giovedì 9 maggio 2024

Il soggetto della funzione del lavoro astratto e il diritto di andare a pisciare…

«Paradossalmente, nello spazio-tempo astratto dell'impresa, ha luogo un triplice processo di astrazione reale e pratica. Per prima cosa - benché siano proprio loro a svolgere il lavoro - i soggetti della funzione devono prescindere dalla loro propria persona, e in un certo qual modo cancellarsi in quanto esseri umani, in modo da poter così obbedire agli imperativi del lavoro astratto. Non si tratta del risultato del carattere oggettivo dell'auto-movimento capitalistico - dovuto principalmente alla produzione (sociale) per gli altri anziché per le proprie esigenze - ma del suo fine fondamentalmente "estraneo": valorizzare il valore. Non si tratta di produrre degli oggetti d'uso - siano essi per sé o per qualcun altro - ma di produrre del valore e del plusvalore, vale a dire si tratta di spendere al massimo la propria energia umana astratta nello spazio funzionale dello spazio-tempo imprenditoriale, trasformando sé stessi, in quanto esseri umani, in un motore a combustione sociale. È per questo motivo che i soggetti del lavoro astratto, semplici funzionari al servizio del "soggetto automatico" (anche quando ricoprono posizioni dirigenziali), non possono né influire sul contenuto concreto della produzione - che è fissato dal fine in sé della valorizzazione, e la cui fondatezza o assurdità non è soggetta al loro controllo - né adattare il tracciato o la dinamica del processo produttivo ai loro desideri e bisogni.

Lo spazio-tempo astratto della gestione aziendale, non consente loro di rendere piacevole la propria attività; esso si trova lontano dal tempo e dallo spazio di vita che sono loro propri, e all'interno dei quali possono riposare, e rappresenta al contrario uno spazio-tempo alieno - "estraneo" non nel senso che è nelle mani di una volontà esterna (quella del capitalista), bensì nel senso che la logica funzionale del lavoro astratto è essa stessa estranea: all'essere umano. Il flusso temporale astratto deve essere interrotto il meno possibile, dal momento che è finalizzato proprio al massimo dispendio di energia umana per unità di tempo, e non alla produzione di oggetti di necessità o alla soddisfazione dei bisogni dei produttori. Ad esempio, le pause non vengono in alcun modo demandate alla discrezione dei produttori e tendono a essere ridotte al minimo (al punto che ci chiediamo se possiamo ancora avere il diritto di andare a pisciare).»

( Robert Kurz, da "La Substance du capital", Paris, L'Echappée, 2019, p. 135-136 )

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