L'ipotesi freudiana dell'inconscio, non è separabile da una Critica del Soggetto, proprio allo stesso modo in cui l'analisi di Marx delle categorie dell'economia politica costituisce una critica delle oggettive relazioni sociali del capitalismo. La ricerca enciclopedica condotta da Marx in tutti i campi scientifici del suo tempo, così come le instancabili incursioni di Freud nelle discipline limitrofe - soprattutto quella che riguarda la teoria della cultura - dimostrano come entrambi fossero consapevoli dei limiti dei rispettivi approcci.
Al contrario, essi erano sensibili al fatto che il loro metodo richiedesse necessariamente un'estensione che riuscisse ad andare oltre sé stessa, a partire dalla quale, tuttavia, nessuno dei due era in grado di tracciare tutte le conseguenze. Infatti, le due critiche hanno in comune il loro tornare alla materialità della vita psichica e a quella della vita sociale; una attraverso le formazioni dell'inconscio, l'altra attraverso le conseguenze sociali dovute alla riduzione della vita umana a mera appendice del movimento autonomizzato del valore che sta dietro le spalle del titolare della funzione.
In entrambi i casi, a emergere come vero scandalo è il problema della coscienza. Questo punto in comune non riesce a essere sintetizzato in un'unica teoria in grado di colmare il divario metodologico tra i loro due punti di partenza. Allora come è possibile mediare i due approcci? Sono forse condannati a passarsi continuamente la palla l'un l'altra, perpetuando in tal modo l'aporetica separazione soggetto-oggetto che ne è alla base? Così, malgrado la pretesa da parte di mezzo secolo di freudo-marxismo di sintetizzare Marx e Freud in un'unica teoria sociale, la questione relativa a una mediazione rimane irrisolta, dal momento che il metodo psicoanalitico si occupa di singoli processi e quello della critica dell'economia politica di processi socio-storici i quali non sono riducibili l'uno all'altro. I ponti che si è tentato di costruire trasversalmente a questo divario sono stati sempre ridotti a livello di quello che era sempre e solo l’uno o l'altro approccio, con il fine di renderli più "compatibili", e spesso a scapito di un loro rigore interno. La questione della mediazione, d'altra parte, richiede che non si dia nulla per scontato in termini di rispettiva radicalità.
La duplice propensione riduttiva a psicologizzare il soggetto dell'inconscio, da un lato, e a sociologizzare le categorie del capitalismo, dall'altro, ci condanna ad arrovellarci nella fenomenologia empirica del sintomo psicopatologico e/o della crisi fondamentale del capitalismo. Di conseguenza, non fa altro che alimentare quell'insieme di "soluzioni" ad hoc, adattive, riformiste, frammentarie e, in ultima analisi, futili che la società capitalista eccelle nel produrre. Rimanere a tale livello di analisi ci impedisce pertanto di accedere a un'articolazione più rigorosa del problema della mediazione. Allora, si tratta piuttosto di esaminare meglio da vicino il rapporto esistente tra il soggetto diviso, la forma-soggetto e la forma-sociale, ripercorrendo la costituzione storica senza però trascurare il carattere reale e operativo delle separazioni moderne.
I testi raccolti in questo volume rappresentano un tentativo di porre nuovamente la questione irrisolta dei dualismi soggetto-oggetto e individuo-società, e delle impasse che ne derivano. L'obiettivo è quello di coniugare, senza confonderli, un approccio categoriale al marxismo e un approccio categoriale alla psicoanalisi.
- Sandrine Aumercier & Frank Grohmann, "Quel sujet pour la théorie critique? Algulser Marx et Freud l'un par l'autre"(Editions Crise & Critique), pubblicato il 7 juin 2024. -
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