La Resurrezione del Fascismo Classico in Europa
- Quello che qui conta, non è la dimensione, dato che la cosa più significativa è l'avvio di un processo di transito tra i due estremi, ed è questo ciò che è il fascismo -
di João Bernardo
Il fascismo – e questo è il nocciolo del mio modello interpretativo – si colloca al di fuori della consueta gamma politica, la quale va dall'estrema sinistra all'estrema destra, e risulta dall'eco che alcuni temi di ciascun estremo producono sull'altro estremo. Il fascismo origina, o meglio consiste, nel processo attraverso il quale i temi sociali provenienti dall'estrema sinistra si intersecano e si fondono con i temi nazionalisti generati dall'estrema destra, e viceversa. Solitamente, i riferimenti ai labirinti del fascismo si possono riassumere in tre parole: «rivolta nell'ordine». Sono le parole in cui si trova contenuto proprio questo processo di coniugazione degli estremi, a partire dal fatto che mentre la rivolta è alla base delle ansie sociali provenienti dalla sinistra, è invece l'ordine ciò che caratterizza il nazionalismo promosso dalla destra. Estendendo ai nostri giorni questa prospettiva - in quest'epoca di trans-nazionalizzazione economica e sociale, nella quale l'ecologia è stata assunta come campo privilegiato di intersezione e di fusione tra i temi provenienti da ciascuno degli estremi politici - possiamo distinguere tra il fascismo classico, da una parte, e i fascisti del post-fascismo, dall'altra, nei quali le identità hanno sostituito il nazionalismo, o si sono sovrapposte ad esso. Quando scrissi l'ultima versione dei "Labirinti del fascismo", mi sembrava che la forma classica del fascismo fosse come appassita, e ho creduto che sarebbe stata definitivamente soppiantata dalle modalità del fascismo post-fascista; ma tuttavia ora osservo invece che il fascismo classico abbozza come una resurrezione, e stiamo assistendo tanto a degli scontri quanto a delle parziali convergenze e sovrapposizioni tra questi due quadri del fascismo. Alcuni di loro finiscono per escludersi a vicenda, e confrontandosi con violenza; in maniera particolare perché c'è chi difende alcune identità etniche, di civiltà o di genere, mentre altri ne difendono altre. E in parte ne vengono assorbiti, poiché sono tutti generati a partire da quel medesimo processo, avanti e indietro, che continua a opporre e collegare estrema destra ed estrema sinistra. Così, già tra le due guerre mondiali, lo scontro, spesso sanguinoso, tra le diverse versioni del fascismo aveva finito per essere la regola, piuttosto che l'eccezione. Mentre oggi, ai nostri giorni, il quadro che ha permesso la resurrezione del fascismo classico, e la complessa ridefinizione dei rapporti tra fascismi, è emerso nel corso della recente pandemia di Covid, come ho notato in diversi articoli pubblicati in quel periodo.
In particolare, nella seconda parte del saggio "San Marx, prega per noi", pubblicato nel giugno 2020: «Quando ha iniziato a diffondersi il covid-19, le prime lamentele contro le misure di quarantena e di distanziamento sociale sono arrivate da alcune frange di sinistra, presidiate da anarchici o da libertari», e continuavo: «Confondendo la libertà con l'egoismo e confondendo la disciplina con l'oppressione, per loro era del tutto naturale lamentarsi di un'intrusione abusiva nel proprio diritto personale di essere contaminati e di contaminare. Al contrario, avremmo potuto immaginare che l'estrema destra e i fascisti, sostenitori di uno Stato forte, avrebbero applaudito le misure governative che generano nuovi obblighi. Tuttavia, in più della metà delle capitali degli Stati Uniti, le manifestazioni contro le misure di quarantena sono state promosse da delle correnti di estrema destra»; dopodiché fornivo esempi dettagliati di un'analoga convergenza occorsa in cinque paesi europei. In Inghilterra, Francia, Italia, Germania e Spagna, le manifestazioni di protesta contro le misure sanitarie, riunendo a volte molte migliaia di persone, hanno mobilitato sia i sostenitori dell'estrema destra e del fascismo classico, sia le persone della sinistra più estrema, unificandoli sulla piattaforma ecologica e anti-vaccini. Infine, ho concluso che «la convergenza politica e sociale manifestatasi in queste proteste di piazza è visibile anche sul piano ideologico, e l'espressione "dittatura sanitaria", o "legge marziale sanitaria" è stata usata da tutti coloro che si lamentavano della quarantena. Nella sua ostilità verso certe élite - definite come bersaglio esclusivo - il populismo mobilita le persone indipendentemente dalle classi sociali a cui appartengono, e vale la pena ricordare qui che il terreno è stato preparato quando la sinistra - non invocando più i lavoratori - ha cominciato a parlare di persone, un termine questo che la destra ha ben presto riecheggiato. È questo, ciò in cui consiste il populismo, nel mettere persone indeterminate contro certe élite, ora soprattutto "élite scientifiche"». Il terreno è stato preparato anche a partire dalla diffusione dei movimenti ambientalisti, e ho ripreso queste conclusioni nell'articolo "Ecologisti e anti-vax... stessa lotta!". «L'intersezionarsi di una certa estrema sinistra con una qualche estrema destra, nel rifiuto attivo e militante delle norme sanitarie, non si è limitata alla partecipazione congiunta alle manifestazioni di piazza, e ha generato una sfera ideologica comune», scrissi allora, per poi aggiungere: «Quando definii il movimento ecologista come una delle componenti del fascismo post-fascista, stavo già annunciando l'orizzonte in cui le teorie del complotto, Il populismo anti-elitario e l'ossessione per la decadenza e la catastrofe si sarebbero fuse nell'amalgama ideologico che considera il covid-19 e i vaccini come una manipolazione delle élite imprenditoriali, e la richiesta di misure sanitarie come una manipolazione da parte delle élite politiche». I movimenti stimolati dalle proteste contro la «dittatura sanitaria» e la «legge marziale medica», cominciano ora a mostrare i loro risultati.
In Portogallo, il principale candidato del partito fascista radicale "Ergue-te!" alle elezioni parlamentari dell'Unione europea del giugno 2024, è stato Rui Fonseca e Costa, un oscuro giudice che ha improvvisamente acquisito notorietà durante la pandemia, diventando la voce più udibile nel rifiutare vaccini, mascherine e confinamenti e lanciando insulti contro il Presidente della Repubblica e il Presidente dell'Assemblea della Repubblica, definito come un "pedofilo", invitandolo a suicidarsi, e accusando una delle figure di spicco della destra conservatrice di indossare una «parrucca bionda per andare a compiere atti sessuali con i bambini». Come se non bastasse, il giudice ha sfidato il comandante della Polizia di Pubblica Sicurezza a un combattimento di arti marziali, e tutto questo, insieme al suo comportamento in alcune sedute giudiziarie, ha indotto il Consiglio Superiore della Magistratura a sospenderlo e, nell'ottobre 2021, a destituirlo dalle funzioni di giudice. Da quel momento in poi, Rui Fonseca e Costa ha intrapreso un percorso che lo ha portato a fondare una sorta di milizia embrionale, chiamata Habeas Corpus - designazione che poteva uscire solo dalla mente di un giurista - e ad assumere la carica di segretario generale del partito fascista, o proto-fascista, "Alternativa Nazionale Democratica", che poi ha abbandonato nell'aprile 2023 per unirsi a "Ergue-te!". Nel suo programma per le recenti elezioni del Parlamento europeo, e anche in risposta a un questionario inviato da un'agenzia di stampa, Ergue-te! adotta un nazionalismo sovranista, in «opposizione a questo modello federalista che ci è stato imposto». «Ergue-te difende uno spazio europeo coeso, basato sulla solidarietà, ma con patrie libere e sovrane. Non possiamo accettare il trasferimento della nostra sovranità agli eurocrati [...]»; queste righe suonano come un'eco dei proclami sull'Unione europea emanati dal Partito comunista portoghese. Infatti, quando l'Ergue-te chiede la fine della Commissione europea, considerandola «un organo di oppressione dei popoli d'Europa, che in quanto tale deve cessare di esistere», sembra che stiamo leggendo le dichiarazioni del capo della lista del Partito comunista per le elezioni di giugno. Le idee sono le stesse e anche il linguaggio è lo stesso. Ma come il Partito Comunista, Ergue-te non chiede l'uscita dall'Unione Europea e afferma che «vogliamo collaborare allo smantellamento dell'Unione dall'interno e sostituirla con un blocco di patrie libere che risponda alle sfide del presente e del futuro, e che si difenda dalle varie forme di superpotenze mondiali». Ma da questa convergenza, Ergue-te, difendendo «un'Europa come insieme di patrie sovrane che condividono una matrice di civiltà comune e dove si conserva l'identità di ciascuno», trae delle conclusioni che il Partito comunista si astiene dall'enunciare. È vero che il principale candidato comunista alle elezioni europee di giugno ha dichiarato in un'intervista che «in relazione agli immigrati, dobbiamo naturalmente tenere conto del fatto che non esiste una capacità illimitata di ricevere immigrati, né in Portogallo né in nessun altro paese» e ha insistito sul fatto che «il nostro paese non ha capacità illimitate di accogliere e integrare gli immigrati». Ma Ergue-te porta il sovranismo all'estremo logico e classifica la politica di immigrazione e asilo perseguita dall'Unione Europea come «uno strumento al servizio del programma politico di sostituzione della popolazione», tesi generata dal neofascismo francese e ormai corrente in Europa e negli Stati Uniti. E' questo continuo andirivieni tra i poli estremi della gamma politica che caratterizza il fascismo. Anche il programma economico nazionalista enunciato da Ergue-te! ricalca quello del Partito Comunista, soprattutto quando dichiara che «il Portogallo può essere un paese potente, sviluppato e prospero, capace di generare ricchezza e di offrire felicità a tutti i portoghesi e alle loro famiglie, nel contesto di un'Europa di nazioni indipendenti e sovrane». E come? «Rinegoziare con l'Ue, con fermezza, un nuovo corso tendenzialmente verso la fine delle quote di produzione nazionali, nel campo dell'agricoltura e della pesca; Rinegoziare i fondi europei, incanalandoli per riattivare la produzione nazionale, essenziale per il nostro sostentamento; Stabilire accordi economici - vantaggiosi per tutti! — con il Brasile e l'Africa, facendo del Portogallo una cerniera con l'Europa; […] Sostenere una nuova politica economica orientata all'esportazione; Rilanciare i settori della pesca e della cantieristica navale; […] Investire sulle ricchezze del nostro suolo e sottosuolo, terra e mare, attraverso lo sfruttamento delle loro risorse, per una maggiore indipendenza energetica».
La paradossale utopia di un'economia nazionalista in un'epoca di piena trans-nazionalizzazione, è stata enunciata dal candidato leader del Partito Comunista.«Se non reindustrializziamo il Paese, non potremo avere la produzione necessaria a soddisfare il fabbisogno del nostro Paese, non potremo avere l'occupazione qualificata di cui abbiamo bisogno per garantire il mantenimento dei giovani, né potremo avere gli strumenti che ci permetteranno di affrontare le sfide che il futuro ci porrà. Se non abbiamo un'industria per produrre medicinali, per produrre treni, per produrre barche, per produrre macchinari, attrezzature industriali, se non abbiamo una forte industria di base, non saremo in grado di soddisfare molti dei bisogni che vengono sollevati». Rendi il Portogallo di nuovo grande. Allo stesso tempo, quando descrive l'Unione europea come «un'organizzazione sovranazionale al servizio della finanza internazionale», Ergue-te! promuove una versione dell'anticapitalismo ristretta alla critica del capitale finanziario, rilanciando così il mito di una contrapposizione tra capitale produttivo e capitale speculativo, una favola con una lunga genealogia nell'estrema destra e nel fascismo classico, che convergeva nella demagogia di Mussolini e nel programma in venticinque punti del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi. E poiché oggi l'estrema sinistra riprende questo mito con totale candore, abbiamo qui un'altra convergenza, e una tra le più significative. Inevitabilmente, la nozione di capitale fittizio, tanto stimata in tutto il mondo, e comune in Portogallo nell'area politica del Blocco di Sinistra, non manca, ad esempio quando l'iniziativa Ergue-te! profetizza che «l'aumento senza fine del debito che non corrisponde alla creazione di ricchezza sta determinando la fine di questo modello e si prevede che l'UE si disintegrerà entro i prossimi cinque-dieci anni». Inoltre, chiedendo la fine della Politica Agricola Comune perseguita dall'Unione Europea e chiedendo «il ritorno della sovranità agricola e alimentare», Ergue-te! riproduce un tema caro in tutto il mondo agli ecologisti che oggi affermano di essere di sinistra. Ora, l'insistenza sulla «sovranità alimentare» ha caratterizzato il fascismo classico, come ho dimostrato in un saggio su "Il mito della natura". In breve, la contestazione dei vaccini e della maggior parte delle misure sanitarie promosse durante la pandemia è servita in Portogallo a generare un processo di fusione dei grandi temi provenienti da entrambe le estremità dello spettro politico, ed è in questo processo che consiste il fascismo. Ma se nel caso di Ergue-te! il movimento è stato elaborato dall'estrema destra, verso alcuni temi dell'estrema sinistra, presenterò ora un movimento in direzione opposta, che si è verificato in Germania, dove in diverse grandi città, per tutto il 2020, le proteste contro il confinamento hanno riunito diverse migliaia di persone nei fine settimana, dagli ecologisti seguaci della ragazza Greta Thunberg ai vegani seguaci di Attila Hildmann ai sostenitori dell'estrema destra populista e anti-immigrati, compresi i leader dell'AfD (Alternative für Deutschland) e, più radicalmente, i neonazisti e gli antisemiti e la loro espressione rumorosa, gli hooligans del calcio.
Il filo che dobbiamo seguire per sbrogliare questa matassa parte da Die Linke, La Sinistra, partito fondato nel 2007 e nato dalla fusione degli eredi dell'ex partito comunista della Repubblica Democratica Tedesca, Germania Est, con una scissione dal Partito Socialdemocratico. Una delle sue figure più importanti e conosciute a livello nazionale, Oskar Lafontaine, aveva lasciato i socialdemocratici per unirsi a Die Linke, e la sua influenza contribuì a portare alla ribalta la sua compagna, Sahra Wagenknecht. È intorno a lei che si tesse questa storia. In un partito che copre la gamma di opinioni della sinistra radicale, Sahra Wagenknecht rappresentava la tradizione della classica estrema sinistra autoritaria, che si distingueva per le sue posizioni anti-NATO e pro-Putin e per il suo scetticismo nei confronti dell'Unione Europea. Tuttavia, i risultati delle elezioni del 2017 hanno messo Die Linke di fronte a un bivio, dato che ha perso circa 420.000 voti, soprattutto dall'est del paese, a favore dell'AfD, un partito situato tra la destra più estrema e il proto-fascismo, mentre ha guadagnato i 700.000 voti che nelle precedenti elezioni erano andati al Partito socialdemocratico e i 330.000 che avevano favorito i Verdi. Tutti provenienti principalmente da città e centri universitari delle regioni occidentali della Germania. Die Linke si è trovata nella necessità di scegliere tra rispondere agli interessi del suo nuovo elettorato o cercare di riconquistare gli elettori perduti. Sahra Wagenknecht non ha esitato, e infatti le è bastato continuare su quello che era sempre stato il suo percorso politico, opzione facilitata dalla simpatia espressa per l'invasione russa dell'Ucraina. Allo stesso tempo, da diversi anni si batteva per limitare il numero di immigrati e già nel 2016 riteneva che la politica di apertura delle frontiere fosse responsabile dell'attacco terroristico a Berlino, che aveva provocato più di una dozzina di morti e diverse decine di feriti. Per tutto questo, Sahra Wagenknecht si è guadagnata l'elogio pubblico di uno degli allora co-presidenti dell'AfD, Alexander Gauland, che ha persino espresso il desiderio di una cooperazione più stretta. Ma Sahra Wagenknecht è stata prudente e, allo stesso tempo, ha voluto essere lei a controllare l'approccio. A tal fine, ha lanciato un movimento al di fuori dei partiti, chiamato Aufstehen, Stand or Rise, cercando di raggiungere le persone che si erano allontanate e disilluse dalla politica. Il ponte che avrebbe portato dall'estrema sinistra all'estrema destra è stato disegnato. Non si trattava di un'architettura isolata, e l'Economist ha scritto il 9 agosto 2018: «Mentre la divisione destra-sinistra lascia il posto a una divisione aperta-chiusa, si stanno verificando nuovi allineamenti nella politica europea. Elementi della sinistra assomigliano all'estrema destra: si pensi agli scandali di antisemitismo nel Partito Laburista britannico e alla sua debole opposizione alla Brexit, o alle diatribe di Mélenchon contro i lavoratori stranieri, o agli accordi di coalizione tra i populisti anti-immigrati e la sinistra anticapitalista in Grecia e nella Repubblica Ceca. Nel frattempo, elementi dell'estrema destra trovano ispirazione a sinistra: i circoli politici che un tempo sostenevano il libero mercato ma erano anti-immigrati, come il Partito della Libertà austriaco, l'Unione nazionale in Francia e l'AfD, hanno ora imparato a essere a favore della redistribuzione. Si sta aprendo un nuovo spazio: filo-russo, anti-atlantista, euroscettico, interventista nell'economia, scettico o ostile all'immigrazione e al commercio».
Nel contesto europeo così creato, un sondaggio d'opinione condotto nel settembre 2023 ha concluso che se Sahra Wagenknecht dovesse formare un partito, circa un quarto degli elettori dell'AfD la sosterrebbe. La lezione non è andata perduta. Nell'ottobre 2023 Sahra Wagenknecht ha lasciato Die Linke e, dopo aver fondato un'organizzazione a cui ha modestamente dato il proprio nome, Bündnis Sahra Wagenknecht – Vernunft und Gerechtigkeit - Sahra Wagenknecht Alliance – Ragione e Giustizia - lo ha presentato nel gennaio 2024 come suo nuovo partito. Combinando la spesa sociale e la redistribuzione della ricchezza tradizionalmente richieste dall'estrema sinistra con lo stretto controllo dell'immigrazione richiesto dall'estrema destra, così come la reindustrializzazione evocata nostalgicamente e utopicamente da entrambi gli estremi, il nuovo partito di Sahra Wagenknecht rappresenta il fascismo in azione. E quando un sondaggio indicava che questo partito avrebbe avuto i voti di circa il 12% dei tedeschi e un altro sondaggio successivo prevedeva che il 55% dei sostenitori dell'AfD e il 40% dei sostenitori di Die Linke sarebbero stati disposti a darle il voto, Sahra Wagenknecht aveva motivo di guardare con ottimismo alle elezioni del Parlamento europeo del giugno 2024. Una volta concluse le elezioni e contati i risultati, in Portogallo l'Ergue-te! ha ottenuto lo 0,2% dei voti, senza eurodeputati, e il Partito comunista, attraverso l'acronimo Coalizione Democratica Unitaria, ha ottenuto il 4,1%, riducendo la sua rappresentanza al Parlamento europeo da due eurodeputati a uno. In Germania, invece, il nuovo partito di Sahra Wagenknecht ha ottenuto il 6,2% dei voti e sei seggi, mentre Die Linke è sceso al 2,7% e tre deputati, perdendone due; per quanto riguarda l'AfD, è salito al 15,9% dei voti, che gli ha garantito quindici mandati, sei in più rispetto alle precedenti elezioni. Ma non è la dimensione che conta qui, perché la cosa più significativa è l'avvio di un processo di transito tra i due estremi – e questo è ciò che è il fascismo.
- João Bernardo - Pubblicato il 10/6/2024 su Passa Palavra -
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