Nei suoi Adagi - un serbatoio di ritagli, un libro fatto di frasi e di massime collezionate nel corso della sua vita - Erasmo da Rotterdam registra l'adagio secondo cui «L’ira invecchia più tardi di ogni altra cosa» (Ira omnium tardissime senescit). «È l’opposto del famoso apoftegma di Aristotele» - scrive Erasmo - «che, come racconta Diogene Laerzio [5,18], quando gli venne chiesto che cosa invecchi più velocemente, rispose: "Il beneficio"». Cicerone, invece, unendo le due frasi, disse (nel Pro Murena, 42): «Ciò che piace sarà dimenticato; ciò che dispiace sarà ricordato». Ora, il punto principale dell'Adagio consiste nel suo esprimere l'idea secondo cui le persone, più che i benefici, ricordano le offese. Il proverbio greco sembra attinto da Sofocle, che nell’Edipo a Colono [954-955] dice: «la collera non invecchia, muore, e solo i morti non sono toccati dalla tribolazione». In sintesi, la materia della narrativa fin dalle origini: personaggi che si portano dietro per tutta la vita non solo le loro ferite, ma anche gli sbagli, i tradimenti, i fallimenti, le proprie carenze, continuando a rimuginarci sopra infinitamente con il desiderio di vendicarsi, desiderando di poter tornare indietro nel tempo per agire in modo diverso, e così via (in tal senso, è interessante pensare all' utilizzo di Sofocle che ne fa Coetzee; con una significativa deviazione verso Dostoevskij: «Ma non ha dimenticato l'ultimo coro dell'Edipo; non dire di un uomo che è felice finché non è morto», in "Vergogna", di J.M. Coetzee). Erasmo, tuttavia, va ancora più indietro nel tempo e ricorre a Omero, che funge da archivio di riferimento principale. Nell'Iliade, al libro IX, egli ritrova la storia della dea Ate, abituata a portare scompiglio tra gli uomini, “con occhi penetranti e piedi veloci”. Le Preghiere la seguono, cercando di riparare ai danni, “zoppicanti e dalla vista debole”, “cosa con cui il poeta voleva alludere al fatto che le offese sono sempre rapide e le riconciliazioni assai più lente, poiché gli uomini si ricordano più spesso delle offese».
(da: Erasmo da Rotterdam, "Adagio 613", in "Adagi". Testo latino a fronte, Bompiani, 2013).
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