venerdì 17 maggio 2024

Usare Marx contro Marx !!

Jean-Marie Vincent: Utilizzare Marx contro Marx (un estratto da "Un Autre Marx”)

Come ha sempre fatto, Robert Kurz non mira a buttar via Marx insieme all'acqua sporca del bagnetto marxista - come invece fa Castoriadis [*1] - né tantomeno egli cerca di proteggere Marx dalle frecciate dei suoi critici, e trasformarlo così  - come fanno Rubel, Janover o Papaioannou -  in una sorta di genio tradito e incompreso, il quale avrebbe solamente bisogno di essere nettamente distinto dai marxismi; così come faceva ad esempio Michel Henry, che continuava ancora a credere di poter dimostrare che “il marxismo consiste nella somma totale di tutti i fraintendimenti e di tutte le incomprensioni che Marx ha subito”. Così è grazie alla sua tesi non fumettistica del  "duplice Marx" [*2], che Kurz arriva a proporre una lettura più attuale e critica di Marx. Anche Jean-Marie Vincent ha sviluppato una posizione, nei confronti di Marx, che è assai simile a quella di Kurz; vale a dire consistente nell'”usare Marx contro sé stesso”, identificando in maniera chiara l'aporia marxiana relativa al concetto di lavoro:

«Non ci si può sbagliare: se l'opera di Marx va rivisitata, questo non significa che essa debba fornire delle risposte prima ancora che vengano poste delle nuove domande, né che debba garantire un quadro di riferimento invariante e rassicurante. L'opera di Marx deve essere indagata, interrogata e analizzata in modo iconoclasta,  irrispettosamente, senza che gli si debba concedere privilegi particolari. Marx, in realtà, non può essere stato del tutto innocente nei confronti degli errori fuorvianti del marxismo. In lui troviamo, come sostiene Adorno, una sorta di “positivismo mascherato” che si manifesta in determinate circostanze, attraverso una sovrastima della conoscenza scientifica e attraverso una tendenza a fare del lavoro una sorta di referente “naturale” per la teoria del valore; laddove invece, in altri momenti, lo analizza in quanto relazione sociale. Da questo momento in poi, per i marxisti, la tentazione di costruire un socialismo scientifico e di fare della classe operaia l'agente predestinato della trasformazione della società contro il parassitismo dei capitalisti è diventata troppo forte. Ora, con poca spesa, si sarebbe potuto opporre, a una classe sfruttatrice senza prospettive, una classe sfruttata ricca di grandi potenzialità (la pienezza del lavoro in quanto attività). È per questo che - se è necessario - dobbiamo usare Marx contro sé stesso, ovvero, utilizzare, contro il Marx teorico tradizionale, quel Marx che non intendeva affatto creare una dottrina, ma intendeva percorrere delle nuove strade teoriche, avventurandosi nell'impresa di criticare l'economia politica. Come è noto, egli non arrivò mai a fissare questa impresa, i cui obiettivi e i cui campi di applicazione cambiavano man mano che progrediva. Attraverso scosse successive, la sua critica scoprì l'ampiezza dei compiti che doveva svolgere, e tracciò la necessità di approfondire la sua opera scardinatrice.»

Jean-Marie Vincent, "Un autre Marx. Après les marxismes", Losanna, Page deux, 2001, p. 229)

NOTE:

[1] Castoriadis arriva a cogliere alcuni aspetti centrali del marxismo tradizionale, insieme a ciò che poi verrà considerato rilevante nel Marx essoterico. Tuttavia, come ha sottolineato Anselm Jappe, identificando alla fine Marx, in modo caricaturale, solo con il Marx essoterico, vale a dire, nel buttar via il bambino Marx insieme all'acqua sporca del bagno marxista, Castoriadis non arriverà mai a “utilizzare Marx contro sé stesso” e a vedere piuttosto ciò che in Marx costituisce il Marx esoterico, ossia, per meglio dire, ciò che appartiene all'abbozzo di una critica categoriale, che pone l'accento sul valore creato dal lato astratto del lavoro e sul feticismo della merce, una critica che individua nel cuore del capitalismo il movimento di quella che è un'astrazione reale, che si materializza nelle azioni concrete della produzione e dello scambio.

[2] Robert Kurz, “Postmarxisme et travail-fétiche. De la contradiction historique dans la théorie marxienne”, in "Juggernaut", n°3, 2020.

BIBLIOGRAFIA SOMMARIA:

All'opera di Jean-Marie Vincent, è interamente dedicato un sito web straordinario, che costituisce un'impressionante miniera di testi: http://jeanmarievincent.free.fr/
Si consiglia, in proposito, di consultare bibliografia:
- "La domination du travail abstrait". in Critiques de l’économie politique nouvelle série, n° 1, "Travail et force de travail"», p. 19-49, Maspero, octobre-décembre 1977: http://jeanmarievincent.free.fr/spip.php?article329
- "Marx l’obstiné. Marx après les marxismes". L’Harmattan, t. 1 : "Marx à la question", p. 9-45, 1997: http://jeanmarievincent.free.fr/spip.php?article134
- "Le fétiche travail et son empire : la critique de l’économie comme critique de la forme valeur" in: http://jeanmarievincent.free.fr/spip.php?article338
- "Critique de l’économisme et économisme chez Marx". L’Homme et la société, n° 132-133, p. 37-51, juin 1999: http://jeanmarievincent.free.fr/spip.php?article148
- "Comment se débarasser du marxisme". Congrès Marx International. Cent ans de marxisme. Bilan critique et prospectives: http://jeanmarievincent.free.fr/spip.php?article126
- "Les mensonges de l’Etat". in Critiques de l’économie politique p. 136-144, nouvelle série, n° 4, juin-septembre 1978: http://jeanmarievincent.free.fr/spip.php?article42
- "La formation de la théorie de l’Etat chez Karl Marx". Critique communiste, n° 27, p. 157-184, juin 1979: http://jeanmarievincent.free.fr/spip.php?article46

fonte: @Editions Crise & Critique

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