lunedì 14 luglio 2025

Il Maoismo nel vento…

Uno sguardo al maoismo e alla sinistra globale*
- di Kevin B. Anderson -

A fronte di quasi un secolo di dibattiti sullo stalinismo, la sinistra internazionale non è mai venuta a patti con il maoismo, in particolare con il suo impatto globale. La disillusione nei confronti dello stalinismo è segnata da date chiare, anzi tragiche, nella politica internazionale: il patto Hitler-Stalin del 1939 che ha dato il via alla seconda guerra mondiale, la soppressione della rivoluzione ungherese del 1956, la repressione della primavera di Praga nel 1968. Tutti questi eventi vengono ben ricordati, e talvolta dibattuti. Con il maoismo, sono invece le seguenti date che segnano eventi tragici, anche per la sinistra globale, ma esse non hanno ricevuto l'attenzione che meritano: il crollo del Partito Comunista Indonesiano Maoista nel 1965, avvenuto a causa di errori di calcolo che hanno portato alla repressione omicida messa in atto da parte dei militari con l'aiuto della CIA; il riavvicinamento della Cina all'imperialismo statunitense, nel 1971-1972, quando Nixon bombardava a tappeto il Vietnam e si imbarcava nella sua campagna per la rielezione; l'auto-genocidio dei Khmer Rossi maoisti; l'inclinazione di Mao verso il Sudafrica e verso lo Zaire di Mobutu, a spese dei rivoluzionari africani, nel 1975-1976. A dire il vero, il fatto che tutti questi eventi influenzati dai maoisti abbiano avuto luogo nel Sud del mondo, piuttosto che nell'Europa occidentale e centrale, spiega in qualche modo la relativa mancanza di attenzione rispetto a essi. Ma tuttavia, questo non è un motivo per continuare oggi in una tale emarginazione. Negli anni '60, negli Stati Uniti, il maoismo divenne un polo di attrazione per le Pantere Nere e  per l'SDS (Studenti per una Società Democratica) , così come per un certo numero di rivoluzionari e nazionalisti africani e, tra gli altri, anche per l'estrema sinistra francese. Molti vedevano la Cina maoista come il prodotto di una rivoluzione socialista di successo che era stata portata avanti da "persone di colore". E mentre essa ha gradualmente perso il suo smalto, in quanto fenomeno internazionale, tutto ciò è arrivato, non tanto con un botto quanto piuttosto con un piagnucolio, senza tutti quei furiosi dibattiti che avevano invece segnato il 1939, il 1956 e il 1968. Il fatto che non ci sia stata una chiara resa dei conti, ha fatto sì che l'influenza ideologica del maoismo continuasse a persistere fino ad oggi, spesso indirettamente. Un esempio di questo, lo si può trovare nelle teorie strutturaliste e post-strutturaliste, le quali hanno influenzato così tanti campi accademici, e che spingevano a concentrarsi su ciò che i marxisti ortodossi chiamavano la sovrastruttura; in particolare in quelle che sarebbero le sue dimensioni culturali e ideologiche. Qui, l'affinità con il maoismo non risiede semplicemente nel fatto che alcuni degli intellettuali associati allo strutturalismo e al post-strutturalismo, all'inizio, siano stati influenzati dal maoismo; persone come Louis Althusser, o come Michel Foucault e Jacques Derrida. La loro affinità con il maoismo risiede anche in un punto teorico indiscutibile: il fatto che il pensiero maoista abbia cercato di sostituire la struttura con la sovrastruttura, notoriamente con la Rivoluzione Culturale.
Un secondo esempio ha a che fare con l'estremo volontarismo del maoismo, a partire da slogan come «Osare lottare, osare vincere», o come «L'imperialismo americano è una tigre di carta», per arrivare  all'avventurismo, o peggio, nella sfera della politica rivoluzionaria: il Partito Comunista Indonesiano, la Cambogia di Pol Pot. Ancora una volta, mentre oggi sono pochi gli attivisti di sinistra che si identificano con il maoismo - a parte dei gruppi come i "Naxaliti" in India, i partiti maoisti in Nepal o il Partito Comunista delle Filippine - il suo spirito volontaristico persiste, in modi più sottili e indiretti, ai margini dell'antifascismo e dell'anarchismo. Questa continuità rende assai importante per la sinistra, e non solo in termini storici, il brillante libro di Julia Lovell. Mentre abbiamo innumerevoli Storie del Comunismo Internazionale, che si concentrano sui partiti, sui gruppi e sugli intellettuali associati allo stalinismo, a partire dagli anni '20 in poi, vediamo come, rispetto a essi, il libro di Lovell colma un'importante lacuna, dal momento che affronta per la prima volta una Storia completa del maoismo in quanto fenomeno globale. È il prodotto di ricerche d'archivio, di interviste ai partecipanti e di un'attenta sintesi degli studi precedenti. Lovell non fa parte della sinistra radicale, ma è una storica accademica, il cui libro resta comunque di fondamentale importanza per tutti noi. E va detto che ci sono alcune delle sue scoperte che aprono gli occhi. Una di queste riguarda la gestazione del resoconto agiografico di Edgar Snow, del 1937, sul maoismo, risalente a subito dopo la Lunga Marcia: "Stella Rossa sulla Cina". Lovell mostra come il libro di Snow sia stato coreografato e curato attentamente da Mao e da altri funzionari del partito: «La trascrizione inglese di Snow, nella versione del traduttore delle parole di Mao» è stata «tradotta in cinese, poi corretta da Mao, e poi ritradotta di nuovo in inglese» . Mentre il libro andava avanti, i rappresentanti del partito continuavano a plasmarne la sua narrazione: «Mentre, per tutto l'inverno del 1936, Snow lavorava duramente per riuscire a trasformare gli appunti in bozze, i suoi intervistati continuavano a inviargli un flusso di emendamenti: dicendogli di rimuovere ogni traccia di dissenso con la politica del Comintern, di eliminare ogni elogio per gli intellettuali cinesi in disgrazia, e di attenuare le critiche ai nemici politici diventati alleati, e parlare così di patriottismo anti-giapponese». È stata questa la prima, ma non certo l'ultima, romanticizzazione del maoismo, messa in atto da parte della sinistra globale.Un altro momento chiave che Lovell chiarisce, è il massacro di mezzo milione di persone, tra indonesiani di sinistra e sospetti tali, nel 1965 da parte dell'esercito e dei suoi alleati islamisti, che ha visto una considerevole assistenza da parte della CIA. Com’è successo?  All'inizio degli anni '60 era ampiamente noto che Mao aveva formato un'alleanza con il nazionalista di sinistra Sukarno, il quale, nel 1954, aveva sponsorizzato la conferenza di Bandung, dei paesi cosiddetti "non allineati". Frequentata da rappresentanti cinesi ma non sovietici, Bandung è stata un momento importante per quel che riguarda la nascita del Terzo Mondo. A sinistra, era anche moneta comune che il Partito Comunista d'Indonesia (PKI) - che dopo la scissione sino-sovietica divenne, tra i partiti comunisti del mondo, il più grande alleato della Cina  - fosse stato colto alla sprovvista dalla ferocia della repressione, nel 1965-1966. All'epoca, l'Indonesia veniva inoltre ritenuta, da parte della sinistra rivoluzionaria indipendente, come la più grande debacle del maoismo visto come movimento internazionale, dal momento che aveva notato che sostanzialmente il PKI, nell'opporsi opportunisticamente a un dittatore nazionalista, non agiva in modo diverso dai partiti comunisti pro-Mosca, senza costruire una sufficiente capacità politica o militare indipendente. Ma per Mao la verità si rivela ancora più complicata e più schiacciante. Gli eventi che avevano portato all'insurrezione abortita guidata dal PKI, e alla brutale repressione che ne era seguita, sono rimasti a lungo avvolti nel segreto. Lovell non riesce a rompere completamente questa segretezza, data la soppressione della propria storia messa in atto da parte del regime cinese. Ciononostante, l'autrice raccoglie prove sufficienti per confermare che la sconfitta della sinistra indonesiana è stata causata tanto da Mao quanto dalla leadership del PKI, e che i disastrosi errori di calcolo del PKI sono stati influenzati dal volontarismo dello stesso Mao. Per dimostrarlo, Lovell riproduce una versione di una conversazione dell'agosto 1965 avvenuta tra Mao e il leader del PKI, D.N. Aidit, in cui Mao chiede ad Aidit di «agire rapidamente» contro i capi dell'esercito conservatore, e di farlo in un momento in cui la salute cagionevole di Sukarno metteva in pericolo l'alleanza del PKI con lui.

   Se questo è vero, Mao ha commesso un errore di calcolo strategico che equivale alla decisione di Stalin di non permettere ai comunisti tedeschi di allearsi con i socialdemocratici nel momento in cui Hitler stava salendo al potere. Comunque sia, l'influenza ideologica del maoismo sul PKI è stata altrettanto deleteria. Come racconta Lovell, alludendo al disastroso sforzo di Mao di trasformare la campagna cinese per mezzo delle "Comuni del Popolo" - cosa che causò la carestia di massa della fine degli anni '50 - : «Nello stile volontaristico del Grande Balzo in Avanti, Aidit iniziò a rifuggire dal tipo di mobilitazione attenta e paziente che aveva avuto luogo negli anni ‘50, a favore di dichiarazioni che enfatizzavano lo "spirito, la determinazione e l'entusiasmo" del pensiero maoista». E mentre Aidit parlava di organizzare una forza paramilitare per contrastare l'esercito regolare, e lo stesso faceva Sukarno, mentre la Cina prometteva grandi quantità di armamenti, in realtà non venne fatto nulla di sostanziale, sebbene si intensificasse la retorica del PKI contro l'esercito. Poi, il 30 settembre 1965, il PKI, agendo con l'apparente incoraggiamento cinese, si mosse per inabilitare la leadership militare. Uccisero un certo numero di generali, ma a causa della mancanza di sostegno nelle strade, o all'interno dell'esercito, soprattutto dopo che Sukarno si rifiutò di unirsi alla loro causa, l'azione si ritorse ben presto contro. Tutto ciò permise, ai generali indonesiani rimasti, di poter orchestrare così uno dei più grandi massacri politici della storia, e di istituire un regime conservatore e anti-operaio, che oggi persiste in forma modificata, in un sistema politico un po' più democratico. Una seconda rivelazione da parte di Lovell, riguarda il rapporto di Mao con Pol Pot, e quello che a volte viene chiamato l'auto-genocidio cambogiano, quando negli anni 1975-1979 ci furono fino a due milioni di persone – un quarto della popolazione – che morirono di fame, di superlavoro e di esecuzioni. La guerra degli Stati Uniti in Vietnam, che Nixon estese alla Cambogia nel 1970, aveva portato a dei massicci bombardamenti nei quali rimasero uccisi un gran numero di civili. Mentre i contadini fuggivano dalle bombe che piovevano sulle aree rurali - dove avevano sede i Khmer Rossi, vale a dire, essenzialmente, il Partito Comunista Cambogiano - la popolazione delle città crebbe, rendendo così la carestia una possibilità reale. Quando, nel 1975 collassò lo sforzo bellico degli Stati Uniti, i Khmer Rossi di Pol Pot presero il potere, entrando nella capitale, Phnom Penh, ed evacuando sotto la minaccia delle armi praticamente l'intera popolazione. Tutto ciò faceva parte di un piano strampalato, ispirato da progetti maoisti, come quello de Il Grande Balzo in Avanti, volto a svuotare le città e a costruire il "socialismo" nelle campagne, sulla base di un aumento precipitoso della giornata lavorativa, accompagnata a delle minime indennità in cibo. Tutto andò a rotoli in seguito all'invasione da parte del Vietnam, nel 1979, che determinò il rovesciamento dei Khmer Rossi e l'installazione di una versione più razionale dello stalinismo, più vicina a quella sovietica di cui esso era alleato. Mentre il fatto che i Khmer Rossi fossero ispirati dal maoismo è noto da decenni, Lovell lo sottolinea ulteriormente: «L'evacuazione delle città, è stata una versione estrema della ruralizzazione dell'era della Rivoluzione Culturale. La creazione delle mense e l'abolizione dei pasti in famiglia replicavano la collettivizzazione del Grande Balzo in Avanti». Inoltre, dimostra come la Cina maoista fosse profondamente coinvolta nel regime di Pol Pot, avendogli assegnato il più grande pacchetto di aiuti che Pechino avesse mai offerto: Un miliardo di dollari in sovvenzioni e prestiti senza interessi. Anche il panno nero per le uniformi simili a pigiami, imposto dal regime, era stato importato dalla Cina. Nel 1975, poco dopo che i Khmer Rossi avevano preso il potere, ma dopo che ebbero completamente evacuato le città sotto la minaccia delle armi, i leader Pol Pot e Ieng Sary si incontrarono privatamente con Mao. Si dice che, durante la loro conversazione, Mao abbia detto: «Io vi approvo! Molte delle vostre esperienze sono migliori delle nostre», al che Pol Pot rispose: «Le opere del presidente Mao hanno guidato tutto il nostro partito». L'anziano e malato Mao, cui rimaneva solo un anno di vita, sembrava sentirsi come se fosse stato frenato. per il modo in cui era stato costretto a cancellare il Grande Balzo in Avanti e la Rivoluzione Culturale. Aveva anche affermato: «Quello che volevamo fare ma non siamo riusciti a fare, voi lo state ottenendo». Pol Pot espresse sentimenti simili tre anni dopo, ma aggiungendo l'insinuazione di aver superato persino Mao: «Mao ha fermato la sua Rivoluzione Culturale, ma noi facciamo una Rivoluzione Culturale ogni giorno».

   Gli orrori del regime dei Khmer Rossi, causarono un brusco risveglio a molti intellettuali di sinistra che avevano abbracciato il maoismo vedendolo come un'alternativa più militante e anti-burocratica allo stalinismo russo, soprattutto in Francia. Ora, Foucault e altri prendevano le distanze, non solo dal maoismo, ma anche dal marxismo in generale. Fu in quei tempi, che i Nuovi Filosofi parigini presero di mira il "totalitarismo", in modo tale da non essere più in grado di sostenere dei movimenti genuinamente di sinistra, come la rivoluzione sandinista in Nicaragua, e traendo ispirazione dal talentuoso, ma molto destro, scrittore russo Aleksandr Solzhenitsyn. È stato tutto questo che ha contribuito a inaugurare in Francia qualcosa di assai simile a un neo-conservatorismo. Il capitolo sull'Africa, racconta un notevole e costante impegno, da parte della Cina maoista, a sostegno dei nazionalisti e dei rivoluzionari africani negli anni '60, e quasi sempre in competizione con l'Unione Sovietica. La Cina ha ottenuto un sostegno sostanziale per mezzo della Tanzania di Julius Nyerere - uno dei pochi paesi africani liberati nella prima ondata di movimenti indipendentisti -  al fine di evitare il governo dell'uomo forte dell'esercito di destra (Congo-Kinshasa, Zaire, Ghana), o l'autoritarismo apparentemente di sinistra (Congo-Brazzaville, Guinea). Nyerere - che sposò la "Ujamaa" (una forma di socialismo rurale) e che sostenne i movimenti di liberazione nell'Africa meridionale, in quanto leader del principale Stato africano "in prima linea" nella lotta contro l'apartheid in Sudafrica - ricevette un considerevole aiuto cinese. Lo stesso è avvenuto con l'Unione Nazionale Africana dello Zimbabwe di Robert Mugabe, un partito rivoluzionario dichiaratamente marxista, che in seguito ha poi instaurato una brutale dittatura di sinistra. Lovell evidenzia tutte queste relazioni, e dipinge un ritratto molto più positivo riguardo la politica maoista nei confronti dell'Africa, rispetto ad altre regioni. Questo ha una certa validità, visti i risultati come la ferrovia Tan-Zam, completata nel 1975, con un costo enorme per i cinesi, e che ha liberato le miniere di rame dello Zambia dalla dipendenza economica dal Sudafrica creando una linea ferroviaria attraverso la Tanzania. Ma tuttavia Lovell ignora completamente il più grande fallimento della Cina maoista in Africa, quello che ha macchiato la sua reputazione all'interno della sinistra globale quasi quanto lo abbiano fatto gli orrori del regime dei Khmer Rossi. Si tratta della guerra dell'Angola del 1975, la quale ebbe luogo allorché questo paese dell'Africa meridionale, ricco di minerali, si stava liberando dal colonialismo portoghese. Nel corso degli anni, il Movimento Popolare per la Liberazione dell'Angola (MPLA) era diventato il più di sinistra, e profondamente radicato, dei movimenti di liberazione africani del paese. Ma poiché l'MPLA era sostenuto dall'Unione Sovietica, la Cina, dagli anni '60, in poi sostenne l'Unione Nazionale per l'Indipendenza Totale dell'Angola (UNITA), più di destra, che aveva sede nello Zaire di Mobutu. Mobutu, uno dei governanti più reazionari e cleptocratici dell'Africa, era salito al potere orchestrando l'assassinio del famoso leader della liberazione africana, Patrice Lumumba. Il Portogallo cominciò a ritirarsi dall'Angola e dalle sue altre colonie nel 1975, e questo dopo aver sperimentato, nel 1974, la propria rivoluzione di sinistra rovesciando un regime fascista che era al potere dagli anni '20. Gli ufficiali rivoluzionari portoghesi, che erano stati, essi stessi, radicalizzati dal contatto con i rivoluzionari africani, cercarono di consegnare il potere all'MPLA. A questo punto l'UNITA (e un altro gruppo nazionalista di destra più piccolo) fece un'offerta per il potere, sostenuta non solo da Mobutu e dagli Stati Uniti, ma anche dal Sudafrica dell'apartheid, il quale inviò delle truppe nel sud dell'Angola. In tal modo, questo poneva la Cina dalla stessa parte del Sudafrica. Quando l'UNITA, lo Zaire e il Sudafrica subirono un'umiliante sconfitta per mano di circa 36.000 soldati cubani, inviati con l'aiuto sovietico, quell'umiliazione fu anche l'umiliazione della Cina, poiché Mao si venne a trovare ora esposto al mondo come un alleato del Sudafrica. Per i sostenitori della causa della sinistra, più impegnati nella liberazione dell'Africa e del Terzo Mondo, il tradimento della Cina nei confronti del movimento di liberazione africano in Angola è diventato un punto di non ritorno. Tragicamente, il regime dell'MPLA che ne conseguì, indurito dai lunghi decenni di guerra civile con l'UNITA finanziata dagli Stati Uniti, si trasformò in uno Stato autoritario e cleptocratico. Tuttavia, il sostegno di Mao alle forze alleate del Sudafrica giocò un ruolo nella disillusione nei confronti del maoismo, in molti settori della sinistra, in particolare in quelli coinvolti nella liberazione dei neri. Per alcuni, però questo ha portato a una disillusione nei confronti del marxismo, punto. Non sorprende che Lovell, una studiosa della Cina, si senta più sicura nell'analizzare l'impatto del maoismo sui paesi vicini, come l'Indonesia o la Cambogia, piuttosto che nel discutere dell'Africa. Tuttavia, va comunque lodata per aver scritto la prima indagine sul maoismo visto come progetto globale. Nel complesso, si tratta di un lavoro di profonda erudizione e di attento giudizio. Per la sinistra del ventunesimo secolo, contiene una ricchezza di materiale indispensabile  da considerare, se vogliamo evitare i terribili errori del passato. E dato il fatto che il maoismo – o almeno dei modelli teorici e politici simili o da esso derivati – oggi persiste in alcune forme di radicalismo accademico e in alcune tendenze della sinistra attivista, questo libro parla anche a noi.

- Kevin B. Anderson -

* Questa recensione di "Maoism: A Global History" di Julia Lovell è apparsa per la prima volta su New Politics, inverno 2021.

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