Cibo, carestia e guerra
- di Michael Roberts -
Se esiste qualcosa in grado di dimostrare che la carestia e l'insicurezza alimentare sono causate dall'uomo, piuttosto che dai capricci della natura e del clima, allora questa è l'attuale crisi alimentare che sta portando in tutto il mondo milioni di persone vicino alla fame. La guerra tra Russia e Ucraina ha evidenziato il disastro causato dall'approvvigionamento alimentare globale, ma la situazione aveva già cominciato a essere preoccupante ben prima della guerra. La catena di approvvigionamento alimentare è sempre più globale. La Grande Recessione del 2008-9 aveva già cominciato a scardinare questa catena basata su aziende alimentari multinazionali che controllavano l'approvvigionamento dagli agricoltori di tutto il mondo. Queste compagnie hanno orientato la domanda, hanno creato la catena della fornitura di fertilizzanti e dominato gran parte dei terreni coltivabili. Quando la Grande Recessione ha colpito, hanno perso i profitti, riducendo di conseguenza gli investimenti e aumentando la pressione sui produttori alimentari del "Sud globale". Le falle che si sono prodotte in questi elementi fondamentali dell'approvvigionamento alimentare, sono state accompagnate da un aumento dei prezzi del petrolio, da una domanda esplosiva di biocarburanti a base di mais, da alti costi di spedizione, da speculazioni sui mercati finanziari, da scarse riserve di cereali, da gravi perturbazioni climatiche in alcuni grandi produttori di cereali e da un aumento delle politiche commerciali protezionistiche. Era questo il "clima" alimentare della lunga depressione fino al 2019, prima che la pandemia colpisse.
Prezzi di alimenti, carburanti e fertilizzanti rispetto alla crescita del PIL nei Paesi a basso e medio reddito, 2000-2022. FAO/FMI/Banca Mondiale.
La crisi alimentare successiva alla Grande Recessione è stata relativamente breve, ma è stata seguita da un'altra esplosione dei prezzi dei prodotti alimentari, avvenuta nel 2011-2012. Alla fine, il "boom delle materie prime" è terminato, e per un po' i prezzi dei prodotti alimentari sono rimasti relativamente stabili. Ma il crollo dovuto alla pandemia ha provocato una nuova crisi: la catena di approvvigionamento globale è crollata, i costi di spedizione sono saliti alle stelle e le forniture di fertilizzanti si sono esaurite. L'indice dei prezzi dei cereali ha mostrato come nel 2021 i prezzi avessero raggiunto il livello del 2008.
Il mondo non si è ancora ripreso dai colpi di coda della pandemia del COVID-19, la peggiore crisi economica dalla seconda guerra mondiale. E questo in un momento in cui molte economie si trovano ad affrontare quelli che sono grandi carichi di debito, rispetto al reddito nazionale. L'Africa è la regione più vulnerabile. Il Nord Africa è un grande importatore netto di grano, la maggior parte del quale proviene dalla Russia e dall'Ucraina, e quindi si trova ad affrontare una crisi alimentare particolarmente acuta. L'Africa subsahariana è prevalentemente rurale, ma le sue popolazioni urbane in crescita sono relativamente povere e più propense a consumare cereali importati. Gli agricoltori, in molte parti dell'Africa hanno difficoltà ad accedere ai fertilizzanti, anche a causa di prezzi gonfiati dai problemi di spedizione e di cambio. I costi esorbitanti eroderanno i profitti degli agricoltori e potrebbero ridurre quelli che sono gli incentivi ad aumentare la produzione, smorzando i benefici della riduzione della povertà a causa dell'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. I Paesi già colpiti da conflitti e cambiamenti climatici sono particolarmente vulnerabili. Lo Yemen, devastato dalla guerra, dipende fortemente dalle importazioni di cereali. L'Etiopia settentrionale è una delle regioni più povere del pianeta, ed è alle prese con conflitti in corso e una crisi umanitaria. Il Madagascar è stato colpito da tempeste tropicali e cicloni in gennaio e febbraio, che hanno lasciato il suo sistema alimentare a pezzi. In Afghanistan, i tassi di mortalità infantile sono in aumento a causa del collasso dell'economia e dei servizi sanitari di base. Il PIL del Myanmar si è ridotto del 18% dopo il colpo di stato militare del febbraio 2021. La guerra tra Russia e Ucraina non ha fatto altro che esacerbare questo disastro alimentare in termini di sicurezza e di prezzi. La Russia e l'Ucraina rappresentano oltre il 30% delle esportazioni globali di cereali, la Russia da sola fornisce il 13% dei fertilizzanti globali e l'11% delle esportazioni di petrolio, mentre l'Ucraina fornisce metà dell'olio di girasole mondiale. L'insieme di questi fattori rappresenta un enorme shock di approvvigionamento per il sistema alimentare globale e una guerra prolungata in Ucraina, insieme al crescente isolamento dell'economia russa potrebbero mantenere alti i prezzi di cibo, carburante e fertilizzanti per anni. L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha portato l'indice dei prezzi alimentari globali ai massimi storici. L'invasione ha bloccato i porti ucraini del Mar Nero, un tempo molto trafficati, e ha lasciato i campi incolti, limitando la capacità di esportazione della Russia. La pandemia continua a intralciare le catene di approvvigionamento, mentre i cambiamenti climatici minacciano la produzione in molte regioni agricole del mondo, con un aumento della siccità, delle inondazioni, del caldo e degli incendi. Secondo il Programma alimentare mondiale, milioni di persone stanno rischiando di morire di fame. Nel 2020,il numero di persone considerate "sottonutrite" è aumentato di 118 milioni, dopo essere rimaste sostanzialmente invariato per diversi anni. Le stime attuali parlano di circa 100 milioni di persone in più.
Lo scorso anno, i livelli di fame acuta - il numero di persone che non possono soddisfare le esigenze di consumo alimentare a breve termine - sono aumentati di quasi 40 milioni. La guerra è sempre stata il principale fattore di fame estrema, e ora la guerra tra Russia e Ucraina sta aumentando il rischio di fame e carestia per molti altri milioni di persone.
Il direttore generale del FMI Kristalina Georgieva ha dichiarato che: «Per molti Paesi, questa crisi alimentare si aggiunge a una crisi del debito. Dal 2015 la percentuale di Paesi a basso reddito in difficoltà o quasi, è raddoppiata, passando dal 30 al 60%. Per molti, la ristrutturazione del debito è una priorità urgente... Sappiamo che la fame è il più grande problema risolvibile del mondo. Una crisi incombente, è il momento di agire con decisione - e di risolverla».
Ma le soluzioni mainstream a questo disastro, sono inadeguate o utopiche, oppure entrambe le cose. L'appello viene fatto ai "principali produttori di cereali" perché risolvano le strozzature logistiche, liberino le scorte e resistano all'impulso di imporre restrizioni alle esportazioni alimentari. I Paesi produttori di petrolio dovrebbero aumentare le forniture di carburante, in modo da contribuire a ridurre i costi di carburante, fertilizzanti e trasporto. I governi, le istituzioni internazionali, e persino il settore privato devono offrire protezione sociale attraverso aiuti alimentari o finanziari.
Ma nessuna di queste proposte si sta concretizzando. Le grandi potenze capitalistiche stanno facendo ben poco per aiutare i Paesi poveri, con milioni di persone affamate e malnutrite. Alla fine del mese scorso, la Commissione europea ha annunciato un pacchetto di aiuti da 1,5 miliardi di euro, insieme a misure aggiuntive, per sostenere gli agricoltori dell'UE e proteggere la sicurezza alimentare del blocco. I leader del Gruppo della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione Mondiale del Commercio hanno chiesto un'azione urgente e coordinata per affrontare la sicurezza alimentare. Belle parole ma niente fatti.
Un aiuto concreto sarebbe la cancellazione del debito dei Paesi poveri. Ma tutto ciò che il FMI e le grandi potenze hanno offerto, è una sospensione del servizio del debito - i debiti rimangono, ma i rimborsi possono essere ritardati. Questo "sollievo" è patetico. In totale, negli ultimi due anni, i governi del G20 hanno sospeso crediti per appena 10,3 miliardi di dollari. Secondo la Banca Mondiale, solo nel primo anno della pandemia i Paesi a basso reddito hanno accumulato un carico di debito pari a 860 miliardi di dollari.
L'altra "soluzione" del FMI è stata quella di aumentare l'entità dei Diritti Speciali di Prelievo, il denaro internazionale da utilizzare per gli aiuti extra. Il FMI ha iniettato aiuti per 650 miliardi di dollari attraverso il programma dei DSP. Ma a causa del sistema di "quote" per la distribuzione dei DSP, le quote dei DSP sono sproporzionatamente a favore dei paesi ricchi: L'Africa ha ricevuto meno DSP della Bundesbank tedesca!
Le condizioni macroeconomiche ora stanno scatenando delle rivolte alimentari. In un nuovo rapporto, intitolato "Tapering in a Time of Conflict", l'UNCTAD ha delineato gli scenari futuri. Lo Sri Lanka, la cui crisi del debito è in corso da diversi anni, è un'utile illustrazione delle dinamiche chiave. Le rimesse e le esportazioni sono crollate durante la pandemia, la quale ha anche interrotto il cruciale settore del turismo. Il rallentamento della crescita, ha messo a dura prova il bilancio e ha esaurito le riserve di valuta estera, lasciando Colombo alle prese con il problema dell'importazione di petrolio e di generi alimentari. Le carenze sono acute. Due uomini sulla settantina sono morti mentre aspettavano in fila per il carburante, ha riferito Al Jazeera. I prezzi del latte sono aumentati, e gli esami scolastici sono stati cancellati a causa della carenza di carta e inchiostro. Lo Sri Lanka sta lottando per onorare i 45 miliardi di dollari di debiti a lungo termine, di cui oltre 7 miliardi in scadenza quest'anno, e potrebbe unirsi ai Paesi che hanno fatto default durante la pandemia, tra cui Argentina e Libano, quest'ultimo fortemente dipendente dalle importazioni di grano.
Anziché aumentare l'offerta, liberare le scorte alimentari e cercare di porre fine alla guerra in Ucraina, i governi e le banche centrali stanno aumentando i tassi di interesse, cosa che a sua volta aumenterà l'onere del debito per i Paesi poveri affamati di cibo. Come ho spiegato nei post precedenti e come concorda l'UNCTAD, gli aumenti dei tassi di interesse delle banche centrali non servono a controllare l'inflazione creata dalle interruzioni dell'offerta, quanto piuttosto a provocare una recessione globale e una crisi del debito dei "mercati emergenti". Le crescenti proteste e gli sconvolgimenti politici preoccupano le grandi potenze più della fame. Come ha detto il Segretario del Tesoro statunitense Janet Yellen: « L'inflazione sta raggiungendo i livelli più alti degli ultimi decenni. Il forte aumento dei prezzi di cibo e fertilizzanti mette sotto pressione le famiglie di tutto il mondo, soprattutto quelle più povere. E sappiamo che le crisi alimentari possono scatenare disordini sociali ».
Negli anni Quaranta del XIX secolo, quando il capitalismo divenne il modo di produzione dominante a livello globale, Marx parlò di un "nuovo regime" di produzione alimentare industriale-capitalista, collegato all'abrogazione della Corn Laws e al trionfo del libero commercio dopo il 1846. Egli associò questo "nuovo regime" alla conversione di «grandi estensioni di terra coltivabile in Gran Bretagna», guidata dalla "riorganizzazione" della produzione alimentare intorno agli sviluppi nell'allevamento e nella gestione del bestiame, e dalla rotazione delle colture, unita ai relativi sviluppi nella chimica dei fertilizzanti.
La produzione alimentare capitalista aumentò drasticamente la produttività alimentare, e trasformò la produzione alimentare in un'impresa globale. A metà degli anni Cinquanta del XIX secolo, queste tendenze erano già evidenti: quasi il 25% del grano consumato in Gran Bretagna veniva importato, il 60% del quale da Germania, Russia e Stati Uniti. Ma la crisi ha portato anche crisi di produzione e di investimento regolari e ricorrenti, le quali hanno creato una nuova forma di insicurezza alimentare. La carestia e la fame non potevano più essere imputate alla natura e al clima, se mai lo erano state. Ora erano chiaramente il risultato delle disuguaglianze della produzione capitalista e dell'organizzazione sociale su scala globale. E sono i più poveri a soffrire. Karl Marx scrisse che la carestia «uccideva solo i poveri diavoli». E insieme all'agricoltura industriale è arrivato anche lo sfruttamento e il trattamento crudele degli animali, tanto quanto quello degli esseri umani. Marx scrisse in un quaderno inedito: "Disgustoso!". L'alimentazione nelle stalle costituisce un «sistema di celle-prigione» per gli animali. « In queste prigioni gli animali nascono e vi rimangono finché non vengono uccisi. La domanda è se questo sistema, collegato al sistema di allevamento che fa crescere gli animali in modo anomalo, abortendo le ossa per trasformarli in mera carne e in una massa di grasso - mentre prima [prima del 1848] gli animali rimanevano attivi rimanendo il più possibile all'aria aperta - alla fine porterà a un grave deterioramento della forza vitale? ».
Questa è una crisi globale, e richiede un'azione globale analoga a quella secondo cui avrebbe dovuto essere affrontata la pandemia, e di cui ora ha bisogno la crisi climatica. Ma questo coordinamento globale è impossibile se l'industria alimentare mondiale è controllata e posseduta da poche multinazionali produttrici e distributrici di cibo, e se l'economia mondiale si avvia verso un altro crollo.
- Michael Roberts - Pubblicato il 3/6/2022 su Michael Roberts blog. Blogging from a Marxist economist -
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