale creatura, conficcandogli una barra di ferro nel cuore. I dieci racconti e i due brevi romanzi del primo volume offrono – come scrive Sorin Alexandrescu nella densa introduzione – percorsi per riflettere negli imprevedibili universi del fantastico e avviano una «meditazione sul Tempo».
Le problematiche? Mai scontate, come provano i due racconti del 1959 Il litomante e Dalle zingare: il primo presenta un intrigo socialmente complicato; il secondo, ricorda Alexandrescu, «introduce una poetica del morire». Eliade, magistrale storico delle religioni, fu candidato un paio di volte al Nobel per la letteratura: è vero che tale alloro non garantisce (più) l’immortalità del narratore, ma certifica la diffusione e le traduzioni delle sue opere. Avremmo desiderato leggere un saggio o un racconto di Eliade a commento dell’affermazione di Papini presente ne Il diavolo. Ricordiamola: «Dio è ateo». Forse un giorno qualcuno lo ritroverà.
- Armando Torno - Pubblicato su Domenica del 3/12/2023 -
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