1 - È il 18 novembre. Tara Selter è una libraia antiquaria e si trova a Parigi per lavoro. Quando si risveglia il mattino dopo nella sua camera d’albergo, si accorge che è ancora il 18 novembre. Disorientata, torna a casa dal marito Thomas per cercare aiuto. Lui le crede, ma non è prigioniero del tempo. Così Tara ogni mattina deve spiegargli daccapo l’enigma che sta vivendo, le strane leggi che regolano il suo mondo – alcuni oggetti restano con lei, altri svaniscono misteriosamente. Confusa e sola, inizia a tenere il diario del suo unico giorno infinito, nel tentativo di comprendere la fisica indecifrabile che ha trasformato il suo tempo in uno spazio di cui è l’unica abitante. Finché, dopo un anno, decide di tornare a Parigi, dove tutto è iniziato, nella speranza di trovare il varco nel flusso del tempo e riconquistarsi un futuro. Nel primo romanzo di questa saga in sette libri, Tara Selter vive il suo unico giorno come uno spazio da esplorare nei minimi dettagli, con i suoi misteri e le sue gioie inspiegabili, con la meraviglia per una pioggia sottile, un cielo stellato. Solvej Balle ci conduce in una piega del tempo, un luogo accogliente e spaventoso, denso e rarefatto come l’universo.
2 - Il 18 novembre si è ripetuto per 365 volte. Tara decide di tornare a Parigi, nello stesso albergo in cui il tempo si è rotto: per un momento questo riaccende in lei la promessa del futuro, ma poi il suo giorno infinito ricomincia, con nuovi enigmi da risolvere. Stanca di vagare da sola per la città e sempre più distante dal marito Thomas, Tara parte in cerca delle stagioni che non ha più vissuto. Viaggia verso nord per ritrovare l’inverno e inventarsi un Natale nella casa dei suoi genitori, va incontro alla primavera, conosce persone sui treni, viene derubata, e ritrova una moneta romana avuta in regalo a Parigi. Ma è a Düsseldorf che qualcosa cambia: c’è un uomo, Henry D., che come lei è intrappolato nel tempo. Nel secondo capitolo della saga, Tara Selter insegue le stagioni; come una piccola divinità fabbrica il proprio inverno, trova paesaggi di neve, e poi corre a sud per rivedere l’azzurro del cielo e dedicarsi allo studio. Finché all’improvviso il presente si schiude, rivelando un’inaspettata chiave di volta.
(dai 2 risvolti di copertina di: Solvej Balle, "Il volume del tempo" - I e II - NN editore - Traduzione di Eva Kampmann)
Ieri,oggi e domani: è sempre il 18 novembre
- La libraia Tara Selter resta intrappolata in un loop a Parigi (in corso: l’opera prevede sette tomi; ne sono usciti quattro). I due arrivati in Italia fanno ben sperare -
di Vanni Santoni
Tara Selter, libraia antiquaria, si trova a Parigi per lavoro, un 18 novembre qualunque. Ma il giorno dopo, quando si risveglia in hotel, è di nuovo il 18 novembre, e così sarà ogni giorno a venire. Premesse, si dirà, non originalissime, dato che è precisamente il soggetto di una delle commedie più celebri di sempre, quel Ricomincio da capo in cui uno stranito Bill Murray si svegliava ogni mattino nel «giorno della marmotta». Il «giorno della marmotta», ricorderanno i cinefili, era il 2 febbraio: una variazione che a prima vista non pare sufficiente per infondere interesse in questo "Il volume del tempo" di Solvej Balle, di cui NN ha da poco cominciato la pubblicazione nella traduzione dal danese di Eva Kampmann. Ciò che invece desta immediato interesse, e fa anche capire che — premesse a parte — questo romanzo andrà in una direzione molto differente rispetto alla commedia di Harold Ramis, è che "Il volume del tempo" è un romanzo in sette volumi, dei quali per ora il lettore italiano ha a disposizione i primi due, "L’enigma" e "In viaggio", mentre quello danese ne ha finora potuti leggere quattro. Siamo dunque nel campo delle «grandi imprese letterarie», almeno sul piano del tentativo (per valutare i risultati effettivi toccherà attendere il settimo volume), come indica anche il tempo dedicato dall’autrice all’opera: trent’anni, in cui non è assurdo immaginare che a volte le giornate siano sembrate sempre uguali.
Solvej Balle ha un background filosofico e si era fatta notare la prima volta nel 1993 con una raccolta di quattro racconti lunghi, inedita in Italia, che ebbe un bel successo in patria e fu tradotta in dieci lingue. Poi, il silenzio. Un lungo, lunghissimo silenzio. Che Balle fosse bloccata nel tempo o soltanto al lavoro, da tal silenzio trentennale è uscito fuori questo romanzo (si noterà che sette sono anche i volumi del più famoso romanzo sul tempo mai scritto, quello di Proust), che dopo un debutto in sordina con il primo volume ha cominciato a sviluppare un seguito sempre più grande in patria, finché Balle non ha vinto il premio letterario del Nordic Council per i primi tre volumi della serie, nel 2022, e i diritti dell’intera opera sono stati venduti, oltre che da noi, anche in Svezia, Norvegia, Francia, Germania, Spagna, Olanda, Stati Uniti, Serbia e Macedonia. Il primo volume, come suggerisce il titolo "L’enigma", racconta le reazioni iniziali di Tara Selter e del marito (che non è bloccato nel tempo, ma decide di credere alla storia della moglie) alla sacca temporale in cui è rimasta incastrata. Esistono senz’altro delle leggi — e delle variazioni delle stesse, specie legate agli oggetti — che regolano il loop, e Tara cerca di venirne a capo tenendo un diario ed esplorando nei dettagli più minuti quella giornata senza fine, finché non decide di tornare a Parigi nel tentativo di fare ripartire il calendario.
Il libro presenta quindi un carattere che potremmo definire meditativo, e a differenza della commedia che comincia con le medesime premesse, non forza sul grottesco o sull’«uso» che si può fare di un tempo che, se da un lato è bloccato, dall’altro è anche infinito. L’autrice lavora su registri più sottili, e ha il merito di non buttare mai là facili interpretazioni. Allegoria di una vita statica? Della depressione? Del non essere in sincronia con il mondo, o con il proprio partner? Della necessità di fermarsi a contemplare? Tutto questo, e molto altro, resta per ora plausibile, e in letteratura il fatto che non ci sia un’allegoria precisa e che le possibili interpretazioni siano molte, è in genere fatto positivo. Certo, il primo volume è pieno di strade che restano inesplorate e anche qualche apparente incongruenza (e sono tutte cose che non vengono risolte nel secondo), ma qualunque scrittore sa bene che le idee migliori vengono scrivendo, ed è dunque necessario lasciare delle «aperture» in giro per il testo: a due settimi dell’opera, risulta dunque tutto normale. Anzi, pur non dando risposte e sviluppando anche meno la vicenda generale, il secondo volume, "In viaggio", in cui Tara Selter torna a Parigi, viaggia in altri luoghi e infine incontra un uomo che ha il suo stesso problema, è anche migliore del primo.
Il livello di ambizione si alza ancora — siamo in zona Beckett — e Solvej Balle parrebbe attrezzata per alzare l’asticella, ma attenzione: fare i «Beckett speculativi» è rischioso, perché alla fine gli ingranaggi devono risultare tutti in posizione. Perché Tara è intrappolata in quel giorno? Come funziona la sacca temporale? Quante persone riguarda? Perché proprio loro? Come se ne può uscire? Non può essere solo che è così... «perché è così»: lo si può fare in una commedia come "Ricomincio da capo", non in un romanzo con ambizioni così elevate, o si finirebbe in un attimo nel pretestuoso. Dopo due volumi, sappiamo molto della vita interiore di Tara e pochissimo del meccanismo alla base della trama. Se da un lato è facile prevedere che, con cinque volumi a venire, ci sarà spazio per molta altra elucubrazione filosofica e chissà quante piccole svolte inattese, Il volume del tempo sarà all’altezza delle proprie elevate ambizioni se saprà anche mostrarci il motore che lo muove. La speranza è vedere il motore; la paura, che il motore non ci sia; ma per ora, il tempo speso per leggere i primi due volumi, e restare bloccati assieme a Tara Selter in quell’eterno 18 novembre, risulta ben speso.
- Vanni Santoni - Pubblicato su La Lettura del 12/11/2023 -
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