Kevin B Anderson: "The Late Marx’s Revolutionary Roads: Colonialism, Gender, and Indigenous Communism". Verso, London, 2025. 280 pp., $29.95 pb ISBN 9781804296875
- Recensione di Charles Reitz -
Il tema centrale del nuovo libro di Kevin B. Anderson - nel quale egli esplora le questioni che Marx stava contemplando durante l'ultimo periodo della sua vita - sono le ultime indagini socio-politiche svolte da Karl Marx.
Negli anni immediatamente precedenti la sua morte, avvenuta nel 1883, Marx aveva continuato a utilizzare le vaste risorse del British Museum per poter continuare a studiare in profondità le opere di quello che era un gruppo internazionale di studiosi selezionati, i quali pubblicavano su temi che per lui erano della massima urgenza. Tra il 1879 e il 1882, Marx intraprese un'ispezione ad ampio raggio delle ultime ricerche e scritti sulla storia e sull'antropologia delle formazioni sociali basate sui clan comunitari in tutto il mondo, concentrandosi sulla mutevole natura della proprietà terriera e delle relazioni di genere e familiari, viste all'interno di queste società. Anderson vuole discernere quali intuizioni Marx potrebbe aver tratto da quelle pubblicazioni di ricerca che stava consultando riguardo le possibilità di una transizione verso una società senza classi, vista nei termini di nuove comprensioni delle possibili forme di resistenza, ribellione, rivoluzione socialista e trasformazione sociale.
Anderson si assume il formidabile compito di dare un senso alle note di Marx, e agli estratti provenienti da una molteplicità di fonti e di autori apparentemente disparati. L'identificazione delle preoccupazioni centrali e intrecciate a partire dalla ricerca di Marx, richiede un senso critico esperto come quello di Anderson, profondamente immerso nella traiettoria del pensiero marxiano e marxista. In tal modo, Anderson è stato in grado di estrapolare dai dettagliati diari, che Marx tenne durante i suoi ultimi anni produttivi, diverse scoperte. Tutti questi diari in forma di opuscolo, appaiono costituiti da dei lunghi estratti, copiati a mano e con brevi commenti aggiuntivi, provenienti dai materiali di riferimento che stava studiando. Questi opuscoli si trovano conservati presso l'Istituto Internazionale di Storia Sociale di Amsterdam. Ma a causa della calligrafia idiosincratica di Marx, sono in gran parte illeggibili, tranne che per un occhio allenato. Ci è voluto più di un decennio affinché, all'Accademia delle Scienze di Berlino-Brandeburgo, potessero venire tutti elaborati da degli esperti delle abitudini di scrittura di Marx. Anderson ha collaborato con il team di redattori che nel 2024 ha pubblicato tutti questi materiali come MEGA2 IV-27. Le trascrizioni, ora leggibili ma frammentarie, sono disponibili (in tedesco) presso la Fondazione Internazionale Marx-Engels e presso l'Accademia delle Scienze di Berlino-Brandeburgo; tuttavia, non in formato cartaceo ma accessibile online. Anderson sta lavorando insieme a un team di traduttori e revisori in modo da poter pubblicare tutti questi materiali, in inglese, sotto forma di volume per gli studiosi. Le numerose precedenti pubblicazioni di Anderson, e la sua familiarità accademica con le opere di Marx, Engels, Lenin e Raya Dunayevskaya lo hanno equipaggiato in maniera da poter fornire anche una discussione completa riguardante fonti classiche e supplementari, come contesto per la comprensione, vale a dire, su "Il Capitale", "La critica del programma di Gotha", gli "scritti sull'Irlanda", "1869-70", I "Manoscritti del 1844", "L'Ideologia tedesca", ecc.. Anderson ha attinto ai nuovi materiali del taccuino, prima della loro pubblicazione, grazie alla sua stretta collaborazione con gli editori di Berlino. In questo volume, egli integra queste fonti con traduzioni in inglese di estratti provenienti da dei quaderni che sono stati inclusi in precedenti studi sul tardo Marx, di Lawrence Krader e Hans-Peter Harstick. L'analisi generale di Anderson è organizzata per mezzo di sei capitoli abilmente strutturati: 1) lo studio di Marx della storia e dell'antropologia delle formazioni sociali comunitarie indigene nelle Americhe e a Roma; 2) l'attenzione di Marx alle alterate relazioni di genere in relazione al cambiamento dei regimi di proprietà e proprietà terriera; 3) la considerazione di Marx delle ragioni storiche per molteplici percorsi verso un futuro politico socialista; 4) l'orrore di Marx per la distruzione delle formazioni sociali comunitarie fatta dagli imperialisti francesi e britannici nel corso del colonialismo; e il suo elogio per la resistenza indigena contro l'oppressione esterna; 5) La condanna di Marx della schiavitù nell'antica Roma e la sua critica alle credenze reazionarie sulla superiorità razziale o di casta sostenute dagli schiavisti patrizi e plebei così come dai "poveri bianchi" americani; 6) Le espressioni di Marx riguardo il bisogno essenzialmente umanista di superare i pregiudizi razziali ed etnici, riconoscere le nazioni, i settori etnici della società e muoversi verso l'abolizione dello Stato.
Il libro di Anderson è quindi una guida alla lettura di MEGA2 IV-27, visto come attinente alle nostre sfide politiche odierne.
Sul primo punto di cui sopra, Anderson sonda le lunghe trascrizioni di Marx provenienti da due fonti primarie dell'antropologia, allora corrente, che documentavano i cambiamenti nelle relazioni indigene comunitarie per quanto riguarda i mutevoli modelli di proprietà della terra. Il primo di questi è "Ancient Society", di Henry Lewis Morgan. Lo studio di Morgan ha esaminato a) le società di clan senza classi nelle Americhe (gli Irochesi, i Dakota, gli Aztechi, gli Incas) e b) le società di clan pre-classe in Grecia e a Roma. Il secondo è il libro di Maksim Kovalevsky sulla proprietà fondiaria comune nelle Americhe, in India e in Algeria. Sia in Morgan che in Kovalevsky, lo studio dei costumi e delle relazioni irochesi diventa la chiave per comprendere altre prime società basate sui clan. «Morgan e Marx trovano numerose affinità tra queste prime società europee e quelle dei nativi americani, in particolare gli Irochesi, in questo senso leggendo o rileggendo le primissime istituzioni greco-romane attraverso la lente di quelle irochesi» (32). Marx considerava il lavoro di Morgan in tal senso come una grande innovazione. Marx era in sintonia con la transizione dalle strutture di clan a quelle di classe, e con i cambiamenti prodotti dalle norme egualitarie rispetto alle gerarchie politiche, economiche e ai cambiamenti di genere. Il lavoro di Kovalevsky ha sottolineato la persistenza di formazioni sociali comunitarie altamente inclusive in India, nonché quei cambiamenti nella proprietà terriera nel corso del tempo, poiché queste forme comunitarie sono passate sotto il dominio dei bramini e dello Stato. Grazie all'opera di Kovalevsky, «Marx vide le prospettive future della Comune russa e la sua relazione con una più ampia rivoluzione europea che anch'egli, fino alla fine della sua vita, stava concettualizzando» (70-71).
Per il secondo punto, anche Engels, studiando l'opera di Morgan per la sua "Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato", aveva consultato questi ultimi taccuini.Ciò «costituisce un'importante pietra miliare nel pensiero marxista, in quanto pone l'oppressione delle donne al centro dell'intera struttura della società di classe» (76). Secondo la valutazione di Anderson, il trattamento di Engels delle note di Marx su Morgan è tuttavia, debole, con Engels che ha adottato l'idealizzazione di Rousseau del comunismo indigeno e ha costruito una versione speciosa del materialismo di Marx. Anderson si concentra inoltre su un problema più ampio: l'affermazione di Engels relativa alla «sconfitta storica mondiale del sesso femminile» (78). Anderson vede questo come un indebolimento di un movimento indipendente delle donne che, in una società capitalistica, lotta contro il sessismo. (79). Anderson sottolinea che Raya Dunayevskaya anni fa «ha presentato la prima critica femminista dell'Origine della Famiglia di Engels.» (83). Anderson fornisce inoltre la sua lunga interpretazione di Morgan sulla famiglia e sulle relazioni di genere nelle formazioni comunitarie indigene, sia dei nativi americani che nelle società greco-romane. A questo si aggiunge un'interpretazione delle note del tardo periodo di Marx e degli estratti dalla "Antica Roma" di Ludwig Lange, del 1856. Anderson sviluppa un'analisi riccamente dettagliata di questi materiali a partire dall'assistenza delle prospettive femministe contemporanee di Adrienne Rich e di Heather Brown. Per il terzo punto, Anderson discute la traiettoria del cambiamento, nella comprensione di Marx degli stadi di sviluppo riguardo l'emergere dei diversi modi della famiglia, così come degli stadi dei modi di produzione. Egli sottolinea che nel 1859 Marx scrisse: «A grandi linee, i modi di produzione asiatici, antichi, feudali e borghesi moderni [Produktionsweisen] possono essere designati come epoche progressive [progressive Epochen] dello sviluppo economico della società» (126). Anderson trova molte prove che la prospettiva di Marx nei suoi ultimi anni è cambiata, da una concezione unilineare a una visione multilineare dello sviluppo sociale. Anderson sottolinea come sia «difficile vedere la transizione dall'antico al feudale come se fosse progressiva, a partire da dei modi tecnologici o da altri modi sostanziali» (128). Inoltre, «le note di Marx su Kovalevsky (1879), Morgan (1880-81), Phear (1880-81) e Maine (1881)» (134) rifiutano di considerare tutte le società che hanno dato origine al capitalismo come di forma feudale. Anderson sottolinea che il Marx successivo considerava il passaggio classico dal feudalesimo al capitalismo solo nelle società occidentali, «con l'Inghilterra che esibiva la "forma classica" del processo» (144). L'edizione francese del 1872-75 del Capitale viene descritta come la dimostrazione dell'«approccio sempre più multilineare di Marx allo sviluppo sociale» (142). Allo stesso modo, la corrispondenza (e le bozze delle lettere) tra Marx e l'intellettuale rivoluzionaria russa V. Zasulich nel 1881 discutono «il comunismo agrario indigeno come fonte di futuro sviluppo positivo che potrebbe consentire alla Russia di aggirare l'accumulazione primitiva del capitale e svilupparsi "in una direzione socialista"» (148). Marx qui si sente tenuto a suggerire che «un futuro socialista può emergere dalle comuni di villaggio se le influenze che gravano su di esse dall'invasione capitalista potranno in qualche modo essere superate» (150). Così, Marx viene visto in un chiaro allontanamento dalle sue precedenti formulazioni unilineari. Sul punto quattro, Anderson trova inoltre delle prove in cui il tardo Marx sosteneva che la proprietà comune della terra poteva contribuire alla possibilità di una rivolta (186). Lo studio di Marx degli scritti di Kovalevsky (così come di Robert Sewell e John Phear) – sulle politiche coloniali dei francesi in Algeria, degli inglesi in India e degli spagnoli in America Latina – ha suscitato sia il rispetto - per l'ostinata persistenza delle formazioni comunitarie indigene di fronte alle forze politiche imperiali -, sia il rammarico, per le tendenze verso la distruzione della proprietà collettiva e la sua sostituzione con i rapporti di proprietà privata della terra. Riguardo il quinto punto, Roma, l'India e la Russia sono state studiate da Marx per quel che riguarda l'intensificarsi delle tendenze verso la disuguaglianza politica e la polarizzazione sociale. A questo proposito egli ha preso ampi appunti dalla lettura di altri quattro testi su Roma (Bücher, Friedländer, Jhering e Lange), durante il suo ultimo periodo di ricerca. Questi autori hanno studiato i modelli storici di cambiamento sociale che portano alla gerarchia. Le forme comunitarie e di parentela delle società basate sul clan, si trasformarono in formazioni sociali di classe dominate dagli uomini, caratterizzate dalla proprietà privata e dal lavoro degli schiavi. «I patrizi emersero dai capi del clan originale, che si riunirono per fondare la città di Roma» (192). I prigionieri di guerra sono il "bottino" dello Stato e vengono schiavizzati; alcuni rimasero in servizio allo Stato, altri venduti. Marx ha comprensibilmente studiato anche i modelli di ribellione degli oppressi. «Nella guerra degli schiavi siciliani si sollevarono circa 70.000 schiavi recentemente importati dalla Siria insieme ai contadini indigenti locali» (204). Tuttavia, i patrizi e i plebei romani erano condizionati a sentirsi superiori agli schiavi considerati etnicamente diversi; una situazione questa che Marx riconobbe come analoga al razzismo dei "bianchi poveri" del sud degli Stati Uniti d'America. Eppure «Marx non ha mai smesso di sperare in un'alleanza tra lavoratori bianchi e neri negli Stati Uniti o tra lavoratori irlandesi e inglesi dall'altra parte dell'Atlantico» (212). L'India è anche al centro degli ultimi quaderni di Marx, dove Kovalevsky e Sewell raccontano i dettagli della rivolta dei Sepoy e della resistenza Maratha. Il tardo Marx, conclude Anderson, era preoccupato per le forme comunitarie indigene, come la Maratha, che venivano viste come dotate di reali possibilità di cambiamento emancipatorio. Infine, al sesto punto, le nuove trattazioni di Marx dell'Irlanda e della Russia, ognuna delle quali ha dei movimenti sociali che potrebbero innescare la rivoluzione, si trovano sia all'inizio che alla fine del libro di Anderson. La rivoluzione irlandese è vista come avente il potenziale per aprire la rivoluzione inglese; allo stesso modo, i villaggi comunali russi possono collegarsi con un movimento comunista nell'Europa occidentale, con entrambi che si sostengono a vicenda. Queste valutazioni possono essere viste come foriere di possibilità rivoluzionarie rispetto alle quali la classe operaia è decentrata (sebbene non rimpiazzata). Allo stesso tempo, nuove alternative al capitalismo vengono immaginate sulla scia della Comune di Parigi, alla ricerca del«la rivoluzione anti-statalista accanto alla rivoluzione anti-capitalista» (246). Anderson pone la domanda: «In che modo Marx avrebbe ulteriormente modificato la sua visione del comunismo, dell'abolizione dello Stato e del capitale, alla luce di quelle che sono state le sue ricerche sul comunismo indigeno e sui villaggi comunali nei suoi ultimi anni?» (252). In tre lettere di questo periodo, «Marx vede la rivoluzione scoppiare per prima in Russia» (254). «In questo caso, la forma indigena di comunismo rurale della Russia sarebbe la scintilla» (256). Anderson conclude dicendo che Marx «vede le forme comunitarie all'interno di queste società assumere delle dimensioni particolarmente rivoluzionarie in tempi di stress e di conflitto sociale» (265). A questo volume illuminante, è stata dedicata un'enorme quantità di attento lavoro intellettuale, sia da parte di Kevin Anderson che degli studiosi di Marx ad Amsterdam e Berlino. Questi documenti di ricerca e i commenti di Anderson su di essi aprono una nuova entusiasmante risorsa a partire dal lascito letterario di Karl Marx per la teoria e per la politica rivoluzionaria.
- Charles Reitz - 15 Maggio 2025 -
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