sabato 17 maggio 2025

Un Poker Imperialista !??!!!

La Russia non ha fretta
-  di Tomasz Konicz [***] -

Il fatto che i colloqui di pace tra Kiev e Mosca arrivino a svolgersi a Istanbul, rende chiaro come e quanto le cose siano messe militarmente male per l'Ucraina. Di recente, il 10 maggio, i quattro capi di Stato e di governo europei, che  in un gesto di solidarietà si erano recati nella capitale ucraina, insieme al loro omologo Zelensky, come precondizione per qualsiasi colloquio, hanno chiesto un cessate il fuoco di 30 giorni. Questo cessate il fuoco incondizionato e completo darebbe "una possibilità alla diplomazia", ha chiesto Zelensky alla presenza del primo ministro britannico Starmer, del presidente francese Macron, del primo ministro polacco Tusk e del vicecancelliere tedesco Merz. Il Cremlino, è rimasto impassibile di fronte alla minaccia di sanzioni dell'UE, che rimane legata all'offerta di cessate il fuoco: non c'è alcun cessate il fuoco poiché questo non è nell'interesse del Cremlino. I colloqui russo-ucraini, del resto, sono iniziati sotto il fuoco, dal momento che la cosa rafforza la posizione negoziale della Russia. Inoltre, come al solito, gli europei sono stati esclusi da questi negoziati, i quali sono stati condotti con la partecipazione dell'amministrazione statunitense. Ovviamente, con l'esclusione degli europei, Putin vuole forzare ulteriormente la divisione dell'Occidente. Infine, il Cremlino non ha accettato le richieste di Zelensky di tenere dei colloqui diretti con Putin.

La realtà della guerra di logoramento
In questo modo, la Russia è stata in grado di dettare quasi completamente le condizioni preliminari per i negoziati di Istanbul. L'Ucraina, da parte sua, non ha alcuna altra scelta se non quella di negoziare, considerato che nella guerra di logoramento a est, il maggiore potenziale di risorse (materiali, tecnologia, persone) dell'imperialismo russo prevarrà inevitabilmente. L'ultima grande offensiva dell'Ucraina, l'avanzata nella regione russa di Kursk, si è conclusa con un fiasco strategico. Il calcolo di Kiev era quello di continuare a scavare e mantenere così la regione di confine russa in modo da avere una merce di scambio in qualsiasi negoziato; ma ora la Russia occupa parti della regione di confine ucraina nell'oblast di Sumy. Entrambe le parti hanno subito pesanti perdite nei combattimenti a Kursk, nel corso dei quali sono state schierate anche unità nordcoreane. Ma il Cremlino si trova in una posizione migliore di quella di Kiev, poiché può  compensare la sua situazione grazie a campagne di reclutamento di successo. Ora, sono anche i think tank occidentali solidali con l'Ucraina che, dopo anni di insabbiamento, non hanno più alcuna altra scelta se non quella di accettare la realtà della guerra di logoramento al fronte. In una sua recente valutazione, l'Institute for the Study of War (ISW) ritiene che la Russia non solo sia in grado di mobilitare un numero sufficiente di nuove forze, in modo da compensare così quelle che sono state le sue perdite sul fronte, ma anche di «aumentare i raggruppamenti delle sue armate in Ucraina». Pertanto, la leadership dell'esercito russo ha più materiale umano a sua disposizione, e questo sebbene la Russia abbia recentemente subito, secondo l'ISW, «con meno successo,delle perdite significative». Il crescente squilibrio potrebbe quindi servire, nel corso dei negoziati, a «fare pressione» sull'Ucraina. Inoltre, secondo l'ISW, Mosca sembrerebbe anche essere in grado di costruire, attraverso un reclutamento di successo, una considerevole «riserva strategica». Il Consiglio Atlantico ha già messo in guardia a proposito di una grande offensiva estiva russa, la quale minaccia di diventare la «più letale della guerra, finora». Anche qui, tra le righe, si legge l'ammissione di un'imminente sconfitta. Sebbene l'esercito russo continui a subire perdite a causa di quelli che sono dei «costosi attacchi frontali», la sua è una tattica in costante evoluzione, attuata in modo che essa sia sempre più supportata da «attacchi di droni, bombe plananti e artiglieria», cosa che mette in difficoltà le misure difensive dell'Ucraina. Attualmente, la Russia sta tenendo l'iniziativa al fronte e sta «avanzando in diversi punti» (Sumy, Kharkiv), guidata dalla leadership dell'esercito russo che, secondo il Consiglio Atlantico, pianifica per ii prossimi mesi una grande avanzata nel Donbass, intorno a Pokrovsk. I piani offensivi ucraini vengono pertanto considerati da tempo come una perdita di tempo. Rimane la questione se, in risposta agli attacchi russi e alle possibili offensive, il fronte possa essere tenuto. L'estate minaccia perciò di diventare, per «l'Ucraina stanca della guerra», una «prova di resistenza» piena di «combattimenti brutali», soprattutto in vista della diminuzione degli aiuti militari americani. Un intervento militare diretto degli europei contro la potenza nucleare russa – cosa che a volte è stato pubblicamente discusso all'interno della UE – viene ora considerato quasi del tutto impossibile, nonostante le espressioni pubbliche di solidarietà. A metà maggio, Macron ha dichiarato che la Francia, malgrado tutto il suo sostegno, non intendeva scatenare la «Terza Guerra Mondiale» a causa dell'Ucraina. Poco prima, le agenzie governative polacche hanno smentito le dichiarazioni dell'inviato americano in Ucraina, Keith Kellogg, secondo cui Varsavia era pronta a trasferire unità dell'esercito in Ucraina. D'altra parte, nella coalizione di governo della Germania, appare controverso se Kiev debba o meno essere rifornita con gli avanzati missili da crociera Taurus. Riguardo a tutto ciò vediamo che, mentre il vicecancelliere Merz, su questo tema, vuole mantenere un'«ambiguità strategica», il capogruppo parlamentare dell'SPD Matthias Miersch si è invece esplicitamente espresso contro la consegna.

Un accordo imperialista caricaturale
A partire da questa costellazione militare e geopolitica a lui favorevole, il Cremlino potrebbe avviare dei negoziati, a partire da una posizione di forza, in modo da far rispettare le sue richieste fondamentali, le quali, in ultima analisi, mirano a legalizzare l'aggressione imperialista della Russia, e persino a chiedere addirittura più territorio ucraino di quanto sia quello già attualmente detenuto dalle truppe russe. La logica che si trova dietro un simile accordo è chiara: realizzare l'inevitabile conquista militare per mezzo del negoziato. Le richieste territoriali minime di Putin, probabilmente includeranno anche la legalizzazione dell'annessione, nella loro interezza, delle oblast di Crimea, Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson. Le marginali conquiste russe nelle oblast di Kharkiv e Sumy saranno probabilmente merce di scambio. Inoltre, ci sono le restrizioni alla sovranità ucraina, che vengono vendute dal Cremlino sotto l'etichetta di «denazificazione»: da un lato, ciò equivale a impedire l'integrazione dell'Ucraina nella sfera di influenza occidentale, cosa che potrebbe essere raggiunta per mezzo di obblighi di neutralità e attraverso restrizioni sugli armamenti per l'esercito ucraino, nonché a un «cambio di regime», per cui verrebbero indette nuove elezioni in Ucraina. La Russia non vuole occupare l'intero paese, quanto piuttosto reintegrarlo nella sua orbita imperiale. A medio termine, il Cremlino spera di poter manovrare il «resto dell'Ucraina» spingendolo verso una pseudo-sovranità, simile a quella attualmente ottenuta nella Bielorussia. Formalmente indipendente, l'ex repubblica sovietica oggi fa di fatto già parte della Federazione Russa, economicamente e militarmente. La Russia quindi non ha bisogno di affrettarsi nei negoziati; al punto che a volte ci si chiede se essi non vengano intrapresi esclusivamente per motivi di propaganda. Kiev, d'altra parte, non ha quasi più carte buone da giocare in questo poker negoziale imperialista, motivo per cui Zelensky ha dovuto accettare di inviare la sua delegazione a Istanbul, e farlo alle condizioni di Putin: più a lungo aspetta, più peggiorerà la sua posizione. Inoltre, le tensioni al confine occidentale dell'Ucraina - dove l'intelligence ucraina ha arrestato due cittadini ungheresi che si dice siano spie per il governo Orbán a Budapest - stanno aumentando : si dice che le strutture militari, l'umore della popolazione e la capacità di difesa della regione della Transcarpazia - abitata da una minoranza ungherese - siano state esplorate per essere valutate. Da allora, tra l'Ungheria e l'Ucraina è sceso il gelo, con entrambi i paesi che hanno espulso dal paese i rispettivi diplomatici. L'autoritario capo del governo, Orbán, dal cui entourage continuano ad arrivare ripetuti appelli all'annessione della Transcarpazia, viene considerato assai vicino alla Russia. Per Kiev, l'unica possibilità di avere ancora una certa leva di potere sembra essere la capitolazione de facto all'estrattivismo di Trump: Kiev, per non perdere completamente il sostegno degli Stati Uniti, ha dovuto concludere un umiliante accordo sulle risorse . Il calcolo di Kiev: questo accordo imperialista da cartone animato, firmato all'inizio di maggio, avrebbe senso solo se le regioni orientali ricche di risorse dell'Ucraina rimanessero sotto la sovranità ucraina. Kiev spera che pertanto Washington l'affianchi militarmente, in forza del suo interesse per l'estrazione di materie prime. Tuttavia, l'Ucraina è di fatto divisa tra Est e Ovest. Rispetto a tutto questo, il Financial Times afferma di aver notato, già a metà maggio,un «cambiamento silenzioso» schiettamente imperialista, a favore dell'Ucraina, all'interno dell'amministrazione statunitense. Il vicepresidente JD Vance ha spiegato, in un incontro pubblico a Washington, che la sua amministrazione era a conoscenza di una serie di richieste della Russia per consentire la fine della guerra: «Pensiamo che stiano chiedendo troppo», ha detto Vance. Allo stesso tempo, però, il vicepresidente ha sottolineato anche che, nonostante le «nette critiche» a Putin, bisogna comprendere il punto di vista del Cremlino per poter capire quali sono le «motivazioni dell'altra parte». Vance era dell'opinione che la Russia fosse ancora interessata a una «soluzione». Come potrebbe essere questa soluzione? Il Cremlino, anche nel poker delle risorse ucraine, ha in mano le carte migliori: già alla fine di febbraio, quando Kiev stava ancora ostacolando la vendita delle risorse minerarie, Putin ha offerto alla sua controparte americana di estrarre congiuntamente le risorse dell'Ucraina orientale, e venderle agli Stati Uniti. Gran parte delle risorse minerarie si trova già sotto il controllo russo.

- Tomasz Konicz [***] - Pubblicato il 16/5/2025 su analyse & kritik -

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