In termini generali, i diari di Kafka sono organizzati lungo tre linee che corrispondono a tre assi di produzione: in primo luogo, registrare il resoconto della vita quotidiana fatta di incontri, conversazioni, bozze di lettere (e anche sogni, i quali potrebbero costituire una sottocategoria); in secondo luogo, tracciare quelle idee che servono per la sua narrativa, attraverso bozze di storie e frammenti di racconti; in terzo luogo, la preoccupazione relativa al diario in sé, il quale è spesso esso stesso un argomento di riflessione (e quindi, appunto, di preoccupazione) da parte dell'autore. «Ho sfogliato un po' i diari», scrive nell'ottobre del 1914. E «Mi sono fatto una specie di idea di come è organizzata una vita come la mia». Oppure, nell'aprile del 1912, parla del diario in quanto «conoscenza completa di sé»: «Essere in grado di cogliere l'ampiezza delle proprie capacità, facendolo allo stesso modo in cui si prende una palla». Poi, nel mese di febbraio dello stesso anno: «Da questo giorno in poi, rimarrò saldamente attaccato alla scrittura del diario! Scrivere regolarmente! Non mollare me stesso!». Le emozioni di base che costituiscono ogni vita (e ogni diario) sono presenti anche nella vita quotidiana di Kafka. È invidioso del suo collega scrittore Franz Werfel, più abile socialmente e che ha successo con i suoi libri; ama con devozione il suo migliore amico Max Brod, ma ne è tuttavia anche infastidito; ama in modo ambivalente anche Felice Bauer, la sua fidanzata che, per ben due volte,avrebbe dovuto sposare, ed è un fidanzamento che Kafka rompe entrambe le volte; rispetta i propri genitori, ma non riesce però a contenere l'angoscia dovuta alla loro mancanza di comprensione, e l'assenza di comunicazione all'interno della famiglia, e così via.
Nessun commento:
Posta un commento