domenica 10 aprile 2022

Nel capitolo precedente… (breve storia)


La fine dell'inizio? Covid, il passaporto sanitario e la critica radicale
- di Tristan Leoni & Céline Alkamar, marzo 2022 -

«È più meritorio scoprire il mistero alla luce del giorno piuttosto che nell'oscurità» (Marie Lowitska, "Maintenant", 1915)

Un mondo nel quale ogni giorno, in molteplici occasioni, è necessario scansionare un piccolo oggetto all'ingresso di un bar, di un negozio, di una biblioteca, una strada, e questo solo per verificare che, secondo vari criteri, abbiamo il diritto di entrarvi... Accettato, o rifiutato. Per il nostro bene, il nostro benessere, la nostra salute, la nostra serenità... Un mondo in cui, se da una parte lo Stato vigila e sorveglia, dall'altra, anche ogni cittadino è un ausiliario della polizia. È questo scenario di una distopia descritta dallo scrittore Ira Levin in "Questo giorno perfetto", del 1970; in cui all'orizzonte non si vede nessuna lotta di classe, eppure... Ma che dire della Francia [o dell'Italia] all'inizio del nuovo secolo?

Prologo: fanta...scienza?

«[...] che segnava la differenza più importante che ci può essere tra gli uomini e, a esempio, i cani: il controllo era sempre possibile.» ( Albert Camus, "La peste", 1947.)

A parte lo scanner, Ira Levin immagina una società da incubo caratterizzata da uno stato paternalista apprezzato da tutti, che assicura un controllo sociale completo e informatizzato, e al quale ogni cittadino partecipa volontariamente a priori, così come accetta un rigoroso trattamento sanitario e chimico (ognuno riceve un cocktail personalizzato di tranquillanti e di antidepressivi). Un sistema informatico veglia su tutta la comunità, riconosce i bisogni e guida i percorsi educativi e professionali di ciascun individuo al fine di ottimizzare la produttività e far sì che regni la calma e la tranquillità. Tuttavia, c'è un pugno di oppositori ... Cinquant'anni fa, una descrizione del genere sarebbe stata un brutto sogno nella mente di un autore di fantascienza portato all'esagerazione e al pessimismo. In effetti ne siamo ancora ben lontani... Ciò che Ira Levin aveva immaginato, come avevano fatto molti autori fino agli anni '70, era stato solo l'avvento di computer super-potenti (di dimensioni gigantesche), ma non che la tecnologia, grazie a Internet, al Wi-Fi e all'intelligenza artificiale (AI) potesse intromettersi in tutti gli ambiti della vita,  e nemmeno che potesse esistere il gadget supremo, rappresentato oggi dallo smartphone [*1]. In "Questo giorno perfetto", c'è un braccialetto che deve far bippare tutto il giorno dei terminali ad hoc.[*2] Al giorno d'oggi, uno scrittore di fantascienza alla moda si sarebbe liberato di questo volgare bip, e avrebbe quantomeno descritto un sistema direttamente collegato a un impianto cerebrale che si interfaccia con la nostra coscienza. E, se avessimo voglia di andare a bere qualcosa in terrazza, il nostro «impianto smart» ci ricorderebbe che, per un qualsiasi motivo (salute, ingiunzione del Ministero della Salute o della nostra mutua, decisione del tribunale, ecc.), non siamo autorizzati a consumare alcolici in un bar quel giorno e quindi, per evitare qualsiasi problema (ad esempio, il nostro tavolo che lampeggia con una sgradevole luce rossa), dovremo piuttosto bere un'acqua frizzante o andarcene a casa... A questo non ci siamo ancora arrivati. Anche se i primi impianti cerebrali dovessero essere commercializzati nei prossimi anni, essi serviranno solo a rendere più fluida la domotica, oppure a controllare i computer eliminando tastiera e mouse; insomma, serviranno a rendere la vita quotidiana molto più semplice... Per aumentare la capacità cerebrale, o collegare la mente direttamente al web, bisognerà aspettare il prossimo decennio, per quanto diverse aziende ci stiano lavorando alacremente. Sicuramente non siamo ancora a tal punto. In realtà, ci troviamo solo all'inizio dell'utilizzo di impianti sottocutanei, quelli del tipo che hanno fatto fantasticare i fan di X-Files nel secolo scorso. Nella Francia del 2015, il primo impianto-party ha attirato solo poche centinaia di persone, a causa del fatto che il chip allora ancora non serviva [*3] ... Ma da allora in poi, l'uso di questi nuovi gadget sta avanzando a piccoli passi, per vari scopi e in vari paesi [*4] (simultaneamente, l'uso di impianti contraccettivi sta diventando sempre più comune); e oggi sembra essere un nuovo mercato che sta lentamente emergendo. In Svezia, dove qualche migliaio di persone ha già un impianto che sostituisce le chiavi, i documenti o i biglietti del treno, esiste un'azienda che ora si offre di inserire un chip per facilitare l'utilizzo della tessera sanitaria. Un cliente, che ne è felice, spiega: «Penso che essere chippati faccia parte della mia dignità, e serve a che io porti con me le mie informazioni personali»; e un giornalista si chiede: «sorveglianza terrificante, o soluzione pratica per il Covid-19 [*5]. È davvero necessario, come fanno alcuni «no-vax», concorrere a questo delirio?In realtà non c'è niente di nuovo, e la crisi del Covid-19 non fa che favorire l'accelerazione di processi che erano già all'opera prima della sua comparsa, in dei campi assai diversi, come la tecno-sorveglianza, la digitalizzazione e il controllo sociale. E questo ciò che ci promette. D'altronde, un surrealista aveva osservato una volta che «quel che c'è di ammirevole nel fantastico, è che non c'è più alcun fantastico: c'è solo il reale». Perciò, torniamo al pass sanitario, o della vaccinazione, allo Stato, e forse anche alla lotta di classe.

Un trucchetto?

« La cosa che fa impazzire la gente è cercare di vivere al di fuori della realtà. La realtà è terribile. Ti può uccidere. E, a darle abbastanza tempo, finisce certamente per ucciderti. La realtà è dolore… [...] Ma sono le menzogne, l’evasione dalla realtà, a farti impazzire. Sono le bugie: quelle che ti spingono a desiderare di ucciderti.» (Ursula Le Guin, "I reietti dell'altro pianeta", 1970.)

Le politiche sanitarie messe in atto per combattere l'epidemia di Covid-19 sono state assai diverse da paese a paese, e talvolta da regione a regione (come nel caso della Spagna). Tuttavia, a metà del 2021, la maggior parte dei paesi avanzati ha optato per la vaccinazione di massa, soprattutto al fine di evitare un nuovo ricorso al lockdown, che per l'economia sarebbe drammatico, e per dare alla popolazione, alla forza lavoro, una minima protezione sanitaria. Tale scelta ha avuto il vantaggio di apparire ragionevole, e di scaricare l'efficacia del processo sulla responsabilità individuale (e questo che ci sia o meno un obbligo), sebbene sempre sotto l'ala protettiva dello Stato. Si tratta anche della risposta più semplice? La meno costosa dal punto di vista finanziario [*6]? In ogni caso, a medio e lungo termine, non sono state previste riforme strutturali nel campo dell'assistenza sanitaria (concedere più fondi alla sanità pubblica o combattere le comorbilità, come l'obesità), e nemmeno, al fine di affrontare l'emergenza, adattare l'insieme dei posti di lavoro e dei luoghi di lavoro alla situazione sanitaria, per esempio investendo in depuratori d'aria adatti allo scopo.
Questo perché, nel processo decisionale, la salute della forza lavoro (i proletari, i quali hanno solo il settore pubblico a occuparsi di loro) è un criterio importante, ma è solo uno tra gli altri (economico, finanziario, politico, ecc.). È vero che il capitale ha bisogno di mantenere i lavoratori in vita, in buona salute; soprattutto se sono formati e produttivi. Ma i criteri relativi a questa «buona salute», e alla sua temporalità, differiscono a seconda che ci si ponga dal punto di vista del padronato o da quello di un proletario. Purtroppo, ci sono tutte le ragioni per credere che, al di là del virus, la gestione di questa crisi avrà, a più o meno breve termine, delle conseguenze sanitarie particolarmente dannose per la maggior parte della popolazione e, in particolare, per i più poveri (deterioramento della salute mentale, posticipo delle cure, smantellamento continuo della sanità pubblica, ecc. [*7] In Francia, la vaccinazione, che non è obbligatoria ed è gratuita, si è resa possibile a partire dal gennaio 2021. Se il mese precedente, il 55% della popolazione adulta francese non voleva essere vaccinata, la propaganda del governo, per quanto rilanciata dai media e dai social network, ha faticato a invertire la tendenza: a metà luglio, solo il 43,5% della popolazione era stata completamente vaccinata; e, cosa inquietante, i tassi di vaccinazione sono stati appena più alti tra gli operatori sanitari, soprattutto tra gli infermieri e gli assistenti sanitari. [*8]
È vero che in Francia c'è molta diffidenza nei confronti della vaccinazione (che è aumentata negli ultimi anni, dopo l'estensione degli obblighi nel 2018, e che in particolare riguarda alcuni nuovi vaccini), e i tassi di non-vaccinazione sono tra i più alti del mondo. L'immunologa Françoise Salvadori spiega questa «eccezione francese» a partire da un rapporto particolare con lo Stato - aspettative molto alte che portano a forti delusioni (nessuna sanità scolastica, nessuna vera sanità pubblica, nessuna assistenza post-vaccinazione, ecc.) Ma esiste anche una mancanza di fiducia legata al peso del business, evidenziata a partire dagli scandali sanitari (Mediator, Depakine, ecc. [*9] ) che non risparmiano le competenze mediche o scientifiche (Chernobyl); nell'industria farmaceutica, ci sono state numerose condanne per frode e per corruzione. E da questo, una «vigilanza critica», se non scetticismo, che è assai forte nel paese [*10], che si accompagna a una provata perdita di fiducia. [*11] Gli esperti la chiamano esitazione da vaccino; cosa che secondo loro ha riguardato tre grandi categorie di persone, durante il periodo del Covid-19: coloro che dubitano dell'efficacia dei nuovi vaccini e sono diffidenti circa i loro possibili effetti collaterali; coloro che non percepiscono il Covid-19 come una seria minaccia alla loro salute personale; e coloro che sono ormai ai margini del sistema sanitario. [*12] Nel 2021, la paura, o quanto meno la diffidenza di una parte della popolazione si è concentrata sui vaccini a RNA messaggero, che sembra siano stati sviluppati a tempo record, e che vengono presentati come una nuova tecnologia [*13], e la cui reale efficacia e i possibili effetti collaterali sono controversi. La rapidità con cui vengono commercializzati e la realizzazione di campagne di vaccinazione senza precedenti, appare sorprendente. A questo si aggiunge anche il fatto che il governo fa fatica a convincere le persone che questi prodotti sono innocui. In realtà, attraverso una successione di bugie ed errori, con la pandemia il loro discredito è solo aumentato, e molti si chiedono perché mai dovrebbero dire la verità questa volta. Il processo decisionale in un Consiglio di difesa sanitaria piuttosto oscuro, non aiuta. Perfino le parole di scienziati e medici vanno incontro a una forma di discredito. [*14] Mentre l'obiettivo è che le imprese e le scuole riprendano la normale attività non appena inizi il nuovo anno scolastico, questa campagna di vaccinazione rischia di essere un fallimento. Ma piuttosto che lanciare una vasta campagna educativa per rassicurare la popolazione circa il vaccino (soluzione indubbiamente troppo complessa e lunga), e mentre la principale leva usata dallo Stato per gestire una crisi è la fiducia [*15], il governo ha optato per la coercizione: costringere la popolazione a vaccinarsi... senza renderla obbligatoria (per motivi legali e politici [*16]). Pertanto, da Macron il 12 luglio è stata annunciata la tessera sanitaria, poi attuata il 9 agosto.
D'ora in poi, per entrare in vari stabilimenti aperti al pubblico (ERP), come bar e ristoranti, cinema o biblioteche, le persone dai 12 anni in su devono presentare una prova di vaccinazione completa. o un test Sars-CoV-2 negativo effettuato nelle 72 ore precedenti. Intrappolati, milioni di francesi si vedono costretti a scegliere la vaccinazione. Allo stesso tempo, la vaccinazione è divenuta obbligatoria per il personale degli stabilimenti sanitari, e ai lavoratori a contatto con il pubblico negli edifici pubblici è stata imposta la tessera sanitaria: milioni di persone che prima erano riluttanti a farsi vaccinare, si sono così rassegnate. Purtroppo, per quanto questa campagna sembra essere stata efficace a breve termine, il suo carattere obbligatorio sta profondamente accentuando la sfiducia nelle autorità e, soprattutto, la sfiducia dei più dubbiosi. «Il passaporto sanitario ha favorito la vaccinazione di molte persone che erano esitanti o riluttanti, ma non ha ridotto l'esitazione in sé. Un sondaggio effettuato nel mese di settembre 2021, ha rilevato che il 42% dei vaccinati era ancora riluttante, o aveva dubbi sul vaccino al momento della prima dose. Cosa ancora più importante, dopo l'introduzione della tessera sanitaria, la percentuale di vaccinati con dubbi sul vaccino è aumentata dal 44% al 61%» [*17]. In autunno, le restrizioni legati a vincoli imposti alle persone non vaccinate, ha evidenziato le incongruenze del sistema. Le leggi della biologia sembrano doversi inchinare davanti a quelle della politica, e la validità di un test PCR negativo viene ridotta da 72 a 24 ore, dopo di che perde ogni valore... mentre invece essere vaccinati dà accesso a tutti i luoghi indipendentemente dal proprio stato di salute; il possesso di anticorpi offre dapprima sei mesi di protezione (e quindi un lasciapassare), poi alla fine solo quattro; ecc. Appare così chiaro che il pass non è di per sé uno strumento sanitario, quanto piuttosto uno strumento di coercizione volto a complicare la vita delle persone non vaccinate per costringerle a fare il vaccino. Va notato come in alcuni paesi, ad esempio l'Estonia, il pass indichi se la persona è portatrice di anticorpi o meno. Nel novembre del 2021, la copertura vaccinale in Francia aveva raggiunto circa il 90% della popolazione idonea. Ma tuttavia sembra difficile poter  parlare di una vittoria della sanità. La vaccinazione delle persone più vulnerabili, in particolare gli anziani, rimane particolarmente bassa, per un paese dell'Europa occidentale: solo l'86% delle persone sopra gli 80 anni era stata completamente vaccinata a metà ottobre 2021. L'annuncio, dato all'inizio del 2022, di una terza dose, e la riduzione del periodo di richiamo (da 7 a 4 mesi) non ha consentito tutte le vaccinazioni sperate dal governo: diversi milioni di persone hanno rifiutato di effettuare la terza dose, e si sono viste ritirare il loro pass! E se, da subito, molti dei vaccinati hanno smesso di preoccuparsi delle dichiarazioni del Ministero della Salute, delle misure sanitarie e delle misure di contenimento, ora molti cercano di contaminarsi volontariamente, per evitare questa nuova dose, alcuni addirittura arrivando a organizzare delle «serate Covid», a volte al fine di poter trovare poi un lavoro (e non stiamo parlando dei traffici, dei sistemi e dei prestiti di pass veri/falsi di ogni tipo). Tutto ciò conferma come la costrizione e la pedagogia non si mescolano affatto bene. Quanto a tutte le incoerenze per cui il governo si è fatto notare fin dall'inizio della crisi, le sue contraddizioni incessanti da una settimana all'altra, continuano, incoraggiando ancora una volta la sfiducia; e lo sviluppo di teorie del complotto [*18]. Come possiamo vedere, la maggioranza dei francesi accetta, volente o nolente, la vaccinazione e l'uso della tessera sanitaria, prima, e della tessera di vaccinazione, poi, sia per paura del virus che per non complicarsi la vita. Tuttavia, circa il 10% della popolazione idonea rimane non vaccinata. Questo si spiega probabilmente soprattutto a partire da una situazione di marginalità (sia nei confronti del sistema sanitario che dello Stato e della sua amministrazione in generale); ma c'è da dire che una minoranza compie questa scelta in maniera consapevole, e si oppone anche apertamente sia alla tessera sanitaria che alla vaccinazione obbligatoria, attraverso una mobilitazione che, come il movimento dei gilet gialli, è abbastanza sorprendente.

Le manifestazioni dell'estate del 2021

«Chiunque rifiuterà di obbedire alla volontà generale vi sarà costretto da tutto il corpo, il che non significa altro che lo si forzerà a essere libero.» (Jean-Jacques Rousseau, "Il contratto sociale", 1762)

Due giorni dopo il discorso presidenziale del 12 luglio 2021, le prime manifestazioni di protesta hanno avuto luogo il 14 luglio, seguite poi ogni sabato da manifestazioni, a partire dal 17 luglio, in diverse centinaia di città della Francia (soprattutto nel sud). Vi hanno partecipato centinaia di migliaia di persone. Questa mobilitazione, organizzata a partire dalle reti sociali - a volte su iniziativa di gruppi complottisti locali che si oppongono alla gestione della crisi da parte del governo - è senza precedenti, soprattutto in pieno periodo estivo. Finora, la Francia non aveva mai visto un grande movimento di opposizione alle restrizioni legate alla crisi sanitaria, a differenza della Germania, dei Paesi Bassi o della Gran Bretagna. Ma questo è probabilmente conseguenza di un lungo episodio di rivolta popolare, quello dei Gilets jaunes, che ha registrato il fallimento e la repressione. Come è avvenuto con quel movimento, le manifestazioni dell'estate del 2021 vengono spesso descritte dai media e dagli attivisti macronisti (o, spesso, da quelli dell'estrema sinistra) come delle sfilate di egoisti, obbligatoriamente di estrema destra, se non addirittura neonazisti. È vero che denunciare l'alleanza dei pazzi, tra quelli che a piedi nudi suonano il djembe e i fascisti - degli irrazionali - ti pone immediatamente dalla parte della ragione o, per dirla volgarmente, dalla parte delle brave persone; e questo è indubbiamente rassicurante. Tuttavia, ci sembra che questa categorizzazione generalizzata sia fortemente caricaturale, errata e, soprattutto, inefficace al fine di comprendere il movimento anti-pass per come si è espresso nella Francia metropolitana (su cui ci concentreremo). Prima di tutto, va sottolineato che i cortei dell'estate del 2021 sono stati piuttosto colorati. Anche se il confronto con le manifestazioni dell'inverno 2018-2019 è frequente, c'è da dire che solo una minoranza di Gilet Gialli ha partecipato a entrambi i movimenti. La composizione interclassista è assai più evidente in queste ultime manifestazioni; la quota di «operai», che all'inizio è più visibile, ben presto si si riduce; mentre sono invece borghesi, piccolo borghesi e artigiani che continuano a partecipare - non c'è alcuna indicazione che siano essi la maggioranza - a una mobilitazione che rimane sorvegliata, ben lontana dalla svolta radicale e offensiva che era stata presa dalla rivolta del dicembre 2018. Si nota una percentuale molto alta di donne, e la partecipazione di molti più giovani di quanti se ne vedono in una manifestazione sindacale tradizionale, così come si registra una presenza significativa di persone che classificheremmo come hippies, o al massimo come ecologisti alternativi, in particolare nel sud della Francia [*19]. Si tratta, come si dice spesso, di persone poco o male informate, un po' sperdute perché leggono solo i post di Facebook? Forse sì in una certa misura (come per altri), ma alcune indagini mostrano come questi manifestanti «tendono ad essere più attivi, più istruiti [perfino più laureati], più informati e più politicizzati della media» [*20]. Appare evidente che i cortei includono un'alta percentuale di manifestanti alle prime armi, spesso con poca o nessuna formazione politica, senza alcuna particolare riflessione circa questo mondo, credendo nei concetti (completamente illusori) di libertà e di libero arbitrio, così come vengono inculcati in questa società; in particolare dal sistema educativo nazionale. Da qui ne deriva una grande ingenuità, in particolar modo quella che si riflette nello slogan «Libertà», scandito e salmodiato ad nauseam durante le passeggiate. Questi cittadini, generalmente irreprensibili, si sono visti improvvisamente vietare dallo Stato l'accesso a questo e quel luogo, a questo e quel lavoro o a questo e quel passatempo... in breve, a tutto ciò che costituisce oggi la «vita sociale». Un malinteso, e persino un'umiliazione [*21]. Sì, certo, la maggior parte delle persone non si rende conto che il proprio telefono cellulare è una spia nella loro vita quotidiana. Ma qui, all'improvviso, c'è chi lo vede usato ai fini di un controllo da parte dello Stato, e più precisamente come strumento per selezionare i cittadini: questo è uno shock che capovolge il paradigma della democrazia e dei diritti umani, che la Francia pretende di difendere. Per molti, si tratta quindi di una questione di principio. Se l'opposizione al pass sanitario è stata la prima ad essere evidenziata in maniera massiccia nei cortei, anche la critica alla vaccinazione obbligatoria è stata altrettanto diffusa, sebbene nei cortei alcuni fossero vaccinati. Questo scetticismo è l'espressione di una perdita di fiducia in uno Stato che non rispetta più il patto hobbesiano secondo il quale l'individuo aliena la propria libertà in cambio di protezione, uno Stato che viene accusato di anteporre gli interessi economici (in particolare quelli dell'industria farmaceutica) a quelli della popolazione (la cui salute sarebbe invece minacciata da eventuali effetti collaterali, per esempio). Sì, certo, tutto questo viene spesso espresso in modo stravagante e disperato; ma, viceversa, è davvero una cosa seria credere che la razionalità economica possa essere sacrificata a beneficio della salute dei proletari?
Al di là della forma, la critica più frequente nei confronti di questi manifestanti rimanda a una rivolta egoista; una percezione che viene alimentata da degli slogan confusi nei quali si intersecano i temi della scelta, del corpo dell'individuo e della libertà. A parte qualche eccentrico - in genere,  tra le migliaia di cartelli alzati, ci ricordiamo solo di quelli che ci fanno comodo - il discorso dominante sarebbe quello della cura, dell'attenzione agli altri (da qui, l'accoglienza calorosa riservata alle badanti e ai pompieri che si uniscono ai cortei), con una menzione speciale ai bambini (non necessariamente i propri), la classica angoscia per il futuro che viene riservata loro (e che si riscontra nelle manifestazioni di ogni tipo). Al contrario, ciò può anche essere visto come un rifiuto dell'individualismo a cui il capitalismo ci condanna, come un'espressione del bisogno di una vera comunità di fronte a quelle surrogate che ci vengono offerte [*22], e come una profonda insoddisfazione per questo mondo, specialmente per la sua versione asettica dove la separazione è fondamentale (distanziamento, distanza sociale, barriere, ecc.) In tal senso, non sorprende affatto che nelle sfilate ci fossero così tanti cristiani e hippy. Quelli che sanno di essere sulla strada giusta (perché hanno Marx, Bakunin o Debord nella collana delle Pleiadi) troveranno tutto questo ingenuo, o naif, o comunque del tutto fuori luogo. Di certo i manifestanti aspirano a ritrovare quella tranquillità e quella libertà che pensavano di conoscere prima della crisi sanitaria, sicuramente non scrivono opuscoli in cui affrontano la deriva securitaria del capitalismo francese, o il carattere illusorio della libertà o della lotta di classe, sicuramente la loro analisi è crudelmente priva di radicalità e del vocabolario «di sinistra» (tranne forse quando parlano dello «smantellamento della sanità pubblica»), certamente... In definitiva, a imporsi è il mantra della minoranza più rumorosa, quella assai piccola, quella che si oppone al principio in sé del vaccino, e sviluppa discorsi fantasiosi e inverosimili, quella che si muove nei confini di un pregiudizio mediatico che ignora le questioni fondamentali. Assai tranquille, queste manifestazioni non fanno rumore e, salvo rarissime occasioni, gli organizzatori e gli oratori sono rispettosi di quello che è uno spirito di tolleranza, non violenza, democrazia e... rispetto. Pochissime azioni o spazi di discussione, e un movimento che non evolve né nella forma né nel discorso, e che svanisce rapidamente trattenendo solo i più convinti: quei manifestanti che credono di testimoniare un messaggio, la libertà, che il governo sarà obbligato a prendere in considerazione... e che rimangono chiusi in una forma di «marginalità presupposta» [*23], che è un terreno favorevole all complottismo. Un altro fenomeno di cui si è parlato molto, è la presenza dell'estrema destra. Tuttavia - tranne a Parigi, dove Les Patriotes, l'organizzazione di Florian Philippot, organizza raduni di massa sotto le sue bandiere - la presenza di attivisti di estrema destra (da distinguere dagli elettori) è assai marginale, e riflette quella che è la realtà del suo impianto territoriale in Francia. Esempi di tale coinvolgimento, sono stati comunque ampiamente evidenziati dai media mainstream, o da alcuni attivisti di estrema sinistra (che spesso sono i soli a poterli identificare grazie a una particolare maglietta, tatuaggio, ecc.). Credere che si tratti solo di un recupero opportunistico che maschera le ambizioni fasciste sotto lo slogan «Libertà» significa avere una visione tronca (cosa abbastanza comune) delle correnti politiche che compongono l'estrema destra francese [*24]. Significa anche non vedere che, in molti altri casi (difesa dei servizi pubblici, questioni ecologiche, ZAD), se i militanti «della parte avversa» non partecipano alle manifestazioni, ciò è perché l'estrema sinistra è presente in forza, e per loro farlo sarebbe fisicamente pericoloso. Nei cortei anti-pass, invece, possono tranquillamente portare la loro famiglia, i loro figli, i loro amici o i loro vicini. Allora, che si fa? si manifesta insieme ai fascisti [*25] ? La domanda è pertinente qui?
In realtà, le uniche persone che si pongono questa domanda sono gli attivisti di sinistra e di estrema sinistra, i quali assai raramente sono presenti in questi cortei (e a volte ci sono solo per contrastare la presenza dell'estrema destra). La questione viene quindi risolta nella pratica, sul terreno per cui, in un modo o nell'altro, viene reciprocamente ignorata l'opzione virile (poiché quest'ultima generalmente scontenta i manifestanti medi, che vedono solo rivalità tra gruppi politici). In ogni caso, solo qualcuno che non ha mai manifestato può affermare che essere in una marcia significa avallare, accettare o sostenere tutti gli altri partecipanti. Ci si chiede se un coinvolgimento massiccio della sinistra avrebbe cambiato la situazione. Se avrebbe almeno dato un po' di grano al mulino delle critiche, e impedito a una manciata di attivisti di estrema destra di stare così comodamente in quelle manifestazioni. Ma la presenza di questi ultimi non era forse una buona scusa per non scendere in strada?

Il Pass per lavorare

«Non abbiamo meritato le nostre malattie, non siamo stati né stupidi né irresponsabili, è stato il sistema a farci ammalare!» (Pablo Guzman, ex Young Lord).

I sindacati meno macronisti si sono schierati contro il lasciapassare sanitario e la vaccinazione obbligatoria, per una serie di semplici motivi, primo fra tutti il fatto che la vaccinazione obbligatoria comporta la minaccia di un'ulteriore sanzione per i lavoratori. La legge prevede che i soggetti interessati dall'obbligo (di fatto un terzo dei dipendenti, in particolare quelli nei settori della sanità, dell'alloggio e della ristorazione, dell'azione sociale e delle arti, dello spettacolo e del tempo libero [*26]), e che non lo rispettano, rischiano una sospensione senza retribuzione (e di fatto la risoluzione del contratto di lavoro). Questa violazione del segreto sanitario, che dovrebbe proteggere i dipendenti, viene denunciata come uno strumento di pressione nelle mani dei datori di lavoro e come un attacco alle «libertà». Nel settore sanitario, molti sottolineano anche la disparità nell'accesso alle cure, rafforzata dall'obbligo di presentare una tessera sanitaria - alcuni operatori sanitari non possono nemmeno pensare di poter di rifiutare i pazienti. Ufficialmente, un certo numero di sindacati chiede quindi la cancellazione delle sanzioni, il ritiro dell'obbligo e una vaccinazione libera con il consenso informato, l'eliminazione dei brevetti sui vaccini, i test gratuiti per garantire la parità di accesso allo screening, e naturalmente più risorse umane. Ma, in realtà, i preavvisi di sciopero, debolmente depositati per il 9 agosto (data di entrata in vigore del lasciapassare), non hanno avuto alcun impatto e nessun seguito; né le centrali sindacali hanno sollecitato la partecipazione alle manifestazioni del sabato; a volte con il pretesto che l'estrema destra era già sul posto, per cui solo pochi isolati membri del sindacato si sono uniti ai cortei (alcuni settori o sezioni locali sono riusciti a convocare dei raduni separati). Nel settore ospedaliero, si tratta di una vera e propria coltre di piombo che si abbatte su strutture dove le dimissioni sono già alte. Qui, le misure prese dal governo non vengono neppure discusse, perché la pressione dei dirigenti, ma anche dei colleghi, è molto forte: «Non possiamo criticarle, perché "il Covid uccide ogni giorno". È come un dogma, non ti è permesso discuterne. Se ti discosti dalla dottrina, sei un idiota, non sei un buon operatore sanitario. Non incoraggi la gente a protestare...» dice un'amica infermiera, anche se ci sono ragioni le ragioni per protestare. Molti operatori non capiscono perché, anche a costo di imporlo, il vaccino non sia obbligatorio per tutti. Ieri applauditi, oggi «stigmatizzati», fanno fatica a digerire che il peso della responsabilità ricada  solo sulle loro spalle [*27]. Ma se una parte del personale rifiuta il vaccino, «non emerge alcun discorso collettivo, del tipo "ci stanno obbligando"». Tutte le decisioni e le tensioni sono individuali, e gli assistenti vengono convocati per interviste individuali. Malgrado «la soppressione dei congedi retribuiti per molti lavoratori dell'assistenza a causa della pandemia, e un bonus Covid concesso solo ad alcune categorie di personale, con centinaia di ore di lavoro straordinario in attesa di pagamento» [*28], e nonostante alcuni ritengano che siamo sull'orlo del «collasso dell'ospedale pubblico», il vincolo dei vaccini non rappresenta l'ultima spiaggia..
Nel giugno 2021, solo il 42% dei professionisti che lavoravano nelle strutture sanitarie erano stati completamente vaccinati contro il Covid-19. All'inizio del nuovo anno scolastico, quando l'obbligo entra in vigore il 15 ottobre, la copertura vaccinale degli operatori sanitari è piuttosto diversificata, a seconda del territorio, ma gli operatori sanitari vengono finalmente obbligati a fare il vaccino. Solo alcune migliaia di loro sono sospesi senza stipendio, mentre altri hanno già scelto di dimettersi, di essere messi in congedo o andare in congedo di lunga durata. Se l'«emorragia» prevista non avviene, tuttavia queste partenze contribuiscono localmente all'indebolimento di squadre già spesso sotto organico e, più globalmente, al degrado e allo smantellamento programmato dell'ospedale pubblico. In altri settori, dove le regole giuridiche sulla vaccinazione obbligatoria sono diverse, si fanno degli accordi di flessibilità da parte dei datori di lavoro nel controllare i lasciapassare, di assegnazione a posti non soggetti a vaccinazione obbligatoria, ecc. Anche se il rapporto di forza può sembrare a priori a favore dei dipendenti, in settori in cui i datori di lavoro hanno difficoltà a reclutare, come nella ristorazione, per i datori di lavoro la vaccinazione obbligatoria costituisce un nuovo mezzo di pressione; anche se la mancata vaccinazione non è un motivo di licenziamento, la sospensione del salario e dei diritti legati al contratto (vacanze, pensione, ecc.) costituisce una seria minaccia per i dipendenti recalcitranti. Se ci sono dei recalcitranti. Infatti, tra obbligo legale e obbligo travestito, il 90% delle persone interessate finisce per accettare la vaccinazione. Infine citiamo il settore delle biblioteche comunali, che ha visto l'inizio di una mobilitazione nazionale contro il controllo della tessera sanitaria imposta agli utenti (in particolare per quanto riguarda le popolazioni più precarie o più lontane dalla cultura). Grenoble, all'avanguardia di questo movimento, ha vissuto uno sciopero di diverse settimane che ha costretto il comune ecologista a fare marcia indietro su diversi punti. [*29]

Un pericolo per la democrazia?

«Ho detto come il timore del disordine e l'amore del benessere portino insensibilmente i popoli democratici ad aumentare le attribuzioni del governo centrale, l'unico potere che sembri loro di per sé stesso abbastanza forte, abbastanza capace, abbastanza stabile, per proteggerli contro l'anarchia. Non avrei neanche bisogno di aggiungere che ogni circostanza speciale, che tende a turbare e a rendere precario l'assetto di una società democratica, fa aumentare questo istinto generale e induce sempre più i singoli a sacrificare i loro diritti alla propria tranquillità.» (Tocqueville, "Sulla democrazia in America", 1835.).

Mentre una cosiddetta «avanguardia del proto-fascismo» manifesta rumorosamente nelle strade al grido di «Libertà!», gli stati democratici e liberali d'Europa stanno tranquillamente mettendo in atto degli accordi di sicurezza senza precedenti, che finora erano roba da fantascienza o da dittatura cinese. Un evoluzione, questa, che per fortuna non ha opponenti solo all'estrema destra... Ognuno si rassicura come può. Infatti, tra le organizzazioni di sinistra, solo La France Insoumise (LFI) si è realmente opposta al pass sanitario, prima, e poi ai vaccini, ma lo fa nel contesto di un'opposizione che si limita all'arena parlamentare e alle reti sociali, e respinge l'idea di una mobilitazione nelle strade; solo alcuni militanti isolati partecipano ai cortei del sabato, e lo fanno senza alcun appello esplicito da parte della loro organizzazione, di modo che la maggior parte degli «appartenenti» alla sinistra non scende in strada. Nel gennaio 2022, un gruppo di parlamentari (soprattutto LFI) ha sottoposto la questione al Consiglio costituzionale, adducendo varie ragioni circa l'incostituzionalità del lasciapassare vaccinale; anche la Ligue des droits de l'homme, i Solidaires e la CGT si sono uniti per presentare un ricorso al medesimo Consiglio, denunciando la violazione dei «diritti e delle libertà fondamentali», in particolare quelli «dei lavoratori e delle lavoratrici, che si vedono obbligati a sottoporsi alla vaccinazione sotto la minaccia di sospensione del loro contratto di lavoro e senza retribuzione». Il testo sottolinea l'inadeguatezza e il divario «tra le misure e la protezione collettiva in termini di salute [che] non viene garantita dal momento che la tessera di vaccinazione non garantisce lo circa lo stato virale della persona, e che ora, dalla 'tessera' dalla nuova legge, viene escluso un risultato negativo». François Ruffin, benché giornalista e deputato, fa giustamente notare come il lasciapassare vaccinale entri in vigore proprio nello stesso momento in cui il governo annuncia una riduzione delle misure restrittive (fine dei tamponi, riapertura dei locali notturni); tuttavia, non la vede come una contraddizione dal momento che, per lui, si tratta soprattutto di un lasciapassare "disciplinare" [*30]. In pratica, il lasciapassare non è uno strumento sanitario (poiché i positivi vaccinati possono entrare in luoghi dove i negativi non vaccinati non possono); esso stabilisce due categorie di cittadini, i vaccinati e i non vaccinati (anche se si può passare dall'una all'altra categoria), dove quelli che appartengono a quest'ultima hanno meno diritti e sono interdetti da certi luoghi e professioni, anche se non stanno contravvenendo a nessuna legge o obbligo legale... La "libertà" si trova così a essere condizionata dal comportamento atteso dalle autorità. Si tratta, bisogna sottolinearlo, di una disposizione inedita nella storia della Repubblica francese e che inevitabilmente costituirà un precedente. Tuttavia, questa violazione dei «diritti e delle libertà fondamentali» non sembra abbastanza grave da far sì che i sindacati e i partiti di sinistra chiedano manifestazioni o scioperi. Tutti sembrano essere pietrificati, ma questo è solo l'effetto della crisi sanitaria?
Se i francesi non hanno più fiducia nel funzionamento della loro democrazia, e in genere non vanno più a votare, i governi che si sono succeduti, qualunque sia il loro orientamento partitico, perseguono le stesse politiche e fanno pochi sforzi per convincere i propri elettori delle loro presunte virtù... La Francia perde regolarmente posizioni nelle classifiche mondiali in questo settore (qualunque cosa se ne pensi), e viene descritta all'estero come una «democrazia fallimentare»: il Parlamento, il Consiglio costituzionale, le istituzioni (Cnil, Arcom, ecc.) mentre i media pubblici sono agli ordini del capo dello Stato, e i media privati sono nelle mani di una manciata di oligarchi; i movimenti sociali fuori dagli schemi vengono repressi con violenza; ecc. Le domande «siamo ancora in una democrazia?» e «ci sono ancora dei contropoteri?» sono sempre più sulle labbra di tutti. E allora? [*31] Molti parlano del rischio di vedere la Francia avvicinarsi al modello cinese di credito sociale. Questo sistema di valutazione dei cittadini è una sorta di patente a punti: a seconda delle sue azioni, ogni persona guadagna punti (per esempio, se denuncia un vicino) o li perde (se parcheggia male una bicicletta o fuma in uno spazio pubblico), il che si traduce nella conquista o nella perdita di diritti nella vita quotidiana. [*32] In questo modo, lo stato cinese promuove quelli che decide siano «comportamenti virtuosi»; mentre i cittadini «irresponsabili» vengono ostracizzati e sottoposti allo sguardo di rimprovero del resto della popolazione; vedono ridotte le loro possibilità di viaggio o di credito, negati il lavoro o gli studi (per i loro figli), ecc. In questo schema, lo smartphone, le telecamere di riconoscimento facciale e l'IA giocano un ruolo centrale per far sì che si sentano tutti «liberi» (sic). Come possiamo vedere, oggi alcune opere di fantascienza sono state oramai rapidamente superate dalla realtà [*33]. Nel campo della tecno-sorveglianza, le aziende cinesi sono all'avanguardia e stanno esportando a tutta forza, tanto che le capacità di quel modello di gestire la popolazione della più grande dittatura esistente affascina le democrazie. Molti politici e giornalisti francesi non si fanno più alcuno scrupolo nel lodarne i meriti, a considerarlo come un modello (dichiarazioni che in genere provocano riprovazione su Twitter). Ci sono alcuni che sognano addirittura, senza nasconderlo, di andare ancora più lontano nel controllo dei cittadini attraverso la tecnologia [*34]. Ma non è forse per una buona causa, per la nostra tranquillità, e per la nostra salute? Sacrificare un po' di libertà per avere una maggiore sicurezza, segue la medesima logica anche contro il terrorismo, oppure contro il Covid-19. Al giorno d'oggi, anche tra i più democratici, è difficile trovare dei difensori della «libertà» che osino criticare questo tipo di cliché [*35]. Come abbiamo già scritto, lo Stato non è «liberticida» (nel senso per cui limitare le libertà sarebbe un obiettivo in sé), non introduce misure di sicurezza per malignità, ma lo fa in quanto sono utili, o potrebbero esserlo nel prossimo futuro. Grazie successo di "Shock economy" di Naomi Klein, è noto che i periodi di crisi favoriscono l'introduzione di misure e dispositivi che in circostanze normali sarebbe stato molto difficile far accettare a una popolazione. Procedure eccezionali che, come siamo abituati, finiscono nel diritto comune. Così accadrà anche per il controllo tramite un'applicazione e a un codice QR che, d'ora in poi, farà parte dell'arsenale dello Stato. Ma rassicuriamoci, questo non significa che la democrazia sia in pericolo. No, sta solo dimostrando la sua capacità di adattamento e sta così dimostrando ancora una volta che, se necessario, può legalmente optare per una modalità di gestione molto più autoritaria, e acquisire e utilizzare gli strumenti repressivi appropriati. Perché si tratta, in ogni caso, di poter conservare l'essenziale, la riproduzione del modo di produzione capitalista.

Bene, per i proletari?

«La Repubblica è stata fortunata, può sparare al popolo!» (Luigi Filippo, giugno 1848.)

Dopo ogni grande movimento sociale, esperti, accademici e sociologi analizzano il corso degli eventi e ci rendono partecipi della loro esperienza. L'obiettivo è quello di trovare delle soluzioni per far sì che non succeda di nuovo. Dopo la «primavera araba» e la rivolta dei Gilet gialli, i tecnici di Facebook hanno lavorato duro per riuscire a regolare gli algoritmi del social network e  limitare questo genere di mobilitazione. Prevenire le rivolte è sempre stato un obiettivo; in questo campo, la tecnologia offre delle immense possibilità. Nel 2019, l'inventore del credito sociale cinese, Liu Junhye, ha detto ai giornalisti: «Ritengo che la Francia dovrebbe adottare rapidamente il nostro sistema di credito sociale cinese, al fine di regolare i suoi movimenti sociali. Se voi aveste avuto il sistema di credito sociale, i Gilet Gialli non ci sarebbero mai stati! Sarebbero stati individuati prima che agissero, avremmo potuto prevederlo, e non ci sarebbero stati incidenti» [*36]. Se nei primi mesi del 2020, il governo francese ha mostrato il suo dilettantismo durante il tentativo di arginare l'epidemia, utilizzando alcuni trucchi e i pochi strumenti disponibili all'epoca (lockdown, spiegamento militare, ecc. [*37] ), due anni dopo l'improvvisazione non era più all'ordine del giorno. L'introduzione della tessera sanitaria, prima, e della vaccinazione poi, ha rappresentato nel controllo sociale un grande salto qualitativo che potrebbe essere paragonato, per la Francia, all'uso delle impronte digitali o della videosorveglianza, sistemi che hanno richiesto decenni per poter essere messi a punto. Qui, ora tutto procede molto più velocemente. Evidentemente, le coscienze erano pronte, ce n'erano le condizioni, insieme alla fiducia nello Stato e nella democrazia: un uso sfrenato della tecnologia, delle reti sociali e degli smartphone. Ma qui l'autocelebrazione con i selfie che alcuni hanno denunciato, per esempio rispetto a Facebook, perde il suo carattere ludico e volontario (di certo illusorio) e si pone direttamente al servizio dello Stato, al fine di controllare la popolazione. Questo fa chiaramente parte del più ampio processo di digitalizzazione di intere aree della vita quotidiana - la famosa attuale «svolta digitale», in particolare nei servizi pubblici. Anche qui, la crisi della Covid-19 consente un'accelerazione senza precedenti: shopping online, telelavoro, tempo libero online, didattica a distanza [*38] , telemedicina, moneta virtuale, ecc. [*39]. Le contraddizioni e le disfunzioni accumulate dal governo, dimostrano come la sanità non detti da sola la propria politica, spesso guidata da delle considerazioni mediatiche e da gesticolazioni politiche legate all'esercizio del potere; sotto questo punto di vista, la campagna per le elezioni presidenziali spiega con ogni probabilità alcune delle misure adottate [*40]. L'assurdità di alcune di esse non è certo sfuggita a una parte della popolazione che, credendo più o meno nell'efficacia dei vaccini, vi si è sottoposta soprattutto per stare in pace [*41]. In effetti, meglio un piccolo sacrificio piuttosto che una nuova reclusione. Una mia amica insegnante, per non aver partecipato all'ultimo giorno di sciopero, si è giustificata dicendo che, economicamente, non poteva permettersi di perdere un giorno di stipendio e, allo stesso tempo, ha spiegato che si era vaccinata al solo scopo di continuare ad andare nei bar nel fine settimana. Questo ha senso. Per molte persone, il pass non è stato percepito come troppo restrittivo o intrusivo, anche se a volte era un po' fastidioso, ma in futuro l'installazione di terminali o gate nei bar o nelle biblioteche semplificherà il compito del personale e renderà il controllo più fluido. No? Anche se avere dietro un documento d'identità non è obbligatorio in Francia, milioni di persone hanno accettato di venire controllate durante la giornata. Il problema (o l'interesse) è stato che si sono abituati in pochi mesi e che, d'ora in poi, il pass sembra non essere altro che un banale strumento statale, il quale può essere utilizzato anche per altri scopi; in Francia, la futura introduzione del portafoglio digitale biometrico europeo - una sorta di pass esteso a tutte le procedure della vita quotidiana - dovrebbe quindi essere realizzata senza troppi problemi [*42]. Va notato che il sistema ha il vantaggio di essere poco costoso e molto pratico, poiché si basa sulla sorveglianza reciproca dei cittadini; per garantire il tutto, è sufficiente controllare i principali controllori (ad esempio i proprietari dei ristoranti). La polizia viene ovviamente modernizzata, certo, ma qui abbiamo a che fare con qualcos'altro, questa è l'apertura di un abissale vaso di Pandora della sicurezza... una minaccia che alcuni, classicamente, negheranno, sostenendo che non hanno nulla da nascondere, nulla da rimproverarsi [*43].
Una parte dell'estrema destra agita il rischio di un pass o di una tessera ecologica del carbonio, che limiti i viaggi o l'acquisto di carburante - alla quale l'economista Thomas Piketty è favorevole -, ma un simile pass potrebbe eventualmente essere utilizzato anche in altri campi, assai diversi, e dagli organismi più vari: la giustizia, il Caf, la sicurezza sociale, o, in futuro, le compagnie di assicurazione, per controllare e punire i cittadini «irresponsabili». Ma anche per incoraggiare la partecipazione alle elezioni;  agli astenuti potrebbe essere negato l'accesso a certe strutture pubbliche (piscine o biblioteche); in seguito a una decisione dei tribunali, o del sistema di sicurezza sociale, i bar potrebbero essere interdetti a chi abusa di alcool; le persone che hanno il sostentamento della sicurezza sociale [ad es. chi prende il reddito di cittadinanza] non potrebbero ovviamente andare al ristorante; gli attivisti, gli scioperanti o i proletari troppo agitati su Twitter verrebbe interdetta la partecipazione alle manifestazioni; ecc. Se venisse accoppiato alla videosorveglianza tramite riconoscimento facciale (anche se hai una maschera), possiamo immaginare cosa consentirebbe un simile dispositivo nel cuore di una città sicura per stroncare gli inizi di una rivolta [*44]. Le possibilità sono immense, e sappiamo che i parlamentari francesi, soprattutto i senatori, sono molto inventivi! Ma perché aumentare il controllo sulla popolazione? In primo luogo, perché la tecnologia lo permette. In secondo luogo, perché attualmente il modo di produzione capitalistico non si trova in una fase molto favorevole alla «condivisione dei profitti provenienti dalla produttività» (contrariamente al dopoguerra) o alla «redistribuzione della ricchezza», piuttosto il contrario. Nei prossimi anni, i paesi capitalisti centrali sperimenteranno disuguaglianze crescenti, fratture e tensioni sociali e, inevitabilmente, rivolte, di cui il movimento dei Gilet Gialli potrebbe essere stato solo una risibile avvisaglia. La tecnologia al servizio del controllo della popolazione è una necessità. Probabilmente non è una coincidenza che il regime cinese abbia optato per il credito sociale nei primi anni 2000, quando il paese era scosso da rivolte proletarie di una forza senza precedenti [*45]. All'inizio del 2022, in diversi paesi europei, il pass vaccinale è stata disattivato a causa della sua palese inutilità in termini sanitari, in particolare a fronte delle nuove varianti di Sars-CoV-2. Anche in Francia, sebbene non sia servito a contenere l'epidemia o a incoraggiare la vaccinazione dei più vulnerabili - e ancor meno a ristabilire la fiducia del pubblico - il pass non è stato inutile. Ormai ci siamo abituati, e può essere facilmente utilizzato nuovamente in futuro. Lo strumento è stato adottato. L'unica domanda che rimane è quando, e in quale occasione, il controllo di massa della popolazione tramite codici QR verrà usato di nuovo.

E che dire dei «rivoluzionari»?

«È sempre sbagliato cercare di avere ragione dinanzi a delle persone che hanno tutte le ragioni per credere di non avere torto!» (Raymond Devos)

Il Covid-19 ha spaccato e ha causato una frattura in tutti gli ambiti, e in tutte le famiglie politiche (tranne i macronisti), di quel contesto che potremmo chiamare «rivoluzionario» - anarchici, libertari, marxisti non bolscevichi o autonomi -, il quale, per quanto già ampiamente diviso, non si è salvato. Di certo, si tratta di un mondo molto marginale e minoritario, che attualmente incide assai poco sul corso degli eventi in Francia, ma si tratta  di quel mondo in cui, più o meno, siamo coinvolti, ed è per questo che gli dedichiamo queste poche righe. La paura di sicuro non aiuta a vedere le cose chiaramente. E questa crisi ce lo ricorda. Già nella primavera del 2020, il Covid-19 stava causando molti contrasti e disaccordi su come si doveva reagire alla situazione. Quale protezione collettiva avrebbe dovuto essere messa in atto? Continuare a tenere riunioni? Indossare la mascherina? In che modo prendere in considerazione quelli che erano i bisogni dei compagni più vulnerabili, o preoccupati? E la volontà di coloro che si opponevano a qualsiasi misura di contenimento e di lockdown? E così via. Discussioni che a volte non hanno nemmeno avuto luogo. In ambito militante, il vaccino in sé, non avrebbe dovuto essere la causa del confronto e della rottura; non avrebbe dovuto esserci nessuna divisione a partire dall'efficacia del vaccino della Pfizer... eppure. Ma a porre qui il problema che distorce tutto, è stato in primo luogo l'obbligo (mascherato) di vaccinare, e in secondo luogo il meccanismo messo in atto per controllarlo, il pass sanitario, la coercizione statale. Abilmente, il governo ha collegato le due cose e così, di conseguenza, questo pacchetto  può solo essere accettato o rifiutato; criticare il lasciapassare equivale a denigrare la vaccinazione, o addirittura a denunciare l'insieme delle misure sanitarie, negando persino l'esistenza del Covid-19! Questa «logica», a priori confusa, è stata tuttavia adottata da molti gruppi e da molti "twitt", in particolare per analizzare il movimento anti-pass. Se le manifestazioni contro la legge sulla «sicurezza globale» (novembre 2021) sembravano il prolungamento della resistenza dei Gilets jaunes alla predazione statale, sorprende tuttavia che  solo pochissimi gruppi colgano, o vogliono cogliere, la dimensione antisociale di un pass sanitario il quale è stato comunque annunciato da Macron simultaneamente al rilancio delle riforme dell'assicurazione-disoccupazione e delle pensioni. Al contrario - e proprio come fanno i media mainstream - molti disprezzano il movimento anti pass in quanto oscurantista (anti-scienza), individualista (vale a dire egoista) e borghese (in quanto «consumista»). Alcuni compagni si sono uniti, e hanno fatto appello a unirsi a queste marce fin da subito, mostrando (con volantini, striscioni e slogan) come il pass sanitario fosse un dispositivo di sorveglianza statale particolarmente pericoloso che, in un contesto di inasprimento della lotta di classe, avrebbe ben presto trovato un suo utilizzo completamente diverso contro i proletari. Fortemente isolati nel contesto del loro stesso «ambito», sono stati accusati di manifestare con l'estrema destra o, semplicemente, di essere «pro-virus». In Francia, tuttavia, l'epidemia è stata presa sul serio dalla stragrande maggioranza della popolazione. Le misure di profilassi sono state ampiamente e massicciamente rispettate (indossare maschere, usare gel, limitare gli incontri ad amici e parenti stretti, usare i test, ecc.), e il governo è stato denunciato soprattutto per le sue carenze (mezzi, maschere, test, pedagogia, chiarezza), non per il contrario. Solo una minoranza della popolazione ha talvolta ritenuto che le misure prese dallo Stato fossero eccessive, e questa minoranza è probabilmente aumentata nel tempo man mano che la paura diminuiva, man mano che la gente si abituava a vivere (e a morire) con il virus, e man mano che nuove varianti venivano presentate come meno pericolose. Lambito cosiddetto rivoluzionario, non è stato immune a queste reazioni e discussioni, ma, salvo pochissime eccezioni, non ha negato l'esistenza di un pericolo, o la necessità di misure e di protezione. È di certo difficile elaborare una posizione politica di classe, quando è l'intera società a essere vittima o minacciata da un'epidemia, e purtroppo l'esegesi dei luoghi comuni di Marx e Bakunin non fornisce risposte a tutte le domande del nostro tempo. È snervante. La crisi, la paura, il rapporto difficile e doloroso con lo Stato, l'impotenza, il rifiuto, gli eccessi, le imprecazioni e le proscrizioni... I tempi non sono semplici, ma quando mai lo sono stati?
Negli anni '70, abbiamo avuto la grande era dell'opposizione al nucleare, arrivando anche ad avere occasionali recrudescenze di mobilitazione. Almeno in quel settore, nell'ambiente degli attivisti, le cose erano chiare. Qualsiasi dichiarazione di un ministro dell'energia o dell'economia, o di uno scienziato legato (in un modo o nell'altro) allo Stato o all'industria nucleare, veniva considerata una bugia o, quantomeno, trattata con il massimo sospetto, soprattutto dopo Chernobyl. Bisognava ascoltare gli scienziati e gli specialisti «alternativi», i quali denunciavano l'energia atomica, e sostenevano la verità; ogni militante era d'accordo, anche se in realtà nessuno di loro aveva le conoscenze necessarie per prendere una decisione... La prova, se ce ne fosse bisogno, che il regno degli esperti è una truffa. La stessa cosa è stata all'inizio di questo secolo. Mentre i lettori francesi avevano appena scoperto John Zerzan e gli anarchici dell'Oregon, la lotta contro gli OGM si trovava in pieno svolgimento (saccheggiando laboratori e distruggendo campi di sperimentazione transgenica, compresi quelli terapeutici [*46] ). Anche la videosorveglianza stava muovendo allora i primi passi e veniva osteggiata dagli attivisti anarchici e di estrema sinistra, e anche da alcuni cittadini che difendevano le libertà pubbliche; la sua critica era ovvia, come lo era quella alla tecnologia usata per la sorveglianza, o anche alla tecnologia in generale (la comparsa dei chip RFID, per esempio), che si stava diffondendo sempre di più e che avrebbe permesso un controllo sempre più preciso da parte della polizia. I telefoni cellulari (con i pulsanti) erano allora la peggiore calamità. Da quel momento in poi, Internet, le reti sociali e gli smartphone hanno cambiato la situazione... Così, progressivamente, ogni militante si attrezza e lotta duramente su Twitter, mentre i più radicali tra di noi si stanno dotando di applicazioni altamente sicure... Abbandonando i suoi obiettivi e le sue idee rivoluzionarie, facendola finita con le questioni di lotta di classe, la critica radicale tende oggi a frammentarsi secondo le lotte specifiche, e se ciascuna continua a denunciare il capitalismo (garanzia di serietà), lo qualifica di volta in volta volta con l'aggettivo ad hoc che preferisce: patriarcale, tecno-industriale, trans-fobico, ecc. La denuncia della tecnologia (in realtà, dei suoi eccessi) esiste ancora, e ha persino un relativo successo editoriale, con i lettori che vi accorrono. Ma man mano che si specializza, e al fine di raggiungere un pubblico più ampio, essa si separa dalla critica sociale, facendolo in una sorta di gentrificazione. La cosa è spesso accompagnata da una valorizzazione del «vecchio mondo», dell'artigianato, delle tecniche, dei mestieri, dei gesti e delle conoscenze del passato, degli antichi, della Natura, ecc. Da qui il rinnovato interesse per quegli autori brillanti che prima venivano classificati come reazionari o conservatori, e la crescente attrazione che la cosa suscita tra i lettori dello stesso gruppo, tra i quali, paradossalmente, viene ora reclutato un buon numero di oppositori delle nuove tecnologie (leggi bioetiche, eugenetica, ecc.). Al contrario, una parte della sinistra e dell'estrema sinistra sembra paralizzata dall'idea che una critica al transumanesimo o all'artificializzazione della riproduzione possa essere qualificata come omofoba o trans-fobica. Almeno con uno smartphone di ultima generazione non si rischia di essere presi per dei fascisti. Ma ciò che appare ovvio, è che più uno usa un tale dispositivo, meno è semplice la sua critica.
Ma torniamo alla crisi sanitaria. Come avrebbe reagito all'epidemia un movimento operaio potente e organizzato, costituito in una contro-società? Come avrebbero reagito il PCF e la CGT degli anni '60, per esempio? Senza dubbio creando ambulatori popolari nei comuni e nei quartieri di sinistra, organizzando la vaccinazione, coordinando la produzione e la distribuzione di mascherine, ecc. Magari prendendo il posto delle prefetture, ma necessariamente in collaborazione con esse, ad esempio per aiutare la vaccinazione di massa nelle zone più resistenti alle ingiunzioni dello Stato (come Marsiglia o le Cévennes) [*47].
Negli Stati Uniti, negli anni '70, gli Young Lords, le Pantere Nere latine, praticavano un «attivismo sanitario» denunciando il «complesso medico-industriale», cioè la convergenza tra interessi economici, la professione medica, il mercato assicurativo e le case farmaceutiche. Con l'aiuto di medici e infermieri arrabbiati, e costringendo i comuni a liberare risorse materiali utilizzando il metodo di «andare sul campo, identificare il problema, fare uno scandalo e costringere le autorità a reagire», essi hanno realizzato, per esempio, campagne di screening per la tubercolosi e l'avvelenamento da piombo - piaghe che allora devastano i quartieri poveri da cui provenivano -, ma anche programmi di disintossicazione basati sull'agopuntura. All'interno di questo Movimento Radicale per la Salute, si era sviluppata una concezione completamente nuova della salute, con l'obiettivo di «de-medicalizzarla» (vale a dire, abolire la separazione tra pazienti e curanti, condividere le conoscenze, imparare i gesti medici) e di prendere in considerazione tutte le condizioni della vita di un individuo, e non solo il funzionamento del suo corpo [*48]. All'epoca, una critica simile alla medicina era comune anche in Francia. Nella primavera del 2020, qualcuno avrebbe potuto sognare una gigantesca coalizione di gruppi, squat e infokiosk che organizzano un'autodifesa popolare e sanitaria... ma tutto questo è diventato inimmaginabile una volta che il vaccino e il pass sanitario sono stati messi al centro della lotta contro il virus. Ora non abbiamo più alcun controllo sugli eventi. Non è poi così sorprendente il fatto che l'opposizione al lasciapassare sanitario abbia incontrato una così scarsa eco nel cosiddetto ambiente rivoluzionario. In altri tempi, o in un altro contesto, questo dispositivo sarebbe stato trattato dagli attivisti e dalle organizzazioni per quello che è, un'altra volgare misura di sicurezza da combattere [*49]. Ma è finito il tempo in cui l'opposizione alle autorità mediche e scientifiche era una garanzia di radicalità. Ricordare che i gruppi farmaceutici sono aziende come le altre, e che fanno un uso smodato della corruzione per conquistare i mercati, espone all'accusa di complottismo. Per una simile critica bisognerà aspettare giorni migliori. Si tratta piuttosto di mettere in evidenza le più deliranti storie anti-vax  in modo da disinnescare ogni possibilità relativa a tale discorso [*50]. Da un eccesso all'altro? In tempi di crisi e di paura, quando non è possibile immaginare la creazione e la distribuzione autogestita di un vaccino, ecco che allora non è illogico rivolgersi allo Stato, e accettarne le istruzioni, se non addirittura fidarsi di esso... Si tratta di un impulso comprensibile, ma non è una prova di razionalità. La paura è una reazione del tutto normale, la quale spiega senza dubbio molti comportamenti, ma anche gli errori e gli eccessi. Anche noi abbiamo avuto paura.
A volte, a quei compagni che fanno sistematicamente il contrario di ciò che sostiene il governo (cosa assai rara) rispondono quelli che, per il fatto di essere «materialisti», si atteggiano a virologi e tessono le lodi dell'incredibile efficacia di questo o di quel vaccino, oppure distinguono gli scienziati buoni (le cui raccomandazioni andrebbero seguite) da quelli cattivi (che sono dei ciarlatani). La battaglia dei tweet infuria, e ognuno si attacca ai propri medici di riferimento. Puoi baciare tutti e ballare tutta la notte ad una festa, e poi tornare a casa ubriaco, ma prima di andare a dormire, castigherai tutti quegli egoisti irresponsabili e non vaccinati sulle reti... Pro-Macron contro pro-Covid? Malafede contro cattiva coscienza? Ognuno si rinchiude in delle posizioni nette, convinto delle proprie certezze, e gli altri sono solo pecore o idioti... Si tratta di litigi che non fanno per niente ben sperare, e fanno rimpiangere quelli che si facevano a proposito degli errori e delle conquiste dei comunardi, dei marinai di Kronstadt o degli anarchici di Barcellona.

Pandemia e comunismo

«Noi non siamo quei comunisti che vogliono distruggere la libertà personale e trasformare il mondo in una grande caserma, o in una grande officina. In effetti, esistono dei comunisti di tal fatta, i quali negano e vogliono sopprimere la libertà personale, che secondo loro sarebbe di ostacolo all'armonia; ma noi non abbiamo alcun desiderio di comprare l'uguaglianza pagandola al prezzo della libertà. Siamo convinti [...] che in nessuna società la libertà personale può essere maggiore di quella che si basa sulla comunità.» (Karl Schapper, "Kommunistische Zeitschrift", n° 1, settembre 1847).

C'è chi si è chiesto come una simile epidemia sarebbe stata gestita in un mondo libero dal capitalismo, dallo Stato, dalla classe, dal valore, dal denaro, dal lavoro salariato, dal genere e da tante altre cose (un mondo che qui chiameremo comunista). Ma, per rispondere a questo genere di domanda, dovremmo prima sapere come sarebbe un tale mondo. Potremmo immaginarlo dotato di un'industria farmaceutica (delocalizzata) in grado di fornire all'intero pianeta, in pochi mesi, miliardi di dosi di vaccino a RNA messaggero, insieme a tutti i tipi di medicine? Come una sorta di servizio pubblico mondiale dotato di laboratori biologici interconnessi e con risorse illimitate, con personale composto da scienziati motivati unicamente dalla filantropia? Quindi elettricità abbondante? Quindi centrali nucleari (autogestite)? Un'industria petrolchimica (a zero emissioni di carbonio)? Smartphone (equamente distribuiti) e 5G (alternativo)? Lavoratori che si prendono le meritate ferie per fare turismo (etico) in Marocco o in Thailandia [*51]? In breve, riusciamo a immaginare il comunismo solo come se non fosse altro che il mondo che conosciamo oggi, ma gestito in modo diverso? No, non lo pensiamo proprio affatto. Se mai un giorno ci sarà una rivoluzione, molto probabilmente essa minerà tecnicamente le basi su cui si basa il mondo di oggi, in una sorta di declino vertiginoso, particolarmente brutale e radicale - basti pensare per un momento al modo in cui vengono creati l'elettricità e il carburante, per capire che una rivoluzione sconvolgerà questo tipo di produzione... e tutto ciò che da essa dipende. Alcuni comunisti pensano che ci dedicheremo a salvare ciò che è «pratico». Ma a partire da questo, potremmo non volerci separare da molto: chi direbbe di non volere internet, una TAC per il cancro, mezzi di locomozione abbondanti e veloci? [*52] Ma la rivoluzione non si farà secondo questi criteri, e se ci si attiene alle categorie attuali, il comunismo rischia di essere per certi aspetti assai meno «confortevole» del capitalismo, soprattutto nei paesi occidentali, che sono praticamente privi di competenze artigianali [*53]. La «separazione selettiva» da fare, tra i resti e le rovine del vecchio mondo, non avverrà a partire da ciò che sarebbe pratico, ma secondo ciò che è fattibile. Chi rovescerebbe tonnellate di terra nel cuore dell'Africa per estrarre grammi di metalli rari? Chi gestirebbe i pozzi petroliferi degli Emirati, o le metaniere LNG panamensi? Per dirla senza mezzi termini, a meno che non si possa immaginare che l'industria nucleare e quella petrolifera continuino ad esistere, è molto probabile che in un mondo post-rivoluzionario l'industria farmaceutica (qualunque cosa coincida con essa) non esisterà più, e i medicinali saranno rari, di poca varietà e prodotti in modo artigianale o proto-industriale [*54]. Che se ne sia felici o meno, è probabile che gli esseri umani si cureranno per lo più con quelle che oggi (in Francia) si chiamano medicine alternative o dolci... Come si porrebbe, ad esempio, la questione della vaccinazione? Potrebbe essere obbligatoria? (Oggi c'è chi si definisce «libertario» ma è favorevole) E chi deciderebbe? Alcuni rispondono che basterebbe seguire i consigli dei migliori virologi del mondo e affidarsi alle loro raccomandazioni; liberi da ogni pressione capitalistica, sete di competizione o interessi finanziari, sarebbero tutti inevitabilmente d'accordo sulla migliore linea d'azione, giusto? (Ma allora, perché non affidarsi ad altri esperti per risolvere altre questioni importanti? Energia, agronomia, urbanistica, industria, giustizia, ecc.) In ogni caso, chi sarebbe responsabile dell'applicazione di queste decisioni? Con quale autorità e a quali condizioni? [*55] E cosa accadrebbe ai non vaccinati? Alcuni diranno che la vaccinazione è «un gesto scontato», un prerequisito per una società libera e solidale... Forse non si pongono questo genere di domande. Negli anni del '68, non era difficile sentire affermare che la salute è un oggetto politico, «il luogo dove letteralmente le disuguaglianze si trovano incarnate» [*56], e che il medico era schierato dalla «parte delle forze della repressione» [*57]. Si osservavano i risultati della «rivoluzione» della medicina: una scienza «che riesce solamente a compensare l'aumento della mortalità che proviene dal funzionamento sociale (incidenti automobilistici, occupazioni sedentarie insieme alle malattie che ne derivano: stress, inquinamento, ecc)» [*58]. Al giorno d'oggi, la medicalizzazione della società è ben consolidata, così come lo è l'ideologia della «qualità della vita», che cerca di compensare la mancanza di senso della vita; una mancanza crudele, direbbe qualcuno. Presto, «la ricerca della salute verrà equiparata alla ricerca di uno stato di completo benessere, lo standard ultimo consentirà due azioni essenziali: da una parte, misurare la qualità delle relazioni sociali, l'ottimismo e la volontà a lavorare bene tra cittadini europei; e dall'altra raccomandare il tracciamento e il monitoraggio delle patologie mentali al fine di contenere la loro diffusione» [*59]. Se la crisi del Covid-19 ha rafforzato una convinzione - intima ma condivisa - è che, nel capitalismo, la ricerca della salute è la ricerca della salute dell'economia.

Si sarà capito che non siamo affatto indifferenti all'insostenibile felicità che tutti gli apprendisti stregoni del guadagno di funzioni [attraverso la modifica genetica], della sorveglianza generalizzata o dell'intelligenza artificiale stanno preparando per noi. È difficile sapere se abbiamo finito con la pandemia di Sars-CoV-2, ma tutto fa pensare (urbanizzazione, deforestazione, allevamento industriale, ecc.) che nel prossimo futuro avremo di nuovo a che fare con virus di questo tipo. Si spera che non siano ancora più letali di questo, visto che la reazione degli Stati sarà probabilmente altrettanto caotica, almeno all'inizio, e quella della popolazione altrettanto incerta. Speriamo anche che questi episodi non si ripetano troppo in fretta, dal momento che abbiamo visto che non si tratta affatto di periodi favorevoli al proletariato (né, tantomeno, alla critica radicale). E se i prossimi anni vedranno certamente l'emergere (soprattutto in Europa) di conflitti sociali di grande ampiezza e violenza, è meno certo che questi conflitti prenderanno le forme cui siamo abituati, quelle dei movimenti sociali cui siamo abituati (giornate di manifestazioni, scioperi settoriali o generali), oppure quelle che ormai pensiamo di conoscere (Gilet Gialli). Piuttosto, prenderanno ancora una volta forme nuove e assai più sconcertanti e, forse, anche direzioni sgradevoli. La repressione sarà ovviamente di una violenza almeno equivalente a quella del movimento stesso, e le possibilità che ci siano delle vittorie dei proletari (necessariamente parziali) saranno pertanto piuttosto basse. Nel momento in cui scriviamo, si profilano le conseguenze economiche del conflitto tra Nato e Russia e, per quel che riguarda la Francia, c'è all'orizzonte la rielezione del presidente uscente a un nuovo mandato. È quindi probabile che gli eventi precipitino (tanto in senso chimico quanto in quello cronologico). La situazione appare poco propizia al verificarsi di una rivoluzione che possa far crollare il capitalismo. Perciò siamo un po' a disagio nel non poter concludere questo testo con una nota di ottimismo, a meno che non stiamo evocando un futuro lontano... Desolati.

- Tristan Leoni & Céline Alkamar, marzo 2022 -

NOTE:

[*1] - "Star Trek" (1966-1969), la serie di Gene Roddenberry ne ha immaginato una versione molto elementare, il comunicatore, che ha ispirato il creatore del primo telefono cellulare.
[*2] -  Il libro di Ira Levin solleva anche la questione del determinismo, del potere dei computer, e della rivolta: quella dell'uomo onesto e volenteroso che improvvisamente si trova a governare un'istituzione. L'idea centrale (iper-complottista, ma abbastanza classica) è quella di una dittatura che allo stesso tempo crea e mantiene la propria opposizione, un movimento di resistenza (meno classico) da cui poi attinge i propri futuri leader. Su questo tema, si veda anche: Tristan Leoni, «Lutte des glaces (à propos de "Snowpiercer, le Transperceneige"» su DDT21, luglio 2014: https://ddt21.noblogs.org/?page_id=119
[*3] - «Ma a cosa serve l'impianto sottocutaneo di un chip NFC o RFID?», su L'Usine digitale, 25 luglio 2019. https://www.usine-digitale.fr/article/cles-paiements-donnees-de-sante-a-quoi-l-implantation-sous-cutanee-d-une-puce-nfc-ou-rfid-peut-elle-servir.N870085
[*4] - Così, i dipendenti possono «attraversare le porte d'ingresso, connettersi al loro computer, usare la fotocopiatrice o pagare in mensa semplicemente allungando il braccio». [La Svezia è il paese più avanzato al mondo in questo settore. Secondo il governo, circa 2 000 persone vivono attualmente con un chip sottocutaneo. L'azienda Epicenter è stata la prima, nel 2015, ad offrirli ai propri dipendenti. Gli utilizzi vengono sempre più sviluppati, nel paese: SJ, una compagnia ferroviaria pubblica, da giugno offre ai suoi utenti di controllare il loro biglietto scannerizzando il proprio braccio. Le discoteche in Spagna lo offrono ai loro clienti per facilitare il pagamento e l'accesso alle aree VIP. In Messico, la polizia li usa per facilitare la ricerca in caso di rapimento. Anche alcune aziende in Canada e in Belgio hanno provato l'esperimento, sempre su base volontaria. Cfr. Gregory Raymond, "Ces entreprises qui implantent des puces électroniques dans leurs salariés", Capital, 27 luglio 2017.
[*5] - "Il Pass sanitario sotto pelle: in Svezia un'azienda propone un impianto micro-chip":  https://www.midilibre.fr/2021/12/26/le-pass-sanitaire-dans-la-peau-en-suede-une-entreprise-propose-un-implant-a-micro-puces-10013934.php
[*6] - Gli immensi trasferimenti di capitali tra le casse degli Stati e quelle dei gruppi farmaceutici causati dalla gestione della crisi danno motivo di dubitarne.
[*7] - Intervista a François Alla e Barbara Stiegler, su france3-regions.francetvinfo.fr, 18 gennaio 2022.
[*8] -  A metà giugno, negli ospedali di Parigi, solo il 37% del cosiddetto personale non medico (infermieri, inservienti, rieducatori, personale medico-tecnico o socio-educativo...? era completamente vaccinato. (Stéphane Mandard e Camille Stromboni, "Covid-19: pourquoi la vaccination plafonne chez les infirmiers et les aides-soignants", Le Monde, 18 giugno 2021.
[*9] - Si veda: Philippe Descamps, "Une médecine sous influence", Le Monde diplomatique, novembre 2020.
[*10] - Cfr.: Françoise Salvadori, Laurent-Henri Vignaud, "Antivax. Histoire de la résistance aux vaccins du XVIIIe siècle à nos jours", ed. Vendémiaire, 2019. Gli autori sottolineano come l'esitazione a vaccinare si spieghi anche con la natura molto particolare e specifica del vaccino come medicina: l'efficacia di un vaccino non può mai essere testata in sé, ma si tratta sempre di una scommessa.
[*11] -  Secondo un sondaggio Ipsos del 2019, fatto da Les Entreprises du Médicament (LEEM), quando si tratta di informazioni sui farmaci, due terzi dei francesi non si fidano delle aziende farmaceutiche, e l'85% della popolazione non si fida della parola dei politici.
[*12] - Collectif, « The French health pass holds lessons for mandatory Covid-19 vaccination », Nature Medicine, 12 janvier 2022.
[*13] - In effetti, la tecnologia RNA è stata a lungo oggetto di ricerca e di sperimentazione, in particolare nella ricerca sul cancro, ma anche per diversi vaccini, contro il virus dell'influenza o il virus Zika, e che erano in fase di sperimentazione prima che irrompesse il Sars-CoV-2.
[*14] - «La scienza si basa sulla controversia, e questo è normale», così reagisce Franck Chauvin, presidente del Consiglio superiore della sanità pubblica francese (HCSP). «Ma la cosa è diventata uno spettacolo dal vivo in televisione, che ha trasformato gli scienziati in gladiatori», Philippe Descamps, ivi.
[*15] - Un anno prima Jean Castex non era arrivato al vertice, dichiarando: «Dobbiamo ristabilire la fiducia!»
[*16] - Prima che il vaccino venga iniettato, ogni persona deve firmare una liberatoria che stipula il suo «consenso libero e informato». Alcuni ricorderanno che nel 1999 un ex primo ministro, Laurent Fabius, e due ex ministri, Georgina Dufoix (Affari Sociali e Solidarietà Nazionale) e Edmond Hervé (Sanità), sono comparsi davanti alla Corte di Giustizia della Repubblica per omicidio colposo ne caso dello scandalo del sangue contaminato. Non si è mai troppo prudenti.
[*17] - Collectif, « The French health pass holds lessons for mandatory Covid-19 vaccination », Nature Medicine, 12 janvier 2022. Cit.
[*18] - Un fatto che viene raramente notato, ma che ci sembra attestare che lo Stato si sente sicuro del fatto che i nuovi vaccini non causano grandi effetti collaterali, è la vaccinazione obbligatoria dei soldati francesi; è vero che questa non abbia avuto inizia prima del settembre 2021. Ma bisogna notare che la natura complottista di un'idea non è assoluta. Per esempio, nel 2020, chiunque abbia suggerito che la Sars-CoV-2 potrebbe essere fuggita dal laboratorio Wuhan P4 è stato immediatamente screditato venendo definito "teorico della cospirazione" ed è scomparso dai media mainstream... un'idea questa che, però nel 2021, è diventata una spiegazione ragionevole almeno quanto le altre (Facebook, che aveva automaticamente cancellato i messaggi che sostenevano questa possibilità, ora li consente di nuovo).
[*19] - Se l'esitazione vaccinale sembra essere molto più forte nelle zone dove vivono i proletari, rispetto a quelle dove risiedono i borghesi, è anche maggiore in alcune regioni del Sud che sono state storicamente «terre di insubordinazione»: «Questa maggiore prevalenza nel profondo Sud, si riferisce anche alla presenza, abbastanza significativa in queste regioni, di una popolazione che ha optato per stili di vita ecologici e alternativi. Non si tratta più di dirigenti sedotti dalla new age californiana, ma di persone neo-rurali, pensionati o membri della piccola borghesia che si curano con le piante piuttosto che con i prodotti chimici e i vaccini, i quali sono in contrasto con la società dei consumi e sfidano volentieri le istituzioni governative e le grandi aziende, siano esse laboratori farmaceutici o operatori telefonici. A questo punto, possiamo fare un parallelo tra il rifiuto di vaccinarsi e l'opposizione alla diffusione del 5G; fenomeni che in qualche modo derivano dalla stessa matrice tecnofoba.» (Cfr. Jérôme Fourquet, Sylvain Manternach, "Pourquoi la défiance vaccinale est-elle plus forte dans le sud de la France", Fondation Jean Jaurès, 9 agosto 2021, 14 p.
[*20] - Geoffrey Pion e Emma Wenckowski, «I manifestanti contro il pass sanitario sono davvero quegli idioti egoisti che molti descrivono?», Quartier général, 6 septembre 2021.
[*21] - Una parte della "politica sanitaria" consisteva nel «persistere nell'inversione delle responsabilità, e nel rintracciarla nella "pigrizia" dei francesi, che assumeva la forma di un ricatto quotidiano sulle vacanze. Questa musichetta, che ci avrebbe cullato per tutta l'estate, era l'ultima umiliazione di una nazione di cittadini trattati come se fossero un'orda di bambini disobbedienti, i quali potevano capire solo il ricatto del costume da bagno; e che sarebbero stati ricattati di nuovo, qualche mese dopo, con le vacanze di Natale.» Cfr.: Barbara Stiegler, "De la démocratie en Pandémie", Gallimard, gennaio 2021.
[*22] - Per il fatto che si oppongono alla vaccinazione obbligatoria, i pompieri, le infermiere o, in modo diverso, le persone che sono coinvolte nel sostegno ai migranti possono essere considerati come terribili egoisti individualisti?
[*23] - Sylvain di "Zones subversives" in "Une analyse du mouvement anti-passe sanitaire en France métropolitaine", nel corso del programma "Sortir du capitalisme" (n.d.): Questa «presunta marginalità» differisce da una comunità o da una nuova «famiglia» che si sarebbe costituita nel corso di una lotta a causa di pratiche comuni (occupazioni, barricate, baracche, ecc.), un tipo di comunità che è a priori solidale ma che, meccanicamente, tende a chiudersi e a ripiegarsi su se stessa.
[*24] - Convincersi del fatto che tutti i militanti, o le correnti di estrema destra siano a favore di uno stato centralizzato, autoritario, cattolico, omofobo e razzista, circondato da torri di guardia e filo spinato, non ci aiuta a capire cosa sta succedendo. Non è un blocco monolitico. Un occhio allenato noterà, per esempio, nei cortei anti-pass la presenza, ovviamente in piccolissima minoranza, di cattolici tradizionalisti (stile "Manif pour tous"), che erano invece assenti dal movimento dei Gilet Gialli.
[*25] - E perché non convocare altre manifestazioni, specificamente di "sinistra", in altri luoghi? (questo è stato un po' il caso di Parigi). Bisogna ricordare qui che in Francia, per decenni e fino al 1991, gli attivisti di estrema sinistra e gli anarchici manifestavano dietro i cortei di presunti sostenitori (PCF, CGT) di regimi dittatoriali particolarmente severi (URSS e così via) e, talvolta, anche accanto a presunti sostenitori (gruppi maoisti) di un regime dittatoriale particolarmente sanguinario (la Cina di Mao).
[*26] - Marie Gouyon, Louis Malard, Augustin Baron, "Activité et conditions d’emploi de la main-d’œuvre pendant la crise sanitaire Covid-19 en octobre 2021", Dares, 29 novembre 2021.
[*27] - Sebbene il Covid-19 non sia riconosciuto come una malattia professionale per gli operatori sanitari.
[*28] - Céline Delbecque, « « Que ceux qui doutent s’informent »: l’obligation vaccinale, sujet de tension entre les soignants », L’Express, 23 juillet 2021.
[*29] - Stéphane Ortega, "Bibliothèques: 3 semaines de grève à Grenoble contre le contrôle du passe sanitaire", rapportsdeforce.fr, 13 settembre 2021, e "C'est à quel moment qu'on arrête d'obéir? Les bibliothèques grenobloises en lutte contre le pass sanitaire", La Nouvelle Vague, no 2, dicembre 2021, p. 1-3.
[*30] - #BDR103, 26 janvier 2022.
[*31] - In piena campagna elettorale, solo l'irruzione di una nuova esagerata figura nazionalista nel gioco politico riesce a svegliare una parte degli elettori, e a ricordare loro che è necessario, sempre, mobilitarsi per preservare la democrazia, qualunque sia il suo volto.
[*32] - Per un'introduzione, si veda il documentario di Sylvain Louvet e Ludovic Gaillard, "Tous surveillés : 7 milliards de suspects", 2020, 89 min.
[*33] - Si pensi, per esempio, a "Caduta libera" (2016), il primo episodio della stagione 3 della serie Black Mirror.
[*34] - Sénat, « Crises sanitaires et outils numériques : répondre avec efficacité pour retrouver nos libertés », Rapport d’information, no 673 (2020-2021), 3 juin 2021.
[*35] - In questo inizio di XXI secolo, ci sono alcuni che stanno prendendo spunto da Benjamin Franklin, il quale scrisse che «un popolo disposto a sacrificare un po' di libertà per un po' di sicurezza, non merita nessuna delle due, e alla fine le perderà entrambe». Mentre altri sono brillantemente insorti... all'Académie française! Come François Sureau che, il 6 marzo 2022, nel suo discorso di ringraziamento, ha evocato «questa sostituzione del coniglio selvatico al libero cittadino, che ci viene preparata da questa formula imbecille, ripetuta più e più volte da venti anni, per cui la sicurezza è la prima libertà. Secondo questa concezione, nessun paese è più libero del regno di Stalin o di Mussolini. Dopo Rocroi, dopo Valmy, dopo Bir Hakeim, ecco la sicurezza, come la cintura che porta lo stesso nome, come il sogno della lumaca! [...] I nostri predecessori avevano creato, mantenuto e difeso il tesoro della libertà in tempi molto più pericolosi dei nostri. Avevano previsto questo indebolimento dell'intelligenza e della volontà che ci fa acconsentire a tutti i luoghi comuni. E andiamo via ripetendo che i tempi sono difficili. Ma i tempi [...] sono sempre stati difficili per coloro che non amano la libertà». Su tali questioni, si veda per esempio Nicolas Bonanni, "Liberté des libéraux et liberté des anarchistes", gennaio 2020.
[*36] - Sylvain Louvet et Ludovic Gaillard, "Tous surveillés : 7 milliards de suspects", 2020, 89 min. Cit.
[*37] - Tristan Leoni, Céline Alkamar, «Quoi qu’il en coûte. Le virus, l’État et nous», DDT 21, avril 2020.
[*38] - Clothilde Dozier, "Le plaisir d'apprendre", in "Choc numérique par temps de pandémie", Le Monde diplomatique, aprile 2021.
[*39] - Su questi temi, si veda per esempio il libro del PMO "Le Règne machinal. La crise sanitaire et au-delà", Service compris, 2021 (per quanto, ovviamente, noi non sottoscriviamo la visione, che viene sviluppata, di una "classe tecnocratica" in guerra contro la libertà e la vita).
[*40] -  In Francia, la persuasione dei cittadini più anziani - quelli che sono i meno propensi all'astensione - è una condizione necessaria a qualsiasi vittoria elettorale. Durante la crisi sanitaria, è stata questa la parte della popolazione più favorevole alle restrizioni del governo, soprattutto quando sono rivolte ai giovani. Inoltre, in un periodo di elezioni, ridurre troppo presto le misure sanitarie coercitive è rischioso e, in caso di un'altra ondata epidemica imprevista, si apre a critiche fatali.
[*41] - Si pensi che nel dicembre 2021, il governo ordinerà la chiusura delle discoteche perché non si rispettano i distanziamenti, ma autorizzerà l'attività dei club di scambisti!
[*42] - Celia Izoard, "Bientôt le 'portefeuille d'identité numérique', un cauchemar totalitaire", Reporterre, 9 dicembre 2021.
[*43] - Chiedete alla persona che lo sostiene se è disposta ad affidarvi il suo login e i suoi codici di accesso alla casella di posta elettronica personale.
[*44] - La sicurezza della smart city: le città sicure per il momento sono solo città pilota in cui le autorità locali e le multinazionali della sicurezza stanno testando nuove tecnologie, in particolare la videosorveglianza intelligente, finalizzata al monitoraggio degli abitanti. In Francia, quella più evoluta sembra sia Nizza. Vedi Myrtille Picaud, "Paura sulla città: il mercato delle 'città sicure'", The Conversation, 26 maggio 2020.
[*45] - Si veda l'opuscolo anonimo, "Incidents de classe en Chine. Les travailleurs chinois contre le capital mondial au XXIe siècle", 2010, 40 p.
[*46] - Si veda per esempio "Quelques ennemis du meilleur des mondes, OGM : fin de partie", 2004, 24 p.  oppure René Riesel, « Aveux complets des véritables mobiles du crime commis au Cirad le 5 juin 1999 ».
[*47] - Durante lo sciopero generale del maggio-giugno 1968, fu infatti la CGT a garantire il funzionamento minimo della società francese, per esempio gli ospedali e i servizi di emergenza (forniture, energia, ecc.), in collaborazione, piuttosto tesa, con i servizi prefettizi.
[*48] - Claire Richard, Giovani Signori. "Histoire des Black Panthers latinos (1969-1976)", L'Échappée, 2017.
[*49] - È probabile che una tale misura, presa da una Marine Le Pen presidente avrebbe incontrato un'opposizione assai più forte da parte di attivisti e organizzazioni di sinistra e di estrema sinistra.
[*50] - Questo è ciò che i media mainstream stanno facendo, come per esempio nel novembre 2020, quando è uscito il documentario cospirativo "Hold-up", che è stato immediatamente promosso e fatto diventare un successo (è difficile dire "involontariamente").
[*51] - Un articolo della UCL apparso nel settembre 2020, "Would libertarian communism have coped better with the epidemic?", ci sembra esemplare e paradigmatico da questo punto di vista, in particolare per quanto riguarda la triste situazione dell'immaginario rivoluzionario oggi. In contrapposizione, si può leggere "Utopie 2021" di Léon de Mattis (Acratie, 2021, 140 p.).
[*52] - E perché non un dispositivo di pass sanitario, per andare a un ballo o a un'orgia in completa sicurezza sanitaria, come alcuni 'comunisti' hanno proposto? Nelle loro menti, bisogna sempre controllare e monitorare le persone...
[*53] - Su questo argomento, Bryan Ward-Perkins, "La Chute de Rome. Fin d'une civilisation", Flammarion, 2017, 370 p.
[*54] - Vediamo, tuttavia, l'ottimismo di Alexandre Grothendieck durante la sua conferenza, "Continueremo la ricerca scientifica?", al Cern, 27 gennaio 1972 (disponibile su YouTube).
[*55] - Si cercano argomentazioni autorevoli, come per esempio quello della Comune di Parigi... poiché il municipio del 14° arrondissement decise, nel maggio 1871, di dare seguito alla campagna di vaccinazione contro il vaiolo (non obbligatoria ma incentivata con un premio), la quale aveva avuto inizio sotto il Secondo Impero.
[*56] - Claire Richard, op. cit.
[*57] - Comité national des jeunes médecins, communiqué du 7 mai 1968.
[*58] - « La révolution médicale : comment la médecine avance en se mordant la queue », Survivre… et vivre, no 17, hiver 1973.
[*59] - Renaud Garcia, "Le Sens des limites. Contre l'abstraction capitaliste", L'Échappée, 2018.

fonte: DDT21 Douter de tout…

Nessun commento: