Continuo a parlare di quel periodo lontano: era il 1973 l'anno del mio servizio di leva, in artiglieria. E il luogo era la caserma"Cavarzerani" di Udine, dove ho vissuto per quasi 15 mesi. E fu proprio verso la fine di quell'anno - continuo a ricordare - che sembrò essere assai vicina la possibilità che si concretizzasse un colpo di Stato. Uno dei tanti, che in quel periodo "interessante" avevano - come dire – aleggiato. Nel ripensarci ora, aiutato da alcune vecchie foto, mi torna in mente perfino la caserma, l'atmosfera che si respirava, e le facce. E mi sovviene come, di fronte ad una simile reale possibilità, e con una non piccola quota di avventurismo paranoico, avessimo deciso - alcune di quelle facce giuste ed io, insieme - che qualora una delle tante sveglie notturne, e il susseguente allarme, si fosse trasformata in qualcos'altro di più serio ... Be', ecco che allora, a quel punto, noi (sottolineato noi) avremmo letteralmente «preso armi e bagagli » (quelle stesse che lo Stato si era gentilmente premurato di fornirci) e, a bordo di uno dei tanti mezzi grigio-verde di cui non mancavamo, ci saremmo diretti - al fine di oltrepassarlo - verso il vicinissimo confine jugoslavo. Insomma, saremmo andati a chiedere asilo, senza peraltro nemmeno esserci interrogati prima circa quali potevano essere le possibilità che ce lo avrebbero concesso. Ci saremmo portati dietro, a rimorchio, un obice da campagna 105/22. Insomma, portavamo doni!! Giuro che l'ho saputo solo dopo anni, leggendo un libro, che c'era già stato qualcuno che - rispetto a un eventuale simile precedente (rispetto a quello "mio") «colpo di Stato» - aveva tentato, mutatis mutandis, una cosa del genere. Senza troppo successo. Vabbe’ …
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