venerdì 22 aprile 2022

In dettaglio

"Règne de la valeur & destruction du monde. Jaggernaut n°4"- 16,00€ - Éditions Crise & Critique -
La Rivista in dettaglio

La crisi ecologica e l'esaurimento delle risorse naturali, non sono aspetti accidentali del modo di produzione capitalista, e non possono essere scongiurati stabilendo un capitalismo più «saggio», moderato, verde, sostenibile, o circolare. Oggi, non sembra che sia possibile comprendere la crisi ecologica come intreccio tra cambiamento tecnologico e capitalismo, senza tenere conto di quei vincoli pseudo-oggettivi che derivano dalla valorizzazione del valore e che spingono a consumare la materia concreta del mondo per soddisfare le esigenze astratte della forma-mercato. Il modo capitalista di (RI)produzione si basa su una forma sociale astratta di ricchezza - il plusvalore - la quale è intrinsecamente auto-trasformante e illimitata e che, come tale, porta a una forma di crescita economica sfrenata dannosa per la biosfera. L'incompatibilità tra capitale e protezione del clima - che si riflette sia a livello sistemico fondamentale sia a livello politico e culturale - trasforma il superamento di quello che è il modo distruttivo dell'economia capitalista in una questione di sopravvivenza per l'umanità del XXI secolo.

«Regno del valore e distruzione del mondo»
Riassunti/Estratti degli articoli della rivista Jaggernaut n°4/2022

EDITORIALE: Il regno del valore & la distruzione del mondo. - di Sandrine Aumercier, Benoît Bohy-Bunel e Clément Homs (per il comitato redazionale).

DOSSIER:

- Il limite ecologico del capitalismo. La forma-valore e la distruzione accelerata della natura viste alla luce delle analisi di Karl Marx e di Moishe Postone - di Nuno Miguel Cardoso Machado.

Ne «Il limite ecologico del capitalismo. Forma-valore e distruzione accelerata della natura», Nuno Machado, basandosi sulle tesi di Karl Marx e di Moishe Postone, cerca di dimostrare:
1) che al cuore della sintesi macro-sociale moderna si trova quella che è un'inversione feticistica tra il concreto e l'astratto. La forza lavoro umana e il mondo sensibile, materiale e culturale vengono ridotti al rango di un input che dev'essere consumato a fini produttivi, e poi digerito e scartato per alimentare così il continuo processo di valorizzazione;
2) che questa sussunzione del concreto, da parte della dinamica di accumulazione del capitale (A-M-A'), ha delle conseguenze devastanti per l'ambiente. Questa costrizione, la quale ha a che fare con le norme socialmente necessarie dell'orario di lavoro in vigore, e con l'estrazione del plusvalore relativo, impone a tutte le imprese - attraverso la concorrenza tra le imprese - dei livelli sempre maggiori di produttività, di produzione e, così facendo, di consumo di materie prime, al fine di ottenere degli aumenti, sempre più esigui, della massa cumulativa dei profitti. Dal momento che, e nella misura in cui, l'accumulazione diventa sempre più difficile, la crisi economica aggrava di conseguenza la crisi ecologica. Il modo di (ri)produzione capitalista si basa pertanto su una forma astratta di ricchezza - (plus)valore - che è intrinsecamente autotelica, senza alcun limite e, come tale, implica una forma di crescita economica sfrenata, deleteria per la biosfera.

- TECNOLOGIE APOCALITTICHE: Il complesso economico-scientifico e l'oggettivazione distruttiva del mondo. - di Robert Kurz -

In «Tecnologie apocalittiche. Il complesso economico-scientifico e l'oggettivazione distruttiva del mondo», Robert Kurz espone e tratteggia la teorizzazione di una «violenza naturale da parte della seconda natura», radicata nel moderno processo scientifico-tecnologico e nel paradigma epistemologico della scienza moderna. Basandosi sulla corrente della critica scientifica femminista, l'autore cerca di prendere in considerazione la forma sociale capitalista al fine di determinare una critica della scienza e della tecnologia, descrivendo alcune caratteristiche di quella che è una radice comune che Scienza, Economia e Stato hanno avuto nella rivoluzione delle armi da fuoco all'inizio dell'era moderna.
È stato in quel tempo e in quell'epoca, che si è costituita un'immagine della persona e della natura, visti entrambi come oggetti estranei, ostili e manipolabili, specificamente legati al capitalismo; ma si è venuta anche a determinare una rigida separazione tra soggetto e oggetto. Per Kurz, la metà del XX secolo ha costituito un momento cruciale, in cui la violenza e la manipolazione tecnologico-scientifica, che era allora ancora secondaria, indiretta ed "esterna" rispetto alla natura terrestre, con lo sviluppo delle tecnologie atomiche e genetiche diventava interna e apertamente apocalittica. Una violenza che si libera della natura terrestre e della vita stessa, per poter così creare un'«altra natura», un'«altra biologia» a sua propria immagine.

- LAVORO MORTO, LAVORO VIVO: L'abisso energetico della società del lavoro. - di Sandrine Aumercier -

In "Lavoro Morto, Lavoro Vivo. L'abisso energetico della società del lavoro", Sandrine Aumercier ritorna su alcuni dei temi sviluppati nel suo libro "Le Mur énergétique du capital" (2021). A partire dalla constatazione che è in atto una sfrenata corsa tecnologica che assomiglia a una «forza della natura», e che nei dibattiti ecologici viene assai spesso presentata quasi come una fatalità, ma che invece è fondamentalmente solo una forza sociale, Aumercier evidenzia quali sono le articolazioni della società del lavoro e quelle del paradigma termodinamico, così come la loro congiunta emergenza storica. In particolare, prende in esame come il lavoro morto sostituisca il lavoro vivo, rileggendo nel fare questo la categoria marxiana di «composizione organica del capitale», dal doppio punto di vista della composizione del valore e della composizione tecnica. La riflessione sul superamento del capitalismo non può quindi più inscriversi nella prospettiva, ancora borghese, di una gestione più efficiente delle risorse o in quella di una pianificazione razionale fatta sulla base delle tecnologie realizzate sotto il capitalismo; ma deve risalire alla critica intransigente del lavoro astratto visto come sostanza del capitale e come «carburante» del suo sviluppo sfrenato, cosa che necessariamente comporta una critica del sistema tecno-scientifico globalizzato.

- L'ASCESA DEGLI AUTOMI VORACI: La rivoluzione industriale vista come imposizione del lavoro astratto e dell'estrattivismo minerario. - di Daniel Cunha -

Basandosi sul presupposto metodologico di Immanuel Wallerstein, secondo cui il capitalismo si evolve sempre in quanto totalità (un sistema-mondo), e non come delle sotto-unità nazionali, l'articolo di Daniel Cunha, "L'ascesa degli automi voraci. La rivoluzione industriale vista come imposizione del lavoro astratto e dell'estrattivismo minerario", cerca di ricostruire la storia della rivoluzione industriale non come se fosse stato un processo britannico, ma come una storia mondiale globale. Per poterlo fare, si concentra sulla mediazione che c'è stata, tra la meccanizzazione (focalizzata sulla Gran Bretagna) e le varie frontiere delle merci, disperse in tutta l'economia mondiale capitalista, dai monti Urali alla valle del Mississippi, dalla Cornovaglia all'Africa occidentale. L'autore cerca pertanto di dimostrare che la rivoluzione industriale è stata una colossale imposizione di lavoro astratto e di estrattivismo sfrenato. A sua volta, la resistenza a questa imposizione (ribellioni degli schiavi, luddisti, banditismo sociale, ecc.) è stata anch'essa storico-globale, rimanendo però invisibile nella storiografia ufficiale, a seguito delle metodologie che riproducono l'ontologia del lavoro astratto. Per quanto l'autore non si collochi esattamente nella concettualizzazione del lavoro astratto legato alla critica della dissociazione del valore, il materiale prodotto dall'articolo è comunque molto interessante. Qui, la concezione della dialettica implicita deriva da Moishe Postone, Lucio Colletti e Adorno, nel senso di un'epistemologia storicamente specifica della società della merce.

- OGGETTIVITÀ INCONSCIA: Elementi di una critica delle scienze matematiche della natura. - di Claus Peter Ortlieb -

In "Oggettività inconscia. Aspetti di una critica delle scienze matematiche della natura", Claus Peter Orlieb riprende innanzitutto la critica femminista delle scienze naturali, così come per esempio è stata formulata dalla biologa americana Evelyn Fox Keller. A partire da tale critica, passa poi a opporsi all'idea di una scienza assiologicamente neutra, così come all'idea di un progresso scientifico che rifletta la dinamica della socializzazione borghese. La pretesa di universalità dell'Illuminismo e della scienza viene visto, non solo come un modo di ontologizzare la sintesi sociale capitalista, ma anche come tentativo di naturalizzare il dominio patriarcale e il dominio sulla natura. Infine, la matematizzazione della realtà viene qui presentata come intrinsecamente legata al feticismo delle merci.

DISSOCIAZIONE E FUNZIONALIZZAZIONE DEL SESSO FEMMINILE NELLA SCIENZA MODERNA: Sul dominio della natura e la femminilità. - di Clémence Bertier -

In "Dissociazione e funzionalizzazione del genere femminile nella scienza moderna", Clémence Bertier propone e illustra le tesi del libro di Elvira Scheich, professoressa di storia della scienza alla Freie Universität di Berlino, "Naturbeherrschung und Weiblichkeit: Denkformen und Phantasmen der modernen Naturwissenschaften (Feministische Theorie und Politik)" ["Dominazione della natura e femminilità. Forme di pensiero e fantasie della scienza naturale moderna"] (1993), che è stato ripetutamente citato da Roswitha Scholz come una critica rilevante della scienza e della tecnologia sotto il patriarcato capitalista. Un'opera che si trova all'incrocio tra la critica marxista dell'epistemologia della scienza iniziata da Alfred Sohn-Rethel, che insiste sul legame interno che c'è tra le astrazioni scientifiche e le leggi astratte del mondo capitalista, e la critica femminista della scienza, la quale sottolinea l'alleanza tra scienza, potere e mascolinità nella modernità scientifica.

VARIA

- Il «capitalismo asiatico» e la crisi globale. - di Marcos Barreira & Maurilio Lima Botelho -

La "Varia" di questo numero comprende quattro testi. Si apre con la traduzione dell'articolo di due autori brasiliani, Marcos Barreira e Maurilio Lima Botelho, "Il «capitalismo asiatico» e la crisi globale", nel quale gli autori mettono a confronto la teoria che parla di uno spostamento del centro di accumulazione del capitalismo verso l'Asia - così come viene proposto da vari economisti e autori quali Immanuel Wallerstein e Giovanni Arrighi - con le interpretazioni e le analisi "economiche" che sono state sviluppate da autori legati alla critica della dissociazione del valore. In particolare, si guarda indietro alla storia del capitalismo in Asia negli ultimi quarant'anni, dal «miracolo giapponese» degli anni '80 al nuovo «miracolo» della crescita cinese dell'inizio del XXI secolo. Mostrando così come lo «spostamento del centro di accumulazione» in realtà riveli una crisi del modello fordista di accumulazione, insieme alla formazione di una congiuntura globale fatta di «bolle finanziarie», nella quale si rifugiano il capitale monetario e gli investimenti speculativi e del credito statale.

- La storia è sempre materialista? - di Anselm Jappe -

"La storia è sempre materialista?" di Anselm Jappe procede dalla seguente domanda: la necessaria critica del «materialismo storico», con il suo schema «base economica/sovrastrutture sociali e culturali», non implica forse che vengo messa in discussione anche la coppia concettuale «materialismo/idealismo»? Questo articolo intende costituire una prima introduzione a un vasto complesso di questioni che comprende anche il posto occupato dal sacrificio e dal dono, e più in generale la dimensione del simbolico nelle società premoderne così come in quelle moderne; l'origine "naturale", o piuttosto "culturale", dei bisogni e delle motivazioni; il rapporto tra il feticismo delle merci e le altre forme di feticismo; le origini religiose del capitalismo a partire dal sacrificio. Vengono esaminati in particolare i contributi di George Bataille, di Marshall Sahlins e del primo Jean Baudrillard, per poi terminare con un collegamento all'ultimo libro di R. Kurz, "Denaro senza valore". Bisogna ammettere e considerare il fatto che la stessa economia capitalista non è «razionale», ma deriva dal sacro. Ciò contraddice tutti i tentativi che vogliono ridurre il comportamento individuale e collettivo, unicamente a dei calcoli utilitaristici, e la cosa ci dovrebbe portare a una migliore comprensione del carattere profondamente irrazionale del capitalismo.

- Jacques Bidet e il lavoro astratto dei "giardinieri" neolitici - Risposta all'articolo di Jacques Bidet, «La miseria nella filosofia marxista»,  su Moishe Postone. - di Benoît Bohy-Bunel -

In «Jacques Bidet e il lavoro astratto dei "giardinieri" neolitici"», Benoît Bohy-Bunel rilegge l'articolo di Bidet che sulla rivista Période, nel 2014, criticava il capolavoro di Moishe Postone, "Temps, travail et domination sociale". Si scopre così che Bidet produce solo un altro discorso marxista tradizionale, ontologizzando le categorie di base del capitalismo (merce, valore, denaro, lavoro astratto). A Bidet manca l'originalità di Postone, e la necessità di pensare insieme a un Marx esoterico, per pensare il capitalismo attuale.

- Il punto di vista della mente del signor Alain de Benoist - Considerazioni sul tentativo da parte della destra di recuperare la critica del valore. - di Norbert Trenkle -

Ne "Il punto di vista della mente del signor Alain de Benoist ", Norbert Trenkle considera e analizza quale sia la ricezione e la percezione della critica del valore in certi circoli di estrema destra; e in particolare le intenzioni e i metodi di questi guru di destra allorché si immergono nella critica del valore, o nella teoria di Marx, per poterne accogliere le idee. Quali interpretazioni errate e quali omissioni mettono in atto? A quali elaborazioni teoriche della critica del valore ricorrono, per poterli interpretare attraverso il prisma dei loro propri temi?

NOTE DI LETTURA:

- Il corso normale delle cose e i relativi sotterfugi. Una lettura delle premesse di Søren Mau in "Stummer Zwang" - Frank Grohmann -
- Marildo Menegat : l'occhio contro la barbarie. Sul"La critica del capitalismo in tempi di catastrofe". - di Frederico Lyra de Carvalho -
- Su Guillermo Rochabrún: "El Capital de Marx. Afirmación y replanteamiento" - di Anselm Jappe -

La rivista inaugura su questo numero una sezione di recensioni di varie opere, alla quale vi invitiamo a contribuire. In linea con la sua vocazione di fare da ponte tra i diversi spazi linguistici della critica sociale, vengono incluse le recensioni del libro "Stummer Zwang" del marxista Søren Mau, di Frank Grohmann; la recensione di Frederico Lyra del libro di Marildo Menegat, "A Crítica do capitalismo em tempos de catástrofe"; e la recensione di Anselm Jappe di un libro pubblicato in Perù dal marxista peruviano Guillermo Rochabrún, "El Capital de Marx".

VERSUS:

- Criticare Raoul Vaneigem. La soggettività radicale considerata nei suoi aspetti psicologici, economici, politici, sessuali e soprattutto filosofici. - di Alastair Hemmens -

Dopo l'articolo di Benoît Bohy-Bunel "Contre Lordon", apparso sul n°2, e "Le mythe du revenu de base inconditionnel" di Ivan Recio sul n°3, la nostra rubrica "Versus", che cerca di confrontarsi con altri campi della critica sociale, accoglie questa volta l'articolo di Alastair Hemmens, "Criticare Raoul Vaneigem. La soggettività radicale considerata nei suoi aspetti psicologici, economici, politici, sessuali e soprattutto filosofici". L'Internazionale Situazionista si è assai spesso presentata come il campione del «soggetto», come il campione della capacità umana di agire coscientemente, facendolo in un'epoca in cui un simile concetto cominciava a passare di moda. Eppure, nella letteratura situazionista esistente, a livello concettuale non c'è quasi nessuna analisi seria del «soggetto». Inoltre, nel momento in cui viene affrontata la questione del «soggetto»,  ecco che la critica appare concentrata principalmente sull'opera di Guy Debord, sebbene una tale questione occupi invece un posto di rilievo nell'opera dell'altro grande teorico situazionista, Raoul Vaneigem. Vaneigem propone un certo numero di idee che non si trovano nell'opera di Debord, o che egli non ha sviluppato affatto. In particolare, la sua nozione di «soggettività radicale» serve come punto di partenza critico per confrontarsi con le tesi di Debord, e per una migliore comprensione del suo contributo all'IS. In questo articolo, a partire da una prospettiva critica che si basa sulle nuove analisi del soggetto offerte dalla «critica della dissociazione del valore», l'autore tenta un'analisi, divenuta ormai indispensabile, della genealogia, del contenuto e delle ambiguità del cocnetto di «soggettività radicale». così come essa ci viene proposta da Vaneigem, e dall'IS in generale.

"Règne de la valeur & destruction du monde. Jaggernaut n°4"- 16,00€ - Éditions Crise & Critique -

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