Nel 2020, Claudio Magris pubblica il libro "Croce del Sud", in cui descrive e commenta tre vite «reali e improbabili» che si sono perdute alla fine del Sud del mondo:
il croato di origine slovena Janez Benigar; l'avvocato francese Orélie-Antoine de Tounens; la suora italiana Angela Vallese.
La croce del titolo è la Croce del Sud, una costellazione che campeggia nelle bandiere di Brasile, Australia e Nuova Zelanda, come se fosse un marchio cosmico di profondità geografica, una parola d'ordine che in questo modo consente a Magris di attuare uno spostamento spazio-temporale verso questi "esploratori" dell'abisso sudamericano (cosa che fa anche pensare all'analogo sforzo compiuto da Coetzee, allorché, in Argentina, parla delle "Literatures del Sur": «Tra il 2015 e il 2018, la Cátedra Coetzee ha creato spazi di interscambio tra autori, critici letterari, ricercatori e docenti dell'Africa, dell'Australia e dell'America Latina, così come di altre regioni del sud».
- Janez Benigar (1883-1950) - don Juan Benigar, "Il cacicco blanco", "El sabio que murió sentado", uno dei più grandi miti della provincia di Neuquén, studioso della cultura Mapuche - ebbe quindici figli e produsse opere come la Gramática Araucana e il Vocabulario Histórico Araucano-Español.
- Orélie-Antoine (1825-1878) firmò, nel 1860, due decreti in cui si dichiarava re dell'Araucania e della Patagonia; nel 1862 fu arrestato dal governo cileno, giudicato pazzo ed estradato in Francia; nel 1863 pubblicò le sue memorie, morendo in povertà nel 1878 sul suolo francese.
- La suora Angela (1854-1914) fa parte di un entourage evangelizzatore che si dirige verso la Terra del Fuoco nel 1877, sfidando ghiaccio e venti per attraversare lo Stretto di Magellano, visitando l'Isola Dawson e le Falkland, da dove scrive una serie di lettere ai suoi genitori in Italia.
Magris utilizza la forma breve per cogliere un insieme di vite - il che permette di inserire il suo progetto in quella linea associativa che abbraccia le Vite degli artisti di Vasari, le Vite immaginarie di Marcel Schwob, la Storia universale dell'infamia di Borges, la Sinagoga degli iconoclasti di Wilcock, la letteratura nazista in America di Bolaño, Tiny Lives di Pierre Michon, e così via. Pertanto,si può anche ricordare il commento di Deleuze sulle "vite infami" di Foucault: egli «concepisce un'infamia di rarità o di scarsità, quella di uomini insignificanti, oscuri e semplici, che devono solo ai processi, ai rapporti di polizia, il fatto di apparire per un istante alla luce. È una concezione vicina a Cechov».
fonte: Um túnel no fim da luz
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