giovedì 30 giugno 2022

Nec Plus Ultra

Il testo che segue, costituisce un frammento tratto dal libro di Robert Kurz, "La guerra di ordinamento mondiale: la fine della sovranità e le trasformazioni dell'imperialismo". Il brano tratta della pulsione di morte e della logica di auto-annichilimento trasversale al processo di modernizzazione, e ai suoi soggetti; e, naturalmente, alle sue classi sociali. Viene qui riproposto in quanto considerato come un contributo fondamentale ai fini della comprensione - critica e integrale - della violenza e della soggettività in questa nostra epoca di catastrofe.

La metafisica della modernità e la pulsione di morte del soggetto senza limiti
- di Robert Kurz -

Evidentemente quella che si pone è la questione di come Hans Magnus Enzensberger possa ricadere, a partire da un'analisi che rimane tuttavia lucida, in una simile ignoranza voluta e in una pacifica coesistenza con le "costrizioni". Dopo tutto, l'alternativa all'intervento militare occidentale contro i processi di imbarbarimento indotti dalla relazione stessa di capitale globale, non è il ritirarsi, senza prospettive, lasciando la presunta competenza alle soluzioni nel proprio cortile, ma è proprio l'ampliamento della critica sociale, che ormai può essere formulata solo nel contesto globale, circa le forme diventate insostenibili del moderno sistema produttore di merci e della sua soggettività (strutturalmente "maschile"). Il paradigma della lotta di classe, immanente alla forma, dev'essere sostituito dal paradigma di una critica del contesto formale comune, trasversale alla classe, di una moderna socialità negativa, basata sulla monetizzazione e sulla concorrenza anonima, così come sulla relazione di dissociazione sessuale.
Qual è allora l'origine della riluttanza, e non solo da parte di Enzensberger, ad adottare questa critica della forma? La ragione deve risiedere nel fatto che questa critica, di lungo raggio e di natura categoriale, della modernità dovrebbe abbandonare ogni terreno familiare. Tutta la critica sociale precedente, e non solo del movimento operaio nel senso più stretto, nell'ambito del movimento di ascesa e di espansione del capitalismo, si riferiva positivamente al sistema di idee dell'illuminismo borghese del XVIII secolo e, pertanto, alla costituzione del soggetto borghese. Tale soggetto, da sempre pensato primariamente come maschile, doveva agire in maniera emancipatrice proprio per via della sua forma, qualunque fosse la copertura ideologica. Non solo la cosiddetta nuova sinistra ha ereditato questo mondo immaginario del vecchio movimento operaio, così come anche, e soprattutto, lo ha invocato l'intellighenzia tedesca del dopoguerra, contro la fatalità della storia tedesca. Illuminismo, soggetto, politica, democrazia: è questo ciò che sono stati Marx e i profeti.
Tanto più ci costa oggi arrivare a concludere che la storia tedesca ed il nazionalsocialismo sono stati parte integrante della storia de capitalismo mondiale, e che all'interno di questa forma non esiste più alcuna alternativa che possa essere connotata positivamente, e che quello che si trova al centro dell'attualità della miseria mondiale è la forma stessa del soggetto borghese moderno, che è diventato disfunzionale in maniera assoluta e senza soluzione possibile. Ora, nei limiti dell'illuminismo borghese e della riproduzione nella forma della merce, la metafisica reale della modernità si mostra nel suo aspetto più ripugnante. Dopo che il soggetto borghese illuminato si è spogliato delle sue vesti, diventa evidente che sotto tali vesti non si nasconde niente: che l'essenza di questo soggetto è il vuoto; che si tratta di una forma "in sé", senza alcun contenuto. Quello che  Enzensberger vuole rendere esotico è la sua stessa propria essenza sociale, come soggetto dell'illuminismo borghese (ed evidentemente maschile). Quando egli pensa di star descrivendo l'esotismo dello "incomprensibile", sta invece ritraendo la metafisica della modernità occidentale stessa: «Quello che conferisce all'attuale guerra civile una nuova e sorprendente qualità è il fatto di essere condotta senza alcun impegno, di no essere, letteralmente, preoccupata di niente.» (ivi, p.35). Ma è proprio questo orrore a non essere l'alieno, l'esterno, mentre invece, al contrario, quello che viene alla luce è solamente il più intimo Io del soggetto della merce, del denaro e della concorrenza: l'essenza del cittadino democratico. Il niente di cui si tratta è il vuoto assoluto del "soggetto automatico" (Marx) della modernità, che si auto-valorizza.

Ad esprimersi nel denaro, è questo ciò che è la forma del valore, la quale, in quanto astrazione reale metafisica oggettivata, domina l'esistenza moderna come se fosse un dio secolarizzato e reificato, e di cui la metafisica della cittadinanza democratica non è altro che il rovescio, non avendo "in sé" alcun contenuto sensibile o sociale; sta in questo mondo come una forza negativa, ma non è di questo mondo. È il vuoto metafisico che si nasconde dietro le lotte degli interessi apparentemente così tanto razionali e dietro l'apparente volontà di autoaffermazione degli individui astratti. Gente che, come Beck ed Enzensberger, preferisce non prendere atto di questa testa di Gorgone fatta di vuoto sconnesso dal mondo al centro della modernità. Ma ad occhieggiare da dietro la maschera di colui che viene allegramente individualizzato, è proprio questa mostruosità metafisica costituita da colui che è il "gestore di sé stesso" della postmodernità. In un clima globale di concorrenza e di annichilimento reciproco, di minaccia permanente dell'esistenza sociale e, allo stesso tempo, di una precaria ricchezza monetaria speculativa che può svanire in qualsiasi momento, prospera una volontà di annientamento diffusa, che agisce al di là delle "situazioni di rischio" esterne, e che è altrettanto astratta e vuota di contenuto della forma sociale che costituisce la base del processo di valorizzazione del capitale. La forma "valore" e, di conseguenza, la forma "soggetto" (denaro e Stato) per la sua essenza metafisica è in sé autosufficiente e, malgrado ciò, deve "esteriorizzarsi" nel mondo reale; ma lo fa solamente per poi tornare invariabilmente a sé stessa. Quest'espressione metafisica apparentemente banale (e, sotto l'aspetto sensibile e sociale, di fatto orribilmente banale) del movimento di valorizzazione costituisce il vero tema di tutta la filosofia dell'illuminismo, cosa che è molto chiara in Kant e soprattutto in Hegel; e ciò che viene descritto in maniera precisa ed affermativa, è la forma dialettica del movimento di questo "processo di esteriorizzazione" di un vuoto metafisico nel mondo reale. A questa autosufficienza, ma con un necessario movimento di esteriorizzazione, e, in ultima analisi, autoreferenzialità della vuota forma metafisica chiamata "valore" e "soggetto", resta ancorato un potenziale di distruzione del mondo, dal momento che la contraddizione fra il vuoto metafisico e la "obbligatorietà della rappresentazione" del valore nel mondo sensibile può essere solo risolta nel niente e, pertanto, nell'annientamento. Il vuoto del contenuto del valore, del denaro e dello Stato si deve esteriorizzare in tutte le cose di questo mondo senza eccezione alcuna, per poter rappresentarsi come reale: dallo spazzolino da denti fino alla più sottile emozione, dall'oggetto utile più semplice fino alla riflessione filosofica o alla trasformazione dei paesaggi e di interi continenti. Vita e morte, tutta l'esistenza umana e tutta l'esistenza della natura servono unicamente questa capacità di auto-rappresentazione, alla maniera di Proteo, del vuoto sociale metafisico del capitale e dello Stato. In questo movimento interminabile del fine in sé metafisico (i fini del desiderio degli individui in concorrenza fra di loro vengono inclusi in questo processo gerarchicamente superiore di auto-riflessione del "soggetto automatico"), le cose di questo mondo e i desideri degli individui non sono riconosciuti a partire dalla loro qualità intrinseca, ma al contrario questa viene eliminata, per essere trasformata in mera "gelatina" (Marx) del vuoto metafisico, e quindi assimilando la forma del valore sempre uguale a sé stessa (in una prospettiva superficiale: "economizzandosi", vale a dire, trasformandosi nel mero ed indifferente materiale del movimento della valorizzazione). Questo dà origine ad un duplice potenziale distruttivo: un potenziale "comune", per così dire quotidiano, quale risulta sempre dal processo di riproduzione del capitale, ed un altro per così dire finale, quando il "processo di esteriorizzazione" sbatte contro i limiti assoluti. La metafisica reale del moderno sistema produttore di merci distrugge il mondo parzialmente, come "effetto collaterale" del "successo" della sua esteriorizzazione; e diventa una volontà assoluta di distruggere il mondo, non appena smette di riuscire a rappresentare sé stesso nelle cose del mondo. Si potrebbe perciò parlare di una pulsione di morte dell'umanità moderna costituita in maniera capitalistica, che ha anche un'origine sessualmente specifica. Al centro della filosofia dell'illuminismo si trova la rispettiva espressione ideale, l'adorazione dell'astrazione vuota di una "forma in quanto tale" (Kant). Questa logica dell'annientamento si può manifestare in modo banale nello svolgersi perfettamente normale degli affari, ad esempio, nella distruzione delle condizioni naturali della vita per mezzo dell'esternalizzazione dei "costi" dell'economia imprenditoriale, nella scarsa offerta a interi gruppi di popolazione di alimenti e di cure mediche per mancanza di "capacità di finanziamento", nella non necessaria morte di massa di neonati e bambini nelle regioni globali di povertà, ecc..

Ma la medesima logica di annientamento può anche manifestarsi immediatamente come esplosione di violenza e, in quell'atto, provocare questa dissoluzione della coscienza di sé, che può essere osservata non solamente sui fronti di battaglia delle guerre capitaliste, ma anche nelle grandi esplosioni di crisi del XX secolo. Oggi questo disfarsi dell'io sembra diventare il principio che presiede al mondo. La volontà di annichilimento finale del soggetto metafisicamente costituito si indirizza perfino contro proprio tale soggetto, nella misura in cui egli è di questo mondo, ossia, sensibilmente esistente. E non è in alcun modo un caso che, in quest'orgia di autodistruzione, l'essenza "maschile" di tale soggetto torni ovviamente ad irrompere in superficie. Naturalmente, quello che agisce immediatamente "nel soggetto" non è il vuoto metafisico reale del valore, la forma sociale del movimento del capitale; ma questa attuazione di crisi, questa transizione alla violenza senza limiti avviene attraverso la trasmissione delle forme di socializzazione e dei meccanismi psichici. In questo contesto, proprio la così tanto celebrata individualizzazione postmoderna che, in realtà, è solo la forma più esacerbata della soggettività astratta (separata) dell'essere umano costituito in maniera capitalista, fino al massimo grado di abbandono totale, si rivela come la forma di transizione verso l'assoluta perdita di sé, in cui i meccanismi psichici della pulsione di morte si sviluppano fino alla manifestazione immediata, come il sociologo e psicologo carcerario Götz Eisenberg descrive in maniera eloquente: «I conflitti sociali vengono riprivatizzati e si addensano in uno spazio mentale interiore, che è inadeguato all'assorbimento di tali energie. È troppo stretto. L'infelicità incarcerata non può fermarsi, cerca una via d'uscita [...] Dietro le immagini delle umiliazioni attualmente sofferte emergono le immagini del passato della propria vita, provenienti dall'infanzia, ma che si rivelano solo ora. Funzionando come un amplificatore, esperienze di offese e rifiuti molto antiche si uniscono alle umiliazioni attuali e solo in questo modo riescono a conferire a queste ultime il loro peso [...] L'energia emotiva raccolta all'interno si diffonde, si ricompone in un altro luogo, si disloca e forma nuovi collegamenti [...] Il mondo interiore si trasforma in un caleidoscopio di frammenti che si intersecano, creando immagini sempre più grottesche e spaventose. Parti psicotiche della personalità, che tutti portiamo dentro di noi in quanto essere "parzialmente socializzati (Mitscherlich), riemergono in primo piano, guadagnando così una sorta di egemonia psichica. Si va addensando un odio arcaico per degli oggetti che ci perseguitano dentro e fuori di noi, la percezione si confonde, il mondo diventa sempre più scuro finché, alla fine, tutto diventa un oggetto "malefico e persecutorio". Ora, la calma ed il dominio di sé funzionano solo con un grande sforzo; sotto cova qualcosa. Fantasie paranoiche cominciano a riempire l'intero campo visuale interiore. Ora manca solo un'ultima spinta perché la meccanica della sventura entri in azione.» (Eisenberg 2002, p. 24 s.). L'astrazione di questa volontà di annichilimento riflette la doppia autocontraddizione della relazione del capitale: da un lato, essa riguarda l'annientamento degli "altri", apparentemente con la finalità dell'auto-conservazione a qualsiasi prezzo, dall'altro lato, è anche una volontà di auto-annientamento, che riguarda la mancanza di senso della propria esistenza nell'economia di mercato. In altre parole, il confine fra omicidio e suicidio diventa sempre meno netto. Si tratta, al di là del "rischio" della concorrenza, di una furia di annichilimento talmente illimitata che la distinzione fra il proprio io e quello degli altri comincia a scomparire, cosa che, a sua volta, può essere descritto come un meccanismo psichico: «Per sfuggire alla propria catastrofe narcisista e allontanare insopportabili sensazioni di paura, impotenza e abbandono, il proprio sé stesso interiore viene rivolto all'esterno, mettendo in atto una messinscena omicida e suicida. Può accadere che la preservazione della propria autostima e dell'integrità della personalità costituisca una motivazione di comportamento umano che ha un peso maggiore rispetto alla protezione della propria sopravvivenza sminuita. Prima che tensioni interne possano lacerare il proprio io, il criminale lacera parti del mondo esterno in una sorta di difesa preventiva [...] La furia distruttiva del bambino che si sente abbandonato, ignorato e disperato e che vorrebbe spaccare tutto quello che gli sta intorno, è limitata dalla sua mancanza di forza fisica; ora la stessa rabbia esplosiva abita il corpo di un adulto, che può avere accesso alle armi, alle automobili o perfino agli aerei.» (Eisenberg, ibidem, pp. 25s.).

L'io astratto del soggetto del denaro si dissolve nella concorrenza della crisi finale, portando alla luce l'essenza di quello che è sempre stato celato al suo interno, quello che è il vuoto della sua esistenza, identico all'autodistruzione. Nei sempre più frequenti collassi delle relazioni socio-economiche, indotte come sono dal mercato mondiale della globalizzazione, nel processo di decomposizione di intere società, ormai non è più possibile una auto-definizione degli individui, in quanto questi continueranno a muoversi all'interno della forma sociale dominante (cosa che fino ad oggi hanno fatto in modo spontaneo). La chiacchiera democratica può solo aumentare ed attizzare la rabbia, poiché essa stessa non è altro che un'espressione ipocrita e beata della medesima logica di annientamento contro l'essere umano e contro la natura. I fenomeni di distruzione e di annientamento di sé stessi, quali li descrive Enzensberger per mezzo della gioventù maschile, sono diventati al giorno d'oggi, sotto vari aspetti, universali. Da una parte, non sono solo gli autori di azioni immediate di annichilimento e di auto-annichilimento (anno dopo anno, sempre più frequenti) a rappresentare questa perdita di sé stessi. Gli apparenti autori di atti di violenza costituiscono solo la punta di un iceberg, il fenomeno evidente di uno stato della società che è molto più generalizzato. Ad ogni assassino suicida corrispondono migliaia e milioni di persone con sentimenti simili, ma che (ancora) non sono passati all'azione, giocando con queste cose nella loro immaginazione, o sfogandosi con prodotti mediatici corrispondenti (il semplice fatto che tali prodotti, i cosiddetti video violenti e numerose altre forme di esaltazione mediatica della violenza, possono essere fabbricati in termini di produzione redditizia di massa è un chiaro segnale di quanto profondamente questo problema riguarda la società). In secondo luogo, avviene che non sono solo i perdenti dichiarati, come quelli delle banlieue o di Mogadiscio, ad ammazzarsi gli uni con gli altri, o a tagliare consapevolmente il filo che li lega alla vita. La guerra civile molecolare si svolge anche, e con particolare impatto, fra la gioventù isolata nella pseudo-normalità di coloro che guadagnano salari sopra la media, i vincenti della crisi ed i fanatici della decenza, la cui condizione mentale di senzatetto e di perdita di sé stessi non coincide a quella degli assassini minorenni degli slum. Il culto dell'omicidio e dello stupro, considerato come uno sport, così come il culto della messinscena del suicidio, diffuso anche nei quartieri ricchi e benestanti di Rio de Janeiro, di New York o di Tokio. L'ormai proverbiale Amok, con la sua conseguente auto-esecuzione nelle scuole degli Stati Uniti, è frutto della fantasia dei virgulti delle classi medie danarose. E anche i bombaroli suicidi palestinesi o dello Sri Lanka sono in genere provenienti da "buone famiglie".

Alla fine, si deve precisare che non si tratta di eruzioni degli strati più anziani di una cultura premoderna, la quale, sotto la maschera della modernità capitalista e dell'universalità globale, si evidenzierebbe negli "esclusi", per esempio, sotto la forma dell'islamismo che prolifera nel mondo musulmano. Sebbene il sistema unico, universale, globale e metafisico reale del capitale abbia una colorazione culturale differente nelle varie regioni del mondo, secondo gli standard delle tradizioni ancestrali, delle concezioni religiose, dei comportamenti sociali ed estetici ecc., questa colorazione, questa differenza culturale, non costituisce l'essenziale, il nucleo profondo, in cui la costituzione capitalista e l'integrazione sul mercato mondiale costituirebbe una specie di vernice meramente esteriore. La situazione è esattamente quella opposta. Dopo secoli di storia di assestamento al capitalismo e dopo l'imposizione della relazione di capitale come relazione mondiale immediata, la stessa ed unica forma universale del soggetto che "incarna" il vuoto metafisico del valore identico in ogni parte e che costituisce l'io interiore degli individui, come essenza del tutto incolore ed anche senza alcuna qualità, mentre la differenza culturale ormai rappresenta soltanto una maschera esteriore, quasi folkloristica. È anche per questo motivo che le "bombe viventi" (Enzensberger, ibidem, p. 36) erranti per il mondo del capitale globalizzato sono i prodotti più genuini di questo stesso mondo: soggetti identici della medesima metafisica reale, in cui è diventata evidente la pulsione di morte propria di questa socializzazione negativa. Gli autori delle azioni Berserker nelle scuole degli Stati Uniti e i bombaroli suicidi islamici sono più uniti dalla loro forma del soggetto e, quindi, dalle loro azioni, di quanto siano separati dai loro differenti sfondi culturali. Quello che è evidente negli autori delle azioni Berserker vale anche per i bombaroli suicidi, che apparentemente sono più influenzati da motivi ideologici: Anche fra di loro, similmente a quello che Hannah Arendt già identificava nella generazione perduta del periodo fra le due guerre mondiali, la predisposizione a sacrificare la propria vita non ha «la minima somiglianza con quello che siamo soliti intendere per idealismo». I motivi religiosi che, non a caso, hanno sostituito le ideologie moderne propriamente dette, sono espressione di questa universale perdita di sé stessi, che sfocia nella «predilezione appassionata per l'organizzazione della propria vita secondo concetti destituiti di qualsiasi senso», finendo per buttarla via come un fazzoletto di carta usato. La follia religiosa che infuria in tutto il mondo e che anche in Occidente ha dato origine ad un gran numero di sette (ivi incluse anche "sette suicide" dichiarate) oramai non possiede alcun tipo di coerenza; è composta sincreticamente da ogni tipo di elementi religiosi smarriti ed arricchiti con i prodotti della decomposizione delle ideologie passate, dal culto di Hitler fino alla "messa nera". Il culto assurdo del male corrisponde alla pulsione di morte nel centro vuoto della ragione illuminista, che viene messa a nudo.

Questo processo era già iniziato nell'epoca delle guerre mondiali, ed è stato interrotto solo dall'ultima fase di intenso sviluppo fordista dopo il 1945. Infatti, il nazismo può essere considerato come una specie di precursore o prototipo della velenosa miscela di idee che oggi circola in tutto il mondo, secondo varie ricette. Anche i nazisti mescolavano la loro patologica "visione del mondo" a partire da motivi pseudo-religiosi disconnessi fra loro, miti arcaici sintetici, ideologie moderne e prodotti collaterali del pensiero delle scienze della natura associati all'ascesa del capitalismo. Anche i nazisti si caratterizzavano per il culto della "mascolinità" violenta specificamente moderna ed i relativi codici. Ed anche per i nazisti ad essere in questione non erano, o quanto meno non erano solo, gli interessi imperiali ma, ugualmente, una furia di annientamento che aveva tutti contorni di un fine in sé, che è culminato in un'orgia di auto-annichilimento e di auto-sacrificio. Oggi, tuttavia, il medesimo contesto motivazionale ormai non si presenta più come nazionale e specificamente tedesco, bensì globale ed universale; la vertigine assassina non si organizza più come un "Reich" nazionale ed imperiale, ma, semmai, nel contesto dello "imperialismo globale ideale" e nella dispersione molecolare per tutto il globo terrestre. L'enfatizzazione esacerbata di atti di culto esteriori, sia nelle sette occidentali che in quelle islamiche, si riferisce alla stessa assenza di contenuto. Se le antiche religioni hanno sempre avuto alle spalle lo sfondo riproduttivo delle civiltà agrarie, ormai non si può più constatare niente del genere per le idee zombie di queste nuove "generazioni perdute", ora globali, per le quali non esiste alcun futuro nella sua costituzione capitalista. Dall'altro lato, lo "sfondo degli interessi" delle precedenti moderne ideologie, provenienti dalla storia dell'ascesa del capitalismo, non riesce più a stabilire una qualche coerenza ideale. Lo stesso "interesse" si inselvaggisce e si decompone, ed insieme ad esso l'ideologia, che è ugualmente spogliata di qualsiasi contenuto coerente. L'avidità per il successo sul mercato da parte dei virgulti dei vincitori minoritari della globalizzazione e l'avidità dell'economia di saccheggio per le "merci occidentali" nelle regioni al collasso si trasforma immediatamente nella vuota e totale mancanza di interesse del soggetto dell'Amok e del suicidio, maschile e giovanile. I McDonald e la jihad [guerra santa] costituiscono di fatto le due facce della stessa medaglia, sebbene molto più orribili di quanto li abbia rappresentati Benjamin Barber nel suo libro "Coca-Cola e Guerra Santa" (Barber 1996). La "sete di morte" non è un motivo specificamente islamico ma, piuttosto, l'universale grido di disperazione di un'umanità che si auto-giustizia nella sua forma del mondo capitalista. E gli autori sono, al 90 o quasi al 100%, uomini in competizione con violenza, alla fine non meno di quanto lo fossero all'inizio di questa meravigliosa "civiltà".

- Robert Kurz -  Pubblicato su Exit! n°14 del Maggio 2017 -

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