Ancora su "Il mondo e tutto ciò che contiene": l'insistenza su una dinamica amorosa dicotomica - Rafael che pensa continuamente a Osman, il quale, di tanto in tanto, ritorna sotto forma di allucinazioni visive. o di frasi oracolari altrettanto allucinatorie - finisce per indebolire quello che è l'elemento principale del romanzo di Hemon; vale a dire, la traiettoria dell'esule che si svolge nel corso di decenni e per migliaia di chilometri.
Il lamento amoroso di Rafael potrebbe manifestarsi ovunque, poco importa dove lui si trovi, ciò che conta è che sia lontano dal suo amato; e così, di conseguenza, va a finire che a inquadrare la traiettoria del protagonista, e a uscirne indebolito, è il contesto storico stesso; che così tanto lavoro ha dato a Hemon: se a Rafael importa poco dove egli si trovi, allora la cosa, nell'esperienza complessiva della lettura del romanzo, finisce per avere ben poca importanza.
Un esempio, tra i tanti possibili, dell'eccessivo registro melodrammatico di Rafael nei confronti di Osman: «Non mi accontento solo di essere vivo, io voglio vivere con te. Tolto questo, non ho più alcun motivo per essere vivo. Sono un niente e un nessuno. Non mi importa più di niente e di nessuno» (p. 97).
Nonostante il legame omo-affettivo tra Rafael e Osman, il vincolo tra i due rafforza quella che in Hemon diventa una certa tendenza a costruire dei mondi narrativi abitati per lo più da uomini - i quali si relazionano tra loro e che si preoccupano delle loro rispettive visioni del mondo - in quello che poi finisce per essere una sorta di circuito chiuso di affetti e di percezioni (si notino, a tal proposito, i nomi nei titoli dei libri precedenti di Hemon: Bruno, Lazarus, Pronek...).
Per controbilanciare una tale monotonia e la mancanza di variazioni, un'alternativa potrebbe essere quella di raccontare usando il tempo presente: il narratore che si trova coinvolto nella realizzazione di un libro non ancora completato, il narratore che fa emergere alla superficie della trama l'illusione di un romanzo di cui non è stato ancora scelto il percorso definitivo, il narratore che si interroga e mette in discussione le sue fonti stesse. E un esempio del fatto che tutto questo Hemon lo sa, lo vediamo nell'epilogo del romanzo, in quello che è proprio il pezzo conclusivo e il momento migliore della narrazione, allorché il narratore in prima persona espone proprio quella che è la fragilità del filo che sostiene il progetto.
fonte: Um túnel no fim da luz
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